Katehon think tankIl 26 e 27 dicembre 2022 si è tenuta a
San Pietroburgo una riunione informale dei capi di Stato della CSI. Hanno partecipato il Presidente russo
Vladimir Putin, il Presidente azero
Ilham Aliyev, il Primo Ministro armeno
Nikol Pashinyan, il Presidente bielorusso
Alexander Lukashenko, il Presidente kazako
Kassym-Jomart Tokayev, il Presidente kirghizo
Sadyr Zhaparov, il Presidente tagiko
Emomali Rakhmon, il Presidente turkmeno
Serdar Berdymukhamedov e il Presidente uzbeko
Shavkat Mirziyoyev. Cioè i leader dei nove Stati che facevano parte dell’URSS. Tra gli
assenti, gli Stati baltici, la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina. Per la Lettonia, la Lituania e l’Estonia la situazione è chiara: da tempo fanno parte del blocco dell’UE e della NATO. L’
Ucraina, o meglio
il regime neonazista che si considera il successore di quello Stato, resiste ancora ferocemente al processo di smilitarizzazione e denazificazione. La
Georgia ha lasciato la CSI nel 2008 sotto Saakashvili, che, come Zelensky, era un burattino dell’Occidente. La
Moldavia è ancora un membro della CSI, ma Maia Sandu ha perseguito una politica russofoba ed è stata sospesa dagli organi della CSI già nel maggio 2022. È inoltre significativo che
Georgia, Moldavia e Ucraina partecipino tutte al
Partenariato orientale, un
progetto formalmente presentato dall’UE come programma di vicinato e integrazione, ma che
è un’espansione politica ed economica dell’Occidente.