Mi dice che, nonostante fermo sia trapuntata da innumerevoli luoghi di culto, non reputa i suoi concittadini particolarmente bigotti, semmai ha altri appunti da contestare loro, specie in ambito politico e sociale. Mi invita a pranzo a casa sua, non prevedevo certo una simile eventualità, ma accetto di buon grado. Mette sul fuoco uno spezzatino che in fase di cottura emana un simpatico aroma di aceto, e sul tavolo un bottiglione di vino nero e un po’ di insalata, poi apre gli sportelli di un armadio dalle dimensioni importanti, mi aspetto di vedere stoviglie o non so che altro, ma resto stupito alla vista di una colossale montagna di giornali, e qualche libro. Mi spiega che per lo più sono stati racimolati qua e là, e ogni articolo di carattere politico e sociale spulciato attentamente. Mi sono sempre piaciute le persone particolari, ma la sua personalità è così spiccata che mi risulta persino ingombrante, se continuerà il mio relazionarmi con lui, non sarà certo in tranquillità, o per parlare di luoghi comuni, e dovrò adeguarmi alle sue dissertazioni poco convenzionali. Parla continuamente del mio conterraneo, i suoi articoli lo appassionano, e seppure le due visioni politiche e sociali differiscono sensibilmente, mi dice che il suo anarchismo è stemperato da concezioni socialiste che ha sempre avute. L’ingombrante armadio pieno come un uovo, mi ricorda un mio mobile dove stipavo quantità industriali di manoscritti, a convalida delle mie teorie sullo studio dei segni lasciati sui fogli. Gliene parlo, e mi dico curioso di analizzare la sua grafia, al che lui non ha problemi di sorta, anzi va in direzione dell’armadio ed estrae un fascicolo che sottopone alla mia attenzione: si tratta di articoli pubblicati da un francescano suo conterraneo, che sta cercando di rendere scientificamente plausibili le sue originali conclusioni riguardo a una materia completamente nuova, che chiamano grafologia. Mi rendo conto di essere di fronte a una persona dagli innumerevoli interessi, portati avanti con competenza, d’ora in poi, quando parlerà di qualsiasi argomento, dovrò pensare che le sue parole non saranno buttate giù a caso, ma correlate da informazioni dettagliate. Non avrei mai immaginato che la mia predisposizione all’analisi dei segni fosse in qualche modo condivisa da altri, per di più dalla esperienza nettamente superiore alla mia, e i suoi articoli, e i libri pubblicati, sono già conosciuti in zona da qualche appassionato; stanno uscendo in questo periodo le sue pubblicazioni scientifiche su un giornale bolognese, di cui il mio amico ha la raccolta completa; il Lupo solitario è tale solo in relazione alle persone, non certo quando si tratta di assimilare concetti emergenti, una persona che volge il suo sguardo al futuro, appassionato di argomenti poco conosciuti e dibattuti, con una cultura impensabile se paragonata al suo aspetto dimesso, ma che, con quei capelli arruffati e i modi di fare sembra piuttosto un intellettuale con cui è problematico ogni confronto.
Mi dice che più della grafologia gli interessano argomenti in qualche modo correlate ad essa, quelli evidenziati da una altra nuova scienza che si sta facendo largo, la psicologia. Infatti la quasi totalità dei libri posseduti trattano quell’argomento. Sono curioso di informarmi sui due argomenti, e gli chiedo se possa prestarmi le collezioni complete, e manoscritti di altri autori, si dimostra molto restio a quella eventualità, ma mi dice che se un favore del genere fosse stato espresso da chiunque altro, avrebbe rifiutato sdegnosamente, ma dato che si tratta di un favore che può fare a me, acconsente. Dopo l’ottimo spezzatino, e dopo aver consumato tutto quello presente in tavola, lo saluto e, con un voluminoso pacco tra le mani, mi accingo a rientrare alla mia stanza, ho una frenesia incontrollabile di leggere argomenti che mi appassionano così tanto, anche se ormai la voglia di intensificare le mie relazioni col Lupo si fa altrettanto pressante. Appena apro la porta della mia camera, mi accorgo di non aver soddisfatto il desiderio di osservare la grafia di Lupo, ma poco male, spero che si presentino ancora tante occasioni per questo.
