i sionisti bombardano i civili come sempre avviene nei genocidi |
Antonello Boassa
IL FRONTE DELLA RESISTENZA: CESSARE IL FUOCO PERMANENTEMENTE, RITIRO DELLE TRUPPE ISRAELIANE, SCAMBIO PRIGIONIERI, AIUTI UMANITARI, NEGOZIAZIONE POLITICA SOTTO AUSPICI INTERNAZIONALI
La direttiva "Hannibal" che, risultava estinta fin dal 2016, in effetti, è stata applicata massicciamente già il 7 ottobre, come riferiscono, di fatto gli stessi giornali israeliani. "nessun ostaggio da parte della Resistenza". Così, carri armati hanno obbedito alla lettera e hanno colpito il Kibbutz dove stavano i resistenti con gli ostaggi (circa 100). Tutti morti. Identica procedura nel rave giovanile. Elicotteri Apache hanno sparato nel mucchio uccidendo israeliani fatti prigionieri e resistenti.
Ma non è solo questa indecente carneficina operata dall'IDF a scuotere l'opinione pubblica meno fanatica del Paese. Anche le continue dichiarazioni sul collasso di Hamas risultano poco credibili. Secondo analisti militari non israeliani, non è per niente al collasso. Non è stata colpita la struttura dirigente politica e neanche quella militare. E le perdite sono ben più numerose di quelle annunciate dallo screditato primo ministro. Le ricerche fatte negli ospedali sui feriti evidenziano numeri di gran lunga superiori. Secondo Hamas (che, certo, non è fonte indipendente), i caduti israeliani si aggirano attorno al migliaio. L'obiettivo da realizzare in breve tempo era l'annientamento di Hamas. Obiettivo non raggiunto. Se si aggiunge tale fallimento alla smitizzazione dell'efficienza dell'Intelligence e delle strategie militari, è possibile affermare che le cose non stanno andando bene per l'establishment sionista che forse, proprio per porre un velo alle sue incapacità, vuole alzare la posta, tentando di allargare il conflitto in modo da rendere inevitabile l'intervento militare degli Stati Uniti
Si spiega così l'efferato omicidio mirato del Maggiore generale iraniano Razi Moussawi, Consigliere del Corpo della Guardie rivoluzionarie, a Damasco. Una provocazione nei confronti dello stato iraniano perché entri in guerra. Enorme bagno di folla ai funerali. Ma il governo e la stessa Guida Suprema, lucidamente, hanno reagito solo con delle dichiarazioni, riservandosi ritorsioni gravi per l'atto terroristico.
Anche Assad è stato minacciato. Qualora continuassero interventi bellici dal territorio siriano (che il Presidente controlla solo in parte, data la presenza di forze turche, jihadiste e statunitensi), verrà considerato responsabile degli atti contro lo Stato Ebraico, e quindi attaccato militarmente. Anche il Libano ed Hezbollah sono avvertiti. “La clessidra politica con il Libano sta per scadere”. Hezbollah deve ritirarsi da parte del territorio che occupa. Se non lo farà, la potenza sionista si riverserà contro, con la stessa determinazione adoperata a Gaza. Finora nessuna minaccia esplicita contro gli Houthi di Ansar Allah. Ci penserà la grande coalizione di volenterosi raccolta dal segretario alla difesa Usa Austin. Sarà ma, allo stato attuale, due altre navi sono state colpite . “Anche se gli Stati Uniti riuscissero a mobilitare il mondo intero ( Austin aveva avuto un colloquio virtuale con 43 rappresentanti UE/NATO) le nostre operazioni non cesseranno in solidarietà con Gaza”. Non bisogna dimenticare che missili e droni sono puntati non solo verso Israele ma anche verso la base militare Usa nel Bahrein e verso la portaerei Eisenhower. Gli Houthi hanno, nelle ultime ore, precisato che colpiranno solo le navi che si dirigono in Israele. E, comunque, colpiscono solo se le navi non rispondono agli avvisi. In Iraq, i ribelli sciiti, nel Kurdistan iracheno, hanno colpito una sede del Mossad. Un segnale, un avvertimento. Ci sono anche loro contro l’entità sionista.
