Articolo di Mariano Abis
Forse i sardi non si rendono conto che siamo di fronte al genocidio nascosto del nostro popolo.
Non vantatevi di avere sangue sardo sulle vostre vene, se non lo fate scorrere.
Non fatemi scrivere che scorre sangue da coniglio.
Avete due strade di fronte a voi, una in discesa che porta ad una vergognosa schiavitù, vergognosa perché chi si fa incatenare senza reagire, oltre che cretino, è disonorevole.
L'altra è in salita, e richiede coraggio, intelligenza e sangue caldo.
Si chiama diritto internazionale, ingloba nel suo interno il coraggio di non riconoscere giurisdizione nella Sacra Terra di Sardegna da parte del colonizzatore
Decidete con calma.
Vorrei parlare dell'unica speranza di auto determinarci che abbiamo, si tratta di una novità dirompente, si tratta di variare le strategie indipendentiste, e considerare che se si percorrono sempre le stesse strade perdenti, si resta fermi a vuoti concetti, legati a capi bastone storici, che hanno dimostrato di non volere o di non essere in grado di unire tutto un popolo.
Questo lo può fare solo un movimento o fronte di liberazione nazionale sardo, sia nelle figure originarie, storiche, sia nelle nuove personalità che stanno emergendo in maniera prepotente.
Azione dura come il nostro granito, solida come la concretezza della Gente di Sardegna, imponente come le nostre antiche costruzioni, azione anche mentale che si affida e si rifà alla forte spiritualità della antica millenaria civiltà sarda.
Dodicimila anni di dignità e onore.
In dodicimila anni di storia, la Sardegna è stata collegata forzosamente all'italia, per un solo secolo e mezzo, spiegatemi voi, razionalmente, come possiamo essere considerati italiani.
Impossibile, siamo Sardi e nient’altro, ed essere considerati italiani non ci fa onore.
Essere considerati italiani, giustificando tale affermazione, per effetto di un lasso di tempo così breve, significa aver trascorso tutta la vita da Sardi più o meno liberi, e trascorrere gli ultimi giorni di vita in una clinica o prigione italiana.
Un popolo deve poter avere l'orgoglio di poter dire: anche noi abbiamo i nostri eroi, gente che non si tira indietro, che rischia di suo, un popolo deve poter attingere all'esempio concreto che la nostra predisposizione alla rivolta è ancora viva, gente che non disdegna di trascorrere mesi in un presidio, impedire aste giudiziarie e difendere aziende e famiglie sfrattate, gente come i miei splendidi Amici patrioti.
Gente come Giommaria Angjoi, Francesco Cilloco, Hampsicora, Vincenzo Migaleddu, Zampa Marras, Franco Caddeo o Doddore Meloni.
Impariamo da loro, da coloro che ho indicato, ad essere orgogliosi di essere Sardi, impariamo che la nostra antica propensione alla rivolta si deve trasformare in rivoluzione, solo un popolo integro e cosciente di essere popolo può fare una vera rivoluzione, per tutti gli altri bastano delle sezioni elettorali in ogni contrada e amen.
Il vento che piega le querce mi porta i lamenti della mia gente, il maestrale mi porta la nenia scaturita dalla sofferenza della mia nazione contadina e pastorale.
Il libeccio mi porta suoni e voci che provengono dalla città meno sarda che esista, contrada abitata da finti manager, arrampicatori, faccendieri, ignobli politicanti e ladri in giacca e cravatta.
Il vento dell'est mi porta odori di mirto e uranio e torio, mi porta il lamento di una mamma che piange il suo piccolo ucciso come un agnello sacrificale da radiazioni malefiche e inutili.
Il vento sulcitano mi porta suoni di guerra, suoni di una inutile guerra, una guerra combattuta in sfregio agli indifesi di tutto il mondo, voglio continuare a vivere in questa terra NONOSTANTE, voglio combattere per la mia Madre Terra NONOSTANTE. Non ho paura del sacrificio, se ciò sarà utile alla mia gente, NONOSTANTE.
Il vento maligno dell'est ci sta toglieno persino la dignità.
Non avevate una bandiera e avete usato la nostra.
Non avevate una moneta e avete espropriata la nostra.
Non avevate soldati validi e li avete cercati tra la nostra gente.
Avete trattato come banditi chi difendeva la propria nazione e la propria gente.
Del nostro regno millenario e glorioso ne avete fatto una società privata.
Le vostre navi approdavano vuote e ripartivano cariche.
Avete distrutto le nostre foreste.
Malgrado la nostra resistenza state avvelenando la nostra Terra.
Avete occultato la nostra storia, nascondendo la nostra lingua.
La lingua che ha generato tutte le altre.
State distruggendo il nostro patrimonio archeologico, il più importante di tutto il pianeta.
Ci avete invaso e colonizzato in maniera indegna.
Ma se giustizia esiste nel mondo tutto questo sarà appianato da una rivolta che per la prima volta dovrà diventare rivoluzione, e se ciò non sarà possibile ci penserà la Giustizia Divina a decolonizzare per sempre la nostra Terra.
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