sardinya: Monte Prama, ecco la storia dei Giganti di pietra
L'appassionante vicenda delle statue
Carlo Figari
www.unionesarda.it
Nelle 277 pagine patinate scorrono i saggi di
Alessandro Bedini, il primo archeologo della Soprintendenza ad arrivare
sul sito e a lavorarci negli anni Settanta per poi trasferirsi a Roma e a
Firenze; Carlo Tronchetti, ex direttore della Soprintendenza e del
museo nazionale di Cagliari; Giovanni Ugas, docente dell'ateneo
cittadino e Raimondo Zucca, docente a Sassari e instancabile promotore
di mostre e convegni. Arricchiscono il volume le immagini di Massimo
Migoni e i disegni ricostruttivi delle statue eseguiti dall'architetto
Panaiotis Kruklidis.Un lavoro importante ed esaustivo che consente al
lettore, anche non specialista, di capire cosa fossero e
rappresentassero quei Giganti di pietra (alti quasi due metri). Il
libro, già presentato in anteprima a Sassari, verrà illustrato oggi alle
18 da Clemente e Tronchetti nella libreria Feltrinelli di via Paoli.
LE STATUE
I reperti recuperati non hanno consentito di rimettere insieme nella
loro interezza una o più statue, restaurate sapientemente dagli esperti
di Li Punti, ma lo studio dei pezzi al computer ha permesso, però, agli
archeologi e ai disegnatori di fare una ricostruzione quanto mai fedele.
Ce li possiamo immaginare così come appaiono nel disegno introduttivo
del volume: arcieri, pugilatori, atleti, in fila su un piedistallo lungo
la strada che dal Campidano portava al Sinis e al porto fenicio di
Tharros (la città punica sarebbe nata qualche secolo dopo). Dietro e a
fianco sorgevano modelli di nuraghi in scala maggiore rispetto alle
statuine di bronzo che oggi conosciamo nei musei, e di betili votivi. Il
tutto faceva parte di un'area monumentale e sacrale (Heeron) in una
zona di sepolture, tra i numerosi villaggi popolati dai protosardi che
vivevano tra il Sinis, il Grighine e l'attuale Oristanese.
«Lo scavo ha portato alla luce una situazione straordinaria - affermano Bedini e Tronchetti - sia per l'eccezionale presenza della statue, che per il significato culturale dell'intero contesto. Siamo di fronte ad una vasta area adibita a sepolture di cui si può riconoscere con sicurezza il solo limite occidentale che presenta un'articolazione in varie fasi, con funzioni diversificate e caratterizzata da un tracciato viario».
«Lo scavo ha portato alla luce una situazione straordinaria - affermano Bedini e Tronchetti - sia per l'eccezionale presenza della statue, che per il significato culturale dell'intero contesto. Siamo di fronte ad una vasta area adibita a sepolture di cui si può riconoscere con sicurezza il solo limite occidentale che presenta un'articolazione in varie fasi, con funzioni diversificate e caratterizzata da un tracciato viario».
TRE FASI
A Monte Prama si possono distinguere tre fasi: la prima di un
sepolcreto con tombe a pozzetto (tipo quelle rinvenute ad Antas,
Fluminimaggiore); la seconda vede l'area recintata con tombe più
importanti coperte da lastroni; una terza fase con la sistemazione della
sponda est della strada, la realizzazione del complesso scultoreo e la
contestuale monumentalizzazione dell'area sacra.
La datazione? Per quanto riguarda la cronologia assoluta delle tre fasi
si parla di un arco compreso tra il nono e la fine dell'ottavo secolo. I
Giganti sarebbero i simboli grandiosi di una élite aristocratica che
governava la popolazione protosarda nel periodo detto del "Ferro".
Quella gente laboriosa di contadini e pastori, con a capo clan di
guerrieri, era l'erede della precedente civiltà dei costruttori di
nuraghi, che viveva e commerciava a contatto con i vicini fenici di
Tharros. Solo dopo arriveranno i cartaginesi che trasformeranno quello
scalo in una fiorente città punica. Nel frattempo i monumentali Giganti,
realizzati con la pietra proveniente da una vicina cava e simbolo di
una civiltà indigena, verranno distrutti, ammucchiati e sepolti nella
stessa area di Monte Prama.
«Allo stato
attuale della documentazione - sottolinea Enrico Clemente - molti
problemi sul valore e sul significato storico di Monte Prama rimangono
aperti. Gli autori hanno presentato le proprie ipotesi che, in
particolare sulla cronologia e distruzione dell' Heroon, presentano
soluzioni diverse. Bedini e Tronchetti concordano sostanzialmente sulla
datazione di costruzione dell'Heroon in base ai loro dati di scavo,
mentre per la distruzione evidenziano la mancanza di reperti che
permettano certezze. Ugas, al contrario, dissentendo dagli autori degli
scavi, retrodata la cronologia (750-740) e indica una periodo preciso
per la sua distruzione, non oltre un paio di decenni dopo l'edificazione
(720)».
LO STILE
Lo stile dei Guerrieri riporta
all'ideologia della grande statuaria orientale giunta nell'Isola con i
mercanti e con maestranze artigiane. Questo volume rappresenta una base
di partenza: scavi ulteriori e la discussione della comunità scientifica
potranno gettare nuova luce sulle statue del Sinis e, di riflesso,
sulla storia della Sardegna protostorica e su quella del Mediterraneo
occidentale. «Purtroppo - conclude Tronchetti - non conosciamo niente
dell'antica mitologia sarda se non attraverso notizie assai più tarde
giunteci da scrittori di cultura ellenica, ma sicuramente una mitologia
esisteva: i Giganti di Monte Prama ne facevano parte».
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