domenica 16 aprile 2023

IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Decima parte


 


 IL GRAFOLOGO Romanzo di Mariano Abis Decima parte

Conosco quali sono i limiti evidenziati, e posso intervenire in casi estremi, infatti conoscere i punti deboli di chi mi contrasta è un vantaggio non indifferente. Ho appena sistemato la sua cartella al sicuro, accompagnata da una relazione indirizzata verso conclusioni estremamente negative, accentuate all’eccesso, certo più del dovuto. Mi appresto ad analizzare le cartelle che contengono i profili di avversari del regime, quando lo vedo di fronte a me, con un altro mazzo di fascicoli pronti per essere analizzati, ne approfitto per osservarlo, ho letto che dai tratti anatomici, specie del viso e delle mani, e quelli generali della struttura fisica, si possono ricavare ulteriori informazioni.

“Sospendi quei fascicoli che hai di fronte, e lavora su questi che ti ho appena portato, voglio una relazione entro oggi, su tutti, in particolare, riguardo il primo, mi devi consegnare il rapporto entro le prossime due ore”.

Non è restato troppo tempo nella mia stanza, ma l’ho osservato attentamente: fisico asciutto e minuto, mani che presentano impercettibili rigonfiamenti nelle giunture delle ossa, posizione del corpo leggermente curvata in avanti, grandi e sottilissime orecchie, unghie biancastre, voce stridula e occhi minuti ed esageratamente affossati. Prendo nota e mi appresto ad analizzare la grafia del primo della lista. Toh, è la cartella del mio conterraneo giornalista, a fianco del nome spiccano due timbri: “deputato comunista” e “estremamente pericoloso”. Potrei anche non analizzare la cartella, dato che la sua grafia è già stata analizzata compiutamente da me in passato, ritengo curioso però il termine pericoloso apposto con un timbro in grande evidenza, dato che mi invitano ad esprimere un parere, e mi viene da pensare che la mia relazione non avrà alcuna valenza anche se giudicassi quella persona incapace di creare seri rischi per la dittatura. La analizzerò senza grandi approfondimenti. Osservo la grafia dal punto di vista generale, mi sembra tutto regolare ed equilibrata, non noto segni patologici, e le lettere non mi comunicano sensazioni particolari, tre minuti di analisi mi bastano, non voglio cercare troppo assiduamente difetti in quella scrittura, primo, perché è un mio illustre conterraneo, secondo perché mi fa venire in mente una persona che non c’è più, e alla quale ero estremamente affezionato, il mio amico Lupo, grande ammiratore di chi ha scritto quei fogli. E se per le altre cartelle ho dedicato più tempo per analizzarle, e meno per stilare la relazione, per questa faccio il contrario. Termino il mio lungo rapporto positivo con la frase: “persona non in grado di mettere a repentaglio la sicurezza dello stato”. Almeno questo glielo devo, in memoria di Lupo. Sono certo, però, che la frase è estremamente truffaldina, e la determinazione, la costanza e l’intelligenza che dimostra la sua grafia, unita alla tradizionale cocciutaggine dei Sardi quando stabiliscono un fine, mi portano a pensare che potrei avere dei grossi guai per questo, ma penso che saprò difendermi … Alla scadenza delle due ore stabilite consegno la relazione, noto che gli occhietti del capo sono bramosi di leggerla immediatamente.

Mi rimetto al lavoro, analizzando gli altri fascicoli, portano nomi sentiti altre volte e tutti evidenziano timbri con la dicitura: “parlamentare”, oppure specificano la passata appartenenza a un partito politico. Non ho ancora terminato la relazione successiva, quando rivedo il mio capo, spalanca come una furia la pesante porta, mi butta con rabbia la cartella sul tavolo e mi dice con la sua voce stridula che non va assolutamente bene. Gli dico di farla analizzare all’altro grafologo, dato che non è convinto dei riscontri che gli ho presentato, gli faccio notare che mi sarebbe stato molto più facile confermare la dicitura del timbro e lo invito a lasciare la stanza perché ho lavoro urgente da svolgere, lui per tutta risposta mi lascia la cartella sul tavolo e mi dice che vuole un’altra relazione completamente diversa, esattamente tra un’ora. Quando ho fatto riferimento all’altro grafologo, è restato un attimo interdetto, segno che le informazioni di Romano al riguardo erano esatte. Proseguo con le mie analisi, trascorre ben più di un’ora, ed eccolo di nuovo, a pretendere la nuova relazione. Apre la cartella che non è stata spostata di un millimetro, si accorge che non è stata cambiata una virgola, e mi dice che per questo avrei passato grossi guai, per tutta risposta gli dico che è libero di redigerla da sé, e se vuole altri riscontri, diversi da quelli presentati, mi deve mettere di fronte l’interessato, o almeno fornirmi suoi filmati, per ora le mie conclusioni, unicamente riferite alla grafia, non possono essere cambiate, gli dico che spero di non godere più della sua fiducia, così sarei tornato nelle marche, con buona pace di chi mi ha stravolto la vita.