La sera non esco, ho troppa voglia di venire a contatto con l’autore che diventerà presumibilmente il mio preferito, e divoro decine di articoli. Le conclusioni che prospettano i giornali sono abbastanza in linea con le mie, riguardo per esempio la scrittura più o meno rotondeggiante, il carattere dalle dimensioni più o meno importanti, l’orizzontalità delle linee tracciate, e tanti altri elementi, primo tra tutti la pressione che si esercita sul foglio. Ma acquisisco tanti altri parametri da valutare, avevo intuito che, per esempio, doveva avere una certa importanza valutare quanto spazio si lascia a destra e a sinistra del foglio, ma non avevo capito che ha rilevanza anche la disposizione in diagonale delle aste, che possono essere più o meno trasversali, più o meno indirizzate a destra o a sinistra. Essendo digiuno in materia di psicologia, scienza nuova per me, dagli scritti che sto analizzando risulta evidente che le teorie del giornalista, fanno leva su quella materia, è anche allo studio di psicologi appassionati di grafologia, un altro modo di interpretare i segni, in particolare si specifica che buona parte delle teorie poggia le basi su un concetto che sento oggi per la prima volta, il complesso di Edipo. Dovrei allora cercare qualche articolo che specifichi le problematiche insite in tale concetto, e perdo tanto tempo alla ricerca di un articolo esaustivo, e quando finalmente trovo una sorta di spiegazione la divoro cercando anche di leggere tra le righe, ma ricevo una grossolana infarinatura sull’argomento, dato che l’autore ne parla come rivolto a persone che ne hanno già assimilato i concetti basilari. Se non troverò pubblicazioni che facciano al mio caso nell’armadio di Lupo, dovrò per forza di cose acquistare libri che ne parlino dettagliatamente. Ma confido nella buona sorte, ricordando che il mio amico mi aveva detto che la quasi totalità dei suoi libri trattano di psicologia, materia dalla quale deriva il concetto. Ho urgenza di contattare Lupo, vado a casa sua, e naturalmente non c’è, faccio un giro tra i posti che potrebbe frequentare, ma niente, quando è lui a cercare me mi scova facilmente, mentre io al contrario non ho quella fortuna. Mi rendo conto che sto perdendo tempo inutilmente, e rientro alla mia camera, un po’ di lettura, la cena e il riposo indispensabile per gli impegni da insegnante che mi attendono il giorno dopo.
Il giorno successivo arrivo a scuola un po’ in anticipo, vorrei fare la conoscenza almeno di una parte dei colleghi, qualche rapido scambio di battute, ed inizia il mio primo giorno da insegnante, in compagnia di alunni che, anche loro, vivono l’avventura del primo giorno di scuola, infatti mi viene affidata una prima elementare, il mio compito sarà quello di accompagnarli fino alla quinta dando loro solide basi per un corretto stile di vita e formazione culturale, un compito che trovo delicato e impegnativo, ma confido nella preparazione che ho ricevuto nella mia terra, preparazione che reputo di ottimo livello. Ho dalla mia, inoltre, un ottimo esempio di insegnante, la mia maestra elementare, che ho sempre ammirato per la sua disponibilità, per il suo relazionarsi con gli alunni, facendo sentire il meno possibile che esistevano dei gradini tra noi, per la sua innata sensibilità, un esempio che spero di duplicare nella maniera migliore. Dovrò anche fare uno sforzo per assimilare parole dialettali o espressioni comuni, dato che quasi tutti i bimbi sono stati abituati ad imparare solo qualche parola italiana, e non vorrei dare loro l’impressione che voglia imporre questa lingua. E dovrò fare uno sforzo per imparare velocemente i loro nomi. E il mio impegno lavorativo termina senza che mi sia pesato eccessivamente, e rientro a casa impaziente di proseguire il lavoro di ricerca che ho iniziato, ma dopo un po’ decido di uscire nella speranza di incontrare Lupo, è inutile acquisire concetti se non si sono metabolizzate alla perfezione le regole portanti della materia. Due ore in giro non sono bastate per incontrarlo, quando invece a lui fa comodo incontrare me, sa alla perfezione dove trovarmi, ma il cammino che ho intrapreso alla sua ricerca mi ha fatto conoscere scorci interessanti della cittadina, mi piacciono soprattutto le vedute con orizzonti aperti che si possono ammirare dalla parte alta, dalla rocca e dalla cattedrale. Ma non dispiacciono nemmeno i viottoli angusti le cui case sono state costruite dalla gente povera, rispecchiano più di altre zone, il presumibile aspetto medioevale. Quando decido di fare una sosta in un’osteria, eccolo presentato il mio ricercato, il solito aspetto trasandato, nessuno scambio di saluti con gli avventori suoi concittadini, non si guarda nemmeno intorno ed eccolo seduto di fronte a me, un minuto dopo ha in mano il suo tradizionale boccale da un quarto che risulta vuoto tre secondi dopo, dovrò abituarmi ad ordinare una misura da litro, certo che il contenuto non verrà disperso.
