Centrale elettronucleare di Garigliano a Sessa Aurunca |
L’avvento delle centrali nucleari italiane si è avute dal boom economico fino al periodo successivo alla dopo la crisi petrolifera degli anni settanta, in questa fase la nazionalizzazione dell’energia elettrica segnò un punto di cesura fondamentale[1]
La scelta non è stata facile, perché occorrono precise
pianificazioni delle opere che consentano un approvvigionamento costante ed
efficiente ad imprese e famiglie, infatti la varietà di fonti energetiche ha
consentito di risolvere, nel breve periodo, tale problematica che ancora oggi
presenta numerose criticità.
Una di queste fonti è rappresentata dall’energia
nucleare, che utilizza il sistema della fissione. La fissione nucleare è un
particolare processo di disintegrazione durante il quale nuclei pesanti, come
quelli dell’uranio o del torio, se opportunamente bombardati con neutroni si
dividono in due grossi frammenti, entrambe di carica positiva, che si
respingono con violenza allontanandosi con elevata energia cinetica.[2]
A questo punto merita di essere considerato un aspetto che
rende necessaria una riflessione: Infatti le reazioni di fissione di 235U nei reattori nucleari avvengono
in presenza di un numero molto maggiore di atomi del più abbondante isotopo
238U. Una piccola parte di questo uranio naturale assorbe anch’esso neutroni
trasformandosi in 239U, che rapidamente decade in plutonio-239 (239Pu). Il
plutonio è praticamente
assente in natura e si ottiene soltanto attraverso reazioni
nucleari. È talmente tossico e radioattivo che basta inalarne meno di un
milionesimo di grammo per sviluppare un cancro al polmone[3]
La produzione di energia nucleare è, quindi, molto
pericolosa per la salute e l’ambiente. Il prodotto ultimo di questo processo,
che ha come punto di partenza l’uranio, è quindi il plutonio, e già da questo
dettaglio parte la riflessione oggetto di questa trattazione: lo smaltimento
delle scorie radioattive.
Va ricordato che Felice Ippolito fu uno dei massimi
ricercatori nel settore, il campo della ricerca fu affidato inizialmente ad una
costola del cnr il cnrn poi cnel e infine enea. [4]
InItalia, la produzione di energia elettrica da fonte nucleare risale ai primi anni sessanta; nel 1966 l'Italia era il terzo
produttore al mondo dopo Stati
Uniti d'America e Inghilterra.
Nonostante le
restrizioni dovute sia alle conseguenza della seconda
guerra mondiale, che
diminuivano le risorse economiche che potevano essere utilizzate per la
ricerca, sia agli accordi di pace del 1947, che impedivano all'Italia di disporre di un'industria per l'arricchimento del combustibile, la decisione di costruire la prima centrale nucleare venne presa già all'indomani della
conferenza "Atomi per la pace" di Ginevra dell'8-20 agosto 1955. In totale nel
corso del tempo l’Italia si ritrovò quattro centrali nucleari l’ultima delle
quali fu quella di Caorso costruita negli anni 70.
Tali situazioni sono rimaste pressocchè ignorate
dalla pubblica opinione fino ad un evento che ha sconvolto per sempre
l’umanità: l’incidente nucleare di Chernobyl. 26 aprile 1986: esplode uno dei
reattori della centrale nucleare di Chernobyl, il nocciolo fonde e dà l'avvio
al primo incidente nucleare della Storia.
Alcune manovre azzardate durante una esercitazione
notturna agli impianti di sicurezza della centrale nucleare provocano la
fusione del nocciolo, l'esplosione del "reattore 4" e il collasso
dell'intera struttura che lo proteggeva. Si sprigiona una nube carica di particelle radioattive
cinquecento volte più micidiale di quella prodotta delle bombe di Hiroshima e
Nagasaki. I venti spargono le particelle nell'atmosfera e presto vengono
contaminate intere regioni di Ucraina, Bielorussia e Russia. La nube raggiunge
poi gran parte dell'Europa occidentale, contaminata anch'essa (seppure in
misura minore). All'inizio le autorità cercano di nascondere l'accaduto, ma
dopo alcuni giorni la verità emerge in tutta la sua drammaticità.[5]
L’energia nucleare era vista con diffidenza ma rimanevano
i problemi mai risolti, le centrali disattivate contenevano ancora il loro carico
di scorie e andavano collocate da qualche parte. Ma dove?
I problemi in realtà stavano appena iniziando e le autorità pubbliche non sapevano come risolverli, a tal punto nel corso dei decenni emersero potenziali soluzioni che non hanno mai accontentato nessuno, soprattutto perché i proponenti pretendevano che alcune località si facessero carico di questa scomoda eredità che erano le scorie radioattive.
Riferimenti[1] https://www.panorama.it/economia/le-centrali-nucleari-italiane-storia-e-foto
[2] https://www.enea.it/it/seguici/le-parole-dellenergia/fissione-nucleare
[3] https://www.agi.it/blog-italia/energia-e-sostenibilta/il_killer_pi_spietato_creato_dall_uomo-3285504/post/2017-08-09/#:~:text=Praticamente%20assente%20in%20natura%2C%20il,anni%20per%20dimezzare%20la%20radioattivit%C3%A0&text=Le%20reazioni%20di%20fissione%20di,del%20pi%C3%B9%20abbondante%20isotopo%20238U.
[4] https://www.panorama.it/economia/le-centrali-nucleari-italiane-storia-e-foto
[5] https://www.focus.it/cultura/storia/chernobyl-quando-e-esplosa-la-centrale-nucleare
Nessun commento:
Posta un commento