IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Ottava parte
La sera vengo convocato dal tizio di nome Duilio, che reputo sia il mio diretto superiore, finalmente ne posso osservare il volto, dato che non c’è più quella fastidiosa luce di fronte, un viso minuto e scavato all’inverosimile, si possono intuire facilmente le forme sottostanti la sottilissima pelle che ricopre il viso, gli occhialini circolari dall’impercettibile montatura argentata, un aspetto generale e movenze che ricordano il fare di un burocrate orgoglioso della sua funzione, gentilmente mi chiede come abbia valutato gli ultimi avvenimenti, ma meno gentilmente mi chiede se abbia finalmente capito che qui la mia vita sarà ben migliore della insignificante esistenza trascorsa finora. Mi dà fastidio la sua supponenza riguardo a valutazioni che spettano solo a me, come se vorrebbe indirizzare la mia vita dove vuole lui, ma a pensarci bene, devo ammettere di non aver alcuna capacità decisionale, tra me però penso che svolgerò il mio lavoro nella maniera che riterrò più adeguata, senza intrusioni da parte di nessuno, tantomeno sue, dal momento che reputo chi ho di fronte la persona che, a pelle, mi ispira meno fiducia di tutte quelle che ho incontrato finora, con quella gestualità che a me risulta chiarissima, gesti che denotano ricerca di superiorità verso di me, che sono presumibilmente un suo sottoposto, gestualità che immagino nettamente dissimili quando si trova di fronte a un suo superiore.
Quel suo agitare debolmente le mani, con movimenti verso se stesso, non mi ispira fiducia, penso di avere di fronte una persona estremamente negativa ed egoista, pronta però a sottostare in maniera troppo visibile, quando si dovesse trovare al cospetto di persone che possono decidere per lui. Dalla gestualità che esprime posso immaginare a grandi linee quale possa essere la sua scrittura, devo assolutamente impadronirmi di un suo manoscritto per avere conferme delle mie impressioni. Mentre parla, immaginando già cosa mi dovrà dire, cerco di escogitare qualche stratagemma per impossessarmi di un suo scritto, e dopo un minuto ho già la mia strategia pronta allo scopo. Mi dice che la mia unica occupazione sarà quella di analizzare volta per volta le varie scritture che mi verranno sottoposte, e, come per minacciarmi, o per invogliarmi ad eseguire coscientemente il mio lavoro, mi comunica che quelle scritture saranno sottoposte anche ad un altro grafologo presente nel palazzo, mi dice esplicitamente di non fare il furbo.