Flogosi e obesità legata alla diversità Probiotica...
Vi siete mai chiesti perché alcune persone, nonostante i loro sforzi dietetici, sembrano avere più infiammazione, affaticamento e obesità rispetto ad altri ?
Una nuova ricerca ha scoperto la risposta, e si riferisce alla diversità dei batteri probiotici nel nostro intestino.
Una nuova ricerca clinica arriva dalla Francia, ed ha scoperto che la diversità genetica di più batteri intestinali hanno, danno minore tendenza alla flogosi, all'obesità e alla disfunzione metabolica.
La ricerca viene dalla Francia dal Institut National de la Recherche Agronomique (Istituto nazionale di ricerca agronomica INRA). In uno studio che è culminato in un decennio di studi si è notata la progressività di collegamento nella ricerca probiotica sull'obesità, più di 75 eminenti ricercatori europei hanno analizzato e raccolto i dati su 292 pazienti.
I ricercatori hanno testato 123 obesi danesi, insieme ad altri 169 non obesi connazionali. Hanno condotto esami medici su ogni singolo individuo, misurato non solo il loro peso e grasso corporeo, ma anche il loro livello di insulino-resistenza , i livelli di colesterolo, la condizione cardiovascolare e i parametri generali di flogosi.
I ricercatori hanno anche testato la composizione dei batteri intestinali di ciascun individuo. Ciò è stato fatto attraverso l'analisi del DNA, che mette alla prova la diversità genetica - legge il numero di ceppi diversi - dei batteri probiotici che vivono all'interno dell'intestino.
La ricerca ha scoperto che il 23% di tutto il gruppo dei 292 avevano bassi livelli di batteri diversità genetica - Questa " Ricchezza batterica", che i ricercatori hanno indicato nel 23% degli analizzati, hanno avuto una media di 380.000 geni, mentre il numero medio dei geni di quelli con diversi e variegati batteri, nella conta, avevano ben 640.000 geni in media.
Quelli con, più bassi livelli di, diversità probiotica sono impegnati anche in una lotta più difficoltosa con il loro peso. I ricercatori hanno notato:
Imparare a produrre più varietà di probioti scegliendo i giusti probiotici e alimenti.
Va aggiunto che il primo gruppo di batteri probiotici sono risultati in altre ricerche come anti-infiammatori, mentre quelli del secondo gruppo (patogeno) sono stati associati in altre ricerche come microrganismi pro-infiammatori.
Risultati corroborati da uno studio in partnership con MetaHIT .
RIFERIMENTI:
Le Chatelier E, Nielsen T, Qin J, Prifti E, Hildebrand F, Falony G, Almeida M, Arumugam M, Batto JM, Kennedy S, Leonard P, Li J, Burgdorf K, Grarup N, Jørgensen T, Brandslund I, Nielsen HB, Juncker AS, Bertalan M, Levenez F, Pons N, Rasmussen S, Sunagawa S, Tap J, Tims S, Zoetendal EG, Brunak S, Clément K, Doré J, Kleerebezem M, Kristiansen K, Renault P, Sicheritz-Ponten T, de Vos WM, Zucker JD, Raes J, Hansen T; MetaHIT consortium, Bork P, Wang J, Ehrlich SD, Pedersen O, Guedon E, Delorme C, Layec S, Khaci G, van de Guchte M, Vandemeulebrouck G, Jamet A, Dervyn R, Sanchez N, Maguin E, Haimet F, Winogradski Y, Cultrone A, Leclerc M, Juste C, Blottière H, Pelletier E, LePaslier D, Artiguenave F, Bruls T, Weissenbach J, Turner K, Parkhill J, Antolin M, Manichanh C, Casellas F, Boruel N, Varela E, Torrejon A, Guarner F, Denariaz G, Derrien M, van Hylckama Vlieg JE, Veiga P, Oozeer R, Knol J, Rescigno M, Brechot C, M'Rini C, Mérieux A, Yamada T. Richness of human gut microbiome correlates with metabolic markers. Nature. 2013 Aug 29;500(7464):541-6.
