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giovedì 12 marzo 2015

SARDINYA ARIA IRRESPIRABILE E IRRIMEDIABILMENTE INQUINATA... DIFENDI LA TUA SALUTE: DIGLI DI SMETTERLA!

SARDINYA ARIA IRRESPIRABILE E IRRIMEDIABILMENTE INQUINATA... DIFENDI LA TUA SALUTE: DIGLI DI SMETTERLA!



Il problema dell'ambiente è sopratutto un fattore di coscienza e di educazione civica al rispetto dell'ambiente; è la consapevolezza diffusa sul trattamento e l'uso che se ne fa dell'ambiente che ne determina la sua pulizia; e poiché riguarda il benessere di tutti i cittadini, sia per quanto concerne le azioni individuali che collettive, è necessario conoscere e agire per la salvaguardia di un bene che va oltre l'attuale, ma che, riguarda anche il bene delle generazioni future a cui si deve lasciare un ambiente il più possibile incontaminato.

A chi di noi non è capitato di uscire di casa o di essere di ritorno dal lavoro ed essere aggrediti da odori nauseabondi e cancerogeni dei fumi, dei nostri vicini di casa, che usano i caminetti  come inceneritori di aliga (immondezza)?

capita spesso che nei caminetti delle nostre case in Sardinya si vedono scene come questa nella foto, la plastica ed altri rifiuti  sono bruciati indiscriminatamente in casa...

Per questo motivo crediamo sia necessario impegnarsi sempre più nella difesa dell'ambiente e lottare contro le imposizioni di inceneritori come quello di Macomer o Tossilo, ma è necessario anche una campagna di educazione civica, perché in Sardinya  è cosa nota a tutte le persone consapevoli del bisogno che abbiamo di educare sia i giovani, ma, sopratutto i meno giovani ad un giusto comportamento con i rifiuti.

Nella provincia di Trento ancor oggi si attivano campagne contro l'uso indiscriminato del focolare come inceneritore , e qui in SARDINYA cosa si aspetta nel fare altrettanto?


Vi proponiamo un volantino della campagna contro l'uso improprio delle stufe che si fa in Trentino, magari qui in SARDINYA possiamo seguirne l'esempio.
Lontano i rifiuti dal focolare! L’uso del proprio riscaldamento a legna come un “inceneritore domestico” per bruciare residui di ogni genere è una vecchia consuetudine nelle valli alpine…… Può sembrare una soluzione facile, comoda e veloce. Oggi è una vera e propria combustione illegale perché chi elimina i rifiuti in questo modo nuoce all’ambiente, agli altri e a se stesso. Il deposito e la combustione di rifiuti nelle stufe a legna provoca l’emissione di sostanze nocive nell’aria, che agiscono soprattutto nelle immediate vicinanze. Senza contare che i residui della combustione di rifiuti danneggiano anche la stufa stessa. Un vecchio e saggio detto popolare dice che “la bontà di un attrezzo è nel manico”, tendendo conto che nessun attrezzo è migliore della mano che lo governa.
Per far funzionare bene la nostra stufa?• Avere una stufa adatta alla combustione del legno; • Utilizzare legna secca e non trattata; • Bruciare pezzi di legno di grandezza adeguata; • Assicurare che il tiraggio sia sufficiente. • Bruciare esclusivamente legna allo stato naturale (cioè non trattata, non verniciata e ben asciutta) e stagionata da almeno due anni. • Pellets e trucioli solo negli appositi impianti. 
Segnali di una buona combustione: • Fumo quasi invisibile; • Nessun odore; • Cenere grigio chiaro o bianca; • Poca fuliggine nei camini; • Fiamme blu o rosso chiaro.

ATTENZIONE! Mai usare una stufa come inceneritore: residui alimentari, giornali patinati, legni verniciati o trattati in qualunque modo, plastica o altre sostanze sintetiche non devono MAI essere gettati nel fuoco di qualunque tipo di stufa o camino. Chi brucia altri materiali mette a dura prova la propria stufa, i propri polmoni, l’intonaco della stanza e la pazienza dei vicini . Una stufa è in definitiva un attrezzo, che trasforma l’energia da una forma ad un altra: occorre una mano esperta e paziente e l’osservanza di alcune indicazioni per trarne il meglio. Infatti la mancanza di aerazione forzata e di un sistema di filtraggio, le basse temperature di combustione (solo negli inceneritori dei rifiuti si riescono a superare i 1.000°C) fanno sì che nelle nostre stufe si formino gas particolarmente nocivi.
I RIFIUTI CHE BRUCI SONO VELENO CHE RESPIRI!
 Una questione di salute! Molti rifiuti, che siano legno, carta, materiali sintetici o materiali composti, contengono metalli pesanti (cadmio, piombo, zinco, rame, cromo, ecc.) e alogeni (cloro, fluoro). La combustione non appropriata fa si che queste sostanze si liberino nell’aria, producendo nel contempo altri derivati nocivi come ossidi d’azoto, acidi cloridrici, idrocarburi, diossine e furani. Il danno causato a tutti gli esseri viventi è rilevante. Gli effetti sulla salute sono molteplici, dalle affezioni respiratorie all’incremento del rischio di ammalarsi di cancro. Vista l’altezza non elevata dei camini domestici il danno è maggiore per le immediate vicinanze.
Cosa succede se non brucio solo legna allo stato naturale... 
1) Un cocktail di gas nocivi nell’aria, nelle abitazioni e nel terreno Bruciare in modo errato provoca la produzione immediata di un cocktail di gas nocivi di cui una notevole quantità rimane all’interno dell’abitazione stessa. L’incenerimento di legna in modo non appropriato danneggia l’ambiente per le sostanze nocive contenute nei fumi, che vengono assorbite dagli esseri viventi attraverso la respirazione, ma anche per quelle contenute nelle ceneri, le quali molte volte vengono utilizzate come fertilizzanti e contribuiscono all’inquinamento del suolo e della falda. Cosa è vietato dalla legge? Non possono essere bruciati né all’aperto né in stufe domestiche o caminetti i rifiuti di qualunque tipo, compresi... • Carta, cartoni (che sono riciclabili). E’ opportuno utilizzare la carta solo nella misura necessaria per l’accensione. Per lo smaltimento di carta e cartoni si raccomanda perciò la raccolta differenziata. • Imballaggi, cartoni del latte e simili (es Tetra Pak) 
2) Minore durata degli impianti I gas e gli acidi particolarmente aggressivi che si formano dalla combustione di rifiuti sono responsabili della notevole riduzione della durata delle stufe. Ciò comporta che già dopo pochi anni tali impianti di riscaldamento debbono essere sostituiti. Nessuna stufa a legna sopporta a lungo i rifiuti. I costi di risanamento sono elevati e superano di gran lunga i costi per lo smaltimento corretto. Ad essere più costosa è anche la manutenzione e la pulizia, a causa delle incrostazioni che si formano all’interno della stufa. 
3) La cenere diventa un fertilizzante pericoloso Solo la cenere derivante dalla combustione di legna allo stato naturale può essere utilizzata, in piccole quantità, come fertilizzante per il giardino. Il suo utilizzo come fertilizzante nel giardino nuoce in modo rilevante al suolo e tramite la catena alimentare anche agli esseri viventi, perché il suolo, le piante e tutto ciò che coltiviamo assorbono le sostanze nocive che poi troviamo nei cibi sulle nostre tavole. La cenere in eccesso deve essere smaltita attraverso la raccolta dei rifiuti domestici.
Piccolo sforzo, grandi risultati! 
Uno smaltimento corretto riduce in modo rilevante l’emissione di sostanze nocive nell’atmosfera. Le analisi dimostrano che la combustione di rifiuti in caminetti o in stufe a legna libera nell’aria una quantità di diossina 1000 volte superiore rispetto a quanto avverrebbe negli impianti di incenerimento dei rifiuti. Inoltre solo questo tipo di impianti è dotato dei filtri prescritti dalla legge. Tutti gli altri tipi di rifiuti vanno eliminati unicamente attraverso la raccolta differenziata, in modo da garantire uno smaltimento rispettoso della salute e dell’ambiente. appa.provincia.tn

