di Mariella Camedda
Questa è una storia, una delle tante che in questo tempo infame vorrebbero farci passare per normalità. Parla di un signore gentile, che da meno di un lustro aveva egregiamente superato gli ottanta. Un signore vivace ed operoso, incredibilmente colmo di curiosità.
Questa è una storia, una delle tante che in questo tempo infame vorrebbero farci passare per normalità. Parla di un signore gentile, che da meno di un lustro aveva egregiamente superato gli ottanta. Un signore vivace ed operoso, incredibilmente colmo di curiosità.
Lui, il mio vicino, estate o inverno che fosse, alle prime luci dell’alba accendeva il suo mezzo, il mitico Ape Piaggio, e dopo aver svegliato mezzo vicinato, partiva chiassoso verso il suo orto di cui non mancava di farmi godere con rosse ciliegie e piccole, profumatissime mele.
Camicia aperta sulla canotta bianca e piedi scalzi poggiati sullo scranno, attendeva vigile e paziente di godere del raro refrigerio e di qualche allegra chiacchierata, rubata per l’improvvisa coincidenza del primo che rientrava.
Il mio vicino custodiva una grande storia.
Una storia di vita comune ai tanti: lavoro, sacrifici, famiglia, figli. Una storia comune certo, ma inesorabilmente irripetibile come irripetibile era la sua vitale passione che gli occhi, vivaci e cristallini, a mala pena riuscivano a nascondere.
Il mio vicino ci ha lasciato. Dopo lunghi giorni di sofferenza si è spento da solo in una stanza d’ospedale senza il conforto di un familiare, di una voce amica. È bastato un tampone positivo per privarlo, lui tri-vaccinato, del diritto sacrosanto ad una degna morte.
Ora…..domando. Da quando questi nuovi lager che stupidamente ci ostiniamo a chiamare ancora “ospedali” legiferano con motu proprio, ignorando qualsiasi evidenza giuridica (illegittimità ed incostituzionalità della dichiarazione di emergenza, sentenza del Tribunale di Pisa n. 1842 del 17.02.22), nonché scientifica (tra le tante: la Covid 19 si cura, alla stregua di una qualsiasi influenza, con i ben noti antinfiammatori)?
Cosa ha permesso che in queste strutture, demandate per nascita e vocazione alla cura e alla tutela della vita umana, abbracciando un bieco oscurantismo, disconoscessero gli stessi cardini della loro ragion d’essere?
Abbandonata la pratica della pietas, la “missione” è ormai merce all’asta per il miglior offerente.
TUTTO QUESTO VA FERMATO.
E’ tempo di una nuova etica che dal basso, dal popolo, costruisca una rete di sostegno e di controllo, affinché umanità e legalità siano ripristinati, perché la storia del mio vicino è quella dei tanti padri, madri, fratelli, sorelle, figli, è quella a cui nessuno in verità è esente.
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