Mezz’ora dopo ho in mano quattro libri di psicologia che sono sicuro che spulciano più o meno compiutamente l’argomento che mi sta più a cuore, dato che sono stati scelti con una certa pignoleria dal mio amico. In particolare uno di questi libri mette in risalto aspetti psicologici correlati con la grafologia, Lupo me ne legge qualche stralcio, ma mi consiglia di leggerlo per ultimo in quanto è più conveniente assimilare concetti psicologici, prima di avventurarmi a trovare correlazioni con la grafologia. Naturalmente seguirò il suo consiglio, e mezz’ora dopo sono intento ad assorbire la teoria del complesso di Edipo. “Divoro” i primi tre libri in due giorni, ma rileggo le parti che mi interessano maggiormente più volte, cercando anche di leggere tra le righe, per essere sicuro di aver assimilato l’argomento, ma mi rendo conto che la materia è interessante, a prescindere dai miei obiettivi di studio, e sarebbe bene studiarli tutti, e non solo qualche parte di essi. Ho ben chiaro ormai il concetto che associa la teoria con le espressioni grafiche che ho intenzione di valutare, anche se certi concetti erano già stati acquisiti da me in maniera poco scientifica.
Avevo intuito che la parte sinistra del foglio, e gli spazi lasciati prima di scrivere, e altri segni, potevano avere una qualche correlazione con l’antico, col passato, con l’inizio, persino con la regressione, ma mai avrei immaginato che avesse attinenza con la figura materna, assimilo senza resistere questo concetto che trovo non faccia una grinza, una scoperta illuminante che mi apre spiragli inattesi. Il testo, inoltre, specifica altre caratteristiche che trovo non siano dettate da conclusioni automatiche, evidentemente i miei studi sono immensamente frammentari se confrontati con i risultati elaborati dall’autore, si parla infatti di aspetti negativi quali la predisposizione all’introversione, alla repressione caratteriale, al narcisismo e all’egoismo; intuisco, prima ancora di leggere la parte riguardante la figura paterna, che le caratteristiche che verranno descritte, andranno in direzione opposta, sto acquisendo concetti significativi, ma sono ad un bivio: lasciarmi trasportare da quelle teorie, ed accettarle supinamente, o svolgere un mio lavoro personale per verificare se i riscontri a cui giungerò io saranno compatibili con quelle teorie.
Decido di non andare oltre nella lettura, voglio metabolizzare alla perfezione i concetti acquisiti, e analizzare se quegli aspetti negativi descritti, coincidono con le mie conclusioni, confrontandoli con alcuni esempi di scrittura che mi sono portato dalla sardegna, estrapolati dalle varie cartelle; infatti da ciascuna cartella riempita in maniera organica, ho portato con me alcuni fogli, per me significativi. E ricordando gestualità e carattere di alcune persone, ed avendo i loro scritti a disposizione, posso valutare se le conclusioni dell’autore risultano corrette e abbiano una certa relazione con le mie esperienze. Di una cosa, però, sono certo, e cioè del fatto che l’autore ha trattato molto più di me l’argomento in maniera prettamente scientifica, mentre io arrivavo a conclusioni non suffragate da alcuna teoria, frammentarie e che non esaurivano il concetto espresso, un lavoro disorganico con solo qualche attinenza con l’argomento trattato. Mi rendo conto che la materia con cui mi dovrò confrontare è complicatissima, da un lavoro giocoso, passare a un impegno scientifico, mettere in relazione una teoria della quale fino a qualche giorno fa non conoscevo l’esistenza, con un’altra che, ora mi rendo conto, ho studiato finora in maniera superficiale; è un lavoro dagli obiettivi fumosi, con riscontri dettati da intuizioni che di scientifico hanno solo qualche elemento, un lavoro che dovrà tener conto di impressioni o intuizioni, poco concreto e molto aleatorio.