l'inceneritore di Macomer 



L'inceneritore di Macomer è sovradimensionato. Bruceranno i rifiuti di altre Regioni. L'interrogativo è giustificato dal fatto che secondo quanto stabilito dallo Sblocca Italia l'immondizia potrà passare da una regione all'altra.
L'assessore all'Ambiente (PD) l'ha detto: il nuovo inceneritore di Macomer si farà. Un impianto sovradimensionato e pazienza se i conferimenti calano. Perché la Regione lo vuole fare? L'impianto potrà in futuro smaltire rifiuti in arrivo da altre regioni? Intanto Medici per l'Ambiente ribadisce: "Un sardo su tre vive in zone inquinate".
unionesarda
Da L'Unione sarda. Migaleddu: un sardo su tre vive in una zona inquinata 
Il presidente di Medici per l'Ambiente replica all'assessore Donatella Spano
Che la Sardegna sia la Regione più contaminata d'Italia, è un fatto. Come se non bastasse, spiega il presidente di Isde Sardegna (Medici per l'Ambiente), Vincenzo Migaleddu, "le sostanze tossico-nocive producono effetti in un'area ben più vasta dei 440mila ettari certificati". In che modo? "Attraverso le catene biologiche e alimentari". In pratica, gli inquinanti dispersi dai camini degli inceneritori e che si accumulano nell'ambiente, dove ci sono pascoli, vengono ingeriti dal bestiame e quindi trasferiti nel latte, in quanto principale mezzo di eliminazione delle tossine dall'organismo animale, si accumulano nel grasso animale e si concentrano nei prodotti lattiero-caseari. "È sconcertante la scarsa conoscenza di queste tematiche da parte di un assessore all'Ambiente".
Nei giorni scorsi assessore all'ambiente Donatella Spano aveva annunciato il potenziamento dell'impianto di Tossilo come utile per introdurre "ulteriori presidi ambientali che consentiranno di avere emissioni decisamente inferiori rispetto a quelli previsti, in particolare per polveri e diossine". Ma quando mai, ribatte Migaleddu: "Le emissioni di diossina nell'aria aumenterebbero del 13 per cento". E comunque, "a sentire l'assessore dire che il potenziamento dell'inceneritore è la soluzione per la diossina, è come dire che il problema è l'assessore". Restando a Tossilo, il presidente di Isde ricorda che "in un raggio di 20 chilometri, ci sono ben 1370 aziende di allevamenti bovini e ovicaprini con quasi duemila addetti, che stanno investendo sul biologico ma non potranno accedere alla relativa certificazione proprio per la presenza di un sistema di incenerimento".
Non si salva nemmeno Francesco Morandi: "Abbiamo un assessore al Turismo che sta portando all'Expo un'immagine della Sardegna legata alla longevità. Un'immagine falsa, riferibile al limite alla Sardegna pre-industriale. Nell'Isola 41 comuni sono compresi nei due Sin di Porto Torres/Sassari e Sulcis Iglesiente/Guspinese. Poco più di un sardo su tre, dunque, vive in un sito contaminato". Come dovrebbe comportarsi, allora, la Regione? "Occorre sperimentare nuovi modelli di sviluppo che partano dal presupposto intoccabile del benessere (fisico e psicologico, così come lo intende l'Organizzazione mondiale della sanità), anche perché la Costituzione tutela il diritto alla salute. Lavoro e sviluppo vanno promossi in sintonia con gli interessi collettivi e non di pochi e grossi gruppi di potere".Roberto Murgia



Note di Sa Defenza:

1] Il profilo dell'assessore regionale dell'Ambiente, Donatella Spano.
Donatella Spano (tecnico del presidente, Ambiente): 56 anni di Sassari, docente di Scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali dell'Università sassarese.


2] Siamo convinti che la Regione Sardegna, oltre a rinunciare alla costruzione di Inceneritori, deve impegnarsi in una sorta di campagna contro l'uso improprio delle stufe e dei caminetti di casa , sia nella scuola per educare i giovani ma anche con una pubblicità a tutto campo sui media sardi per informare sui danni che produce, bruciare plastiche oltre agli altri materiali vietati, sulla salute pubblica. 

martedì 23 ottobre 2012

Agenda 21.

Agenda 21.

Un documento politico del 1991, preparato per la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED), delinea una strategia per il trasferimento di ricchezza in nome dell'ambiente da attuare nel corso di 35 o 40 anni.
Nat Mastropietro
Il "percorso virtuoso verde" dell'O.N.U. porta dritto al genocidio


Jurriaan Maessen
Infowars.com
October 17, 2012

Tutti i bracci della dittatura scientifica sembrano muoversi all'unisono. Ultimamente sentiamo ripetute richieste di de-industrializzare il mondo occidentale da parte dell'élite globale. Inoltre un tentativo è stato fatto da parte dell'élite di integrare le cosiddette "questioni demografiche" in altre questioni come la povertà, il cambiamento climatico "" ed altre profezie di sventura necessarie per portare a termine antica l'utopia eugenetica. 





Con l'obiettivo di precipitare l'umanità in una nuova era agraria, e spopolare il pianeta nello stesso tempo, l'elite globale ha preso un approccio ad ampio respiro che l'auto-nominatosi eco-socio-economista, professore Ignacy Sachs, ha eufemisticamente definito un "percorso virtuoso verde", più comunemente noto come Agenda 21.



