di Nodoallacorda
Le discussioni riguardanti scelte sulla collocazione di un centro di stoccaggio di scorie nucleari si trascinano nel tempo. In genere si cade nella logica del pro o contro l’energia nucleare, senza considerare che i dubbi e le preoccupazioni delle popolazioni interessate da un’eventuale installazione di un deposito nazionale di scorie nucleari non sono infondate, proprio perché i rischi di contaminazione dell’ambiente circostante costerebbero una contaminazione dell’ambiente circostante e rendendo impossibile la vita nei territori coinvolti. La Sardegna non fa eccezione, perché alcune località di questa regione sono indicate tra quelle che, potenzialmente, potrebbero costituire dei siti idonei. Ma andiamo con ordine. In questa trattazione verranno indicate fonti giornalistiche e siti istituzionali, che possono dare un quadro delle ultime novità riguardanti proprio il problema che da anni è dibattuto sul deposito nazionale delle scorie nucleari.
Per riordinare le idee, è opportuno un breve cenno al concetto di fissione nucleare. Essa è il sistema che consente la produzione dell’energia nucleare, ed è un particolare processo di disintegrazione durante il quale nuclei pesanti, come quelli dell’uranio o del torio, se opportunamente bombardati con neutroni si dividono in due grossi frammenti, entrambe di carica positiva, che si respingono con violenza allontanandosi con elevata energia cinetica.[1]
A questo punto facciamo un ulteriore passo avanti, perchè merita di essere considerato un aspetto che richiede un ulteriore breve approfondimento in merito alle sostanze protagoniste della fissione: le reazioni di fissione di 235U nei reattori nucleari avvengono in presenza di un numero molto maggiore di atomi del più abbondante isotopo 238U. Una piccola parte di questo uranio naturale assorbe anch’esso neutroni trasformandosi in 239U, che rapidamente decade in plutonio-239 (239Pu). Il plutonio è praticamente assente in natura e si ottiene soltanto attraverso reazioni nucleari. È talmente tossico e radioattivo che basta inalarne meno di un milionesimo di grammo per sviluppare un cancro al polmone[2]
I passi concreti svolti dai Governi portarono comunque a rendere operativa l’opzione dei centri di stoccaggio. È necessario precisare che, secondo l’Enea, leggendo tra le definizioni indicate dal sito istituzionale, nel caso dei rifiuti radioattivi di bassa/media attività, l'isolamento deve essere garantito per qualche secolo e quindi la soluzione di smaltimento più idonea è il deposito superficiale, protetto prevalentemente da barriere ingegneristiche, cioè progettate e realizzate dall’uomo, e barriere naturali poste in serie per il contenimento della radioattività.[3]
Un dato rilevante sulle quantità di materiale stoccato può farci capire la portata della struttura, infatti nel Deposito Nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. [4]
Di fronte a questa prospettiva non proprio tranquillizzante, nel maggio del 2011, a seguito di una vasta mobilitazione popolare, si giunse in Sardegna ad un referendum consultivo che rivelò la contrarietà dei sardi sia alle centrali nucleare che ai centri di stoccaggio di scorie, con percentuali altissime in tutte le province sarde sfiorando ovunque il 100 per cento dei votanti. [5]
Negli anni successivi i vari governi che si succedettero, a quanto pare, non accantonarono mai del tutto l’idea, fino a ritornare sul discorso interrotto nel 2011. Da notizie recentissime, la Sogin, società incaricata di effettuare degli studi ed elaborare un progetto che consentisse il collocamento di centri di stoccaggio in luoghi idonei, ha elaborato un progetto che individua delle località potenzialmente idonee.
Il protagonista nella gestione di questa situazione quindi è, appunto, la SOGIN. Ma cos’è la SOGIN? Basta recarsi sul sito internet di questa società per scoprire che essa è la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. Attività svolte per garantire quotidianamente la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future.
Interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Sogin opera in base agli indirizzi strategici del Governo italiano.[6]
L'Italia non era una potenza di secondo piano, e contava anche ricercatori di altissimo livello: Va ricordato, infatti, che Felice Ippolito fu uno dei massimi ricercatori nel settore, il campo della ricerca fu affidato inizialmente ad una costola del cnr il cnrn poi cnel e infine enea. [7]
È utilissimo continuare il discorso intrapreso finora facendo un ulteriore cenno alla storia del nucleare italiano, delineata proprio nel sito internet ufficiale della Sogin. Si delinea così un percorso di certo travagliato, ma di sicura importanza, e deve essere analizzato per capire i reali motivi che hanno reso necessario costituire una società preposta al decommissioning. Infatti dal sito Sogin si può estrapolare quanto segue: l’Italia, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, costruì 3 centrali nucleari, realizzando i primi e più potenti impianti europei dell’epoca e diventando, così, la terza potenza a livello internazionale nel nucleare civile.
Le centrali divennero 4 nel 1981, ma con l’incidente di Chernobyl dell’86 e il referendum abrogativo dell’anno dopo, l’esperienza del nucleare italiano si chiuse definitivamente.
Nel 1999 l’Italia decise di intraprendere una nuova impresa pionieristica, avviando la dismissione delle 4 centrali e diventando apripista nel campo del decommissioning nucleare. Si trattava di smantellare impianti che non erano stati pensati per la loro futura disattivazione. Bisognava affrontare, come in passato, sfide che nessuno aveva mai affrontato prima[8].
Quindi da alcuni anni esiste la Sogin, la società a cui è stato affidato il mantenimento in sicurezza e lo smantellamento delle centrali nucleari e la gestione dei loro rifiuti radioattivi.
A tal riguardo, si capisce come i vari passaggi nello stoccaggio delle sostanza nucleare segua un percorso delineato a priori. È interessante verificare, attraverso i vari mezzi di informazione, le tappe che vengono raggiunte di volta in volta.
In base alle più recenti notizie, è rilevante indicare che la “Sogin ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) ad ospitare il Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico, nel rispetto dei tempi previsti, ossia nei 60 giorni dalla chiusura della consultazione pubblica.
Il tutto viene annunciato in una nota, infatti a quanto pare la CNAI è stata elaborata da Sogin sulla base degli esiti di quella che è stata definita la più grande consultazione pubblica svolta finora su un'infrastruttura strategica per il Paese, avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) e conclusa il 14 gennaio scorso. La consultazione, articolata in 3 fasi, precisa una nota, è stata gestita da Sogin "nella massima trasparenza e completezza informativa" e vi hanno partecipato centinaia di soggetti direttamente interessati.
La proposta di CNAI che Sogin ha trasmesso al Mite è stata predisposta sulla base delle oltre 600 tra domande, osservazioni e proposte, per un totale di oltre 25.000 pagine costituite da atti, documenti, studi, relazioni tecniche e cartografie, complessivamente presentate nel corso di un anno a seguito della pubblicazione della CNAPI.
La norma prevede ora che il Mite, acquisito il parere tecnico dell'Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), approvi con proprio decreto la Carta, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. La mappa verrà, quindi, pubblicata sui siti internet di Sogin, dei due Ministeri e dell'ISIN.
