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mercoledì 20 settembre 2023

Alle porte di una nuova Mussolinia

Pastore sardo
Di  Mariella Camedda 
Corsi e ricorsi della storia
Alle porte di una nuova Mussolinia

Il 18 Settembre 2023.
Girovagando sul web, colpisce questo articolo pubblicato da Torino Cronache dal titolo “Un vento di cambiamento soffia sulla Sardegna ¬– Dall’esodo dei giovani all’arrivo dei pastori kirghisi: un progetto di integrazione”

<<Chi è stato in Sardegna, - recita l’articolo – anche solo per una vacanza, ha potuto certamente ammirare e godersi non solo il suo mare e le sue spiagge uniche ma anche il suo paesaggio aspro, modellato dal vento e dalla millenaria attività agro-pastorale. Ha sicuramente gustato anche i prodotti caseari che per la loro unicità e bontà sono esportati e consumati in mezzo mondo. Attraversando l’isola però si vedono paesi, specie nell’interno, pressoché disabitati. Lo spopolamento sembra una piaga inarrestabile. Inoltre il prezzo del latte pagato ai pastori è basso nella misura in cui l’attività della pastorizia rischia di diventare residuale nell’economia dell’isola, offrendo ai giovani solo l’emigrazione come via di uscita per costruirsi un futuro.>>

lunedì 18 febbraio 2019

L’ESPERIMENTO. DOPO 25 ANNI DI (U)EURO NESSUNO E’ PIU’ AL SICURO, SIAMO TUTTI PIU’ POVERI, A RISCHIO E SENZA FUTURO

L’ESPERIMENTO. DOPO 25 ANNI DI (U)EURO NESSUNO E’ PIU’ AL SICURO, SIAMO TUTTI PIU’ POVERI, A RISCHIO E SENZA FUTURO

Antonio Socci 


La vicenda dei pastori sardi è solo l’ultimo episodio di una crisi colossale  in cui siamo precipitati negli ultimi 25 anni  senza renderci conto di chi, cosa, come e perché ci abbia scaraventato nella voragine. 

In Francia, con i “gilet gialli”, la rivolta è ancora più forte e in Gran Bretagna si è espressa con la Brexit. Ma tutto è destinato ad aggravarsi. Il connotato del tempo che viviamo è l’insicurezza. Un’ansia collettiva per cui nessuno più si sente protetto. La condizione economica e sociale di tutti è destabilizzata e incerta
Circa 25 anni fa ci avevano prospettato la terra promessa con la Ue, l’euro e la globalizzazione. Siamo stati fuorviati da una narrazione fasulla delle élite e dei media secondo cui stavamo entrando “nel futuro”.

Altro che futuro: è una paurosa regressione all’Ottocento, un mondo senza protezione sociale. Infatti non si tratta solo di ricordare i soliti disastrosi indicatori della crisi di questi decenni: il crollo del PIL e della produzione industriale o l’esplosione della povertà e della disoccupazione giovanile. L’insicurezza ha investito proprio tutti, anche le categorie più forti


TUTTI NELL’INSICUREZZA

Ieri Giulio Sapelli dava dei flash di questa situazione: disgregazione delle classi medie a reddito fisso impaurite dalla riforma dei regimi pensionistici… sottomissione di larghi strati di commis d’état a regimi privatistici che li sottopongono alla legge del mercato e alla ricerca continua di un posto di lavoro… svalutazione del principio di status per gran parte degli insegnanti sottomessi a regimi di reddito insufficienti per riprodurre la conoscenza didattica e culturale generale”.

Ed ancora:

Nell’industria manifatturiera la crisi sottopone manager di ogni basso e medio livello all’incubo della disoccupazione… in età matura”. 

E poi lavoratori di ogni categoria “sottoposti a insicurezza di lavoro”, la paura crescente che “serpeggia tra la borghesia manifatturiera alveolare; le piccole e artigianali imprese” con “il rischio continuo di fallimento…  La classe operaia paralizzata dalla paura della disoccupazione e dal regime neo-schiavistico a cui è sottomessa nella maggioranza delle imprese con contratti intermittenti e a tempo breve”.
Un’intera generazione di giovani che sprofonda nella sotto occupazione, precaria e mal pagata e resta esclusa dalla vita sociale, dalla possibilità di fare un progetto, una famiglia, dei figli.

L’instabilità e il rischio riguardano perfino i nostri conti correnti e le nostre banche, un tempo, fortini inespugnabili. E nemmeno i pensionati  possono più sentirsi al sicuro. 

E’ diventato un lusso perfino far studiare i propri figli e rischia di diventare proibitivo addirittura curarsi. Da almeno 25 anni l’ascensore sociale è bloccato.


NOSTALGIA

Uno scenario inimmaginabile negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, quando – al riparo di politiche keynesiane – l’Europa occidentale aveva potuto conseguire, in quarant’anni, livelli di benessere e di sicurezza sociale eccezionale.

E’ stato il quarantennio dell’unica vera grande rivoluzione sociale pacifica che il nostro Paese abbia mai conosciuto: un formidabile ascensore sociale ha permesso davvero a tutti – bastava studiare o darsi da fare – di migliorare le proprie condizioni di vita. 