Un documento politico del 1991, preparato per la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED), delinea una strategia per il trasferimento di ricchezza in nome dell'ambiente da attuare nel corso di 35 o 40 anni. E' evidente che si tratta di un documento visionario che descrive fase per fase la strada verso la dittatura "eco-sostenibile" del mondo. Come il professore Sachs afferma nel suo articolo:
"Per essere attuabili, le strategie dovrebbero coprire l'arco temporale di diversi decenni. Trentacinque-quarant'anni sembrano un buon compromesso tra la necessità di dare il tempo necessario alle trasformazioni pianificate e le incertezze causate dal prolungamento del lasso di tempo. 





"Nel suo lavoro nei prossimi 40 anni: strategie di transizione verso il percorso virtuoso Verde: Nord / Sud / Est / Global , Sachs descrive accuratamente non solo il lasso di tempo previsto per realizzare una società globale, ma anche ciò che è opportuno per garantire la "stabilizzazione dell popolazioni":
"Il fine di stabilizzare le popolazioni del Sud del mondo attraverso semplici campagne per il controllo delle nascite e la distribuzione di contraccettivi,invece di mezzi come guerre o epidemie, si è rivelato abbastanza inefficiente."



Nella prima parte della descrizione (retrospettivamente) stranamente accurata degli eventi in corso , Sachs punta sulla ridistribuzione della ricchezza quale unica strada percorribile verso la stabilizzazione della popolazione e, come lui stesso lo definisce, un "mondo virtuoso verde". Il professore: "La via d'uscita dal doppio legame della povertà e   distruzione ambientale richiede un periodo abbastanza lungo di maggiore crescita economica per sostenere le strategie di transizione verso il percorso verde virtuoso di ciò che è stato chiamato a Stoccolma ecosviluppo e da allora ha cambiato il suo nome nei paesi anglosassoni in sviluppo sostenibile. "



"(...) Un buon grado di accordo sembra esistere, quindi, per il percorso di sviluppo ideale da seguire fino a quando non riusciamo a stabilizzare la popolazione mondiale e, al tempo stesso, ridurre notevolmente le disparità oggi prevalenti." , afferma il professore.
"Più saranno audaci le iniziative intraprese nel prossimo futuro", afferma Sachs, "più breve sarà l'intervallo di tempo che ci separa da uno stato stabile. Soluzioni radicali devono affrontare la radice del problema e non i sintomi. Teoricamente,i tempi della transizione potrebbero essere accorciati mediante misure di redistribuzione di beni e di reddito. "



Sachs mette in evidenza le difficoltà nell' attuazione di tali proposte politiche (perchè l'umanità tende a non fidarsi di qualsiasi governo nazionale o transazionale che voglia ridistribuire la sua meritata ricchezza). Si propone pertanto che tali misure siano attuate gradualmente, seguendo una strategia meticolosamente pianificata:
"La prospettiva pragmatica è di una transizione estesa nell'arco di diversi decenni."



Nel secondo sotto-capitolo "Le cinque dimensioni dell'Ecosviluppo", il professor Sachs riassume le dimensioni principali di questa mossa ben delineata per fare dell'Agenda 21 una prospettiva futura reale. La prima dimensione che tocca è la "sostenibilità sociale":
"L'obiettivo è quello di costruire una civiltà con maggiore equità nel patrimonio e nella distribuzione del reddito, al fine di migliorare in modo sostanziale i diritti delle grandi masse di popolazione e di ridurre il divario nel tenore di vita tra chi ha e chi non ha".
Questo certamente implica la riduzione del tenore di vita del "NORD" (USA, Europa) e l'innalzamento di quello delle nazioni in via di sviluppo ("Il Sud e l'Oriente"). Ciò dovrebbe essere realizzato attraverso quella che chiama Sachs "Sostenibilità economica": "Resa possibile da una più efficiente allocazione e gestione delle risorse e da un flusso costante di investimenti pubblici e privati."



La terza dimensione descritta dal professore è la "sostenibilità ecologica", che, tra l'altro, limiti "il consumo di combustibili fossili e di altri prodotti facilmente esauribili o dannosi per l'ambiente, sostituendoli con risorse rinnovabili e / o abbondanti e rispettosi dell'ambiente, riducendo il volume di inquinanti per mezzo del risparmio energetico e delle risorse ed il riciclaggio e, ultimo ma non meno importante, la promozione dell'autolimitazione nel consumo materiale da parte dei paesi ricchi e degli strati sociali privilegiati in tutto il mondo ";



Al fine di rendere questo possibile Sachs sottolinea la necessità di "definire le regole per un'adeguata protezione ambientale, la creazione di meccanismi istituzionali e la scelta di strumenti economici, giuridici e amministrativi necessari per l'attuazione delle politiche ambientali."



Dimensione 4: "La sostenibilità territoriale":
"Diretto alla realizzazione di una configurazione rurale-urbano più equilibrata di e una migliore distribuzione territoriale degli insediamenti umani e delle attività economiche (...)".



La quinta ed ultima dimensione descritta nel documento di politica delle Nazioni Unite è la "sostenibilità culturale": "alla ricerca delle radici endogene dei processi di modernizzazione, in cerca del cambiamento nella continuità culturale, traducendo il concetto normativo di ecosviluppo in una pluralità di soluzioni locali, specifici all'ecosistema, specifici alla lingua ed ai siti".



Ma per rendere reale questa nuova direzione per il mondo, Sachs sottolinea ancora una volta l'importanza dell'attuazione graduale nel tempo. Come disquisire se sia meglio bollire la rana lentamente oppure gettare il povero animale nella padella bollente:
"Anche se sappiamo dove vogliamo arrivare, il problema operativo è: come si procede nel mettere l'umanità sul sentiero di sviluppo virtuoso vero e proprio, socialmente responsabile e in armonia con la natura. Si sostiene che UNCED 92 dovrebbe dare grande attenzione alla formulazione di strategie di transizione che potrebbero diventare il punto centrale dell'Agenda 21 ".



Agenda 21: la strategia delle Nazioni Unite per ridistribuire la ricchezza accumulata dal "Nord", al fine di creare una società mondiale completamente "equilibrata"-sotto gli auspici delle Nazioni Unite, naturalmente, e delle banche centrali private che lo controllano. Questo può avvenire solo attraverso la distruzione della classe media. Una improvvisa ridistribuzione ed industrializzazione non può essere realizzabile perchè la classe media si ribellerebbe immediamente. Pertanto, Sachs sostiene la necessità di una lenta, graduale ed attentamente pianificata dissoluzione della classe media fase per fase:
"Per essere attuabili, le strategie dovrebbero coprire un arco temporale di diversi decenni. 





