Quanto stanca avere ragione?
Se avessimo avuto una moneta per tutte le volte che i nostri richiami si sono tramutati in verità, noi di SA DEFENZA saremmo a quest’ora ricchi, o ci avrebbero appellati “Cassandra”. In data 26 luglio 2024, una “volontaria” ucraina esperta in comunicazione ha dichiarato, in diretta televisiva, che si dovrebbe procedere a “riprogrammare” i russi attraverso una metodologia di lavaggio del cervello che si basa sull’intelligence e sulla disciplina "OSINT", facendo leva non sull’odio ma sul senso di colpa, sull’emotività, enfatizzando le differenze e le divisioni, così da destabilizzare dall’interno la Federazione. Insomma, si dovrebbe attuare proprio come hanno fatto da noi in Europa, trasformando la maggioranza della popolazione in una massa indistinta di depravati sessuali, pedofili, tossicodipendentI, e ritardati. E perché no? Magari anche mettendogli qualche nano chip nel cervello, visto e considerato che il termine “riprogrammare” non viene mai usato a caso, dopo essere stato impiegato nel World Economic Forum.
Fonte: https://t.me/ukr_leaks_italia/6789 |
Altro fatto "divertente" è la rottura che si è avuta tra i gruppi hacker AzzaSec, Alixsec e Khilafah H4ckers. I primi due, che affermiamo essere spie ucraine e statunitensi, hanno preso in giro gli hacker di Khilafah, burlandosi della loro fede islamica, e apparentemente ponendo in dubbio il loro agire. AzzaSec e Alixsec si sono dichiarati fin da subito filopalestinesi, anche se vicinissimi ad Anonymous, entità hacker creata dalla C.I.A. e dall'FBI. Il fatto che gruppi italiani di hacker, vicini ad entità atlantiche, offendano la fede islamica di un gruppo hacker palestinese è una ulteriore conferma che la loro presenza serve solo a incoraggiare il "dividi et impera" e a creare un casus belli per una successiva false flag da addossare alla Russia.
Perché quest’articolo? Un regalo agli amici russi e filorussi
Nella prima parte del nostro approfondimento avevamo analizzato perché l’Italia non può avere hacker autonomi e antisistema, essendo completamente controllata da Stati Uniti e Israele per ciò che attiene al mercato e alla tecnologia informatica (internet, sistemi di comunicazione, infrastrutture e programmi di spionaggio).
Nella seconda parte del nostro approfondimento abbiamo analizzato, invece, perché gli hacker italiani non sono: A) italiani (ma spie statunitensi ed ucraine); B) hacker in quanto tale, poiché privi delle competenze, dei requisiti di autonomia, di specializzazione e di assenza di finalità di lucro (sono infatti dei bugiardi e dei mercenari informatici).
Nelle pagine precedenti abbiamo fatto menzione anche alla molto probabile eventualità – poi realizzatasi – di organizzare una false flag italiana in combutta con l’intelligence ucraina; tentativo poi messo in atto con il fallito dirottamento di un bombardiere nucleare russo, poiché, ricordiamo, la politica è una scienza esatta in ogni sua forma e manifestazione, anche in quella strategica e d’intelligence.
In questa terza ed ultima parte illustreremo le nostre conclusioni definitive, sperando che chiunque si trovi al di là dell’Europa e dell’atlantismo comprenda che non c’è da fidarsi degli “italiani della NATO”, e che ogni tentativo di avvicinarsi alla Russia, sfruttando le passate buone relazione intessute da Silvio Berlusconi, non sono altro che una mera finalità di infiltrazione avanzata da Regno Unito, Israele e Stati Uniti mediante la loro marionetta di turno: Giorgia Meloni.
I punti che richiameremo all’attenzione del lettore, e che analizzeremo ex novo, saranno pertanto:
La 'coincidenza' perfetta tra creazione di un'agenzia informatica atta alla prevenzione di minacce sotto comando della NATO, l’utilizzo di programmi spia su larga scala a livello europeo e l'entrata in scena di gruppi hacker italiani filopalestinesi, legati ad "Anonymous" ma filorussi;
Una bozza di riforma dei Servizi Segreti italiani, che dona un potere enorme alle “barbe finte”, giustificata, appunto, da una inesistente emergenza terrorista palestinese proprio quando la comunità internazionale sta condannando - mai prima d’ora - , l’entità terrorista di Israele e il genocidio perpetrato in Gaza.
L’incredibile qualità del "mercato dell’intelligence" italiana, in netto contrasto con il bassissimo livello del mercato informatico “accademico”; che trova spiegazione nell’esclusivo utilizzo a fine di intelligence delle eccellenze tecnologiche e militari, così da impedire la diffusione e la nascita di gruppi di informatici deviazionisti (hacker) che possano arrecare un danno al monopolio detenuto dalle organizzazioni filoatlantiche e, in particolare, filoisraeliane (proiezioni della corrente democratica statunitense).
SPIONAGGIO EUROATLANTICO
Lo spionaggio massivo e illegale è una realtà che si cerca di nascondere in molti e ridicoli modi, bollando tutto e tutti di “complottismo” e “paranoia”. La crisi del coronavirus ha offerto la giustificazione perfetta per spingere la società verso la “digitalizzazione”, con la scusante di prevenire ulteriori epidemie. Peccato che la prevenzione della diffusione di nuove patologie non abbia avuto nulla a che vedere con lo spionaggio di giornalisti, autori indipendenti e attivisti per i diritti umani; categorie, queste, che sono state fatte bersaglio dei più noti programmi di spionaggio dall’inizio della guerra in Ucraina (2014).
Ma cosa c’entra l’Italia? E perché è così importante per la nostra trattazione?
Ebbene, cari amici, l’Italia è diventata la base dello spionaggio europeo. Non ripeteremo quanto menzionato precedentemente, poiché non avrebbe senso (consigliamo di leggere la PARTE II), ma aggiungeremo qualche informazione che potrete trovare nel libro di un nostro collaboratore, scaricabile gratuitamente su SA DEFENZA: “I casi. Storia e storie della Connessione Teulada”.
- Washington e Londra spiano anche noi, Stefania Maurizi, 28 agosto 2013, L'Espresso;
- Perché Telecom Italia Sparkle è strategica? Chiedetelo a Edward Snowden, Fabrizio Colarieti, 15 Settembre 2017;
- Datagate, il terminale di Telecom Sparkle nel territorio di Messina Denaro, 28 ottobre 2013, ilmattinodisicilia.it.
Oltre a tutto ciò, le procure italiane e gli uffici di polizia utilizzano programmi di spionaggio creati da imprese (vicine a Israele) che sono state coinvolte in numerosi scandali di filtrazione di informazioni sensibili (depositate nei server di Amazon negli Stati Uniti), e che poco dovrebbero avere a che fare con chi amministra la giustizia e l’intelligence (il nostro stato di colonia U.S.A. viene ribadito costantemente).