Cari amici de Sa Defenza, il periodo storico che stiamo attraversando impone oggi più che mai la nostra partecipazione alla gestione e al controllo della cosa pubblica. In passato molti di noi hanno rinunciato ad esercitare questo essenziale diritto sia per pigrizia e disinteresse sia perché i mezzi di comunicazione di massa garantivano un sufficiente pluralismo e mostravano coraggio nel giornalismo di inchiesta.
Adesso il demiurgo dell'agenda 2030 vorrebbe realizzare un
importante tassello del suo criminale progetto: le Smart Cities. Personalmente
ritengo inaccettabile, come se fosse ineluttabile, questo nefasto destino. Nonostante possano definirmi illuso o visionario, mi dissocio dal detto latino mala
tempora currunt sed peiora parantur, poiché tutti abbiamo la possibilità di
incidere sul nostro futuro. Per queste ragioni, ho il piacere di condividere il
mio punto di vista senza avere alcuna presunzione di essere il depositario di
verità assolute e incontrovertibili, ma con l’unico scopo di presentare una
possibile chiave di lettura e confronto per coloro che conoscono bene la
tematica, per tutti quelli che ne hanno soltanto sentito parlare e,
soprattutto, per i tanti che ignorano di cosa si tratti e che il processo sia
già in fase di attuazione.
Per quali motivi ritengo che le Smart Cities abbiano una connotazione estremamente negativa e pericolosa? Perché, a dispetto del nome fuorviante che evoca concetti come modernità, attualità, evoluzione e progresso, si tratta in realtà di una delle idee più abominevoli e misantropiche e violente che la storia umana abbia mai partorito.