Trentacinque-quarant'anni sembrano un buon compromesso tra la necessità di dare il tempo necessario alle trasformazioni e le incertezze causate dal prolungamento del lasso di tempo. La riconversione delle industrie, anche in periodi di rapida crescita, richiede da dieci a venti anni. La ristrutturazione e l'espansione delle infrastrutture richiede diversi decenni e questo è un settore di cruciale importanza dal punto di vista ambientale. "



Poi Sachs fà la sua affermazione più scioccante: "Tuttavia, il motivo più importante per prendere in considerazione le strategie di transizione per un periodo minimo di trentacinque-quarant'anni deriva dalla non-linearità di tali strategie, che devono essere concepite come una successione di cambiamenti di priorità nel tempo. Un buon esempio è fornito dalla transizione delle popolazioni. Il fine di stabilizzare le popolazioni del Sud del mondo con mezzi diversi da guerre o epidemie, solo attraverso campagne per il controllo delle nascite e la distribuzione di contraccettivi si è rivelata abbastanza inefficiente. "



Sachs sostiene che "un programma accelerato di sviluppo sociale ed economico delle aree rurali dovrebbe essere la priorità assoluta nella prima fase di un programma realistico di stabilizzazione delle popolazioni." Chi o che cosa coordinerà tutto questo, secondo Sachs, e in che modo le Nazioni Unite prenderanno il controllo?
"Le soluzioni", dice Sachs, "possono variare in termini di audacia e possono assumere la forma di accordi mondiali, multilaterali o bilaterali." Queste disposizioni dovrebbero, per quanto riguarda Sachs, garantire "almeno parzialmente l'automatismo dei trasferimenti finanziari mediante meccanismi fiscali, che si tratti di una imposta sul reddito di piccole dimensioni o di una serie di imposte indirette su beni e servizi la cui produzione e consumo hanno impatti ambientali significativi. "



Nel corso del tempo, a poco a poco, queste tasse dovrebbero aumentare:
"Partire con una operazione uno per 10.000 e l'aumento delle imposte in modo da raggiungere l'uno per mille in dieci a venti anni sembra una proposta abbastanza realistica, tanto più che il sistema crea un mercato interessante per le imprese private coinvolte in ricerca e sviluppo. "



Leggendo tutto questo, la domanda su quale entità dovrebbe prendere il controllo non è difficile rispondere. Sachs: "Al fine di creare la massima sinergia tra le strategie nazionali e le azioni globali, le Nazioni Unite dovrebbero creare un forum per la discussione e la valutazione periodica di tali strategie e una pianificazione della ricerca, il monitoraggio e la flessibilità degli impianti per metterli in una prospettiva globale. (... ). Il forum dovrebbe avere un'equa rappresentanza di tutti i principali attori coinvolti: i governi, i parlamenti, i movimenti dei cittadini e il mondo delle imprese. Data la sua importanza, dovrebbero essere portate da agenzie specializzate in un posto centrale nel sistema delle Nazioni Unite. "



Questo quasi letteralmente fa eco al recente appello di un gruppo di scienziati per il Summit 2012 delle Nazioni Unite sulla Terra per creare "un Consiglio per lo sviluppo sostenibile all'interno del sistema delle Nazioni Unite per integrare la politica sociale, economica e ambientale a livello globale."



L '"equa rappresentanza" di cui parla Sachs è naturalmente solo un pretesto per portare tutti a bordo. Come il "testo danese", elaborato per la conferenza di Copenaghen alla fine del 2009, illustra chiaramente, il FMI e la Banca Mondiale avranno sempre l'ultima parola nella costruzione di un sistema internazionale.



L'altro, elemento più sinistro dell'Agenda 21 è, naturalmente, lo sforzo concertato da parte delle élite globali, attraverso trattati multilaterali e regolamenti, non solo per controllare le popolazioni di tutto il mondo, ma per abbattere le stesse popolazioni.



Blog Jurriaan Maessen è Explosivereports.com

domenica 19 gennaio 2014

L'ambiente , la salute e il governo che sta con la morte..


