giovedì 23 febbraio 2023

La necropli SARDA di Villamar, alcune considerazioni sul cammino intrapreso dall'archeologia italiana in terra di Sardegna


Articolo estrapolato integralmente dalla pagina facebook "Sardegna, l'isola di Atlantide".

NON SOLO MONT'E PRAMA: LO SCANDALO DELLA NECROPOLI SARDA DI VILLAMAR INCREDIBILMENTE CHIUSA AL PUBBLICO.
Ultimamente è tutto un gran parlare di promozione e marketing turistico in Sardegna. Si è parlato di progetti pseudo culturali basati sul nulla cosmico. Parole vuote, prive di significato, che conducono sempre e soltanto verso la direzione della censura e del negazionismo della vera storia dei Sardi.
La realtà però dello stato in cui versa l'incredibile patrimonio storico archeologico della Sardegna è a dir poco disarmante. Abbiamo già parlato dello scandalo di Mont'e Prama, un sito dall'importanza mondiale da cinquant'anni chiuso al pubblico. Un'assurdità e una vergogna tutta Sarda dunque. Ma questo purtroppo non è l'unico caso in cui un sito archeologico Sardo resti incredibilmente chiuso al pubblico e oggetto di una feroce censura, perché i siti archeologici chiusi al pubblico in tutta la Sardegna sono talmente tanti che diventa difficile perfino riuscire a catalogarli tutti. Uno dei siti in questione però è sicuramente quello della Necropoli Sarda di Villamar, definita dai soliti mistificatori seriali del regime culturale Sardo come "punica". Un sito, quest'ultimo, scoperto decenni fa e oggetto di quotidiani scavi archeologici, dei quali nessuno sa niente, ovviamente a parte i soliti addetti ai lavori.
Dunque nel suddetto sito si scava da anni e anni solo che nessuno, a parte i soliti addetti ai lavori, è venuto a conoscenza di quali e quanti reperti sono stati trovati in quelle che dovrebbero essere circa 16 tombe dell'antica civiltà Sarda.
Un sito chiuso al pubblico che potrebbe quindi creare un indotto economico di vaste proporzioni per tutta la cittadina di Villamar e per i paesi limitrofi, se solamente questo sito fosse usufruibile al pubblico.
E invece come al solito dobbiamo fare i conti con la solita e disgustosa censura archeologica, che non solo ci impedisce di poter visitare liberamente questo sito, come tanti altri appunto, ma ci impedisce anche di sapere quanti e quali tipo di reperti sono stati trovati in questo sito.
È in questo modo che gli addetti ai lavori del regime culturale Sardo intendono sviluppare il turismo culturale in Sardegna?
I fatti parlano chiaro e sono impietosi di fronte a qualsiasi proclamo o pseudo progetto di sviluppo turistico-culturale.
La storia dei Sardi non merita un simile trattamento vergognoso e oltraggioso.
 

 


 

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