martedì 5 settembre 2023

SMART City - Città dei 15 minuti

Gianluca Liggi

Cari amici de Sa Defenza, il periodo storico che stiamo attraversando impone oggi più che mai la nostra partecipazione alla gestione e al controllo della cosa pubblica. In passato molti di noi hanno rinunciato ad esercitare questo essenziale diritto sia per pigrizia e disinteresse sia perché i mezzi di comunicazione di massa garantivano un sufficiente pluralismo e mostravano coraggio nel giornalismo di inchiesta.

Adesso il demiurgo dell'agenda 2030 vorrebbe realizzare un importante tassello del suo criminale progetto: le Smart Cities. Personalmente ritengo inaccettabile, come se fosse ineluttabile, questo nefasto destino. Nonostante possano definirmi illuso o visionario, mi dissocio dal detto latino mala tempora currunt sed peiora parantur, poiché tutti abbiamo la possibilità di incidere sul nostro futuro. Per queste ragioni, ho il piacere di condividere il mio punto di vista senza avere alcuna presunzione di essere il depositario di verità assolute e incontrovertibili, ma con l’unico scopo di presentare una possibile chiave di lettura e confronto per coloro che conoscono bene la tematica, per tutti quelli che ne hanno soltanto sentito parlare e, soprattutto, per i tanti che ignorano di cosa si tratti e che il processo sia già in fase di attuazione.

Per quali motivi ritengo che le Smart Cities abbiano una connotazione estremamente negativa e pericolosa? Perché, a dispetto del nome fuorviante che evoca concetti come modernità, attualità, evoluzione e progresso, si tratta in realtà di una delle idee più abominevoli e misantropiche e violente che la storia umana abbia mai partorito.

Dopo tutti i recenti accadimenti che hanno avuto lo scopo di sdoganare la politica dell'emergenza finanziaria, sanitaria e climatica, lo stesso sistema che ha ideato e attuato tutti questi scenari di crisi, adesso pretende di fornirci, preconfezionata, la soluzione a tutti i problemi proferendo l'ennesima menzogna e cioè che le Smart Cities creeranno condizioni di vita migliori per tutti rendendoci felici.

Viviamo una realtà in cui quasi tutto ciò che è antropico viene demonizzato, basti pensare che perfino un ministro della Repubblica ha sostenuto che l'uomo sia un parassita energivoro che consuma senza produrre nulla; allo stesso tempo, chissà come, ci ha deliziato con sproloqui tra il comico e il tragico secondo cui il nostro pianeta sarebbe stato progettato per un massimo di tre miliardi di individui. Prescindiamo per un istante dal concetto, perfino troppo facile e banale, che una tale affermazione sia intrinsecamente assurda in quanto annienta tutto ciò che è etico morale e spirituale in ciascuno di noi e riduce l'essere umano alla mera componente biologica. Quello che colpisce maggiormente di un tale folle pensiero è l'utilizzo strumentale dei numeri per instillare nella mente delle persone il senso di colpa e la convinzione che il nostro tenore di vita sia insostenibile e autodistruttivo.

Prima il grimaldello era lo spread, utilizzato per giustificare livelli di tassazione abnormi volti ad impoverire il patrimonio delle famiglie. Dopo lo spread, di cui oggi non parla più nessuno, mentre dieci anni fa occupava il modo ingombrante e ossessivo tutti i notiziari, è sopraggiunta la crisi climatica e l'abuso della parola green. L'obiettivo, in questo caso, è rappresentato dalle nostre case e dalle nostre automobili che improvvisamente sono diventate i nuovi colpevoli dell'inquinamento e della inefficienza energetica. In tutto questo gioco falsamente filantropico, “casualmente” si stanno arricchendo le solite società di capitali a scapito dei piccoli risparmiatori.

Come se non bastasse, per accentuare il senso di precarietà e di incertezza sono arrivate anche la crisi pandemica e quella geopolitica con la riproposizione della guerra fredda.

Tutti questi eventi ed elementi, sapientemente orchestrati e schedulati temporalmente, creano il problema e le Smart Cities vengono proposte come la soluzione. La propaganda vorrebbe farci credere che le Smart Cities ci renderanno la vita comoda perché avremo tutto a disposizione vicino a noi, senza inquinare, con spirito solidale e con il potere centrale che decide per tutti e ci educa alla decrescita felice.

In realtà le Smart Cities sono un crimine di Stato che colpisce l'uomo sotto molteplici punti di vista.

Ne annientano la socialità, alienandolo davanti al suo personal computer o al suo visore per la realtà virtuale; ogni malessere deve essere curato con un'apposita pillola e tutta la popolazione diventerà un enorme campionario di casi clinici sia a livello psicologico che psichiatrico. Il confinamento geografico rende lo spazio vitale simile a una grande prigione: ciascuno sarà l’involontario protagonista del proprio Truman show. Gli spostamenti e i viaggi, in quanto intrinsecamente inquinanti, inizialmente verranno contingentati, poi non saranno permessi e in ultima istanza saranno sostituiti dalla realtà virtuale. Ovviamente, impedendo ai cittadini di spostarsi liberamente e di accrescere la propria cultura attraverso liberi canali percettivi, i contenuti saranno opportunamente filtrati e manipolati secondo quanto gradito al ministero della verità di orwelliana memoria: nell'arco al massimo di due generazioni, le menti saranno omologate e appiattite rendendo impossibile l'esercizio del dissenso e della critica.

E’ di tutta evidenza che demonizzando tutto ciò che è ludico o voluttuario o più semplicemente espressione dell'otium latino, si verranno a creare delle polis simili fra loro, slegate dalle proprie radici e senza identità: l'uomo sarà ridotto a trascorrere il proprio tempo lavorando come una formichina operosa con l'unica ambizione di sopravvivere soddisfacendo essenzialmente i propri bisogni primari. La tecnologia invece gli propinerà costantemente l'indottrinamento affinché rimanga abulico, rassegnato e passivo.