“Ci sono uomini che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili” (B. Brecht, Vita di Galileo).  Michelangiolo Bolognini era uno di questi. Infaticabile, competente, generoso, intransigente contro l’ambientalismo di facciata: è questa l’immagine che emerge dai numerosi attestati di stima e di dolore che hanno fatto seguito alla sua morte, il 25 agosto scorso. Lo ricordano al loro fianco nelle lotte contro gli inceneritori e le discariche numerosi comitati di base, associazioni e gruppi impegnati nella difesa dell’ambiente e della salute, oltre ovviamente all’ ISDE e a Medicina Democratica, le associazioni in cui militava.
Quello che segue è il suo intervento al Convegno “Il rischio corre sul filo. Inquinamento elettromagnetico e nocività  nei luoghi di lavoro. Il caso dei lavoratori delle ferrovie”, tenutosi a Rimini il 19/10/02. Ne avevo la sbobinatura, e ci ho pensato un po’ prima di pubblicarla, visto che non mi è più possibile chiedergli il parere o le eventuali correzioni. Ma alla fine ho deciso di non tenermela per me: la sua eredità è nelle conoscenze che ha voluto trasmetterci. E’ bene raccoglierle e metterle in circolo (seguono al suo intervento alcuni  links a suoi scritti disponibili in rete).
PS  Medicina Democratica ha aperto una sottoscrizione per finanziare una borsa di studioin sua memoria,  da devolvere a uno studente che si proponga di analizzare con efficacia i modi con i quali oggi si manifesta in concreto, nell’ambito della medicina e della ricerca biomedica, la “Non Neutralità della Scienza”.
Intervento di Michelangiolo Bolognini (ASL di Pistoia) al Convegno “Il rischio corre sul filo. Inquinamento elettromagnetico e nocività  nei luoghi di lavoro. Il caso dei lavoratori delle ferrovie”, tenutosi a Rimini il 19/10/02″
Mi presento brevemente. Sono un medico igienista, anche igienista del lavoro, ma professionalmente mi occupo di sanità pubblica più che di patologie occupazionali. Mi sono ritrovato abbastanza per caso a dare una mano ad alcune cause di lavoro per quanto riguarda il problema dei campi elettromagnetici nelle Ferrovie. Tra l’altro io sono un ex scettico sui campi elettromagnetici, vale a dire, fino a qualche anno fa’ mi sono sempre interessato soprattutto di rischio chimico e diffidavo molto dall’enfatizzazione sulla problematica dei campi elettromagnetici. Un po’ per caso l’incontro con alcuni personaggi a Firenze in un incontro pubblico mi ha un po’ aperto gli occhi.
Avevo preparato due tipi di relazione, di cui una riguardava la problematica dei ferrovieri per quanto riguarda i rischi da campi elettromagnetici, e questa relazione la lascerò agli atti.
Vorrei partire adesso riprendendo la frase di Gallori, noi qui facciamo suonare le nostre campane però bisogna essere ben consapevoli che da ben altre parti suonano delle trombe. Vi dico subito che non ci sono notizie buone su quella che è la strategia messa in atto dalla controparte. Ad esempio considero che la valutazione che lo IARC fa di 2B per i campi elettromagnetici non è una vittoria bensì una grandissima fregatura. Io non voglio essere catastrofista; che poi si possa utilizzare tutto per impostare una battaglia che possa essere anche vincente è un altro paio di maniche.
Riprendendo il discorso di quel medico che dice che tanto ci adatteremo a tutto, guardate che quell’esempio non è campato in aria: è la filosofia, è la cultura che si respira oggigiorno. Quando si parla di lotta e di ricerca contro il cancro, si sta impostando esattamente questa strategia a tutti i livelli: una strategia nata con il presidente Richard Nixon, quando nel 1971 ha impostato la famosa “guerra contro il cancro”, dicendo che se si davano soldi per la ricerca contro il cancro (soldi finalizzati a due tipologie di ricerca: sull’affinamento diagnostico e sul miglioramento dei mezzi terapeutici e non altro) si doveva arrivare alla sconfitta del cancro entro il 1990. Siamo arrivati al 2000 e questa strategia è completamente perdente, perdente dai fatti.
Ci dicono che i tumori sono in diminuzione ma non è vero. Com’è che si fa a dire che i tumori maligni sono in diminuzione nel mondo occidentale? Facendo dei confronti sulle popolazioni standard. La popolazione standard è una popolazione che non esiste, è una popolazione in cui si pesano le varie fasce d’età in un certo modo: si taglia praticamente tutto quello che c’è sopra i 65 anni e si fa alla svelta quindi a dire che i tumori sono in diminuzione. Poi esiste ovviamente un tumore che è in diminuzione, quello polmonare nei maschi, questo non perché sia migliorata la ricerca scientifica o ci siano dei mezzi diagnostici ma semplicemente perché è diminuita l’abitudine al fumo nei maschi. E’ questa la grossa innovazione tecnologica!
Quindi, ritornando al ragionamento che fa quel medico, esprime semplicemente “l’aria che si respira” di questi tempi, perché tutti i fondi raccolti vanno a finire in ricerche che hanno come filosofia quella di adattare l’uomo ad un ambiente sempre più degradato, alle brutte facendogli venire le branchie per tornare nell’acqua, sempre che l’inquinamento dell’acqua sia più accettabile di quello dell’aria. C’è poco da ridere.
Un’altra problematica venuta fuori in questa discussione è il problema dei controlli. Qui si tratta di ritardo culturale italiano veramente pazzesco. Noi abbiamo diviso nel 1993 la Sanità separando la Salute dall’Ambiente, facendo un’operazione culturale tutta in perdita, su questo bisogna essere chiari. Paradossalmente, 2 anni prima, negli Stati Uniti era stato creato l’Istituto Nazionale sulla Salute dell’Ambiente, istituzione pubblica che però non ha funzioni di controllo (essendo stati eliminati i controlli dall’amministrazione Reagan, dopo che l’amministrazione Carter li aveva potenziati, è stato eliminato anche l’Ispettorato del Lavoro Federale). Mentre gli Stati Uniti rendendosi conto del problema sanitario in campo ambientale facevano nascere le agenzie ambientali, come l’Agenzia Ambientale Federale che tra l’altro funziona relativamente bene con tutti i limiti politici che ci sono, noi in Italia invece, che avevamo una normativa anche più avanzata, quella della riforma sanitaria del 1978, facevamo passi indietro separando salute e ambiente.
Ancora sul problema dei controlli: se io chiedo alla mia Usl di dotarmi di strumentazione per la misurazione dei campi elettromagnetici, mi sento rispondere di rivolgermi all’Arpa, l’Arpa di Pistoia non la possiede, quelle di Livorno e di Firenze ce l’hanno ma con liste di attesa di due anni. Questi sono dati reali. Perché l’unica struttura pubblica dove si deve risparmiare è quella sui controlli.
Nessuno si scandalizza nel nostro paese che il diritto alla proprietà (non un diritto costituzionale, mentre quello alla salute lo è) abbia come difensore sei o sette polizie, mentre sembra normale che per tutelare l’ambiente, oltre all’Usl e all’Arpa, non ci possono essere strutture adeguatamente competenti. Non parliamo delle guardie ecologiche volontarie, che secondo me non combinano niente, perché ci vogliono professionisti per fare queste cose, e tra l’altro ci vogliono controlli incrociati. Per quanto riguarda la pubblica sicurezza non c’è mai una polizia unica, ce ne sono almeno due (in Italia la polizia e i carabinieri, in Francia la gendarmeria e la polizia), semplicemente per scongiurare il monopolio dei controlli. La stupidaggine invece che è passata nelle teste dei nostri politici ( che per altro è frutto invece di una strategia ben precisa, bisognerebbe ricostruirla ma non mi sembra oggi il caso) è quella di azzerare la possibilità di controlli incrociati.
C’è stato un caso eclatante in Toscana, invito tutti a rifletterci, è il caso dell’inquinamento del fiume Merse. Questo fiume era pulitissimo, quello del mulino bianco della pubblicità per intendersi, ed è stato inquinato da industrie del gruppo Eni. Questo inquinamento è stato tirato fuori dalla volontà personale di due o tre persone, cittadini, che hanno sbugiardato i dati falsi dell’Agenzia Regionale Toscana. C’è stata anche una querela. Quindi attenzione, sul discorso dei controlli anche qui c’è una responsabilità ben precisa, perché non ci sono solo i luoghi di lavoro ma anche i luoghi di vita, dove non vedo perché io, che ho compiti di polizia amministrativa, non debba avere un laboratorio di cui mi fido, e debba utilizzare un laboratorio invece di cui io non ho la possibilità di controllare perlomeno la filiera o l’affidabilità.
Riguardo al problema dei dati per l’indagine epidemiologica, mi sento di poter fare una proposta intermedia, quella del registro tumori su base regionale, che sarebbe un piccolo passo avanti. Il mio assessore regionale, della Toscana, mi sembra che l’abbia recepita positivamente. Sembra infatti abbastanza inconcepibile che si facciano registri tumori di province mentre bisognerebbe farli regionali, come accade tra l’altro già in Piemonte. In tal modo si migliorerebbe la qualità del dato, quando si parla di cancro, e si darebbero strumenti gestionali di governo a chi gestisce la sanità, perché si danno sicuramente dati più affidabili di quelli che sono i dati che vengono fuori dai certificati di morte.
Andando al sodo, vorrei parlare delle strategie in campo che ci sono per quanto riguarda soprattutto uno degli effetti più interessanti dei campi elettromagnetici, non dimenticando però che i campi elettromagnetici hanno anche altri effetti. quelli che hanno riferimento normativo sono gli effetti termici, vale a dire quanto soprattutto le alte frequenze possono causare prima di riscaldare un tessuto: ci sono veli cronici, cataratta, disturbo del sonno e soprattutto i rischi cancerogeni a bassa ed alta frequenza. Nella normazione di un cancerogeno fisico ci siamo comportati storicamente in modo diverso rispetto a quelle che sono le norme di un cancerogeno chimico. Vedremo le differenze.
Intanto, qual è la storia della norma sul cancerogeno fisico? In modo un po’ suggestivo l’ho definita “l’eredità avvelenata dell’energia atomica”, perché è collegata alla nascita dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che ora va molto di moda per i controlli nel Nord Corea e nell’Iraq. Questa nasce dopo l’OMS, nel 1956, ed ha come mandato quello di promuovere l’industria nucleare ai fini pacifici. C’è un contrasto l’anno dopo nel 1957 con l’OMS, e purtroppo nell’accordo che viene fatto nel 1959 l’OMS rinuncia al suo ruolo di valutazione degli effetti sulle radiazioni nucleari. Non a caso la prima valutazione che viene fatta sulle radiazioni nucleari è quella su l’uranio impoverito due anni fa. Da allora l’OMS non si è mai più occupata di radiazione nucleare. Non è ozioso fare un discorso del genere, perché quando si parla di campi elettromagnetici il modello mutuato è quello dell’energia nucleare. Si tratta in ogni caso di radiazioni, anche se molto diverse.
Vediamo quali erano i criteri di protezione sanitaria in campo di radiazioni nucleari, che sono stati fissati, vi ricordo, non da strutture sanitarie ma aziendali, si potrebbe dire brutalmente, perché l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha come finalità la promozione dell’energia nucleare. Questo cosa ci dice in pratica? Che viene permessa l’esposizione sia della popolazione che dei lavoratori ad un cancerogeno. Questo è il criterio di massima che è sempre stato sancito dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Tra l’altro si permette un’esposizione professionale che è abbastanza superiore a quella della popolazione in generale. Ci sono delle giustificazioni a questi criteri, perché si pensa che tutto sommato abbiamo uno scarso numero di esposti. Gli esposti della popolazione per quanto riguarda queste radiazioni sono coloro che abitano in prossimità delle centrali atomiche o di trattamento per quanto riguarda i combustibili. C’è poi il problema dell’esposizione di eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e l’eventuale esposizione combinata più fattori di rischio. Sono argomenti di cui ha già parlato Soffritti: esiste una fascia di popolazione, dal 5 al 16 %, che è estremamente sensibile ai cancerogeni perché ha meccanismi di riparazione del Dna alterati, ed è molto importante difficile dare in questi casi un qualsiasi valore limite.
I criteri per stabilire i limiti dei campi elettromagnetici sono stati ripresi dai criteri per le radiazioni nucleari, infatti anche qui per i campi elettromagnetici a bassa frequenza si considera che abbiamo ugualmente uno scarso numero di esposti tra la popolazione in generale, a parte l’esposizione professionale. E’ un argomento controverso perché ci sono tutta una serie di fonti che sono poco normate. Per i campi elettromagnetici ad alta frequenza abbiamo al contrario un alto numero di esposti per ora solo volontari, vale a dire gli utilizzatori dei cellulari, però involontari nel futuro grazie al decreto Gasparri. Sulle differenze biologiche tra reazione nucleare e campi elettromagnetici, i secondi sono probabilmente dei deboli cancerogeni perché non hanno come le radiazioni ionizzanti, ossia le radiazioni nucleari per intendersi, un danno diretto sul Dna, sul nostro codice genetico. Probabilmente il meccanismo d’azione è molto più complicato, quindi anche più difficilmente valutabile.
Ci sono alcune critiche da fare, come la mistificazione di quell’organismo pseudoindipendente, citato dal decreto Gasparri. L’Incrip, nata sul calco dello stesso organismo che c’è per le radiazioni nucleari, è un’associazione tra vari esperti, non particolarmente del campo sanitario o che si occupano di protezione, ma soprattutto fisici e ingegneri nucleari. La finalità di questo organismo non è la protezione dei lavoratori o della popolazione ma la promozione della tecnologia dei campi elettromagnetici. E’ un po’ come far fare certe valutazioni alla controparte.
Importante è poi la differenza tra possibili e probabili cancerogeni. In una pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità del 2001 Lagorio e Salvan facevano un’affermazione abbastanza ingenua se non disarmante, sostenendo che le evidenze epidemiologiche relative alla possibile associazione tra campi elettromagnetici a 50 herz ed il rischio leucemie infantili, apparse abbastanza consistenti nella seconda metà degli anni novanta, sono state indebolite dai risultati scientifici più recenti. Questa affermazione è in falsa. In effetti sono state molto demolite le affermazioni dell’evidenza scientifica sulle radiazioni non ionizzanti come cancerogeni, ma non dai risultati scientifici più recenti bensì da una campagna messa in atto in modo molto intelligente per far spostare la classificazione di questi campi elettromagnetici, che nei primi anni novanta erano stati classificati dall’Istituto Superiore di Sanità come probabili cancerogeni, a possibili cancerogeni. Non è una differenza da poco questa, perché il probabile cancerogeno, da un punto di vista anche normativo, è di fatto un cancerogeno. Il possibile cancerogeno è invece un limbo, è un’arma molto più debole rispetto al probabile cancerogeno.
A questo proposito cito un episodio interessante per vedere come anche degli studiosi seri si salvano l’anima o almeno credono di farlo. Il direttore di quell’organismo suddetto nato nel 1991 negli Stati Uniti per studiare i rapporti tra salute e ambiente in un’affermazione al Congresso degli Stati Uniti nel giugno del 1999 si esprime così: . Questa motivazione all’origine era più lunga ed io l’ho riassunta. Il senso è questo, dice chiaramente che ci sarebbero prove scientifiche per quanto riguarda le leucemie infantili e tumori professionali, però purtroppo mancano le prove sugli animali. Come se la normativa dovesse tutelare gli animali, paradossalmente.
Gli esperti, invece, del National Royal Protection Board inglese, l’ente di protezione radiologica inglese, presieduta da un illustrissimo epidemiologo, dicono: . Si salvano sulla “chiara evidenza” ma si entra nell’opinabile con questi termini.
Da questi precedenti scaturisce il recentissimo volume numero 80 delle monografie dello IARC, che definisce i campi magnetici a bassissima frequenza come possibili cancerogeni per l’uomo. Lo IARC è una struttura dell’OMS con sede a Lione, ed è l’agenzia internazionale più prestigiosa per quanto riguarda le classificazioni dei cancerogeni. Sintetizzando qui si classificano i cancerogeni in 4 gruppi. Per il primo gruppo si definiscono le “sostanze cancerogene; è stata stabilita una relazione causale tra l’esposizione dell’uomo ed il tumore”. Nel secondo gruppo ci sono 2 sostanze, una con probabile ed una con possibile azione cancerogena negli uomini. Il gruppo 2a definisce“sostanze a probabile azione cancerogena nell’uomo; è stata osservata un’associazione positiva tra esposizione e tumori per la quale è credibile l’associazione causale, nel contempo non possono essere esclusi con ragionevole sicurezza effetti del caso, di preselezione o altri elementi di incertezza, e a una tale situazione si associano dati sufficienti di cancerogenicità per gli animali da esperimento”. Vengono usati termini opinabili come “credibile” oppure “ragionevole sicurezza” che non hanno molto senso in termini scientifici. Invece il gruppo 2b definisce “sostanze a possibile azione cancerogena nell’uomo; esistono prove sufficienti di cancerogenicità negli animali non accompagnate da dati adeguati di induzione di tumori nell’uomo considerato esposto”. Poi ci sono il terzo gruppo, “sostanze non classificabili per la loro cancerogenicità dell’uomo” e il quarto “probabilmente non cancerogeni per l’uomo”.
Vorrei ricordare ancora due significative affermazioni fatte due anni fa, ad un convegno a Bologna sui campi elettromagnetici, da un tale dottor Repacioli, persona abbastanza importante visto che è stato nominato dall’attuale direttore generale dell’OMS come coordinatore del gruppo di lavoro sugli inquinanti ambientali. Tra l’altro ho notato anche che le sue affermazioni, riportate dagli abstract della conferenza, sono state poi abbastanza sfumate negli atti pubblicati.
Questo studioso, nell’ambito di un discorso sulla protezione del pubblico dai campi elettromagnetici, ad un certo punto dice: . I fattori di sicurezza si riferiscono a questa procedura: quando si ha a che fare con un probabile o possibile cancerogeno chimico, se risulta dagli studi sugli animali il valore 1 come dato di cancerogenicità, per lo meno si mette 0,01, almeno 2 fattori di grandezza in meno. Questo è il protocollo dell’Ente Protezione Ambientale degli Stati Uniti.
La seconda affermazione sconcertante, che non ha bisogno di commento, era sul discorso dei principi di precauzione, su cui lui si espresse così: .
A questo punto vorrei concludere proprio con il principio di precauzione, citando la definizione dell’OMS: <è una politica di gestione del rischio, che viene applicata in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica, e riflette la necessità di intervenire di fronte ad un rischio potenzialmente serio in attesa dei risultati della ricerca scientifica>, come a dire, astenersi prima di prendere una decisione. Ci sono le norme europee che dichiarano che (ma anche sanitaria, perché è stata ampliata anche in campo sanitario), è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione in via prioritaria alla fonte dei danni causati all’ambiente e alla salute, nonché sul principio che chi inquina paga> .Vorrei esprimere quella che è la reale applicazione, purtroppo non solo italiana, di queste norme: vale a dire non si può vietare la commercializzazione di un prodotto, l’utilizzo di una tecnologia, a meno che, nonostante la disinformazione anche scientifica, non diventi palesemente insostenibile la sua assenza di nocività. Purtroppo la reale applicazione del principio di precauzione sta diventando questa. Grazie a tutti.


