Orazio Schillaci (Imagoeconomica) |
Mentre la Corte dei diritti umani ammette il processo alla gestione dell'emergenza, si scopre che per difenderci da un'eventuale altra pandemia useremo gli stessi strumenti: chiusure, dad, diktat e vaccini buoni a prescindere.
L’esecutivo, con la collaborazione degli enti sanitari e di alcuni delegati regionali, ha preparato il piano pandemico per il periodo 2024-2028. Il documento dovrà essere approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, ma è difficile immaginare che sarà modificato in maniera sostanziale. Eppure, una rimaneggiata la meriterebbe. Perché tutti i provvedimenti che i partiti dell’attuale maggioranza hanno contestato, quando a Palazzo Chigi c’erano l’avvocato di Volturara Appula e poi Mario Draghi (in questo caso, a opporsi a Mr Bce restò solo Fratelli d’Italia), vengono non soltanto assolti, ma addirittura riproposti.
Non ci credete? Allora guardate cosa c’è scritto a pagina 14: «Nel contrasto ad una pandemia, i vaccini rappresentano le misure preventive più efficaci, contraddistinte da un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole». Ma come si fa ad affermare che i vaccini funzionano sempre e comunque, se nemmeno sono noti i patogeni che dovrebbero contrastare? Che scienza è, che metodo sperimentale è, quello che presuppone l’ipotesi che dovrebbe invece dimostrare?
Scorrete il testo e diteci se questa non l’avevate già sentita: «La vaccinazione è caratterizzata da uno spiccato "valore solidaristico", in quanto i singoli individui hanno la possibilità di apportare, attraverso la scelta di vaccinarsi, un contributo concreto volto alla protezione di sé stessi e, allo stesso tempo, della collettività, in particolare delle persone più fragili». È il ritornello dell’era Covid: «vaccinatevi per tutelare i nonni e i malati. Un discorso che poteva pure valere, se i vaccini per il Sars-Cov-2 avessero schermato dall’infezione chi vi si sottoponeva. Non era così. Pertanto, l’ex premier Draghi raccontò due balle colossali: una, sostenendo che il passaporto verde, che attestava l’avvenuta profilassi, dava la «garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose»; l’altra, rimproverando i renitenti, perché, se non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire. Almeno, il piano 2024-2028 ordina che la comunicazione delle campagne di inoculazione chiarisca «i limiti della vaccinazione».
Dopodiché, la bozza pronta a entrare a regime salta dalla padella alla brace. Ed evoca «limitazioni di altre libertà del singolo e della collettività», dei «diritti fondamentali dell’individuo», allo scopo di garantire la salute e la sopravvivenza stessa della comunità. Di nuovo: un ragionamento che filerebbe, se fosse dimostrato che sequestrare in casa la gente ferma i virus aerei e salva delle vite. Ma non è il caso delle misure citate dal piano pandemico: «Chiusura attività lavorative non essenziali, chiusura delle scuole, distanziamento fisico, limitazione degli assembramenti, limitazione degli spostamenti e uso di mascherine». Il ministro Orazio Schillaci fa sul serio? Ci abbiamo messo tre anni per provare che i lockdown sono inutili nonché dannosi, che la Dad è stata un disastro per milioni di studenti, che l’impiego su larga scala dei bavagli non riduce i contagi, e lui lascia passare un vademecum che potrebbe redigere un Roberto Speranza qualsiasi? E sorvoliamo sul ruolo della commissione d’inchiesta: l’Aula non dovrebbe proprio passare ai raggi X i provvedimenti attuati tra il 2020 e il 2022? Che senso avrebbe certificarne - finalmente - l’inadeguatezza, se il piano pandemico li riesuma?
Siccome non c’è due senza tre, vengono disseppelliti persino i dpcm. Sceglierli quale «strumento centrale di governo dell’emergenza sanitaria», spiega il documento, «riflette […] la posizione costituzionale del presidente del Consiglio quale garante dell’unità di indirizzo dell’azione di governo e di bilanciamento dei molteplici interessi pubblici». D’ altro canto, la Consulta fu bendisposta a offrire il suo placet agli editti di Conte, nonostante i malumori che all’epoca espresse l’ex presidente, Marta Cartabia. Il punto è: se anche il centrodestra avalla gli abomini giuridici, dobbiamo soltanto augurarci non compaia mai la famigerata «malattia X», tanto temuta dall’Oms. Altrimenti, potrebbe toccarci di rivedere il premier regnante che pontifica: noi consentiamo, noi concediamo…
Certo, il piano non è esclusivamente un coacervo di errori. Qualche passo in avanti è stato fatto. Intanto, esso non si focalizza sui virus influenzali e prende in considerazione qualunque minaccia derivante da un patogeno. In più, coinvolge, nella lotta alle pandemie, l’Organizzazione nazionale per la gestione di crisi, l’apparato della Difesa civile e i servizi segreti interni ed esterni. In pratica, le emergenze sanitarie diventano una questione di sicurezza nazionale.
Tuttavia, la bozza rimane vaga nell’attribuire le responsabilità. Parla genericamente di «processo decisionale trasparente basato sulle conoscenze e sulle evidenze disponibili» e su «quadri giuridici ed etici identificati già in fase di prevenzione, preparazione e valutazione del rischio e in fase di allerta». E ciò minaccia di spalancare la strada a futuri rimpalli di responsabilità, uguali a quelli, fatali, che riguardarono le zone rosse in Lombardia.
Infine, è fumoso il capitolo dei finanziamenti. Non figurano stanziamenti per il prossimo quadriennio e si fa ancora riferimento a quelli del 2022 e del 2023. Non sembrano essere state destinate risorse nemmeno all’esercitazione nazionale che dovrebbe svolgersi nel 2026.
Per tirare le somme: il piano 2024-2028 forse non è un «copia-incolla» del pasticcetto di Conte, come berciano i grillini. Il peggio, però, non è alle spalle. Anzi: se è vero che ci troviamo nell’«era delle pandemie», che presto o tardi ne arriverà un’altra, il peggio, semmai, deve ancora venire.
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