domenica 20 luglio 2014

UBUNTU, un mondo senza denaro. Contribuzionismo e Libertà

UBUNTU, un mondo senza denaro. 
Contribuzionismo e Libertà

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thelivingspirits
traduzione: Cristina Bassi
editing Sa defenza
Un altro contributo da Michael TellingerUna risposta al perché siamo qui, in questi turbolenti tempi…

Nel seguito traduco e sintetizzo, da fonte anglosassone, alcuni commenti e recensioni dell’opera di Tellinger (di cui avevo già parlato qui). Michael Tellinger, sudafricano, è autore ancora poco noto in Italia; le recensioni che seguono sono di due donne, che collaborano con Zen Gardner, di cui spesso traduco su questo sito.
Se mai un libro arrivasse nella giusta stagione, in perfetto tempismo e in modo sincronico, questo è il caso di Ubuntu, di Michael Tellinger.  E’ un’opera che si colloca in prima linea nella comprensione del perché siamo qui, in questi tempi turbolenti ed indica anche come cambiare il corso delle maree… in questo costante attacco contro l’umanità
Leggere e studiare ripetutamente il manoscritto di Michael Tellinger, Ubuntu, è stato come fare una doccia: mi sono resa conto di quanto in profondità vada la programmazione alla schiavitù dalla culla alla tomba. Il suo lavoro di ricerca durato 8 anni, illustra le macchinazioni della élite e del suo sistema di controllo . E questo mi ha ribaltato la visione del mondo.
Per esempio la tavoletta d’argilla, risalenti a circa il 2460 aC, è l’evidenza del sistema bancario, dell’usura, della cambiale come lignaggio rivelatore, se non la prova, che i re sacerdoti furono i banchieri delle origini
Le tavolette Sumere sono le testimonianze più antiche, mai state ritrovate ad oggi, di un linguaggio scritto. Questi documenti mostrano l’aspetto misterioso della famiglia reale dei re-sacerdoti , portati qui per controllare l’umanità e l’ ”improvviso” arrivo del denaro e della lingua sumera . Credo sia importante rilevare che solo i reali e l’élite erano alfabetizzati. Il resto della umanità era tenuta nell’ignoranza della lingua e delle meccaniche del sistema monetario, per mantenere il controllo. 4500 anni dopo… nulla è cambiato
Non c’è un aspetto delle nostre vite fisiche che non sia controllato dalla élite bancaria. I governi, i militari, i tribunali, le scuole il cibo, l’aria e persino il vostro libero arbitrio è manipolato, mentre vi offrono una serie di opzioni, dandovi cosi l’illusione della scelta.
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Citando Tellinger: “Il denaro non si è evoluto da migliaia di anni di baratto e commercio come siamo portati a credere. ” E continua: “Perché se pensiamo che il denaro sia in qualche modo legato alla evoluzione della umanità, crederemo che il denaro sia parte di un processo naturale di evoluzione che, come specie, ci ha accompagnato dove siamo oggi.”
Il viaggio attraverso il capitolo dell’Impero dei Banchieri dell’Elite collega in modo sconvolgente il passato con il presente … nulla è cambiato
Tellinger , nominando alcune delle famiglie più potenti che oggi controllano l’intero flusso di denaro sul pianeta, svela non solo chi lo controlla e la sua distribuzione, ma anche chi paga la sua protezione presso governi e militari.
Già… l’evoluzione della specie. Ma in che cosa ci siamo evoluti? Desideriamo status sociale e ricchezza, che crediamo ci libereranno ma che invece servono solo a tenerci separati gli uni dagli altri e chiusi dentro nella matrix.
Combattiamo, non solo chi a noi si oppone ma anche per proteggere ciò che abbiamo acquisito, sono i nostri ego insaziabili e le menti inconsce alimentate ogni giorno dai giganti dei media dell’impero. Rincorriamo il “Sogno Americano” che è proprio solo quello, un sogno.
E’ qui che Tellinger ci introduce l’alternativa … ci mostra un’altra via. Una via di cooperazione anziché conflitto, che sarà a beneficio di tutta l’umanità e non solo dei pochi prescelti”.”
Il potere e controllo che esercitano queste élite bancarie è oltre ogni misura. Il loro strumento più potente sono i media, che possiedono e controllano. Non fate errori: ogni parola pronunciata o scritta, ogni orrenda immagine proiettata è stata attentamente calcolata per l’impatto che eserciterà sulla mente umana.
Non c’è più bisogno di un controllo mentale che si basi su traumi fisici. Per parafrasare Tellinger: con l’ultima tecnologia satellitare il processo del controllo mentale può essere trasmesso alla velocità della luce con estremo successo.
E’ umiliante comprendere che il controllo mentale della umanità, viene così facilmente diretto da un mostro audio-visivo… la televisione.  Proprio come la bestia finanziaria del sistema bancario, questi due danzatori, operano 24 ore al giorno: l’uno controlla ogni aspetto delle nostre vite, l’altro controlla l’attività mentale o la sua mancanza.
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Il capitolo di Tellinger, The Muscle Behind the Bankers (Il muscolo dietro i banchieri) espone il centro di controllo, ovvero come questo sistema , apparentemente fuori controllo, è controllato. L’epicentro è nello stato sovrano della City of London, creata dai Cavalieri Templari nel 1185. Fu chiamata poi Temple Church nella City of London, nota come la Corona. Tellinger evidenzia che questa “Corona” è diversa dalla corona regale della Regina, che molti pensano sia dietro i controlli. La “Corona” a cui Tellinger ci fa fare riferimento è il Tempio della Corona, ovvero il Templare
della Corona
Parafrasando, questa Temple Church (Chiesa del Tempio ) è fuori da ogni giurisdizione canonica, senza governo o autorità che abbiano controllo o potere su di essa. Il Maestro del Tempio è nominato, ha sede ed è sotto sigillo con un brevetto non pubblico, senza istituzione. Inoltre sia il governo che i sistemi giudiziari all’interno degli Usa, sia a livello federale che dello stato locale, sono di proprietà della Corona. Le operazioni di questo centro di controllo non sono circoscritte alla UK, dato che il suo controllo si estende sia al Vaticano che a Washington DC
Il sistema bancario e quello legislativo sono controllati dall’interno di questo “chilometro quadrato di Londra”. La City of London Corporation (a cui non possono essere rivolte accuse) ha lavorato con pazienza per 800 anni usando le sue politiche legali e bancarie, creando guerre e mai smettendo di procurare debito come mezzo per completare la dominazione globale.
Dalla Svizzera, la Corona controlla la Federal Reserve, dove sono stati noleggiati l’ONU, il FMI e il W.T.O. e dove il B.I.S. [Bank for International Settlements] controlla le banche centrali di tutti i paesi G7 ed oltre; è così centrale per il sistema di controllo bancario in questo paese , che Hitler si rifiutò di bombardarlo. “Chi controlla l’oro controlla il mondo" .
Definizione di sudditanza: adesione fedele di un locatario o vassallo, al superiore (padrone) di cui tiene la terra; Da qui arriva la parola inglese “landlord”, padrone di casa.
“Firmando la Carta (atto costitutivo) del 1213, per la sudditanza, King John (Re Giovanni) dichiarò che la Corona inglese-britannica e i suoi possedimenti dell’epoca, incluse tutte le future proprietà, beni, fiduciarie, brevetti, sarebbero stati per sempre legati al Papa e alla Chiesa Romana, come padrone.” Il tempio della Corona possiede il titolo per tutta la terra e le proprietà terriere in Nord America, ma , cosa più importante, il Papa controlla il tempio della Corona perché fu creato sotto i suoi ordini.
Tellinger ha delineato magistralmente e descritto in dettaglio shockante, la grandezza e la scala, sia nella storia che nel presente, di come funziona questo sistema di prigione planetaria.
