Il piano "politicizzato" del CERN per bandire gli scienziati russi minaccia l'Occidente con lo status di "baraccopoli scientifica"
L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare (acronimo francese CERN) ha in programma di escludere circa 500 scienziati russi dai suoi laboratori, tra cui l'acceleratore di particelle Large Hadron Collider, a partire dal 1° dicembre. L'esperto russo di energia nucleare Alexei Anpilogov spiega perché questa mossa "politicizzata" rischia di trasformare l'Occidente in una "baraccopoli scientifica".
Nel 2008, con grande clamore e giubilo, il CERN ha inaugurato il Large Hadron Collider (LHC), lungo 27 km, l'acceleratore di particelle più grande e potente del mondo, situato al confine tra Francia e Svizzera.
Gli scienziati russi, che avevano lavorato al loro massiccio progetto di acceleratore di particelle negli anni '80 prima della dissoluzione dell'Unione Sovietica, hanno svolto un ruolo attivo e critico nella creazione dell'LHC. Il CERN ha firmato un accordo di cooperazione con l'Istituto di fisica delle alte energie della Russia nel 1993 e fino a 700 specialisti russi, più molti altri provenienti da altre repubbliche post-sovietiche, hanno preso parte alla costruzione del megaprogetto scientifico europeo da 4,75 miliardi di dollari.