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Sono cinque le Regioni contrarie
Guglielmo Ragozzino
ilmanifesto.it
Una corsa contro il tempo. La legge 99 del 23 luglio 2009, su «Sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia», pubblicata il 31 luglio, poteva essere impugnata dalle Regioni entro due mesi. Trascorso il periodo, il governo avrebbe deciso in totale autonomia dove collocare le sue otto/d

Nella dichiarazione di Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna che si è unito per ultimo alla lista dei ricorrenti compare il concetto di «intesa forte» che si deve stabilire tra Stato e Regione, nel rispetto del ruolo e della funzione di entrambi, in via preliminare a ogni autorizzazione. «Non è possibile che l'eventuale contrarietà di una Regione ad accogliere un impianto possa essere considerata alla stregua di un semplice parere non vincolante. Per questo abbiamo deciso il ricorso alla Corte». Iinsomma, in tema specifico nucleare l'Emilia Romagna non dice né sì né no. Gli ambientalisti avranno il loro da fare per orientare e convincere tutti.
Il governo ha fatto un errore di faciloneria. Si è fidato troppo della disattenzione delle ferie. Non ha tenuto conto della presenza delle associazioni ambientaliste, Wwf, Legambiente, Greenpeace che l'11 settembre hanno inviato una lettera di 12 righe ai presidenti delle Regioni e agli assessori all'Energia e all'Ambiente per ricordare loro che la legge avrebbe escluso i territ
Il Governo aveva anche pensato di sondare il terreno con una serie di indiscrezioni sulle aree da utilizzare per le centrali e per la discarica finale delle scorie nucleari, facendo seguire a ogni indiscrezione una smentita. Pensava di causare sufficiente sconcerto, evitando contrasti da parte delle Regioni: seminare il dubbio e irridere alle preoccupazioni «immotivate», mettendo tutti contro tutti.
La sollecitazione degli ambientalisti conteneva due punti chiave: per legge, l'iter avrebbe scavalcato il «territorio», ridotta la possibilità d'informazione dei cittadini, rischiato di militarizzare gli impianti la cui localizzazione sarebbe stata decisa, prevedibilmente, nei fatti, da operatori privati. Con il secondo punto si richiamavano le Regioni a decidere rapidamente, perché i termini di un possibile ricorso da parte loro alla Corte costituzionale erano in scadenza. Comunque la pensassero, in ordine alle centrali nucleari, toccava a esse Regioni il compito di tutelare la democrazia del paese e la trasparenza della procedura.
La decisione della Corte nel conflitto sollevato dalle Regioni non sarà presa in un lasso di tempo breve. Non, con tutta probab