domenica 2 aprile 2023

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Ottava parte


 

 

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Ottava parte

La sera vengo convocato dal tizio di nome Duilio, che reputo sia il mio diretto superiore, finalmente ne posso osservare il volto, dato che non c’è più quella fastidiosa luce di fronte, un viso minuto e scavato all’inverosimile, si possono intuire facilmente le forme sottostanti la sottilissima pelle che ricopre il viso, gli occhialini circolari dall’impercettibile montatura argentata, un aspetto generale e movenze che ricordano il fare di un burocrate orgoglioso della sua funzione, gentilmente mi chiede come abbia valutato gli ultimi avvenimenti, ma meno gentilmente mi chiede se abbia finalmente capito che qui la mia vita sarà ben migliore della insignificante esistenza trascorsa finora. Mi dà fastidio la sua supponenza riguardo a valutazioni che spettano solo a me, come se vorrebbe indirizzare la mia vita dove vuole lui, ma a pensarci bene, devo ammettere di non aver alcuna capacità decisionale, tra me però penso che svolgerò il mio lavoro nella maniera che riterrò più adeguata, senza intrusioni da parte di nessuno, tantomeno sue, dal momento che reputo chi ho di fronte la persona che, a pelle, mi ispira meno fiducia di tutte quelle che ho incontrato finora, con quella gestualità che a me risulta chiarissima, gesti che denotano ricerca di superiorità verso di me, che sono presumibilmente un suo sottoposto, gestualità che immagino nettamente dissimili quando si trova di fronte a un suo superiore.

Quel suo agitare debolmente le mani, con movimenti verso se stesso, non mi ispira fiducia, penso di avere di fronte una persona estremamente negativa ed egoista, pronta però a sottostare in maniera troppo visibile, quando si dovesse trovare al cospetto di persone che possono decidere per lui. Dalla gestualità che esprime posso immaginare a grandi linee quale possa essere la sua scrittura, devo assolutamente impadronirmi di un suo manoscritto per avere conferme delle mie impressioni. Mentre parla, immaginando già cosa mi dovrà dire, cerco di escogitare qualche stratagemma per impossessarmi di un suo scritto, e dopo un minuto ho già la mia strategia pronta allo scopo. Mi dice che la mia unica occupazione sarà quella di analizzare volta per volta le varie scritture che mi verranno sottoposte, e, come per minacciarmi, o per invogliarmi ad eseguire coscientemente il mio lavoro, mi comunica che quelle scritture saranno sottoposte anche ad un altro grafologo presente nel palazzo, mi dice esplicitamente di non fare il furbo. Sono combattuto dal pensiero di rientrare nelle marche, e rivedere Dalida, impresa impossibile al momento, e quello di iniziare la mia nuova attività, che si preannuncia foriera di soddisfazioni personali, mi trattengo a stento dal dirgli che non sono un vero grafologo, solo un appassionato, e che in italia esistono grafologi ben più preparati di me, e lui, come se mi avesse letto nella mente, conferma a voce il mio pensiero, e mi dice che sono stati costretti a scegliere me perché finora ho dimostrato di essere un simpatizzante del partito al potere, a differenza di personaggi molto più preparati di me, che non ispirano fiducia, e seppure sono agli inizi, mi metteranno nelle migliori condizioni per migliorarmi professionalmente. Qualcun altro grafologo è troppo legato a certi ambienti critici verso il governo, altri troppo vicini a gerarchie ecclesiastiche, altri ancora non ritenuti idonei per qualche loro antica azione non conforme al nuovo pensiero, che prenderà il sopravvento nella nazione. Quest’ultima frase mi ha incuriosito, anche perché è stata detta con una gestualità che esprimeva sicurezza, come se tutto sia già stato deciso e i prossimi avvenimenti saranno ineluttabili. L’attuale movimento al governo, mi viene in mente al proposito, aveva istituito anni fa delle milizie paramilitari, che hanno spinto a decisioni politiche favorevoli, riescono a controllare, a volte con la violenza, situazioni contorte o sfavorevoli, stanno creando un clima pesante verso chi si oppone all’attuale situazione, tutte azioni ben programmate per tempo, che denotano diabolica lungimiranza e analisi precise. Penso che il mio lavoro sarà indirizzato, certamente, all’immediato, ma avrà sicuramente connotazioni che guarderanno anche al futuro. Quando sento che sta per congedarmi, mi alzo prima di lui e faccio due passi verso il fianco del suo tavolo dove è presente il cestino della carta straccia, come per stringergli la mano, poi gli dico che mi ha incuriosito un libro che ho notato, e che tiene nella libreria a fianco della porta di entrata, gli comunico il titolo e gli chiedo se possa prestarmelo, e quando lui si dirige verso la libreria voltandomi le spalle, mi impossesso di alcuni fogli stropicciati, che metto in tasca. Quando ci congediamo lui fa un gesto come per porgermi la mano in segno di saluto, dato che io stesso avevo dimostrato di volerlo salutare così, faccio finta di non aver visto il tentativo ed esco.