Per una volta lo vedo un po’ in soggezione di fronte alla mia determinazione, mi illudo che abbia capito che la mia relazione sia corretta e sincera, e se ne va, un po’ meno nervoso. Ma dopo appena tre ore eccolo con dei filmati, li visioniamo insieme, e alla fine gli dico che la mia relazione non può essere cambiata. Se ne va, ma non prima di avermi lanciato uno sguardo che sembra voglia incenerirmi all’istante, con il dito indice della mano destra sollevato, come se stesse per dirmi una frase molto offensiva, ma dalla bocca non gli esce un sibilo, tanta è la sua rabbia, la pesante porta alle sue spalle emette un boato come se fosse scoppiata una bomba! La guerra tra noi è sancita. Per oggi l’ho visto molte più volte del necessario, e cerco Romano per andare a pranzo, molto prima dell’orario che sceglievamo di solito, questo posto mi sta diventando indigesto e voglio abbandonarlo il più presto possibile, e rientrarvi ben al di là degli orari usuali.

Di fronte ad un abbacchio cucinato alla perfezione, e ad un boccale di frizzante vino di frascati, mi sfogo raccontandogli tutto l’accaduto, compreso il fatto di aver analizzato la scrittura del capo, trovando elementi che potrebbero essermi utili nel caso mi debba difendere da probabili sue azioni future. Romano mi consiglia di non tirare troppo la corda, mi dice che in passato ha avuto contrasti con altri suoi sottoposti, e lui ne è uscito sempre vincitore. Gli rispondo che forse i suoi antagonisti non possedevano la mia cocciutaggine e armi necessarie per potersi difendere. Tre giorni dopo apprendo che il mio conterraneo è stato arrestato, passano pochi mesi e si celebra il processo, viene condannato e incarcerato. Sono dispiaciuto per tutto questo, la mia relazione non è servita ad evitargli la reclusione, egoisticamente penso che potrei passare guai anch’io. La mia attività si dipana tra perizie grafiche, studi grafologici e psicologici, indirizzati prevalentemente alla acquisizione di competenze in fatto di segni patologici, e qualche uscita pomeridiana o serale alla scoperta di angoli nascosti di roma; nonostante che le nostre scorribande per la capitale siano frequenti, la città è così estesa che non basterebbero mesi per visitarla dettagliatamente, gli edifici di grande rilevanza sono innumerevoli, le vestigia dell’antica civiltà da visitare minuziosamente, e piazze, fontane, chiese, mercatini rionali, spazi aperti e sportivi, e quant’altro, sono troppo numerosi, e ogni volta Romano trova posti sempre nuovi e interessanti che non abbiamo ancora visitato. Ma le mie uscite, ultimamente, si sono diradate, per via delle troppe cartelle che mi consegnano giornalmente. Abbiamo ovviato anche al problema della corrispondenza con Dalida, in quanto una sorella di Romano si è offerta di riceverne la corrispondenza; nel palazzo tutti sanno che ci siamo lasciati.

Col passare del tempo, di pari passo al consenso generale che il regime si è guadagnato con politiche volte a dare grande importanza alla nostra nazione nel mondo, ad una assidua propaganda, e ad assicurare lavoro per tutti, il mio impegno diminuisce sensibilmente, segno, forse, che i contrasti interni si affievoliscono, del resto chi non si dichiara favorevole al regime, non viene messo nelle condizioni di poter sopravvivere, e molti personaggi di rilievo preferiscono continuare la loro opposizione al regime, lontano dai confini nazionali. Si fa sempre più pressante per me il bisogno di costruire la mia vita a fianco di Dalida.

Ho iniziato a prendere appunti per il mio libro sui segni grafologici che avevo catalogato nella mia banca dati, costituita semplicemente dai fogli provenienti dalla sardegna, solo una minima parte di loro non trovavano riscontri tra i segni reputati classici dalla letteratura grafologica, in tutto ho catalogato quasi un centinaio di segni, la maggior parte ricavati da altri autori, e una piccolissima parte scoperti da me, a cui do risalto accomunando a qualcuno di essi una sorta di descrizione della gestualità che in genere li accompagna. E se altri autori esplicitano e catalogano per lo più segni, io cerco di relazionarli, quanto più possibile, alla descrizione e alla correlazione di caratteristiche anatomiche, alla gestualità che normalmente li accompagna, che vanno ad aggiungersi alle descrizioni scoperte in precedenza da altri, sto compiendo, cioè, un lavoro di completamento di esperienze altrui, molto importante quando si ha la necessità di collaborare all’evoluzione di una nuova scienza. Ma per scrivere un libro, devo sapere esattamente quali siano le tendenze che indirizzano altri autori, per non incorrere in affermazioni già esplicitate da altri, e mi viene da pensare che potenzialmente ho il materiale che mi serve, dovrei unicamente andarlo a prendere.

