lunedì 28 ottobre 2024

Le autorità statunitensi ammettono per la prima volta i danni ambientali causati dalle turbine eoliche offshore

Immagine simbolica di una balena spiaggiata di fronte a centrali eoliche offshore. (C) R24/KI
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Finora i funzionari hanno sempre affermato che le turbine eoliche offshore avrebbero un impatto minimo sulla vita marittima, anche se ci sono sempre state segnalazioni critiche. Ora anche l'autorità competente per gli impianti eolici offshore ha dovuto ammettere enormi effetti negativi.


Il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) degli Stati Uniti ha ora ammesso ufficialmente che l’espansione dell’energia eolica offshore può causare danni ambientali significativi. Questa intuizione attesa da tempo può essere trovata nella valutazione finale dell’impatto ambientale recentemente pubblicata per la regione di New York Bight.

L’area di quasi 500.000 ettari al largo delle coste del New Jersey e di New York è esemplare del problema: l’autorità elenca tutta una serie di “impatti inevitabili” – dalla messa in pericolo dei mammiferi marini alla compromissione della pesca fino ai danni irreversibili agli ecosistemi marittimi.

Il momento di queste ammissioni è particolarmente esplosivo. Mentre l’amministrazione Biden persegue l’ambizioso obiettivo di espansione di 30 gigawatt di energia eolica offshore entro il 2030, l’autorità responsabile ora mette in guardia sulle conseguenze. Il linguaggio tecnocratico del rapporto non può nascondere il fatto che esiste un conflitto fondamentale tra la presunta protezione del clima e l’effettiva conservazione della natura.

Le associazioni dei pescatori e quelle ambientaliste vedono confermate le loro critiche di anni. Gli effetti vanno dall’inquinamento acustico alla perdita di habitat e all’interruzione delle rotte migratorie per gli animali marini. Degno di nota è anche il riconoscimento delle conseguenze socioeconomiche. Il turismo, la pesca e altre industrie costiere potrebbero risentire pesantemente dell’espansione. I critici descrivono le misure compensative proposte come inadeguate.


Il rapporto segna potenzialmente un punto di svolta nella politica energetica americana. La semplice equazione “energia rinnovabile equivale a protezione ambientale” sta iniziando a vacillare. Diventa invece chiaro che la presunta transizione energetica verde presenta anche i suoi lati negativi.

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