Il “ladro non dorme mai” e “nascondersi agli occhi di tutti” sono concetti che risuonano. Tellinger inizia a descrivere i suoi capitoli sul costrutto della schiavitù, in questo modo:“Proprio come la pace non può mai essere ottenuta con la violenza o il conflitto, il denaro non potrà mai diventare un beneficio per la società, perché nella sua essenza esso è uno strumento di controllo che causa divisione tra la umanità”
Egli poi si inoltra nei concetti del Contribuzionismo, proiettando un modo utopistico, con la legge dell’attrazione. In breve: se vogliamo il cambiamento dobbiamo proiettare il cambiamento. E in questo caso si tratta di rompere il ciclo del controllo mentale che ci tiene in servitù attraverso le nostre azioni.
Ubuntu parla di unità nella consapevolezza conscia, unità nel nostro coraggio di allontanarci dal vecchio paradigma che non ci serve, di abbandonare l’avidità e tutti i suoi prodotti collaterali e riunirci nella cooperazione e nella prosperità che ne ha per tutti.
Bisogna fare esperienza di un nuovo concetto che accomuna e rinnova gli esseri umani, gli animali e la Terra. Bisogna immaginare un mondo dove siamo liberi di creare e imparare.
Il pensiero avvelenato dell’emisfero sinistro continua a complicare le cose, dato che la più parte di noi, non può immaginare che una cosa così semplice possa funzionare. Ci sono molte domande a cui va data una risposta ed è per questo che a fine libro c’è un FAQ
Tu sei nato libero. Nessuna persona, nulla può darti o toglierti la libertà, ma con menzogne e inganni la nostra libertà è stata totalmente violata.
Siamo creatori e solutori di problemi, che fanno accadere le cose. Per l’umanità, i banchieri sono la maggiore resistenza verso idee di cooperazione, ma il risveglio è appena cominciato e le persone possono vedere come sono soggiogate.
Nel capitolo “Trasformazione” , Tellinger descrive la via dalla schiavitù capitalista alla liberazione e spiega: “L’aspetto più bizzarro di tutta questa trappola del denaro, è che siamo tutti sospesi in un vortice di promesse di pagamento, perché nessuno in realtà viene pagato”. 
Egli afferma che solo pochi banchieri comprendono veramente il processo del signoraggio o persino cosa è una riserva frazionaria bancaria ed è molto raro che ce ne sia uno che li comprende tutti e tre.
Tellinger ci porta ad alcune soluzioni realizzabili, nel capitolo: Le Risposte Sono in Piccole Città Rurali e successivamente nella Implementazione.
Il libro Ubuntu offre soluzioni e non solo critica del sistema attuale. Tellinger parte dal rendere autosostenibili le piccole comunità rurali. 
Semplicemente rimuovendo il “costo” dalla equazione produttiva, si sradica la competizione e la si sostituisce con l’abbondanza. E’ così che comincia l’effetto domino.
Queste città di frontiera offrirebbero così abbondanza e libertà mettendo sulla stessa linea le comunità confinanti, dove le persone contribuiscono con i talenti che Dio ha dato loro, piuttosto che sprecare questi doni lavorando senza passione per denaro e per pagare i conti.
Grandi menti ed idee come la energia libera sarebbero condivise tra le persone per fare progredire tutta la civiltà sul pianeta.
Di questo si parla nella parte del libro che indica una guida passo dopo passo per transitare in un mondo senza denaro. Inizia riprendendo il nostro controllo attraverso un Consiglio degli Anziani che operano secondo leggi e regole di natura, basate sulla geometria sacra
Il capitolo “The Structure of Things” La Struttura Delle Cose”- è di grande interesse per tutti coloro che hanno un profondo credo nella sacralità della Vita e del pianeta. Da questo punto Tellinger inizia a rispondere all’annosa questione che è nella mente di tutti: sovvenzionare le Foundations of Transition (Fondazioni di Transizione), ossia far funzionare il Contribuzionismo. 
Tellinger sottolinea che nel Consiglio degli Anziani (Council of Elders -COE) non è necessario di ci siano persone anziane, ma coloro che hanno lavorato idealmente entro i confini del sistema esistente. I COE sono i coordinatori amministrativi di ogni comunità sovrana. La sua definizione dei COE è “Saggi di Integrità” (Wise Humans of Integrity).
Tellinger : serve essere efficienti nel muovere della sostanza umana “direttamente” dalla fattoria alla tavola”; ciò catturerà l’attenzione di tutti coloro che stanno a guardare. E continua: “benvenuti nel nostro meraviglioso mondo utopico, fatto di persone consapevolmente evolute che vivono in armonia ed unità con il nostro pianeta e con tutta la vita. Solo da una unità potremo avere la diversità infinita, quindi che essa sia.”
Conclude il suo libro con il capitolo, The New Freedom Charter – La Carta della Nuova Libertà- creata con il lancio del sistema di Collaborazione  Ubuntu - Ubuntu Contribution System- il 3 Novembre 2010 ed inizia con queste parole “La Libertà non è il nostro diritto, ma il nostro dono dal divino creatore. Nessuno ha il diritto di alienarla, o di schiavizzarci in alcun modo e forma.”
La Libertà, amico mio è l’idea Ubuntu in una sola parola.
E come l’amore, anche la libertà appassirà sul vitigno, se non ne viene esercitato il suo pieno potenziale. Il cambiamento che diventi influente, nasce da una auto realizzazione su chi siamo veramente, e sul fatto di impegnare quel dono di “chi siamo”, con un approccio pratico, secondo fasi di transizione ricostitutiva.
Abbiamo tutti gli incentivi di cui necessitiamo per andare oltre, in questa iniziativa di contribuzione. Siamo nati con tutte le componenti spirituali necessarie, con la destrezza ben informata, per riconoscere i nostri nemici, per comprendere che siamo noi stessi i nostri liberatori e che possiamo riposizionarci nella nostra casa-pianeta.
Tellinger ha eloquentemente ed intelligentemente definito i mezzi che già ora abbiamo, dobbiamo solo raccoglierli ed iniziare ad usarli per il beneficio di ogni individuo, anziché vendere le nostre abilità e talenti sul mercato delle corporations per acquisire “denaro”
Il viaggio del pendolare , compiuto ogni giorno dallo schiavo per andare in azienda, è un testamento verso la destinazione del “nulla”, che indica come abbiamo nutrito loro anziché noi stessi. Immaginate che significhi e sia, avere tutti quei talenti condivisi reciprocamente!
Ma come si dovrebbe cominciare e.. devo farlo da solo? 
Esistono dei siti web che sono già coinvolti nella ricostruzione cooperativa.
Per esempio: Timebanking.org, alt-mkt.com di Brandon Smith e la Universal Community Trust sono buoni esempi di questo movimento in crescita.
Potresti unirti a queste comunità per familiarizzare con il loro lavoro e le loro linee guida ed avere anche un incoraggiamento su come far partire la tua micro-comunità.
Timbri il cartellino ogni giorno, ogni singolo minuto della tua giornata viene gestito, fai funzionare le macchine senza gioia o passione, fino a che stanco ed esausto torni a casa, consumi sostanze senza vita, senza amore e senza energia e pronunci insignificanti parole alle persone che ti stanno a cuore.
Il contributo di Ubuntu riguarda la libertà, la scelta, l’abbondanza e la condivisione con gli altri. Dobbiamo conoscere la bellezza della libertà, perché non volerla?
Molti sono entrati nel risveglio o si trovano sulla soglia del risveglio, dove sono avvenuti profondi cambiamenti personali. Ora queste persone stanno cercando di attuare questi cambiamenti fuori da se stessi , congedando coloro che esercitano con forza autorità su di noi, attraverso trucchi ed illusioni; in questo modo si puo’ riprendere il proprio potere personale e proclamare la sovranità.