Scritti e interventi
Michelangiolo Bolognini, Gianluca Garetti, Massimo Gulisano, Marco Paganini, VIS di Firenze: la parola a quattro medici della Piana , in Epidemiologia & Prevenzione, anno 30 (4-5) , luglio – ottobre 2006, pp. 298/302.
F. Bartolini, M. Bolognini, E. Burgio, F. Cigala, M. Franchini, G. Filippazzo, A. Galassi, M. Generoso, V. Gennaro , P.Gentilini, F. Laghi, A. Marfella,V. Migaleddu, C. Panizza, M. G. Petronio, L. Pittini, R. Raffelli, G. Rasconi,R. Ridolfi, A. Romanini, R. Romizi, D. Rosetti, G. Timoncini, L. Tomatis, B. Tonelli, G. Vantaggi, V. Vicentini, Inceneritori, salute pubblica e interessi economici: il pensiero di un gruppo di medici in Epidemiologia & Prevenzione, anno 32 (1), gennaio – febbraio 2008, pp.8/11.
Michelangiolo Bolognini, Gianluca Garetti, Valerio Gennaro, Patrizia Gentilini, Giovanni Ghirga, Manrico Guerra, Vincenzo Migaleddu, Mauro Mocci, Celestino Panizza, Critiche al seminario OMS-Europa sui rifiutiin Epidemiologia & Prevenzione, anno 32 (2), marzo – aprile 2008, p.80.
Michelangiolo Bolognini, Inceneritori, propaganda e mercato assistito, 13/06/2008
Michelangiolo Bolognini, Gianluca Garetti, Valerio Gennaro, Patrizia Gentilini, Manrico Guerra, Vincenzo Migaleddu, Celestino Panizza, Giovanni Vantaggi,  Lettera aperta ai colleghi dell’AIE sul documento «Trattamento dei rifiuti e salute», in Epidemiologia & Prevenzione, anno 32 (4-5), luglio – ottobre 2008, p.188.
Michelangiolo Bolognini, Per un ambiente meno nocivo (slides), Ferrara, 25/10/2009.
Michelangiolo Bolognini, L’insostenibile scelta delle centrali a biomasse14/05/10.
Michelangiolo Bolognini,  Relazione sull’inceneritore di Montale, luglio 2010.
Michelangiolo Bolognini, Dalle parole ai fatti: Politici e ricerche nell’Amiata, Abbadia San Salvadore, 29 gennaio 2011.
P. Gentilini, A. Moschetti, E. Burgio, M. Bolognini, S. Raccanelli, A. Cattaneo. Latte materno, diossine e PCB, in “ Medico e Bambino”.  2011;30:510-517  (abstract).
Michelangiolo Bolognini, I cancerogeni nelle acque per uso umano , in Associazione Italiana di Oncologia Medica, Progetto Ambiente e Tumori, 2011, pp. 110/116.


