venerdì 12 agosto 2022

Il fabbro di Arborea





IL FABBRO DI ARBOREA
In una notte senza luna e senza illuminazione, vengo avvicinato da un tizio, che mi consegna una lettera, pregandomi di pubblicarla sul blog de Sa Defenza.
Mi dice che la storia è reale, ma che ha cambiato il suo nome e la contrada dove abita, per non essere riconosciuto, del resto nemmeno io lo potrei riconoscere, visto il buio pesto della notte.
Lo accontento e pubblico.
"Vi voglio raccontare la mia storia, mi chiamo Borangiu, abito ad Arborea, sono stato costretto dalle vicissitudini della vita, a fare una attività della quale mi sono sempre vergognato, ma che ho finalmente abbandonato.
Oddio, il mio mestiere non è certo disonorevole, faccio il fabbro, e sono anche bravino nel mio mestiere.
E infatti, quando ancora c'era la lira lavoravo senza preoccupazioni, tiravo avanti egregiamente.
Poi, un brutto giorno arrivò l'€uro, persi pian piano i clienti, molti non avevano soldi per pagarmi.
Arrivai al punto da non riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, e così accettai un incarico che altrimenti non avrei preso in considerazione.
Mi fu proposto di lavorare per lo stato, dovevo forzare le serrature delle case pignorate.
La proposta mi faceva schifo, ma dovevo pur fare qualcosa per campare, e accettai.
Da quel giorno cambiai una infinità di serrature in giro per la Sardegna.
I problemi si acuirono quando notavo che al mio passaggio, la gente si toccava.
Qualcuno mi disse che sono un infame, un altro mi disse che sono un venduto, un altro ancora mi disse che non avevo cuore.
L'offesa che più mi diede da pensare fu questa: "Tu non sei sardo, sei un ascaro!"
Ho cambiato attività, ma non mestiere.
Ogni notte, su richiesta dei pignorati, sostituisco le serrature che io stesso avevo piazzato, e rimetto una serratura nuova di zecca, e consegno le chiavi al legittimo proprietario, che così può rientrare in casa sua.
Chi compra alle aste giudiziarie, in genere, non lo fa perchè ha bisogno di una casa, acquista solo per speculare sulle miserie economiche della gente, e se proprio dobbiamo parlare di miserie, allora bisogna dire che le miserie abbondano, ma nel loro cervello.
Adesso che ho rifiutato di lavorare per uno stato infame, che mette per strada tanta gente, la gente al mio passaggio non si tocca più, e qualche lavoretto ancora riesco a racimolarlo, qualcuno mi porta dei viveri a casa, tra i tanti anche il gruppo dei popoli liberi che si interessa di difendere sfrattati e pignorati, e sto in pace con me stesso e col mondo."



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