venerdì 18 luglio 2014

AMPSICORA: ASCARO O GUERRIERO ED EROE SARDO ?

Ampsicora:  ascaro o  guerriero ed eroe sardo?

La fonte fondamentale della storia e della figura di Ampsicora, è costituita in buona sostanza dall’opera dello storico romano “Ab urbe condida, XXIII, 40”. 
Ebbene il più grande latinista italiano, Ettore Paratore, nella sua monumentale <Storia della Letteratura latina> (1) scrive, in modo impietoso, che “chi volesse farsi un’idea precisa delle campagne militari romane attraverso Livio, finirebbe per non capire nulla”. 
Perché?
Perché Livio intende la storia come diletto e ammaestramento che lo portano ad alterare le vicende storiche: di qui –per esempio- il prevalere degli interessi letterari e morali su quelli storici, soprattutto nella narrazione del periodo più arcaico.
Livio è persuaso che quella di Roma fosse una storia provvidenziale, una specie di <storia sacra>, quella del popolo eletto dagli dei.
Deriva da questa convinzione la più attenta cura a far risaltare tutti gli atti e tutte le circostanze in cui la virtus romana abbia rifulso. Tutto ciò è chiaramente adombrato anche nel proemio dell’opera “Ab urbe condita” dove si insiste sul carattere tutto speciale del dominio romano, provvidenziale e benefico anche per i popoli soggetti: “Se a qualche popolo è opportuno permettere che circondi le proprie origini col fascino della sacralità e le attribuisca agli dei, è anche da rilevare che la maggior gloria del popolo romano in guerra è che, sebbene esso vanti particolarmente Marte come primogenitore suo e del suo fondatore Romolo, le nazioni della terra sopportino questo vanto con la medesima buona disposizione con cui si assoggettano al suo dominio”.
Di qui l’impegno politico che porta Livio ad esaltare i grandi valori etici, religiosi e patriottici dell’antica Roma sulla base del “Tu regere imperio populos, Romane, memento” (Ricordati, Romano, che tu devi dominare gli altri popoli) e del “Parcere subiectis et debellare superbis” (Occorre perdonare chi si sottomette e distruggere chi osa resistere).

