domenica 28 gennaio 2024

La Corte internazionale di Giustizia obbliga Israele a prevenire atti di genicidio e a consegnare le prove genocidarie

Antonello Boassa

CIG. ISRAELE OBBLIGATA A PREVENIRE ATTI DI GENOCIDIO E A CONSEGNARE PROVE DI AZIONI GENOCIDARIE. A FAVORIRE GLI AIUTI UMANITARI SENZA INDUGI. PER ISRAELE LA CIG E' ANTISEMITA."LA CORTE NON CERCA GIUSTIZIA". SENTENZA CONTRO L'IMPUNIBILITA'. ORA ISRAELE PUO ESSERE INDAGATA PER GENOCIDIO.  E’ SOLO IL PRIMO PASSO PER SVERGOGNARE L’OPERATO DI DECENNI DI CRIMINI 

 La Corte di Giustizia Internazionale, soggetta a pressioni pesanti dall'occidente, non ha potuto esprimersi sul genocidio in atto ma ha posto le basi per indagini ulteriori, ritenute giustificabili, per un'accusa di genocidio. Israele può infischiarsene, come ha sempre fatto, continuare ad uccidere indiscriminatamente, bloccare gli aiuti con i suoi coloni, ma ha perso la faccia davanti a tutto il pianeta che non sia vassallo della coppia USA/Israele. Hamas è rimasta soddisfatta della sentenza che, va ricordato, non ha chiesto la fine delle ostilità. Soddisfatta perché è stata evidenziata la campagna di terrore e di morte del sionismo, perché la sentenza isolerà politicamente maggiormente Israele. Soprattutto se, come chiesto da alcune nazioni, si procederà verso sanzioni che colpiscano gravemente la sua economia, la sua struttura militare. 

 Il fatto che la Corte ha respinto la richiesta di archiviare il caso, in quanto "alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio" pone finalmente Israele alla sbarra. Ridicolo il clown Alan Friedman, personaggetto molto gradito dai media nostrani e sempre ripescato all’uso. "La Corte dell'Aja ha dato solo uno schiaffetto ad Israele". Non lo è, caro Alan. Perché è da più di 75 anni che il sionismo procede indisturbato, e la sentenza non glielo permetterà più. Peserà come una clava sulle sue operazioni criminose, sia che siano soldati, sia che siano coloni. Peserà sulle sue irresponsabili dichiarazioni, quali quelle che si riferiscono all'espulsioni e all'annessione delle terre, all’annientamento della popolazione, alla minaccia dell'arma nucleare. Le folli enunciazioni di violenza, di terrorismo, di disprezzo, di irrisione, saranno cassate dalla comunità internazionale, anche quella occidentale

Si apre un capitolo nuovo, in realtà iniziato il 7 ottobre con un'azione di guerra da parte della resistenza palestinese, azione di guerra legittima, non azione terrorista, come affermato dai sionisti e dai suoi complici e come creduta dai filopalestinesi occidentali, troppo imbevuti dalla cultura imperiale. Azione di guerra, di liberazione nazionale di un popolo oppresso, azione di guerra, questa sì di difesa, come quella algerina, come quella vietnamita... 

Azione di guerra mirata contro i soldati e non contro i civili. Gli israeliani uccisi il 7 ottobre sono, per la maggior parte, opera dei soldati sionisti che hanno messo in pratica la direttiva Hannibal. "Meglio un israeliano ucciso che prigioniero di Hamas e della Jihad islamica". Israeliani morti, grazie a carri armati e a elicotteri che sparavano nel mucchio. Nessuna decapitazione di bambini israeliani, notizia propagata da una giornalista israeliana, completamente inventata. Come inventati gli stupri di massa. I morti attribuibili alla Resistenza, presumibilmente, sono dovuti al fuoco incrociato. 

Il 7 ottobre la Palestina ha voltato pagina definitivamente. Chi pensa di mettere fuori gioco Hamas e la resistenza armata ha capito ben poco di quanta e quale forza morale dispone un popolo oppresso che non abbia dimenticato le sue radici, la sua cultura. Il 7 ottobre la Palestina ha detto definitivamente basta al dominio coloniale sionista. Eventuali accordi di pace come la fragile instaurazione dello stato della Palestina confinante con lo stato ebraico devono garantire la nascita di uno stato sovrano, non certo di un protettorato, come molte cancellerie sperano. Uno stato sovrano che sia preludio ad una soluzione istituzionale più avanzata, alla quale dovranno collaborare tutte le etnie dell’area.

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