Si trova in casa di Lupo, libri e giornali che mi sarebbero stati utili; devo trovare una scusa per recarmi nelle marche, non posso però accampare il pretesto che ho la necessità di vedere la mia donna, perché tutti sanno che ci siamo lasciati. Ne parlo con Romano, mi dice che l’opzione più favorevole per convincere il mio capo sarebbe sicuramente quella effettiva: mi serve materiale per scrivere un libro, e per il mio compito attuale, e lo posso trovare a fermo, o nel circondario. Ne parlo il giorno dopo con Duilio, con sorpresa mi dice di andare il più presto possibile e restarci almeno una settimana, così si sarebbe, forse, disintossicato dalla mia presenza, non mi poteva andare meglio, e una tregua col mio capo non dispiace nemmeno a me, mi ordina però di prendere contatti col podestà, mi sarebbe stato utile per reperire altro materiale, ma sospetto che attraverso lui, voglia controllare le mie mosse. Assecondiamo con piacere il suo volere e la mattina dopo siamo in partenza per le marche.

La prima tappa è naturalmente la casa di Dalida, non mi accolgono troppo bene, io cerco di spiegare i motivi della mia sparizione, ma non posso entrare troppo nei particolari, anche lei pretende spiegazioni che non posso darle. Il giorno dopo varco l’entrata dello splendido palazzo di piazza del popolo, per mettermi in contatto col podestà, lui mi accoglie bene e mi dice che se volessi, potrei consultare dei manoscritti presenti nel palazzo, redatti da personaggi importanti del passato, e al momento di congedarmi mi chiede se abbia notizie di Lupo, la domanda mi mette in allarme, ma al contempo mi schiude un barlume di speranza per la sorte del mio amico, gli dico che è ormai troppo tempo che non ho sue notizie, e per quanto ne so potrebbe essere dappertutto, o da nessuna parte. La notte, col favore delle tenebre, recuperiamo tutto il materiale cartaceo presente in casa di Lupo, mi sembra che manchi qualcosa, ma nel contempo mi accorgo che qualcosa è stata aggiunta, un libro e qualche foglio di giornale, controllo le date, sono recentissime, Lupo è dunque vivo, e si è recato di recente nella sua casa, sicuramente di notte, se l’aggiunta dei giornali recenti fosse opera sua, dovrebbe essere in zona. Rimetto a posto il materiale recuperato, gli chiederò se posso utilizzarne almeno una parte, per giustificare il viaggio, il problema sarà unicamente riuscire a mettermi in contatto con lui. Sotto la mattonella che Lupo mi ha indicato nascondo un mio messaggio. Trascorro la notte in casa di Lupo, in compagnia di Romano, in attesa che il mio grande amico si faccia vivo, ma di lui nessuna traccia, in effetti non ho la assoluta certezza se sia ancora in vita. Come al solito quando ho bisogno di lui non si fa vivo, poco male, se è in zona mi troverà lui.

Tornare a fermo mi ricorda i tempi andati, noto che gli atteggiamenti delle persone non differiscono dal solito, come se la situazione politica non fosse cambiata, la cittadina ha l’immutabile aspetto clericale, e la gente continua a parlare di politica, senza però dare troppo nell’occhio, ed evitando capannelli di persone. Trascorro la mattinata approfittando dell’opportunità offertami dal podestà di consultare antichi manoscritti, vengo anche a contatto con grafie di papi. Trascrivo tratti che mi sembrano interessanti, cercando di imitare lo stile grafico, ci sarà tempo in seguito per analizzarli, confrontandoli con la loro personalità ricavata dalla storia. Anche la sera è dedicata a questo lavoro, e all’imbrunire prendiamo posto in uno spazio aperto di un’osteria, con la speranza di venire notati dal mio amico Lupo. Ceniamo all’aperto, e quando le tenebre si fanno più fitte, torniamo a casa del mio amico, ci apprestiamo a coricarci quando la porta si spalanca, eccolo là il fuggitivo, un forte abbraccio e le presentazioni di rito. Ci raccontiamo gli ultimi avvenimenti.

“La notte scorsa stavo per entrare in casa, quando mi sono accorto che all’interno c’era qualcuno, e siccome è capitato altre volte che squadristi mi abbiano aspettato, non ho voluto rischiare anche perché non sentivo alcuna voce e non potevo immaginare chi avesse occupato la casa, stamattina però sono entrato, ho guardato sotto la mattonella, ed ho scoperto che il visitatore eri tu, ed eccomi qui, felice di rivederti, amico mio.”

 

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