Livio scrive dunque una storia “ideologica”, senza alcun rigore storico, con svarioni colossali e immani contraddizioni: Eccone alcune:
1) Iosto, figlio di Ampsicora, mentre il padre si trovava presso i Sardi Pelliti, preso dalla baldanza giovanile avrebbe attaccato sconsideratamente i Romani e sarebbe stato sconfitto e ucciso,volto in fuga l’esercito dei Sardi con 3.000 morti e 1.300 prigionieri.
Dopo tale colossale disfatta inflitta ai Sardi il console Tito Manlio Torquato invece di inseguire il resto dell’esercito e occupare Cornus – aveva ben quattro legioni! – volge le spalle al nemico e si trincera a Cagliari. A questo proposito c’è da chiedersi – come si domanda il Carta Raspi (2) in <Storia della Sardegna>: “Perché Manlio non attacca i Cartaginesi che sbarcavano non lontano dagli accampamenti romani con circa 10.000 fanti e alcune centinaia di cavalieri mentre il console romano aveva il doppio di effettivi 22.000 fanti e 1.200 cavalieri?”
2) Nella seconda battaglia, svoltasi pare, nei pressi di Assemini, dopo la morte di Iosto, i Sardi e i Cartaginesi ebbero 12.000 morti, persero 27 insegne e circa 3.700 prigionieri.
Sempre, naturalmente secondo Livio o meglio – in questo caso – secondo Valerio Anziate, (3) da cui pare, abbia attinto i dati. E Ampsicora, quando seppe della morte del figlio si sarebbe ucciso.
Dopo tale vittoria Manlio Torquato – che a parere di Teodor Mommsen (4) in < Storia di Roma antica>: “ distrusse interamente l’esercito sbarcato dei Cartaginesi e conservò di nuovo ai Romani l’incontrastato possesso dell’Isola – trionfante, parte per Roma a portarvi il lieto annuncio della Sardegna “ vinta e domata per sempre”.
Dopo poco più di 30 anni – è lo stesso Livio a dircelo – questa Sardegna vinta e domata per sempre insorge di nuovo: “ In Sardinia magnum tumultum esse cognitum est….Ilienses adiunctis Balanorum auxiliis pacatam provinciam invaserant…”.
Evidentemente era stata “conquistata ma non convinta nè domata” – intendendo per Sardegna, la regione della montagna, “perché questa fu la ribelle…con i fierissimi Iliesi e Balari” almeno secondo Salvatore Merche,(5) storico sardo dell’inizio del ‘900.
Ci saranno infatti rivolte sia nel 181 che nel 178 a.c: gli Iliensi con l’aiuto dei Balari avevano attaccato la Provincia, la zona controllata da Roma e i Romani non potevano opporre resistenza perché le truppe erano colpite da una grave epidemia, forse la malaria.
Nel 177 e 176 nuove e potenti sommosse costringeranno il Senato romano ad arruolare sotto il comando del console Tiberio Sempronio Gracco – lo stesso console della conquista romana del 238-237 – due legioni di 5.200 fanti ciascuna, più di 300 cavalieri, 10 quinquiremi cui si associeranno altri 12.000 fanti e 600 cavalieri fra alleati e latini.
Commenta Salvatore Merche nell’opera citata (6): “La grandezza di questa spedizione militare e lo sgomento prodotto nell’urbe dal solo accenno a una sollevazione dei popoli della montagna, dimostra quanto questi fossero terribili e temuti, anche dalla potenza romana, quando si sollevavano in armi. Evidentemente poi, perdurava in Roma la terribile impressione e i ricordi delle guerre precedenti con i Pelliti di Ampsicora e di Iosto, nelle quali i Romani avevano dovuto constatare d’aver combattuto con un popolo d’eroi, disposti a farsi ammazzare ma non a cedere”.