Cotillard A, Kennedy SP, Kong LC, Prifti E, Pons N, Le Chatelier E, Almeida M, Quinquis B, Levenez F, Galleron N, Gougis S, Rizkalla S, Batto JM, Renault P; ANR MicroObes consortium, Doré J, Zucker JD, Clément K, Ehrlich SD, Blottière H, Leclerc M, Juste C, de Wouters T, Lepage P, Fouqueray C, Basdevant A, Henegar C, Godard C, Fondacci M, Rohia A, Hajduch F, Weissenbach J, Pelletier E, Le Paslier D, Gauchi JP, Gibrat JF, Loux V, Carré W, Maguin E, van de Guchte M, Jamet A, Boumezbeur F, Layec S. Dietary intervention impact on gut microbial gene richness. Nature. 2013 Aug 29;500(7464):585-8. doi: 10.1038/nature12480.
Adams C. Probiotics - Protection Against Infection: Using Nature's Tiny Warriors To Stem Infection and Fight Disease. Logical Books, 2012.
Una nuova ricerca clinica arriva dalla Francia, ed ha scoperto che la diversità genetica di più batteri intestinali hanno, danno minore tendenza alla flogosi, all'obesità e alla disfunzione metabolica.
La ricerca viene dalla Francia dal Institut National de la Recherche Agronomique (Istituto nazionale di ricerca agronomica INRA). In uno studio che è culminato in un decennio di studi si è notata la progressività di collegamento nella ricerca probiotica sull'obesità, più di 75 eminenti ricercatori europei hanno analizzato e raccolto i dati su 292 pazienti.
I ricercatori hanno testato 123 obesi danesi, insieme ad altri 169 non obesi connazionali. Hanno condotto esami medici su ogni singolo individuo, misurato non solo il loro peso e grasso corporeo, ma anche il loro livello di insulino-resistenza , i livelli di colesterolo, la condizione cardiovascolare e i parametri generali di flogosi.
I ricercatori hanno anche testato la composizione dei batteri intestinali di ciascun individuo. Ciò è stato fatto attraverso l'analisi del DNA, che mette alla prova la diversità genetica - legge il numero di ceppi diversi - dei batteri probiotici che vivono all'interno dell'intestino.
La ricerca ha scoperto che il 23% di tutto il gruppo dei 292 avevano bassi livelli di batteri diversità genetica - Questa " Ricchezza batterica", che i ricercatori hanno indicato nel 23% degli analizzati, hanno avuto una media di 380.000 geni, mentre il numero medio dei geni di quelli con diversi e variegati batteri, nella conta, avevano ben 640.000 geni in media.
Ancora più importante, i ricercatori hanno scoperto che quelli con la diversità probiotica inferiore avevano significativamente maggiori livelli di obesità, alti livelli di colesterolo, maggiore insulino-resistenza e un maggiore livello di condizioni infiammatorie.
Quelli con, più bassi livelli di, diversità probiotica sono impegnati anche in una lotta più difficoltosa con il loro peso. I ricercatori hanno notato:
"Gli individui obesi del gruppo con ricchezza batterica inferiore, aumentano di più il peso nel corso del tempo."Nella loro indagine dei ceppi di probiotici che portano direttamente ad una maggiore varietà di probiotici, i ricercatori hanno scoperto che le specie di Faecalibacterium, Bifidobacterium e Lactobacillus sono stati associati con una maggiore diversità microbiota del gene. Hanno anche scoperto che i microorganismi patogeni del genere Bacteroides e Ruminococcus sono collegati ai più bassi livelli di diversità genetica.
Imparare a produrre più varietà di probioti scegliendo i giusti probiotici e alimenti.
Va aggiunto che il primo gruppo di batteri probiotici sono risultati in altre ricerche come anti-infiammatori, mentre quelli del secondo gruppo (patogeno) sono stati associati in altre ricerche come microrganismi pro-infiammatori.
Risultati corroborati da uno studio in partnership con MetaHIT .
Un altro studio francese - studio all'interno di MetaHIT, un'organizzazione europea della commissione dell'Unione, si è focalizzato sulla soluzione dell'obesità e malattie metaboliche nei paesi occidentali - la inferiore diversità genetica dei probiotici è legata anche ai maggiori livelli di flogosi.
In questo studio, 49 pazienti obesi o in sovrappeso sono stati testati sulla diversità genetica dei loro batteri intestinali. I ricercatori hanno scoperto che il 40% del gruppo aveva bassi livelli di diversità genetica probiotico, questi individui avevano anche maggiori livelli di "basso grado di infiammazione" e generale "dis-metabolismo" rispetto al resto del gruppo.