Appena rientro in camera il primo pensiero è naturalmente osservare la sua scrittura, per vedere se l’impressione caratteriale che mi sono fatto, corrisponde alla sua grafia, ma noto immediatamente che le ante degli armadi a fianco dello scrittoio sono chiuse, mentre quando sono uscito erano solo appoggiate, guardo dentro, e con sorpresa vedo una ventina di libri e i fogli che avevo portato dalla sardegna, come siano finiti là resta un mistero, dato che non avevo notato, all’atto della preparazione delle valigie, che vi avevano inserito anche le cartelle. Mi attirano alcuni libri, realizzati come una sorta di prontuario da consultare continuamente riguardo ai vari segni, in caso di dubbio, mi saranno sicuramente utili, come mi sarà utile un altro libro che invita a considerare la grafia in modo più generale dal solito, osservando cioè la totalità della pagina, senza andare ad analizzare i singoli segni, da quella tecnica si può avere una prima impressione generale su quali indirizzi dare all’analisi successiva. Un altro libro tratta esclusivamente segni giudicati patologici, mi viene da pensare che se tanti autori hanno realizzato quei libri che trattano argomenti così specifici, e ai quali potrò attingere, non capisco come mai abbiano scelto me per un lavoro che, ora me ne rendo perfettamente conto, è forse più grande delle mie reali capacità, presenti e future. Mi mettono però nelle migliori condizioni per aumentare in modo esponenziale le mie competenze in materia.

Il pensiero per la mia donna è sempre vivo, ma al contempo le mie prossime attività mi attirano in modo coinvolgente, e alla fine dell’avventura avrò competenze altamente gratificanti, che potrebbero schiudermi in futuro strade innovative e impensabili opportunità. L’insegnante Sardo, figlio di un semplice esattore delle tasse, ma figlio anche di una civiltà contadina che nulla ha a che fare con argomenti di ultima generazione, è impegnato a dare il suo contributo ad una scienza innovativa dagli sviluppi impensabili, mi rendo conto del fatto che essere tra i primi che studieranno scientificamente la materia, potrà schiudermi le porte, se lo volessi, ad un’attività alternativa, con conseguenti vantaggi sia economici che di immagine. E se anch’io provassi a scrivere un libro, mettendo in risalto eventuali disparità di conclusioni se confrontate con i testi che ho a disposizione? Ho a che fare con una scienza sperimentale, agli albori della sua diffusione, e se imparerò a fidarmi delle mie impressioni, piuttosto che prendere per oro colato le conclusioni altrui, chissà che non si verifichi il caso di riuscire a varare una mia filosofia personale, e pubblicizzarla. E anche ragionando in termini non strettamente egoistici, perché non potrei dare il mio contributo alla nuova scienza?nIn fondo posso partire da un dato di fatto di grande rilevanza, ho nella mia casa, in sardegna, un’infinità di materiale da riempire abbondantemente uno dei due armadi, questo non è cosa da poco, e dubito che chi ha scritto questi libri possa disporre di una così rilevante mole di informazioni.

Decido di intraprendere la strada che mi si è schiusa così, senza essere evocata, nata da un pensiero spontaneo, da un’intuizione peregrina, mi viene in mente la frase del burocrate che mi diceva che qui, in pratica, posso e devo pensare in grande. Cinque minuti dopo sono di fronte a lui, gli dico che sono indispensabili per me quei fogli che custodisco in sardegna, per eseguire al meglio il mio compito, al che lui mi dice che domani avrebbe mandato un suo agente a recuperare quel materiale, la solerzia che dimostra quasi mi commuove, se non sapessi con quale persona ho a che fare, gli dico che è indispensabile la mia presenza per via del fatto che il materiale è sparso in posti differenti. Senza proferire parola, mi consegna un mazzo di banconote e due piccoli fogli, dicendomi che sono i biglietti sia di andata che di ritorno, sia per me che per Romano, non hanno scadenza e possono essere usati dappertutto, più volte, e in vari settori, sarei potuto partire l’indomani stesso; che organizzazione! Mi trovo ad operare in un contesto direi quasi onnipotente, con quei fogli in mano sarei potuto andare in giro per tutto lo stivale, treni, corriere, navi, tutto al mio servizio! E chissà quanti altri vantaggi potrò avere, una volta scoperte le potenzialità di quei fogli. Mi dice di conservarli gelosamente, perché mi danno diritti di viaggio, ma non solo, mi dice che qualsiasi esigenza abbia, acquisti, alberghi, pasti e quant’altro, sono riconosciuti non dappertutto, ma in molti posti, e in ogni caso consentono il ritiro di una determinata quantità di moneta. Tutti questi ultimi fatti mi fanno sentire importante, ben sapendo, però che la situazione in cui mi trovo è dettata dal caso, chi avrebbe potuto immaginare che la mia collaborazione con lo stato apportasse tanti vantaggi? E pensare che mi reputo parzialmente incompetente per il servizio che lo stato pretende da me, figurarsi se fossi una personalità nel settore! Una vita destinata a essere trascorsa tra i banchi di una scuola, con i pensieri rivolti ad una vita familiare senza scossoni, vissuta con banalità e in maniera forse noiosa, in contrapposizione a questa continua avventura che la rende sapida. E Romano non è solo la persona che mi deve controllare o proteggere, è soprattutto un appoggio per me, forse più al mio servizio, che al servizio dello stato. Ma nei miei pensieri è semplicemente una persona che potrebbe diventare un mio amico, una persona con cui relazionarmi in maniera spontanea, senza gradini di sorta, con evidenti vantaggi per entrambi. La sera dopo facciamo il nostro ingresso sul piroscafo che ci porterà in sardegna, e dopo aver parcheggiato l’auto nella stiva, al momento di salire, siamo accolti dal comandante in seconda; senza controllare i fogli ci fornisce tutte le indicazioni utili riguardo la cuccetta a noi destinata, gli orari di cena e colazione, e ci fa sapere che, in qualunque caso avessimo bisogno di assistenza, lui è a nostra completa disposizione. Romano, scherzando, gli comunica che avremmo avuto bisogno di compagnia femminile durante la notte, giusto per capire fino a che punto potessimo osare. Il nostro viso stupito conferma poco dopo che tutto è realizzabile, ci dice che è stato avvisato del nostro arrivo, e che è a disposizione per rendere la nostra traversata quanto più comoda e serena possibile.