I figli delle famiglie popolari hanno potuto conseguire veri traguardi di ascesa sociale e gran parte delle famiglie hanno accantonato risparmi e si sono fatte la casa di proprietà.


INIZIA L’INCUBO

Poi, dopo il crollo del Muro di Berlino, è stato decretato l’avvio di un globalizzazione selvaggia e di una Unione Europea che – con i Trattati di Maastricht – ha rottamato la piena occupazione, il welfare state e il benessere diffuso, sull’altare del “dio Mercato.

Ai governi nazionali sono stati progressivamente sottratti poteri. Gli Stati sono stati spolpati dalle privatizzazione e sottoposti alla dittatura del Mercatismo con una perdita radicale di sovranità da parte dei popoli.  

All’obiettivo della piena occupazione è stato sostituito quello del controllo dell’inflazione e dell’austerità dei conti pubblici (con il taglio della spesa sociale). 
E’ stato un colossale esperimento politico condotto da élite che avevano chiarissimo ciò che sarebbe accaduto. Lo si trova spiegato nero su bianco. 

Penso, ad esempio, a quanto scriveva, sul Corriere della sera” del 26 agosto 2003, Tommaso Padoa-Schioppa, un esponente dell’élite che ha lavorato ad altissimi livelli a Bankitalia, alla Banca Centrale Europea e alla Commissione Europea.

Questo convinto europeista”  è stato  membro del Comitato Delors  che delineò la strada verso la moneta unica europea, infine è stato Ministro dell’economia e delle finanze nel governo Prodi e poi dirigente del Fondo Monetario Internazionale.  


LA DUREZZA DEL VIVERE

Dunque in un memorabile articolo sul “Corriere” Padoa-Schioppa spiegava che, in tutta Europa, si doveva andare verso quelle “riforme strutturali” che consistevano nel “lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l’intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione”

A cosa avrebbe portato tutto questo? Padoa Schioppa lo spiegava chiaramente: 
Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità”.

Ecco il punto d’arrivo del colossale esperimento sociale mercatista. Adesso i popoli europei (e soprattutto il popolo italiano) provano nuovamente la “durezza del vivere”, la precarietà, l’insicurezza e il rischio della povertà che conobbero fino all’Ottocento.

Oggi l’esperimento è compiuto. E le moltitudini impoverite si sollevano, cosicché in Gran Bretagna decidono con la Brexit di riprendere in mano i propri destini, nelle piazze parigine si ribellano rumorosamente con i gilet gialli, fino all’Italia che si dibatte in una crisi pesantissima e il 4 marzo del 2018 ha dato il primo scossone.

Questo impoverimento generalizzato, questo senso di insicurezza e vulnerabilità che ormai attanaglia tutti i gruppi sociali e tutte le generazioni, rappresenta il fallimento delle élite

Stiamo vivendo una spaventosa regressione all’Ottocento  che rischia di dare il colpo di grazia alla stessa democrazia, già mal ridotta.

Del resto l’esperimento dei demiurghi dell’Unione Europea è stato condotto proprio per arrivare a una sorta di super stato che allontanasse i popoli dai centri decisionali.

Come dichiarò Jean Monnet, che è uno degli architetti delle istituzioni europee, nel 1952:Le nazioni europee dovrebbero essere guidate verso un superstato senza che le loro popolazioni si accorgano di quanto sta accadendo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto attraverso passi successivi ognuno dei quali nascosto sotto una veste e una finalità meramente economica.

Antonio Socci

Da “Libero”, 17 febbraio 2019
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https://sadefenza.blogspot.com/2019/02/lesperimento-dopo-25-anni-di-ueuro.html

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venerdì 15 febbraio 2019

L'ELEFANTE (GOVERNO ITALIOTA) HA PARTORITO UN TOPOLINO (AUMENTO 5 CENT PREZZO LATTE )

L'ELEFANTE (GOVERNO ITALIOTA) HA PARTORITO  UN TOPOLINO (AUMENTO 5 CENT PREZZO LATTE )

SA DEFENZA



Dopo giorni e giorni di dure proteste, in Sardinya, con lo sversamento di migliaia di litri di latte per le strade,  dei Pastori sardi, protesta dovuta alla miseria con cui viene pagato il latte, che a dire il vero è a prezzi che oscillano da 60 cent € in giù ben sapendo che il costo per litro è molto più alto e perciò venduto sottocosto.

Il Governo italiota si cimenta a una ulteriore grande provocazione contro il settore dell'allevamento sardo proponendo un prezzo irrisorio di 70 cent€ litro, ben sapendo che i costi sono bel al disopra quella proposta. Così chi si fosse fatto un'idea e pensava fosse un governo amico , si può ravvedere e capire che non esistono governi amici, da Gilet Gialli della Sardinya sosteniamo e solidarizziamo con la giusta lotta dei pastori da sempre.