Alla fine dei due anni di guerra – ne furono uccisi 12 mila nel 177 e 15 mila nel 176- nel tempio della Dea Mater Matuta a Roma fu posta dai vincitori questa lapide celebrativa, riportata da Livio: “Sotto il comando e gli auspici del console Tiberio Sempronio Gracco la legione e l’esercito del popolo romano sottomisero la Sardegna. In questa Provincia furono uccisi o catturati più di 80.000 nemici. Condotte le cose nel modo più felice per lo Stato romano, liberati gli amici, restaurate le rendite, egli riportò indietro l’esercito sano e salvo e ricco di bottino, per la seconda volta entrò a Roma trionfando. In ricordo di questi avvenimenti ha dedicato questa tavola a Giove”.
Gli schiavi condotti a Roma furono così numerosi che “turbarono“ il mercato degli stessi nell’intero mediterraneo, facendo crollare il prezzo tanto da far dire a LivioSardi venales “: da vendere a basso prezzo.
Ma le rivolte non sono finite neppure dopo il genocidio del 176 da parte di Sempronio Gracco. Altre ne scoppiano nel 163 e 162. Non possediamo – perché andate perse le Deche di Tito Livio successive al 167 – sappiamo però da altre fonti che le rivolte continueranno: sempre causate dalla fiscalità esosa dei pretori romani e sempre represse brutalmente nel sangue. Così ci saranno ulteriori guerre nel 126 e 122:tanto che l’8 Dicembre di quest’anno viene celebrato a Roma il trionfo “ex Sardinia“ di Lucio Aurelio; nel 115-111, con il trionfo il 15 Luglio di quest’anno di Marco Cecilio Metello ben annotato nei Fasti Trionfali, e infine nel 104 con la vittoria di Tito Albucio, l’ultima ribellione organizzata che le fonti ci tramandano, ma non sicuramente l’ultima resistenza che i Sardi opposero ai Romani.
Lo stesso Livio, che scriveva alla fine del I secolo a.c., affermerà – soprattutto a proposito degli Iliensi – che si tratta di “gente ne nunc quidem omni parte pacata“. Il che trova conferma in un passo di Diodoro Siculo (7), da riportarsi a questo stesso periodo, secondo il quale gli abitanti delle zone montuose sarde, ai suoi tempi :”Ancora hanno mantenuto la libertà”.
Altro che Sardegna pacificata o Sardi “avvezzi ad essere battuti facilmente”! (facile vinci) come sostiene Livio e di cui ora parlerò.
3) I Sardi dunque – secondo Livio – erano avvezzi ad essere facilmente battuti. Ma come fa a sostenere ciò? A parte quanto succederà dopo il 215 – e che ho testè documentato – non conosce forse lo storico romano quanto è successo prima, dal 238 almeno?
Fin dal 236 infatti, due anni dopo la conquista da parte romana del centro sardo-punico della Sardegna, i Romani – come annota brevemente Giovanni Zonara (8), risalendo a Dione Cassio (9) – condussero operazioni contro i Sardi che rifiutavano di sottomettersi.
Nel 235, sobillati –a parere di Zonara– dai Cartaginesi che “agivano segretamente“ i Sardi si ribellano e vengono repressi nel sangue da Manlio Torquato – lo stesso console che sarà scelto per combattere Ampsicora – che celebrerà il trionfo sui Sardi, il 10 Marzo del 234, come attesteranno i Fasti trionfali capitolini.
Nel 233 ulteriori rivolte saranno represse dal Console Carvilio Massimo, che celebrerà il trionfo il Primo Aprile del 233.
Nel 232 sarà il console Manio Pomponio a sconfiggere i Sardi e a meritarsi il trionfo celebrandolo il 15 Marzo.
Nel 231 vengono addirittura inviati due eserciti consolari, data la grave situazione di pericolo, uno contro i Corsi, comandato da Papirio Masone e uno, guidato da Marco Pomponio Matone, contro i Sardi. I consoli non otterranno il trionfo, a conferma che i risultati per i Romani furono fallimentari. E a poco varrà a Papirio Masone celebrare di sua iniziativa il trionfo negatogli dal senato, sul monte Albano anzichè sul Campidoglio e con una corona di mirto anzichè di alloro. In questa circostanza il console Matone –la testimonianza è sempre di Zonara– chiederà segugi addestrati nella caccia e adatti nella ricerca dell’uomo per scovare i sardi barbaricini che, nascosti in zone scoscese e difficilmente accessibili, infliggevano dure perdite ai Romani.
Nel 226 e 225 si verificherà una recrudescenza dei moti, ma ormai – come sottolinea Piero Meloni (10) “ Roma è intenzionata fortemente al dominio del Mediterraneo e dunque al possesso della Sardegna che continua ad essere di decisiva importanza” e l’Isola unita con la Corsica – come la Sicilia – dopo il 227 ha avuto la forma giuridica di Provincia con l’invio di due pretori per governarla.
4) Livio parla di “Sociorum populi romani“ (alleati di Roma) e in un’altro passo di “Comunità sarde, amiche di Roma che contribuirono con tributi e con la decima, visto che non si poteva pagare il soldo ai militari nè distribuire viveri”. Ma a chi allude? Ma non è lui stesso, in altri passi delle sue “Storie“ a sostenere che le popolazioni vennero multate per aver partecipato al conflitto? Obbligate a pagare gravi tributi in denaro e frumento? E non in base alle possibilità contributive ma semplicemente per aver partecipato alla rivolta a fianco di Iosto e Amsicora? La verità è che in Sardegna non esistevano popolazioni amiche dei Romani: del resto è lo stesso Cicerone (11)a confermarlo nell’Orazione “Pro Scauro“ in cui afferma che non vi era fino a quel tempo <215> in Sardegna neppure una città amica dei Romani:” …quae est enim praeter Sardiniam provinciam, quae nullam habeat amicam populo romano ac liberam civitatem?
Cornus
5) Livio parla di Iosto ucciso in battaglia, Silio Italico (12) scrive che fu ucciso dal poeta latino Ennio (13). Questi nella sua opera “ Annales “ non fa cenno di questo episodio.
6) Livio scrive di Ampsicora come di un sardo-cartaginese per i suoi interessi di grande latifondista, integrato nell’aristocrazia punicizzata. Insomma una sorta di ascaro. Ma come spiegare in questo caso la sua “auctoritate“, il suo prestigio persino presso le popolazioni delle tribù nuragiche dell’interno, tanto da recarsi presso di loro per chiedere e sollecitare il loro aiuto nella guerra contro Roma? Non si tratta forse degli stessi sardi che intorno alla metà del VI secolo avevano lanciato una grande offensiva contro i Cartaginesi, fino a distruggere la fortezza di Monte Sirai?
E allora?
Allora bisogna concludere che la versione Liviana non è assolutamente credibile e la storia di Ampsicora occorre riscriverla, partendo a mio parere da un’ipotesi fondamentale: che esso era non solo un sardo verace ma addirittura un barbaricino, come ci testimonia Silio Italico secondo cui Ampsicora si gloriava di essere iliense, discendente dei coloni venuti da Troia e quindi un montanaro del più nobile sangue e assai coraggioso e fiero.Versione questa di Silio Italico, fatta propria da uno storico sardo del 1600, Giovanni Proto Arca di Bitti (14) che chiama Amsicora “dux barbaricinorum”: “erat dux Barbaricinorum Hampsagoras et eius filius Oscus”.
Del resto, Ampsicora, fin dal tempo di Cicerone non è stato sempre raffigurato con tanto di barba, pugnale e mastruca, tipico dei Sardi Pelliti?
Ampsicora 
Ed è un caso che nell’immaginario collettivo, soprattutto degli artisti e dei poeti Sardi, venga considerato come un eroe sardo che difende la Sardegna contro il romano invasore e non un ascaro? Si tratta solo di fantasie e sogni?
Può darsi.
Ma forse che l’Ampsicora liviano non è ugualmente costruito e disegnato sulle fantasie dello storico latino tutto proteso a magnificare la stirpe romana, piegando a tale filosofia dati, date e avvenimenti come ormai ci risulta con certezza?

Riferimenti bibliografici
1) Ettore Paratore, Storia della Letteratura latina, Sansoni editore, pag.455
2) Raimondo Carta-Raspi, Storia della Sardegna, ed. Mursia, pag.212.3) Valerio Anziate, storiografo romano vissuto nell’Età di Silla (1° secolo a.c.) Scrisse 75 libri di “Annales”, quasi completamente perduti. Godeva già presso gli storici antichi e ancor più ne gode oggi presso gli storici moderni fama di grande falsario o comunque di faciloneria, mancanza di scrupoli ed esagerazioni.
4) Theodor Mommsen, Storia di Roma antica, vol.I, tomo I, pag.143.
5) Salvatore Merche, Barbaricini e la Barbagia nella storia della Sardegna pag.26 segg.
6) Salvatore Merche,op. cit. pag. 28.7) Diodoro Siculo (90 a.c.- 20 d.c.) Vive ai tempi di Cesare e nei primi anni di Augusto. Storico greco scrive in 40 libri la “Biblioteca storica”.
8) Giovanni Zonara (1080-1118) storico e scrittore ecclesiastico bizantino, autore di un’opera “Epitome storica” che tratta dalle Origini alla morte di Alessio Commeno.
9) Dione Cassio, storico greco. Autore di “La storia di Roma” dalle origini al 229 d.c. in 80 libri.
10) Piero Meloni, “La Sardegna romana”, Chiarelli editore.
11) Cicerone (106-43 a.c.) Parla della Sardegna – sempre in termini dispregiativi – in più opere, fra l’altro nell’orazione “ Pro Scauro”. Diventerà per altri scrittori e storici che parleranno successivamente della Sardegna, la principale fonte.
12) Silio Italico, (25-101 d.c.) Poeta latino. La sua opera principale è il poema epico “Punica” in 17 libri e 12.200 versi.Tratta della 2° Guerra Punica: dall’assedio di Sagunto fino a Zama. Fu lui che attribuì al poeta Ennio la morte in duello di Iosto, il figlio di Amsicora.
13) Ennio (239-169 a.c.) poeta latino, autore degli “ Annales”, poema epico in 18 libri e in 30.0 00 versi, per la gran parte andati persi in cui celebra la Storia di Roma dalle Origini ai suoi giorni, ispirati ad entusiastica ammirazione per l’espansionismo romano, tanto da essere ammiratissimo da Cicerone.
14) G. Proto Arca, “Barbaricinorum libri”, Ed. Sarda Fossataro