Per edificare il “Grande Israele”, con una sola etnia dominatrice assoluta, urge l’espulsione di occupatori di terra altrui. Lo Stato Ebraico deve farla finita. Le terre “contese” devono essere annesse. Non solo Cisgiordania e Gaza. Anche il Golan deve essere annesso. Ma ci sono difficoltà. Nonostante un efferato e continuo bombardamento, tanto da pareggiare i conti con gli Anglosassoni massacratori di Dresda, Colonia…Hiroshima, Nagasaki, non evadono dalle terre che appartengono per diritto divino e secolare agli ebrei. E non c’è collaborazione con la Giordania e con l’Egitto che non gradiscono deportati nei loro Paesi. Eppure ad Al-Sisi è stata proposta una soluzione fattibile. L’acquisto di un quartiere disabitato della Capitale per insediare i Palestinesi. 8 miliardi di dollari (ovviamente denaro in prevalenza Usa/UE). Niente da fare. Al-Sisi, al di là di solidarietà equivoche, non è certo favorevole all’ingresso di possibili simpatizzanti di Hamas, data la comunione spirituale e politica (non so ora quanto) dell’organizzazione palestinese con i “Fratelli Mussulmani” nemici dichiarati del presidente egiziano.
Lo stato ebraico è in difficoltà. Soluzioni che favoriscano la pace in tutto il quadrante mediorientale ci sono ma sono incompatibili con la natura bellicista e arrogante del sionismo. Non resta perciò che l’avventurismo, Mentre non sta vincendo ancora contro la Resistenza, provoca, come già detto, i Paesi arabi che lo circondano. Va ricordata la sua solitudine nell’area, dopo il fallimento di fatto degli accordi di Abramo con l’Arabia saudita e con gli Emirati arabi che, infatti, non partecipano al pattugliamento del Mar Rosso voluto dagli States contro gli Houthi, fino a qualche anno fa, loro nemici. Dunque la provocazione contro Hezbollah e Assad mira a colpire l’Iran. Soprattutto con l’assassinio di Moussawi. Non è stato sufficiente, data la calma mostrata dal gruppo dirigente iraniano che si è limitata a minacciare a tempo e luogo gravi ritorsioni contro Israele. L’assalto al Libano potrebbe costituire la mossa definitiva. Se il Libano risponde con la forza del suo esercito regolare e soprattutto con le milizie del “partito di Dio”, Israele, accerchiato da tutti lati, potrebbe chiedere l’intervento Usa, tanto più con la Camera americana zeppa di sionisti e di amici delle potenti lobby finanziarie sioniste. Ma se gli States irrompono nell’area, quale sarà la risposta dell’Iran e dei suoi alleato più potenti?
Gli scenari che si possono intuire sono molti e lascio ad altro scritto le ipotesi che altri hanno fatto e che personalmente fa il sottoscritto. Ma ora diamo spazio ad una proposta seria sul “Cessare il fuoco” e che viene dalla Resistenza palestinese. Non ritengo invece adeguate le proposte che da più parti sono giunte alle parti in conflitto. Perché se è vero che la cessazione del fuoco e l’ingresso massiccio di aiuti umanitari sono cosa giusta e sacrosanta è altresì anche vero che non pongono in discussione il problema gravissimo della presenza militare nella Striscia e in Cisgiordania e la situazione di dominio coloniale, come faccenda fuori discussione, da non mettere in rilievo. La resistenza propone un cessate il fuoco permanente (non limitato a qualche giorno, a qualche settimana), l’ingresso libero, senza ostacoli degli aiuti umanitari, lo scambio, ad armi spente, dagli ostaggi israeliani con i prigionieri palestinesi, una negoziazione, sotto gli auspici dei rappresentanti della Comunità internazionale.
Credo che in un tale contesto, la proposta di due stati possa essere avanzata, soprattutto se la parte sana, democratica, rispettosa dei diritti umani del popolo ebraico si dà una mossa e si tolga dalle spalle il fardello pesante dal sionismo, ideologia del Golem e della morte. Due stati proposti senza una rigenerazione culturale e politica del popolo ebraico sono senza un futuro di pace. Infatti, permanendo al potere in Israele un’ideologia psicopatica e sociopatica e di fronte, confinante, un popolo umiliato da decenni, che ha incorporato odio per le violazioni subite, una guerra infinita sarebbe il naturale sbocco e il sogno di una Palestina unica, indipendente, democratica, svanirebbe per lunghissimo tempo
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