Ma le nuove scienze, e finanche le espressioni artistiche di questi primi anni del novecento sono indirizzate verso sperimentazioni, nate da intuizioni o persino da sogni, dal lasciar libero il cervello di spaziare dappertutto desideri, con problematiche sociali in trasformazione, con il nuovo pensiero in progresso, con rivendicazioni operaie nate da concetti e spesso non derivate da dati concreti, la realtà che spesso lascia il posto all’inventiva, teorie che nascono da supposizioni, figure mentali che prendono il posto di realtà concrete. Ecco i campi verso i quali dovrò indirizzarmi se voglio ottenere dal mio lavoro risultati concreti e al passo coi tempi. L’inventiva, la creatività, l’apparente e l’irreale, la fantasia e l’ispirazione, l’aspirazione ad analizzare l’anima, e confrontarla con problematiche legate al corpo, concezioni nuove nate dalla mente e non da fatti reali. Ma nessun pensiero può essere disgiunto dalle esperienze passate; se viene spontaneo, ci deve essere un motivo, sia esso una frase sentita in passato, o un’esperienza vissuta direttamente. Congetture che portano a conclusioni a cui i meno avvezzi a ragionare col pensiero nuovo, troveranno elementarmente evidente che non sussiste alcuna attinenza con la realtà.
Ma la realtà esiste, e bisogna tener conto di un mondo in trasformazione, l’abbandono parziale di una civiltà contadina che ha resistito per millenni; nascono da realtà artigianali vere e proprie fabbriche, gli operai e il mondo ad essi collegati, alla ricerca di nuove strategie per non soccombere al nuovo ordine delle cose, la nascita di una società capitalista che vorrebbe tenere per sé la maggior parte del ricavato dal lavoro dell’uomo. Un nuovo mondo di continui contrasti, di rivendicazioni spesso attuate con la forza dei numeri, scioperi e anche scioperi al contrario, che sarebbero le serrate decise dagli industriali, disordini sedati con la mancanza di fantasia che spesso il potere non riesce a mettere in campo, e cioè senza concertazione e confronto, ma con il più immediato e “facile” ricorso alla forza dei soldati. Idee socialiste nate dalla considerazione che il mondo, specie quello del lavoro, è in rapida trasformazione, e ha bisogno di teorie per contrapporsi al sempre più imperante strapotere del capitalismo; nasce da una costola del movimento socialista, fondato dal giornalista mio conterraneo, una nuova concezione socialista, più avanzata, più al servizio dei lavoratori, se vogliamo più radicale, il partito comunista. Nasce il suo organo di stampa, l’unità. E nasce ancora un’altra forza, più concreta e realista, il cui esponente di maggior spicco è il collega dei tempi andati del mio conterraneo, avendo entrambi lavorato per quella fucina di idee che è il quotidiano dell’avanti. Due ragionamenti, partiti dalle stesse posizioni, che pian piano si sono divaricate, contrasti derivati inizialmente dal problema dell’interventismo o meno riguardo alla partecipazione all’ultima guerra che l’italia ha combattuto, teorie entrambe indirizzate al bene degli operai, si sono drammaticamente scisse in due tronconi incompatibili, il mio conterraneo fermo sui principi che hanno sempre indirizzato il suo pensiero, l’altro capace di approfittare delle nuove tematiche che la storia metteva in campo. La rigidezza morale contrapposta al raziocinio della flessibilità, l’intelligenza teorica contro quella politica, la pulizia morale contro la concretezza in via di trasformazione, pronta ad approfittare di ogni occasione favorevole. La loro naturale trasformazione da giornalisti a politici, e la conclusione più logica di questo scontro di intelligenze non può essere che la conquista del potere da parte di uno di loro, ma chiunque dei due avesse prevalso, avrebbe dovuto tenere bene a mente che il contendente più pericoloso sarebbe stato proprio l’ex collega di giornale. Ha prevalso la concretezza, con una prova di forza messa in atto nella capitale ha ottenuto due giorni dopo il controllo del paese, finalmente al governo!
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