I beni e i servizi saranno progressivamente espropriati e concentrati nelle mani dei soliti colossi finanziari perché diventeranno economicamente insostenibili per la maggior parte della popolazione; al contempo, la cultura della delega secondo cui si attribuisce allo stato la prerogativa di ogni decisione sarà proposta e sponsorizzata come se fosse una ulteriore semplificazione dell'esistenza. Non ci saranno più mezzi di trasporto privati, verranno definiti dei limiti all'acquisto dei normali beni di consumo, in primis l'abbigliamento, perché tutto dovrà essere condiviso e fluido: il cittadino comune non possiederà più niente perché il mainstream gli farà credere che il suo sacrificio salvi il pianeta. Non sarà utilizzata la parola sacrificio bensì concetti come efficientamento, razionalizzazione, armonizzazione e altre amenità lessicali in ossequio alla neo-lingua.

L’individuo sarà associato alla propria patente a punti, dove ogni comportamento corrisponderà ad un punteggio positivo o negativo con meccanismi di premialità o punizioni. In tutta questa follia sarà esaltata la delazione: gli elementi più deboli diventeranno tanti agenti segreti (Stasi docet) rendendo le città delle vere e proprie giungle in balia di telecamere e spioni. Il denaro contante dovrà sparire a favore di wallet digitali contestualmente all'impoverimento delle famiglie; l’esproprio potrà concretizzarsi tramite la semplice pressione di un pulsante da parte del potere centrale senza possibilità di tutelare proprio patrimonio: quando tutto diviene intangibile, diventa materialmente indifendibile. Secondo questo processo involutivo, saranno a pagamento anche cose che oggi non lo sono, perché, attraverso l'utilizzo strumentale dell'emergenza e instillando la paura, verranno sdoganate continue fasi con leggi speciali. Come la storia ci insegna, le disposizioni speciali in tema di legiferazione permangono attive anche dopo che l’emergenza venga ritenuta superata. Una volta metabolizzate, assimilate e acquisite costituiscono parte integrante di quelle consuetudini tanto care al potere centrale.

In questi microcosmi tutti uguali, tutti anonimi, tutti apolidi, senza creatività perfino i generi alimentari saranno prodotti con sostanze sintetiche o comunque legate a fonti di approvvigionamento come bacche e insetti: tale dieta avrà effetti deleteri sulle persone che quindi potranno diventare i nuovi clienti di chi produce farmaci che, guarda caso, è quotato in Borsa e deve rendere conto ai propri azionisti con bilanci sempre in crescita e sfidanti. Sarà quindi più facile portare a compimento il piano di depopolamento tanto caro ai pochi accentratori di potere e ricchezze. Ogni tanto al popolo bue saranno erogate piccole concessioni a base di panem et circenses: con questo piccolissimo prezzo il 99% della popolazione vivrà confinato e obnubilato, mentre l’1% restante continuerà a gestire la quasi totalità della ricchezza mondiale inquinando a piacimento; potrà occultare le proprie malefatte dato che non esisterà più l'informazione libera. A dire il vero, già oggi i cosiddetti giornalisti scomodi stanno diventando sempre più una esigua minoranza: la parte numericamente preponderante è invece totalmente finanziata e asservita al potere di cui è organica espressione e addirittura si mostra orgogliosamente in prima linea a fare propaganda.

In questa realtà distopica in cui l'etica non esiste più, ma i concetti di bene e male sono subordinati ai progetti criminali dei nuovi feudatari, i nuovi servi della gleba saranno educati con strategie ricattatorie ottenendo l’obbedienza degna di un regime militare in cui ogni pensiero o azione non allineati saranno colpiti e soppressi.

Questo circolo vizioso deve essere combattuto e sconfitto e tutti noi siamo chiamati oggi a sabotare questo demoniaco progetto il cui tratto peculiare è la disumanizzazione della società. Dobbiamo permettere alle nuove generazioni di continuare ad assaporare ed esercitare tutte le libertà che, seppure faticosamente, abbiamo conquistato e difeso. La tecnologia non deve essere utilizzata contro l'uomo, ma deve permettere la realizzazione delle ambizioni e dei desideri di ciascuno di noi secondo principi etici e di cooperazione.

Purtroppo le attività di realizzazione delle Smart Cities sono già in atto; ciononostante abbiamo tutti gli strumenti e le capacità per creare un’alternativa: bastano tante piccole azioni compiute giornalmente in tutti gli ambiti della nostra vita per scardinare l’impalcatura di questo disegno che opera in modo subdolo e surrettizio. Rifiutiamo l’idea che la controparte possa pretendere di pianificare la nostra esistenza trasformandoci in ingranaggi inconsapevoli. Evitiamo di reputare la controparte più forte e capace di quanto lo sia in realtà. Il suo elemento di maggiore forza è, al contempo, il suo tallone d’Achille perché è sottratto al suo diretto controllo: l’accondiscendenza da parte delle masse che, per pigrizia, disinteresse, stanchezza preferiscono aspettare che qualcun altro si assuma l’onere di manifestare, di opporsi e di preservare il benessere.

La pseudo pandemia, che ha così pesantemente condizionato le nostre esistenze negli ultimi tre anni, ha dimostrato che il mostro è un gigante con i piedi d'argilla, che può essere combattuto e sconfitto. Sono stati necessari tanti mesi e immensi sacrifici, ma grazie a chi non si è piegato benché ricattato è possibile affermare che: non praevalebunt.


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