Il giorno dopo abbraccio la mia famiglia, non ho fretta di rientrare in continente, mi serve qualche giorno per recuperare tutto il materiale, che, secondo quanto ho dichiarato a Duilio, si trova dislocato in varie zone, naturalmente così non è, e mi servo dell’appoggio di Romano per prolungare di un paio di giorni la nostra permanenza nell’isola, lui naturalmente non rifiuta il compromesso. Non posso però entrare nei dettagli della mia nuova attività con i miei genitori, e dico loro che abito a roma, e che sto eseguendo un non meglio precisato compito per conto delle istituzioni scolastiche. La mia fantasia, in quel frangente, arriva fino a lì, loro non vogliono sapere altro. Romano dimostra di gradire la cucina semplice di mia madre, e trascorriamo tre giorni in totale rilassatezza. Mi piace lo stile di vita che sto portando avanti nella capitale, ma aver riassaporati i gusti e gli aromi della mia terra, mi fanno ricordare i tempi felici di quando era ragazzino, le gite in comitiva, i giochi semplici, il gusto essenziale e sincero che la civiltà contadina comunica, il piacere di assaggiare i frutti appena rubati dalle piante in campagna, il gusto del rischio così spontaneo, sapendo di essere spalleggiato dai compagni di avventura, il doversi fidare di loro senza problemi, sicuro che non avrebbero tradito, in una parola assaporare il gusto della naturalità della vita.

E riassaggiare i nostri vini, così particolari, dalla personalità persino troppo marcata, in contrapposizione ai gusti fruttati e delicati a cui mi sto abituando, mi fa sentire bene e finalmente a casa, qui mi sembra che il cibo abbia un diverso sapore, più genuino e semplice, e quando riassaggio le specialità tradizionali che cucina mia madre, mi chiedo se la vita che sto conducendo sia migliore di quella contadina che ho lasciato. Romano dimostra di apprezzare tutto della mia terra, lo attirano i paesaggi rustici che essa riesce a esprimere, la semplicità della gente, il modo tutto nostro di costruire le case, con materiali poverissimi, eppure così robuste, con la tipologia campidanese particolarissima, il grande cortile, al suo fianco più lungo il loggiato, case costruite pressoché in maniera simile in tutta la zona, con la disposizione classica che circonda il cortile su due o tre lati, la configurazione razionale anche in funzione della posizione del sole, dove trovano spazio una famiglia numerosa, un orticello, degli animali e sementi o paglia, una grande buca che accoglie le risulte organiche di cibi, che diventeranno prezioso concime, e un altro ambiente destinato ad accogliere gli attrezzi necessari alla lavorazione dei terreni, non manca un pozzo che fornisce acqua per uomini e animali. Ma lo attira soprattutto la cantina, o meglio il suo contenuto, mi dice di essersi innamorato perdutamente dei vini sardi. Così, insieme alla grande quantità di fogli, trovano spazio nella macchina anche molte bottiglie di vino, prodotte da agricoltori Sorrensi. E formaggi pecorini e insaccati. E olive confezionate alla nostra maniera, e i saporiti dolci a base di mandorle. Mi dispiace rientrare a roma dopo aver riassaporato i gusti dei quali la gente dei campi gode con naturalezza, non conscia di avere per le mani beni alimentari di grande valore. La sera della partenza verso roma abbraccio la mia famiglia, non so se avrei trovato qualche occasione per rivederli presto, certo avrei dovuto trovare qualche stratagemma per rendere indispensabile il mio ritorno tra la mia gente, ma al momento la mia fantasia risulta desolatamente latitante.

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