Questo breve saggio storico è la base su cui è stato costruito la monografia in lingua sarda della Collana “Omines e feminas de gabbale”:
Ampsicora, Frantziscu Casula-Amos Cardia (Alfa editrice, Quartu, 2007)
Ora anche in Italiano, inserita nel volume (pagine 9-30):
Uomini e donne di Sardegna, Francesco Casula, (Alfa editrice, Quartu, 2010)

giovedì 17 luglio 2014

TERZO POST:PERCHE' TANTA COMPLICITA' INTERNAZIONALE POLITICA E CULTURALE DEI CRIMINI DELLO STATO ISRAELIANO

PERCHE' TANTA COMPLICITA' INTERNAZIONALE POLITICA E CULTURALE DEI CRIMINI DELLO STATO ISRAELIANO
post terzo
A. Boassa
Come prevenire scontri nell'operazione militare "Shu'afat" contro Gaza..

Come erano"illegali" i pellirossa per i bianchi coloni che arrivavano nell'ottocento dall'altra parte dell'oceano così oggi appaiono usurpatori i Palestinesi per l'ideologia sionista in quanto occupano "abusivamente" terre che non gli appartengono. Infatti sia i pellerossa sia i Palestinesi non rispettano la volontà di Dio che ha concesso quelle terre ad una razza degna e superiore .

In effetti , non detto ma implicito , "noi" abbiamo una enorme superiorità militare ed in base a questa ci prendiamo le terre ed eliminiamo coloro che si oppongono o che non si sottomettono . Spetterà al grande conquistatore d'Oriente W. G. Bush chiarire a tutto il mondo occidentale "troppo perbenista" che chi ha la superiorità militare ha il diritto-dovere di imporre il proprio arbitrio a chi si oppone e (non è detto ma è implicito) ai propri vassalli (vedi Ue e Giappone)
La teoria della "giustezza della forza bruta perché morale" non sarebbe stata accolta dal "mondo occidentale" se essa non fosse nient'altro che la punta di diamante dell'ideologia capitalistica che nell'attuale fase di decadenza produttiva e morale necessita di venire allo scoperto in tutta la sua brutalità che , più o meno mascherata , si è sempre espressa contro il lavoro salariale ,contro il benessere sociale , contro i diritti più elementari della popolazione, contro l'aspirazione dei popoli alla pace .

Se una così becera teorizzazione è sufficiente per trarre a sé vassalli , valvassori , valvassini e maggiordomi , soddisfatti di essere a corte , ci vuole per le grandi masse una comunicazione più sofisticata e più subdola .

Il potere , qualsiasi potere , per vincere sul campo ha bisogno di conquistare la mente , di rendere credibile e giusta la sua lotta , di individuare obiettivi che mirino ad assicurare benessere e pace . E tanto più il potere si baserà sull'arbitrio si avvarrà di un fronte articolato di strumenti che sappiano dare ragione delle operazioni messe in atto . 
Ai giorni nostri tutto può far "brodo". Non solo giornali ,televisione ,internet , libri ,cinema ,"documentazioni scientifiche". Anche sport , gossip , pubblicità , concorsi di bellezza , festival letterari ...E un ruolo fondamentale dovrà essere assolto dagli opinion makers (vedi Saviano , Fazio ...)

E nessuno creda di sapersi difendere tranquillamente dall'industria dello spettacolo del falso . Giorgio Agamben , filosofo di grande prestigio , che aveva saputo smascherare la messinscena del genocidio di Timisoara del 1989 ricostruito come un set cinematografico con cadaveri dissepolti o strappati dai tavoli obitori e poi orribilmente sfregiati , quando avvenne il bombardamento del mercato di Serajevo ci cascò come un novellino e tuonò contro i Serbi


Ma ci vide bene per Timisoara "l'Auschwitz della società dello spettacolo" ,l'empio teatro che ha costruito lo spazio ideologico per la falsificazioni successive .

Ma per la Palestina più che le falsificazioni (vedi i tre giovani israeliani assassinati da loro connazionali o dal Mossad) più importanti sono risultati  
1) il non dire ( piloti italiani ,armi italiane , ingenti finanziamenti Usa , boicottaggio contro i Palestinesi all'Onu , aggressioni parlamentari e mediatiche contro chi osava solo porre qualche problema ...)  
2) omissione degli esiti più cruenti della "guerra"(bambini colpiti non a caso , sperimentazione di armi che infliggono lacerazioni non più guaribili ...)  
3) ricorso continuo , per giustificare immagini che non è stato possibile censurare , al mito del paese accerchiato costretto a difendersi per cui non di aggressione si tratta ma di risposta ai "micidiali" razzi lanciati da Hamas .

E la Palestina , che del tutto isolata a livello internazionale ( vedi le manifestazioni di massa , le petizioni , il boicotaggio ... ) non è , resiste.

200 marocchini terroristi ISIL uccisi in Iraq e in Siria

200 marocchini terroristi ISIL uccisi in Iraq e in Siria

alalam
tradusiu da 
Sa Defenza




Il ministro degli Interni marocchino dice che oltre 200 cittadini marocchini che hanno aderito al gruppo terrorista dello Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL) sono stati uccisi, finora, in Iraq e in Siria.

