Collegamenti tra astronomia, numerologia, architettura e scrittura sarda
Articolo del prof GIGI SANNA
IL GENIO ARCHITETTONICO DEI NURAGICI. DA URLO!
Sandro Angei ha fatto da poco una magistrale 'lettura' in loco per gli studiosi Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias. Ha descritto il monumento di Santa Cristina (il famoso pozzo sacro) e riferito della sua scoperta circa la luce solare che indugia in due particolari giorni dell'anno in un concio singolare per forma del 'dodicesimo' anello dei 24 anelli basaltici che vanno a formare il vano del pozzo. Ha anticipato però quella lettura facendo presente l'esistenza della numerologia in tutta la sofisticatissima costruzione. Più precisamente una numerologia con base dodici. All'ingresso della scalinata 12 conci di forma taurina (sei per parte), 12 conci a piattabanda che coprono parte della scalinata, 24 scalini per raggiungere il bacile con l'acqua del pozzo e ,come si è detto, 24 cerchi in conci basaltici per il cono del pozzo. Nelle non poche discussioni sorte tra il sottoscritto e Sandro Angei sulla possibile lettura del monumento paulese ho suggerito all'amico archeoastronomo che la reiterazione del 12 costituiva di per sé 'segno' manifesto che il monumento non dovesse essere 'letto' solo (ripetiamo: 'Solo') dal punto di vista astronomico e da quello dell'estetica architettonica, ma anche (e forse soprattutto) dal punto di vista della scrittura. Perchè se è vero che in genere l'architettura sacra procede spesso 'scrivendo' per simboli, l'architettura nuragica procede per scrivere, attraverso i particolari del monumento stesso, una intera frase di senso compiuto.Ciò si è visto nel nuraghe la cui architettura offre l'espressione 'Lui (è) il toro della luce (NuR -'AK - He). Espressione ottenuta, in particolare, con le convenzioni dell'acrofonia e della ideografia. Ci domandiamo allora ' Se il monumento 'nuraghe' è scrittura, può essere scrittura il monumento detto vagamente 'pozzo sacro'? Per rispondere partiamo da un dato architettonico presente, ben visibile, ma che sfugge all'ermeneutica archeologica, ovvero alla 'he' a Tanit che si trova al di sopra del pozzo. Lo schema della lettera acrofonica ( cioè della 'h' di 'hll', l 'adorare con devozione la divinità sollevando le braccia') si è salvato miracolosamente grazie alla prudenza, circa il ripristino del monumento, dell' archeologo Atzeni che ha 'ricomposto' il pozzo semidistrutto. Infatti i conci basaltici stanti al di sopra della serie a piattabanda sono stati mantenuti dallo studioso, sebbene 'ammucchiati' e senza il disegno originario che offriva, con ogni probabilità, l'idea delle braccia sollevate dell'orante. Nel nostro libro sull'introduzione allo studio della scrittura nuragica (I geroglifici dei Giganti. Introduzione allo studio della scrittura nuragica, PTM ed. p. 130, figg. 26 - 27) abbiamo fatto notare, con la ricomposizione originaria delle pietre, l'identità del segno a Tanit, segno che, come sappiamo, offre la lettera 'he', il pronome indicativo, con significato di LUI/LEI. Ora, se l'inizio della costruzione mostra 'scrittura' alfabetica monumentale 'è evidente che il resto del pozzo è ugualmente architettura che offre, in qualche modo, scrittura.
E se è vero che, come si è visto, è presente la numerologia bisognerà procedere anche con la convenzione dell'ideografia per cercare di 'interpretare' il tutto. Cioè occorrerà usare la chiave del metagrafico (mix di numerologia, di acrofonia e di ideografia) per aver ragione della scrittura criptica nascosta. Se così è, la lettura potrebbe essere questa: LUI (è) IL FALLO (TORO) DELLA LUCE SANTA. Il 'SANTA si ottiene con il dato numerico che il DODICI risulta scritto SETTE VOLTE. Il 'DODICI SETTE' per quella che abbiamo chiamato da tempo iterazione logografica (la ripetizione numerica di una voce che offre un certo numero che per convenzione sta al posto della parola: croce sette, croce quattro, ecc.) significa 'DODICI SANTO. Corre l'obbligo di far osservare che genialmente lo scriba architetto ha ottenuto il settimo dei dodici leggibile solo nell'occorrenza del fenomeno astronomico dei raggi riflessi dall'acqua in aprile e in Agosto. Cosa questa che forse fa capire la 'santità' della luce esistente essa 'solo in quel particolare momento dell'anno. Quanto alla voce Toro essa si ottiene facilmente con l'ideogramma fallico che suggerisce il disegno del pozzo. Toro e fallo sono per senso la stessa cosa, così come in egiziano.
Ma la lettura del monumento da noi proposta, per essere accettata pacificamente e scientificamente ha bisogno di qualche altra prova epigrafica dove risulta scritta o nello stesso modo oppure con variazione l'espressione 'Lui è il toro della luce santa'. Vediamo di fornirla (continua).
In all. la lettera acrofonica 'he' (acrofonia di hll) presente per l'inizio della lettura del monumento con il pronome che indica la divinità, come tante volte è indicata, ovvero LUI.
Articolo del prof GIGI SANNA.
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