Magari faccio finta di incontrare per caso Antonio ed Enrico e mi faccio dire le loro impressioni sulla fine che ha fatto il loro partito, sono curioso di ascoltare le loro impressioni.
I pressi delle botteghe oscure sono da molto tempo colorate da sempre meno colori rossi.
Li incontro lì, in un bar, nemmeno di categoria eccelsa, sono seduti ad un tavolino, bevono un vino frizzantino dei colli romani, anche esso nemmeno troppo di categoria eccelsa.
Come direbbero quelli dei centri sociali di destra :"vino alle masse, e ai loro capi".
Vengo smentito dal loro visionarismo, Antonio annuisce quando Enrico afferma che le ideologie sono moribonde e vanno sepolte.
Entrambi fanno fatica a dire che forse, ai loro tempi, avevano dato credito a ideologismi che proprio di sinistra non sono, fanno fatica ad ammettere che il loro justo internazionalismo nascondeva future globalizzazioni, ma entrambi rivendicano con forza che hanno agito in maniera onorevole e sincera.
Non faccio fatica a creder loro.
Hanno un'aria dimessa, oddio, grattacapi ne hanno avuto anche loro, ai loro tempi, Antonio era in lite con Benito, Enrico con Giuseppe.
Sentendomi parlare, Enrico mi chiede: Ma sardo sei"?
"Sardo sono" gli rispondo.