Mohammad Hassad ha rilevato che tra i  2000 cittadini marocchini che militano tra le fila di ISIL,  cinque di loro hanno assunto posizioni dirigenziali nel gruppo terroristico.

Hassad stava parlando in un incontro con i membri della Camera dei Consiglieri del Marocco.


Citando informazioni di intelligence, Hassad ha detto che più di 1.000 marocchini si sono uniti ISIL in Iraq e in Siria lasciando il paese nordafricano, mentre i restanti sono cittadini marocchini residenti in Europa.

Il ministro dell'Interno ha inoltre aggiunto che più di 120 terroristi ISIL sono tornati in Marocco e che sono oggetto di indagine da parte dei servizi segreti marocchini.


I funzionari occidentali e arabi temono che le migliaia di cittadini arabi, europei e americani in lotta con il gruppo militante Takfir in Siria e in Iraq, una volta  tornati ai loro paesi d'origine, possono effettuare attacchi terroristici.

I militanti ISIL hanno occupato parti del nord Iraq dal giugno 10.

Si chiede ora  una risposta coordinata per sconfiggere i militanti del gruppo nel paese arabo.


Migliaia di persone sono state uccise e un milione di persone sono state sfollate dal'Iraq da quando i terroristi ISIL hanno lanciato il loro tentativo di impadronirsi del paese. 

L'assalto ha incontrato una dura resistenza da parte dell'esercito iracheno e della gente nei giorni scorsi.

NGD / BA

mercoledì 16 luglio 2014

Putin: nessun piano per un’alleanza BRICS di tipo militare

Putin: nessun piano per un’alleanza BRICS di tipo militare
Russian President Vladimir Putin (RIA Novosti / Michael Klimentyev)
sadefenza


 I Paesi BRICS vogliono sfidare la dipendenza dal sistema finanziario internazionale e rafforzare lo Stato di diritto. Ma Putin sottolinea come non ci siano piani per un’alleanza di tipo militare

"Nel caso BRICS vediamo tutta una serie di interessi strategici comuni. Prima di tutto, è nostra comune intenzione riformare il sistema monetario e finanziario internazionale. Nella forma attuale la situazione è sfavorevole per i Paesi BRICS e per le nuove economie in generale. Dobbiamo acquisire un ruolo più attivo nel FMI e nel sistema decisionale della Banca Mondiale. Il sistema monetario internazionale dipende troppo dal dollaro o, per essere precisi, dalla politica monetaria e finanziaria statunitense. I Paesi BRICS vogliono che questa situazione cambi", ha dichiarato Putin in un’intervista alla Itar-Tass.

"Oggigiorno, il fattore delle frontiere comuni non gioca un ruolo determinante; i processi globali devono incoraggiare i Paesi a collaborare per poter affrontare sfide e problemi comuni".


"Un altro obbiettivo a lungo termine nell’interesse comune dei membri dell’associazione è il rafforzamento dello Stato di diritto internazionale ed il ruolo guida delle Nazioni Unite nel sistema internazionale. Siamo onesti: senza la Russia e la posizione di principio della Cina sulla Siria al Consiglio di Sicurezza, gli eventi in quel Paese avrebbero seguito lo scenario libico e iracheno".

"È evidente che tutte le economie BRICS hanno bisogno di una seria modernizzazione delle infrastrutture. La nostra iniziativa di costituire una Banca di sviluppo mira ad espandere la cooperazione in questo settore".


"Un’altra importante iniziativa in corso è la creazione di un pool di riserve in valuta estera che rappresenti una rete di sicurezza che ci consenta di far fronte comune alle sfide economiche che ci attendono".


Russian President Vladimir Putin (L) and Brazilian President Dilma Rousseff shake hands during a meeting at Planalto Palace in Brasilia on July 14, 2014 (AFP Photo)



Putin ha tenuto a sottolineare come la Banca per di sviluppo e il pool di riserve in valuta estera sono passi concreti per i Paesi BRICS, destinati a rafforzare l’architettura finanziaria internazionale e renderla più equilibrata e giusta.


"È nel nostro comune interesse sfruttare a fondo la complementarietà delle nostre economie nazionali. Le opportunità di cooperazione sono davvero grandi. Il nostro è un mercato con quasi tre miliardi di consumatori. I Paesi BRICS hanno risorse naturali uniche ed un potenziale tecnologico, industriale e finanziario notevole".


Un’altra importante questione, che i Paesi BRICS hanno affrontato durante l’ultimo vertice, è l’aumento dei casi di sanzioni unilaterali.


"Recentemente la Russia è stata esposta ad un attacco sanzionatorio da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Siamo grati ai nostri partner BRICS per aver criticato, in vari modi, tali pratiche. Insieme, dobbiamo pensare ad un sistema di misure di sicurezza utili a prevenire le molestie a danno di quei Paesi che non concordano con alcune decisioni di politica estera da parte di Stati Uniti e loro alleati; ma sarebbe altresì utile promuovere un dialogo civile, basato sul reciproco rispetto, su tutte queste controversie".


La cooperazione atta a fissare regole di comportamento responsabile nello spazio dell’informazione globale è un altro tema basilare secondo Putin.

Russian President Vladimir Putin meets his Chinese counterpart Xi Jinping in Fortaleza, Brazil (RIA Novosti / Mikhail Klementiev)

"Tali regole devono basarsi su princìpi di rispetto della sovranità di un Paese, non-ingerenza nei rispettivi Affari Interni, rispetto dei diritti umani e delle libertà, nonché la parità di diritti per tutti i Paesi di partecipare alla gestione mediatica. Ritengo che i nostri sforzi congiunti faranno in modo che i Paesi BRICS possano un giorno detenere una posizione di leadership nel rafforzamento della sicurezza internazionale dell’informazione. Stiamo progettando una politica comune di informazione in campo internazionale per sostenere l’attività BRICS e presentare un quadro più imparziale del mondo".

"Credo sia giunto il momento di innalzare il ruolo dei BRICS ad un nuovo livello, per rendere la nostra associazione parte inalienabile del sistema di gestione globale per uno sviluppo sostenibile". 

martedì 15 luglio 2014

FISICI RUSSI COSTRUIRANNO LA TORRE DI TESLA...