Michelangiolo BologniniL’avvelenamento partecipato in Toscana, in “Il Ponte”, ottobre 2012.
Questo l’augurale saluto che l’amico Michelangiolo avrebbe certamente utilizzato per commentare il terzo (e speriamo ultimo!) “regalo” del Ministro Clini.
Infatti, dopo  il “declassamento” di 18 siti di interesse nazionale da bonificare (Sin), dopo la ripresentazione del decreto sulla combustione dei rifiuti nei cementifici (nonostante la bocciatura in Commissione Ambiente alla Camera) ecco arrivata l’autorizzazione all’esercizio per ben 15 anni per tutti gli impianti con meno di 250 addetti (compresi fonderie, inceneritori, raffinerie) ed il passaggio dai controlli ”amichevoli” del decreto semplificazioni a praticamente alcun controllo, cosa possiamo aspettarci se non di ammalarci sempre più?
Credo che in questi tempi così bui abbiamo più che mai bisogno di esempi alti e testimonianze coraggiose e per questo vorrei ricordare Michelangiolo Bolognini, prematuramente scomparso il 25 agosto scorso. Michelangiolo era un amico straordinario, medico, specialista in Igiene e Medicina Preventiva,  i cui punti  di riferimento erano Giulio Maccacaro, Lorenzo Tomatis, Ivan Illich. Per Michelangiolo la “non neutralità della scienza”, la salute come bene non negoziabile e la prevenzione primaria erano le basi su cui si è fondato tutto il suo impegno umano e professionale. Michelangiolo aveva fatto sue queste parole di Ivan Illich: “La salute è semplicemente una parola del linguaggio quotidiano che designa l’intensità con cui gli individui riescono a tenere testa ai loro stati interni ed alle condizioni ambientali”…mentre per quanto riguarda “un popolo”, la salute dipende …“dal modo in cui le azioni politiche condizionano l’ambiente e creano quelle circostanze che favoriscono in tutti, e specialmente nei più deboli, la fiducia in se stessi, l’autonomia e la dignità”.
La sua intelligenza lucida e raffinata non si fermava mai alle apparenze e nei suoi articoli, sempre puntuali e documentati, infrangeva luoghi comuni e svelava - anche anni prima che diventassero di dominio pubblico - scomode verità (basti ricordare “Camorra di Stato e stato di emergenza, il caso dei rifiuti in Campania”). Umanamente era aperto e generoso, sempre pronto a mettere le sue competenze a disposizione di cittadini e comitati impegnati nel difendere il proprio territorio da insediamenti inutili e nocivi (a cominciare dagli inceneritori di rifiuti, per lui emblema dell’assurdità del nostro tempo), ma il suo rigore morale, i suoi giudizi taglienti, la coerenza con cui difendeva le sue idee, l’insofferenza per ogni forma più o meno larvata di ipocrisia gli crearono non pochi problemi e sofferenze.
Fin dai tempi dell’Università aderì a Medicina Democratica, associazione in cui più di ogni altra vedeva rappresentati i propri ideali e proprio in sua memoria Medicina Democratica ha deciso di aprire una sottoscrizione per finanziare una borsa di studio da devolvere a studente giovane e meritevole. Oggetto della borsa di studio è  l’analisi del rapporto fra scienza e potere e, più specificamente, le modalità con i quali oggi si manifesta nell’ambito della medicina, la “non neutralità della scienza”.
Chi volesse contribuire può farlo! Qui tutte le informazioni su come contribuire.
Ciao Michelangiolo e… Salute, ne abbiamo bisogno!