La pubblicazione della CNAI avvierà quindi la fase di concertazione finalizzata a raccogliere le manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso partecipato da parte delle Regioni e degli Enti locali nei cui territori ricadono le aree idonee, con l'obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito Nazionale” [9]
Quanto indicato sopra basta per far capire che la strada intrapresa non è destinata a fermarsi. Infatti si citano qui di seguito ulteriori notizie recentemente pubblicate e in questo caso riportate dall’ANSA, in merito all’attività svolta. Alla luce di quanto descritto nelle righe precedenti, è interessante notare i passi avanti compiuti, infatti la Sogin accelera e prevede di superare il 45% dell'avanzamento fisico globale delle attività di smantellamento entro il 2022. Lo annuncia la società responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi in una nota nella quale si precisa che il 2021 è stato chiuso con una previsione di avanzamento pari al 7,2%, "ben oltre l'obiettivo di budget fissato inizialmente al 6,6%". Per il 2022 l'obiettivo è di oltre il 10% portando così il bilancio complessivo dei 2 anni al 17% a fronte del 28,3% complessivo degli anni tra il 1999 e il 2020. Alla fine di quest'anno si prevede che l'avanzamento fisico globale raggiunga oltre il 45%.[10]
Nel sito internet depositonucleare.it è presente, inoltre, la mappa contenente le località che potrebbero essere coinvolte nella costruzione del centro di stoccaggio scorie[11] Nella lista, che era attesa da alcuni anni, sono incluse 67 località potenzialmente idonee, distribuite tra Lazio, Toscana, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia.[12]
Sembrerebbe, quindi, che nonostante le consultazioni referendarie con cui, quasi all’unanimità, le popolazioni interessate hanno dato un segnale fortissimo sulla contrarietà nei confronti di un possibile deposito di stoccaggio delle scorie, continua senza soste il lavoro volto, invece, a collocarla in uno dei luoghi individuati dal CNAI, malgrado ancora oggi, non vi sono certezze ufficiali sulla scelta definitiva da compiere.
Vale la pena ricordare, ad esempio, quanta parte del territorio della Sardegna è destinato alle servitù militari, per rendersi conto che le preoccupazioni di questi ultimi anni non sembrano per nulla infondate, soprattutto se il timore prevalente è che una delle prospettive più inquietanti è quello di diventare una discarica italiana di scorie nucleari.
A questo punto una domanda è lecita: dopo le considerazioni svolte fino a questo momento, e dopo più di dieci anni dall’ultima consultazione referendaria, occorrerà una nuova mobilitazione popolare per esprimere la contrarietà delle popolazioni alla costruzione Deposito nazionale delle scorie nucleari sul proprio territorio?
Riferimenti
[1] https://www.enea.it/it/seguici/le-parole-dellenergia/fissione-nucleare/i-rifiuti-radioattivi-1/smaltimento-in-depositi-definitivi
[2]https://www.agi.it/blog-italia/energia-e-sostenibilta/il_killer_pi_spietato_creato_dall_uomo-3285504/post/2017-08-09/#:~:text=Praticamente%20assente%20in%20natura%2C%20il,anni%20per%20dimezzare%20la%20radioattivit%C3%A0&text=Le%20reazioni%20di%20fissione%20di,del%20pi%C3%B9%20abbondante%20isotopo%20238U.
[3] https://www.enea.it/it/seguici/le-parole-dellenergia/fissione-nucleare/i-rifiuti-radioattivi-1/smaltimento-in-depositi-definitivi
[4] https://www.depositonazionale.it/deposito-nazionale/pagine/quali-rifiuti-conterra.aspx
[5] https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=166508&v=2&c=86&t=1
[6] https://www.sogin.it/it/grupposogin/chisiamo/Pagine/default.aspx
[7] https://www.panorama.it/economia/le-centrali-nucleari-italiane-storia-e-foto
[8] https://www.sogin.it/it/grupposogin/sogin-1999-2019.html
[9] https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/rifiuti_e_riciclo/2022/03/16/nuclearesogin-trasmette-a-mite-carta-aree-idonee-a-deposito_4249b5e4-2a9c-4581-9c54-a13e0b7304fa.html
[10]https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2022/03/01/nucleare-sogin-accelera-smantellamento-al-45-entro-2022_6d130cf3-5377-4df3-a838-9a3270c248da.html
[11]https://www.depositonazionale.it/documentale/documenti_proposta_cnapi/carta_nazionale_delle_aree_potenzialmente_idonee/dngs00195_cnapi_tav_1.pdf
[12] https://www.ilpost.it/2021/01/05/carta-nazionale-deposito-rifiuti-radioattivi-scorie-nucleari
[12] https://www.ilpost.it/2021/01/05/carta-nazionale-deposito-rifiuti-radioattivi-scorie-nucleari
Nessun commento:
Posta un commento