Fisici russi costruiranno la Torre di Tesla


Timur Blochin
Fisici russi costruiranno la Torre di Tesla
L’avaria di Fukushima non sarebbe avvenuta. I funzionari europei non avrebbe dovuto faticare inventando ostacoli alla realizzazione del gasdotto South Stream. I pensionati della NATO, dopo aver tolto alla Yugoslavia le terre del Kosovo, non si sarebbero occupati di investimenti nei minerali utili esistenti su questo territorio.
Chissà, forse il condizionale non sarebbe qui servito se la Wardenclyffe Tower del geniale scienziato serbo Nikola Tesla, costruita all’inizio del XX secolo, avesse portato alla creazione di un sistema efficace di trasmissione e di produzione di energia elettrica libera in tutto il mondo. Quello che successe cent’anni addietro è tuttora avvolto dal mistero.
Si sono conservate soltanto le impressioni prodotte su abitanti locali e su giornalisti dallo splendore celeste “per migliaia di miglia” causato dalla Torre di Tesla. Recentemente i giovani fisici russi Serghej e Leonid Plekhanov, dopo aver studiato scrupolosamente i diari e i brevetti dello scienziato, hanno deciso di rianimare il progetto di trasmissione di energia senza fili. Hanno persino raccolto mediante internet una somma rilevante per la costruzione della propria Torre. Nell’intervista a “La Voce della Russia” Leonid Plekhanov ha raccontato dei principi di funzionamento della nuova Torre:
- Intendiamo iniziare la costruzione della torre quest’autunno a 400 chilometri a nord da Mosca. Non vogliamo creare “una grande e bella cosa” per fare delle misurazioni. Il nostro approccio è quello scientifico. Condurremo ricerche in diverse condizioni meteorologiche, tenendo conto dei vari fattori. Poi questi risultati devono essere ricevuti e confermati dalla comunità scientifica. Ciò può impiegare anni, ma è importante almeno avviare il dialogo.
- Quante torri dovranno essere costruite? Sarà una rete come quella realizzata un tempo per il telegrafo ottico? Cosa può servire da fonte originaria di energia? Pile solari in deserti?
- Anche se parliamo di trasmissione senza fili, in realtà serve da “filo” la terra, il che garantisce un alto rendimento. Nel nostro caso basterà una sola torre per creare onde nel suolo di tutto il pianeta. Per quanto riguarda le fonti, è stato calcolato che la quantità di energia solare che arriva in sei ore sulla superficie di tutti i deserti del pianeta è sufficiente per rifornire per un anno di energia tutto il pianeta. Ovviamente, questo progetto è dispendioso, ma nessuno si prefigge di cambiare in un giorno tutto il sistema azionando un interruttore. Le fonti sono numerose, sia tradizionali che alternative. Il problema principale è il trasporto dell’energia fino ai centri di consumo senza la costruzione delle reti che richiedono spese ingenti.
- Perché l’industriale americano John Morgan, che all’inizio sponsorizzò il progetto di Tesla, cessò alla fine il suo finanziamento? Capì che se fosse apparsa energia libera, sarebbe arrivata l’epoca del benessere generale e non sarebbe rimasto più nessuno cui inviare le bollette?
Tesla scrisse nel suo diario che Morgan aveva adempiuto tutti i suoi obblighi, ma il suo progetto era troppo progredito per quell’epoca. Il progetto sarebbe stato ripetuto con un successo trionfale, ma allora il mondo non era ancora pronto ad accettarlo. La trasmissione di energia senza fili è un progetto delicato in quanto coinvolge tutto il pianeta. Quindi i paesi leader dovranno accordarsi. È una questione da risolvere. In ogni caso bisogna seguire la strada dell’evoluzione, anziché quella rivoluzionaria.
- Vi rendete conto di correre il rischio di attirare su di voi l’ira, ad esempio, dei magnati del petrolio e delle maggiori compagnie dell’energia?
- Una decina d’anni fa si diceva che i giganti petroliferi non avrebbero permesso alle elettromobili di uscire sul mercato. Ma vediamo che questo settore è adesso in ascesa. Qui può sorgere una situazione simile. Per la nostra tecnologia può esistere un ottimo business driver, ossia le stesse elettromobili per le quali possono essere costruiti tanti distributori quanti ci vogliono in quanto non sarà necessario posare cavi.
- Su un portale scientifico uno scettico vi chiede: come mai è successo così che in oltre cent’anni nessuno abbia capito come costruire la Torre di Tesla?
- I motivi possono essere più di uno. Attualmente, se vieni in qualsiasi comunità scientifica e dici di disporre della teoria del funzionamento della Torre, ti risponderanno subito: grazie, arrivederci, non devi pensare di essere più intelligente di 300 accademici e dottori in scienze. Inoltre, nell’ultimo decennio si è profilata la tendenza che definerei “una specializzazione ristretta degli scienziati”. Per ricerche di carattere ristretto vengono concessi grant. Ma la Torre abbina vari indirizzi della fisica, per tale progetto ci vogliono persone appassionate. Riteniamo che ciascuno abbia diritto di difendere la propria teoria se, certo, la stessa è convalidata da prove.
- Nei vostri lavori affermate che la teoria di Tesla quadra al 100% con la fisica classica. Ed intanto si diceva che ciò è antiscientifico, che è ciarlanteria…
- Tesla non seguiva l’alveo della fisica del suo tempo. Era, in generale, una persona strana. Per interessare la gente doveva a volte ricorrere a serie azioni pubblicitarie. Questo è il motivo dell’apparizione dell’aureola mistica attorno al lavoro dello scienziato. Da qui i discorsi di tutti questi freak scientifici che non capiscono niente di fisica ma attribuiscono a Tesla le teorie del complotto secondo cui, ad esempio, lo scienziato avrebbe provocato la caduta del meteorite di Tunguzka. Inoltre, Tesla era un pratico e non era mai troppo scrupoloso nelle questioni teoriche. Ma se leggi i suoi lavori essendo armato di concezioni scientifiche moderne i suoi elaborati cominciano ad acquistare senso. Non si deve dimenticare che, grosso modo, tutte le cose elettriche nella nostra vita sono apparse grazie alle invenzioni di Tesla.

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