In questi 15 anni, potrebbe pensare qualcuno, ci saranno però allora frequenti controlli e un rilevante apparato di sanzioni per chi non rispetta le regole. Macché: all’articolo 9 si prescrive che ci sarà solo un monitoraggio annuale sull’attuazione della nuova Aua (vale a dire sul fatto se la semplificazione funziona). Controlli e sanzioni? Non ci sono. Anche stavolta il governo ammette nella sua relazione che entrambi gli erano stati richiesti dalle Regioni, ma – purtroppo anche stavolta – non si può perché ci si è dimenticati di inserirli nel dl Semplificazioni e quindi il regolamento non li può creare dal nulla. E così potranno lavorare per 15 anni praticamente senza controlli robette come inceneritori, discariche, fonderie, raffinerie e impianti pericolosi d’ogni genere. Lo si evince anche dalle correzioni all’articolato originale che Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare: la prima formulazione escludeva infatti dal rinnovo semplificato “scarichi di sostanze pericolose”, “emissione di sostanze cancerogene, tossiche per la riproduzione o mutagene o di sostanze di tossicità e cumulabilità particolarmente elevate” e via dicendo, previsione poi cancellata con un bel tratto nero in orizzontale.
Non bastasse, grazie alla soppressione di un comma del Codice Ambientale, la nuova Autorizzazione unica potrà essere per così dire parcellizzata, ovvero concessa senza “considerare l’insieme degli impianti e delle attività” presenti nello stabilimento che la richiede. Non manca nemmeno qualche elemento pazzoide: le regioni potranno infatti “definire ulteriori criteri per la qualificazione delle modifiche sostanziali” e altri cambiamenti minori, finendo in sostanza per complicare la giungla normativa e costringendo imprese che lavorano su più territori a seguire regole diverse per ottenere lo stesso via libera.
Infine, una nota di colore: il governo che voleva abolire le Province – e il premier che vuole abolirle se gli italiani lo voteranno – ha deciso che il soggetto a cui fa capo il rilascio della nuova Aua saranno… le Province. L’attivismo di fine mandato di Clini, peraltro, non si limita alla deregulation ambientale per le Pmi, ma include un controverso decreto che permetterà ai cementifici di bruciare nei loro impianti il cosiddetto Css (combustibili solidi secondari). Il dl ha avuto il parere contrario della commissione Ambiente della Camera, ma il ministro ha già annunciato che questo non sarà sufficiente a fermarlo: quel parere non è vincolante. La curiosa motivazione dei tecnici del ministero è che molti cementifici già bruciano il petcoke, che è molto più inquinante del Css, quindi con le nuove regole ci sarebbe un miglioramento delle emissioni in atmosfera. Ora, a parte l’idea che il problema dei rifiuti si risolve solo con la combustione, c’è il fatto che bruciando Css i cementifici inquinano assai di più rispetto ai “normali” inceneritori e possono per di più farlo a norma di legge, visto che hanno limiti di emissione più alti. “Clini dovrebbe dare a Monti consigli per l’Agenda green – conclude Bonelli – ma tra decreti sull’Ilva, silenzio assenso per costruire persino in aree protette, tagli ai parchi nazionali e questi ultimi atti può al massimo scrivergli l’Agenda black”.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2013

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