Ma  è venuto il momento di ragionare su questa situazione  che non è di certo piacevole per le famiglie  degli allevatori,  che come sappiamo si trovano in gravi difficoltà economiche; ciononostante azzardiamo fare una proposta solidale, ovvero di trasformare  il latte giacente negli ovili in formaggi da distribuire  ai compaesani, che in modo solidale permettono alle famiglie degli allevatori di poter racimolare, con un giusto prezzo da loro imposto, le risorse per i loro bisogni.

Quanto accade in Sardinya non è una novità , il potere politico che è sempre servo di altri interessi superiori a loro , élite private e spesso sovranazionali , esprime  il limite a cui sono sottoposti per incapacità relazionale e di visione chiara sugli interessi da fare. 

La maggioranza delle genti pensa che siamo in una democrazia  e spesso si rifà alla costituzione della repubblica. che come sappiamo i partiti hanno modificato a favore di situazioni trasnazionali con il pareggio di bilancio trasformando di fatto  la repubblica in azienda, atto preso dal governo servo degli interessi esteri del criminale Mario Monti e company sostenuto da tutti i partiti, e rendendo la nazione italica incapace di reagire  alle difficoltà economiche.

La proposta che facciamo tutti insieme  al movimento dei pastori è di non fermarsi alla sola richiesta di un prezzo migliore ma si deve chiedere anche l'assorbimento totale della produzione, blocco importazione del latte, oltre a un controllo del prodotto finale, perchè con uno stato non stato come quello che abbiamo le cose continuano ad essere negative per le genti del paese , dunque oltre alla giusta retribuzione del duro lavoro che la categoria di allevamento esegue deve essere richiesta il cambiamento di paradigma che metta la persona al centro della politica  economica e sociale e non la competizione sfavorevole proposta dal globalismo esasperato che favorisce solo gli interessi delle multinazionali.

Proponiamo che tutte le categorie dei lavoratori subordinati , autonomi  , artigiani e commercianti e tutte le classi esistenti in terra italica e sarda , si cimentino in una nuova proposta costituente ove le leggi siamo diretta espressione delle istanze del popolo per le diverse appartenenze categoriali e delle varie classi sociali, e che si ribalti la conformazione del potere centrale non più per delega ma assunzione orizzontale  popolare, assembleare di democrazia diretta e partecipativa; 

Pensiamo che la soluzione che può risolvere tutte le problematiche delle categorie e classi sociali attuali , sia  solo il superamento dell'attuale visone neoliberista, con una sterzata a 180 gradi che può cambiare il paradigma a favore dei molti e non dei pochi com'è l'attuale sistema di potere politico ed economico.

Perciò solidarietà con i PASTORI  ma al contempo prepariamoci al cambiamento pacifico radicale della visione statuaria con una nuova COSTITUENTE DELLO STATO dalla parte delle genti , senza più dare delega a personaggio corrompibili , con la democrazia diretta e partecipativa che serva le istanze popolari e non privatistiche, fuori dal globalismo imposto dalle multinazionali per meri interessi di parte, si alla partecipazione del locale con adeguate dogane in difesa e per proteggere il nostro lavoro e famiglie. 

Apriamo il dibattito ed esponiamo le nostre idee per la salvaguardia dei nostri interessi di categoria e di classe, riuniamo attorno tutti assieme  e collaboriamo tutti come i Gilet Gialli.


A proposito di latte sardo è interessante sapere chi sono i concorrenti che stanno mettendo in ginocchio i pastori:

Nel 1991 nasce la SIMEST: azienda controllata dal Ministero dello Sviluppo economico che, attualmente per un 76%, appartiene alla Cassa Depositi e Prestiti, quindi di fatto un’azienda di Stato.
SIMEST affianca le imprese per tutto il loro ciclo di sviluppo internazionale, dalla prima valutazione di apertura ad un nuovo mercato, fino all'espansione attraverso la partecipazione al capitale di società estere o italiane. Opera attraverso Finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione, il Credito alle esportazioni, e la Partecipazione al capitale di rischio. Tutto ciò alla fine si è trasformato in un’incentivo statale alla delocalizzazione. 


Significa che noi spendiamo i nostri soldi per favorire privati ad aprire stabilimenti all’estero che guadagnano maggiormente per effetto del minor costo della manodopera è al contempo tolgono lavoro agli italiani. Bei furbi che siamo !!!. Ma questa faccenda non finisce qui. 


SIMEST è azionaria per un 29,5%, quindi in pratica mette soldi pubblici in un’azienda privata ma non ha alcun potere decisionale, della LACTITALIA


LACTITALIA è un’azienda che ha sede a Timisoara, Romania, e, per il rimanente 70,5 %, è di proprietà di una famiglia sarda, la famiglia Pinna. Lo Stato italiano è quindi, in parte, proprietario di una industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono spacciati come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense.

In sostanza ha favorito un’azienda italiana a delocalizzare e a fare concorrenza sleale ai produttori italiani di pecorino, e tutto questo in modo che non si sappia.



È opinione diffusa tra i sardi che l'unico modo di superare questa impasse si deve puntare alla legge 75/98 su zona franca integrale,  così da levare tutte le tasse e accise un male che  riducono la Sardegna  a zona depressa, de-industrializzata de-popolata e non competitiva, a motivo della insularità e dei costi di trasporto e dell'energia troppo alti...


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