SARO’ FRANCO
Enrico Letta annuncia che vuole rendere il Pd “simpatico”. È un problema antico. Luca Ricolfi nel 2008 scrisse il libro: “Perché siamo antipatici? La Sinistra e il complesso dei migliori”. Ma perché la Sinistra è (o almeno si sente) antipatica?
Si può forse trovare una risposta in due aneddoti raccontati da Franco Battiato in un’intervista al “Fatto quotidiano” (11/11/2015) riproposta in questi giorni: “Nel 1980” raccontava Battiato “alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto. Mi disse: ‘I tuoi testi non mi piacciono’. E io risposi: ‘E a me che cazzo me ne frega?’. Eravamo sullo stesso piano, a quel punto. Ma non mi ritengo intoccabile, anzi. Se mi avesse criticato in un’altra maniera avrei anche apprezzato. È sempre il modo. Si può essere critici senza essere brutali. Una volta in motoscafo a Venezia ero con Nanni Moretti. Vide una ragazza corpulenta e la investì: ‘Ma non ti vergogni di pesare così tanto?’. Rimasi di stucco”.
Ecco, al di là dei due personaggi in questione, forse Letta dovrebbe rinunciare proprio al connotato pedante e pedagogico tipico della sua area politica.
La Sinistra è come uno che entra nella tua vita (senza essere stato invitato) e pretende di “educarti” o “rieducarti”, dicendoti perentoriamente quello che devi fare e pensare. Sarà per questo che non sprizza simpatia da tutti i pori?
FUOCO DI PAGLIA
Ha fatto clamore il sociologo Luca Ricolfi che, a “Quarta Repubblica”, ha dichiarato: “sono in imbarazzo. Io sono culturalmente di sinistra, ma riconosco che la libertà di pensiero oggi è migrata da sinistra a destra”.
Ancora più forte, tempo fa, era stata Camille Paglia, una delle più lucide intellettuali americane: “La libertà di espressione era la vera essenza, l’anima della politica di sinistra degli anni Sessanta… per questo è stato incredibilmente scioccante per me il momento in cui i liberal americani hanno abbandonato il free speech negli anni Settanta e hanno inaugurato l’èra del politicamente corretto… la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l’autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti”.
AUTOGOL
Enrico Letta è voluto “andare apposta a Bruxelles”, scrive La Stampa (20/5), per dire a Ursula von der Leyen: “L’Europa conti sull’appoggio del Pd alle riforme Draghi”.
L’Europa? Letta non ritiene che, delle riforme da fare in Italia, debba rendere conto anzitutto agli italiani?
A parte il fatto che è tutto da verificare l’appoggio del Pd, per esempio, alla riforma della giustizia e del codice degli appalti, ma l’essere andato dalla Von der Leyen fornisce l’occasione, ai suoi avversari, per ribadire: “il Pd conferma di essere il ‘partito straniero’ in Italia”. È un autogol clamoroso.
Così Letta mostra di essere rimasto quello del pamphlet “Morire per Maastricht”. A proposito: un capitolo di quel libretto era intitolato: “Elogio dei parametri di Maastricht”. Oggi quei parametri, che tanto sono costati al popolo italiano (come tasse, disoccupazione, tagli alla sanità e alle pensioni), vengono bombardati proprio da Mario Draghi che ha dichiarato di non aver mai condiviso “le attuali regole di bilancio” e di volerle smantellare.
Tale richiesta di sicuro sarà avversata dalla Germania (di cui la Von der Leyen è espressione). Questo è il problema del futuro della Ue. Cosa dice Letta in merito? Cos’ha detto alla Von der Leyen? Letta e il Pd staranno con la Germania o con Draghi e con l’Italia?
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