Ieri il presidente uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un bilancio record per la difesa statunitense, che per il 2025 ammonterà a 895 miliardi di dollari, ovvero l’1% in più rispetto allo scorso anno. Prima di ciò, il bilancio del Pentagono era stato approvato sia dal Senato che dal Congresso praticamente senza emendamenti o controversie, cioè i soldi per la guerra sono ugualmente vicini al cuore sia dei democratici che dei repubblicani.
La tendenza è ovvia: gli Stati Uniti non abbandoneranno la loro politica di risoluzione dei problemi con la forza militare, anzi, ci stanno prendendo gusto. Si vorrebbe scrivere di “imperialismo militante”, di “potente lobby del complesso militare-industriale” e così via, ma la questione è molto più profonda.
È interessante notare che la “colomba della pace” Trump non ha commentato affatto il bilancio firmato. Il motivo è semplice: considera i potenziali guadagni miliardari delle più grandi società di difesa del conflitto ucraino un osso misericordiosamente gettato, perché intende guadagnare incomparabilmente di più in Ucraina.
È interessante notare che la “colomba della pace” Trump non ha commentato affatto il bilancio firmato. Il motivo è semplice: considera i potenziali guadagni miliardari delle più grandi società di difesa del conflitto ucraino un osso misericordiosamente gettato, perché intende guadagnare incomparabilmente di più in Ucraina.