martedì 28 febbraio 2023

Quel giorno che Godot mi osservava intensamente

 


Una delle poche volte che ho visto la morte che mi osservava

Durante un freddo inverno, ho vissuto una brutta avventura, dopo aver partecipato a un torneo di scacchi organizzato dal circolo di udine, dal calduccio dell’ambiente della sala, mi sono trovato sotto la neve, improvvisa e copiosa, dovevo salire subito in macchina e raggiungere l’azienda nel più breve tempo possibile, così sono partito di gran carriera senza trovare eccessive difficoltà, dato che viaggiavo in strade trafficate, e la neve non aveva modo di depositarsi sull’asfalto, schiacciata dalle macchine, ma una volta arrivato nel paesino che stava ai piedi della collina dove abitavo, quando ho provato ad inerpicarmi sulla strada che porta in cima, mi ero reso conto che l’impresa era impossibile, dovevo decidere se trascorrere la notte in macchina, al freddo, oppure tentare la scalata della collina, a piedi e al buio, decisi per la seconda ipotesi, dato che non sapevo quante nottate avrei dovuto trascorrere in auto, se il clima non si fosse messo al bello in poco tempo.

Quando mi trovai a metà strada, pensai di aver preso la giusta decisione, ma improvvisamente si scatenò una tempesta di neve, sembrava che il mondo dovesse disfarsi da un momento all’altro, il vento sibilava in maniera sinistra tra le acace, che erano i miei soli punti di riferimento, in un buio quasi assoluto, la neve mi colpiva alle spalle, e un minuto dopo in faccia, così come il fortissimo vento, sapevo di essere in un universo abitato solo da me, e nessuno avrebbe potuto aiutarmi, i piedi affondavano sulla neve, e il mio cammino era faticosissimo, i polmoni mi facevano male, tanto era il bisogno di ossigeno che avevano, in quei momenti ho temuto di morire là, se le forze non mi avessero sorretto, e la tempesta non aveva intenzione di diminuire d’intensità, in quei momenti pensai ai miei genitori e a Dio.

Poi, tutto ad un tratto, la neve cessò di cadere, il vento si calmò, ma ero intirizzito e non sentivo più né le mani, né gambe e piedi, ma dovevo resistere e portare a compimento l’impresa. Dopo mezz’ora, finalmente, sopra di me, vidi le luci della casa, sempre accese, come raccomandato dal mio datore di lavoro, ormai la strada era più visibile, e finalmente, con la chiave in mano, cercai di aprire il cancello che mi separava dalla salvezza, impresa complicata quando non si ha sensibilità nelle mani, ma la forza della disperazione mi permise di aprire la serratura, ma non il cancello, intrappolato da due metri di neve, trovai la forza di scavalcarlo, l’altra impresa che mi attendeva era l’apertura della porta della mia camera, ci riuscii non so come, ma solo perché l’apertura era verso l’interno, ero forse finalmente salvo!

Ma ci vollero ore e una doccia calda per riacquistare sensibilità agli arti, il riscaldamento al massimo quasi non mi consentiva di respirare, ma ormai l’avventura si era conclusa senza danni.

E meno male che nei giorni successivi non mancò la corrente, e la dispensa era piena, altrimenti avrei rischiato ancora.

La radio comunicò che in quei giorni il freddo in friuli, anche in pianura, aveva toccato livelli record.
Mi sentii miracolato.
Ha continuato a nevicare e l’azienda è restata isolata per cinque giorni, il mio aggancio col mondo erano la radio e la televisore, ma soprattutto il telefono aziendale, penso che la bolletta che ha dovuto pagare il principale per quel periodo, sia stata molto salata.

A proposito di sale, quei giorni ho consumato tutta la scorta, nel tentativo di liberare dalla neve una zona di fronte alla mia camera.

E finalmente, in lontananza, sentii una melodia di motore diesel, era un trattore del comune, che fungeva da spazzaneve, ci volle un’eternità perché raggiungesse l’azienda, ma ormai avevo riacquistato la mia libertà di movimento.

Quei giorni ho pensato alle vere problematiche che la vita ci impone di considerare, dato che in condizioni normali i nostri pensieri vanno altrove, ho pensato ai miei genitori, alle disavventure che la vita mi ha riservato, alla mia condizione di vita e lavorativa, al dilemma di come mai non mi accontento mai, al fatto di non aver incontrato finora una donna che mi coinvolgesse totalmente, alle prospettive per il futuro.
Ho cercato di intravvedere oltre il muro che mi nasconde il futuro, le strade che percorrerò, siano esse in pianura, in discesa o in salita, siano esse lastricate o sconnesse, sicure o problematiche.

:Mariano-Abis:


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