Questo studio ha anche provato che una dieta più sana con un minor numero di carboidrati lavorati (leggi cibo spazzatura) ha portato a livelli più elevati di diversità genetica. Tuttavia, l'intervento dietetico non funziona altrettanto bene per quelli con bassi livelli di diversità genetica dell'inizio dello studio:
In altre parole, una dieta che aiuta la crescita dei probiotici sani (ricco di prebiotici) può anche contribuire a ridurre il peso e la flogosi, ma ci si deve concentrate sul problema della riduzione dei livelli di probiotici nell'intestino .
In questo studio, 49 pazienti obesi o in sovrappeso sono stati testati sulla diversità genetica dei loro batteri intestinali. I ricercatori hanno scoperto che il 40% del gruppo aveva bassi livelli di diversità genetica probiotico, questi individui avevano anche maggiori livelli di "basso grado di infiammazione" e generale "dis-metabolismo" rispetto al resto del gruppo.
Questo studio ha anche provato che una dieta più sana con un minor numero di carboidrati lavorati (leggi cibo spazzatura) ha portato a livelli più elevati di diversità genetica. Tuttavia, l'intervento dietetico non funziona altrettanto bene per quelli con bassi livelli di diversità genetica dell'inizio dello studio:
"L'intervento dietetico migliora la bassa ricchezza dei geni e fenotipi clinici, ma sembra essere meno efficiente per le variabili di infiammazione in individui con bassa ricchezza dei geni."
In altre parole, una dieta che aiuta la crescita dei probiotici sani (ricco di prebiotici) può anche contribuire a ridurre il peso e la flogosi, ma ci si deve concentrate sul problema della riduzione dei livelli di probiotici nell'intestino .
Le Chatelier E, Nielsen T, Qin J, Prifti E, Hildebrand F, Falony G, Almeida M, Arumugam M, Batto JM, Kennedy S, Leonard P, Li J, Burgdorf K, Grarup N, Jørgensen T, Brandslund I, Nielsen HB, Juncker AS, Bertalan M, Levenez F, Pons N, Rasmussen S, Sunagawa S, Tap J, Tims S, Zoetendal EG, Brunak S, Clément K, Doré J, Kleerebezem M, Kristiansen K, Renault P, Sicheritz-Ponten T, de Vos WM, Zucker JD, Raes J, Hansen T; MetaHIT consortium, Bork P, Wang J, Ehrlich SD, Pedersen O, Guedon E, Delorme C, Layec S, Khaci G, van de Guchte M, Vandemeulebrouck G, Jamet A, Dervyn R, Sanchez N, Maguin E, Haimet F, Winogradski Y, Cultrone A, Leclerc M, Juste C, Blottière H, Pelletier E, LePaslier D, Artiguenave F, Bruls T, Weissenbach J, Turner K, Parkhill J, Antolin M, Manichanh C, Casellas F, Boruel N, Varela E, Torrejon A, Guarner F, Denariaz G, Derrien M, van Hylckama Vlieg JE, Veiga P, Oozeer R, Knol J, Rescigno M, Brechot C, M'Rini C, Mérieux A, Yamada T. Richness of human gut microbiome correlates with metabolic markers. Nature. 2013 Aug 29;500(7464):541-6.
Cotillard A, Kennedy SP, Kong LC, Prifti E, Pons N, Le Chatelier E, Almeida M, Quinquis B, Levenez F, Galleron N, Gougis S, Rizkalla S, Batto JM, Renault P; ANR MicroObes consortium, Doré J, Zucker JD, Clément K, Ehrlich SD, Blottière H, Leclerc M, Juste C, de Wouters T, Lepage P, Fouqueray C, Basdevant A, Henegar C, Godard C, Fondacci M, Rohia A, Hajduch F, Weissenbach J, Pelletier E, Le Paslier D, Gauchi JP, Gibrat JF, Loux V, Carré W, Maguin E, van de Guchte M, Jamet A, Boumezbeur F, Layec S. Dietary intervention impact on gut microbial gene richness. Nature. 2013 Aug 29;500(7464):585-8. doi: 10.1038/nature12480.
Adams C. Probiotics - Protection Against Infection: Using Nature's Tiny Warriors To Stem Infection and Fight Disease. Logical Books, 2012.
Nessun commento:
Posta un commento