domenica 30 ottobre 2022

Da un vero Regno a una repubblica privata e fasulla


1847: la truffa della fusione perfetta senza interpellare i sardi
1861: la truffa del regno d'italia che secondo loro estingue il Regno di Sardegna, senza interpellare i sardi
1866: referendum truffa sulla annessione del veneto all'italia
1934: l'italia diventa società privata senza interpellare il popolo
1946: referendum truffa monarchia o repubblica, vince chi ha perso
Da un vero Regno può nascere una repubblica privata fasulla?
"Tutte le trasformazioni che si ebbero, dall'antico Regno di Sardegna ad oggi, furono trasformazioni interne, per le quali si trasformò bensì, e per importanti materie, l'ordine giuridico preesistente, ma senza che questo mai venisse meno, e cedette il luogo ad uno nuovo"
Grazie al materiale diffuso dal prof Francesco Cesare Casula, noi sardi, e nondimeno i cosiddetti italiani, dovrebbero, a rigor di logica, porsi determinate domande.
Una delle domande potrebbe essere la seguente: "La mia persona è veramente un cittadino italiano, e lo stato italiano esiste giuridicamente?"
E siccome la logica non viene esercitata da tutti nella stessa maniera, lasciamo a ciascuno libertà di interpretazione, sempre che l'argomento della fine fasulla del Regno di Sardegna sia di loro interesse.
Oltre al prof Casula, che diffonde documenti sulla truffa del 1861, esiste su quel pantano di social definito facebook, un interessante gruppo che tratta della fine (che fine non è, e non è mai stata) del millenario Regno di Sardegna.

Alla voce "file" https://www.facebook.com/groups/672505412902425/files/ troverete materiale storico abbondante per iniziare discussioni anche sulla illusoria situazione attuale, magari in linea con le definizioni coniate da tempo da jolao77
Per conto nostro affermiamo che il Regno di Sardegna è storicamente e giuridicamente valido, quelle che non sono valide sono le costituzioni prima del regno d'italia, poi della repubblica italiana, e infine di quell'obbrobrio ripugnante che risponde al nome di italy-corporation, visto che uno stato in mani private non può e non deve esistere.















F.C. Casula
La mia “Dottrina della Statualità” (vedi La terza via della storia, Pisa 1997) si distingue, in meglio, da tutte le Scuole storiche europee correnti (Positivista; Marxista; Evenemenziale; Annalista, ecc.). Si può applicare a tutti i “casi” della terra. Applicata al caso Sardegna-Italia, per farla capire, mi rifaccio al seguente apologo:
«Mettiamo, per ipotesi, che una fabbrica straniera costruisca un’auto di valore, e che un tizio l’acquisisca, se la intesti regolarmente e ne diventi il proprietario.
La chiama come meglio gli pare. Però non la guida, perché non sa guidare.
La guida a vita uno chauffeur, che porta in giro passeggeri eterogenei per etnia, età e provenienza, ma tutti ubbidienti alle regole che vengono loro imposte per stare insieme.
L’auto, che fa parte di una scuderia, si distingue da tutte le altre macchine per i propri requisiti, interni ed esterni.
Passa il tempo. A causa delle vicende della vita l’auto a un certo punto abbandona la scuderia e si mette in proprio. Cambia lo chauffeur, imbarca altri passeggeri ma tenendo i nuovi arrivati differenziati nella collocazione interna: c’è chi sta bene e c’è chi sta male.
Dopo alcuni anni chi sta male chiede di abolire le differenziazioni in modo da potersi muovere a piacimento dentro l’auto, sperando di migliorare la propria condizione.
L’auto, così ristrutturata, aumenta d’importanza, ed aspira a a far salire altra più gente possibile per diventare unica, anche ampliando il volume della propria carrozzeria.
Briga e ci riesce.
Ma…, raggiunto lo scopo, viene perpetrato un crimine. Lo chauffeur e gran parte dei passeggeri, con un colpo di mano, cambiano il nome e il colore all’auto, e se ne appropriano.
Con qualche ritocco formale e sostanziale l’auto circola ancora oggi, strombazzando gioiosa per le vie del mondo, e l’antico proprietario la vede transitare sotto i suoi occhi zitto e muto.».
* * *
Adesso, sostituiamo la parola “auto” con la parola “Stato”, ed avremo:
«Una fabbrica straniera – i Catalano-Aragonesi – costruisce uno Stato di valore, perché è un regno. Lo acquisisce la Sardegna, che se lo intesta col nome di Regno di Sardegna, per cui lo Stato diventa suo. In assenza di un indigeno, a guidare lo Stato ci sarà sempre un autista esterno, che governa – tramite le leggi – il popolo che lo abita.
Lo Stato, chiamato Regno di Sardegna, vive la sua vita in aggregazione – chiamata Corona d’Aragona e poi di Spagna – con altri Stati, però conservando la propria individualità istituzionale e nazionale.
Dopo 396 anni dalla nascita, il Regno si stacca dalla Corona di Spagna e ingloba gli abitanti del Piemonte, della Savoia e del Nizzardo, ma tenendoli separati ciascuno in un proprio box privilegiato. È la federazione.
Col tempo i primi passeggeri – cioè i sardi dell’isola – chiedono di abbattere i box federativi e di rendere lo Stato unitario in modo da potervi circolare all’interno liberamente, godendone i vantaggi e subendone gli svantaggi.
In questa forma il Regno di Sardegna attraverso guerre e plebisciti si amplia annettendosi tutta (o quasi) la Penisola, per cui, dopo tredici anni di lotte risorgimentali, tutta l’Italia diviene Sardegna e tutti gli Italiani diventano sardi.
La domenica 17 marzo 1861 i passeggeri peninsulari, divenuti la maggioranza, con un colpo di mano cambiano abusivamente il nome all’auto, cioè allo Stato, e ne diventano i padroni.
Oggi lo Stato si chiama Repubblica Italiana, ed è accreditato nel mondo; mentre l’antico proprietario – la Sardegna – sta negletta in disparte a guardare (ma, se volesse, potrebbe tornare a riprendersi l’automobile o, almeno, rivendicarne la storia. Ovviamente lottando).
Testo del Prof. Francesco Cesare Casùla.




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