venerdì 27 maggio 2022

COS'È LA VERITÀ?

di antoniosocci

Disinformazione: verità o menzogna? Sia per Mosca che per Washington è un problema insidioso. In Russia si affronta in modo autoritario. Negli Usa? Un mese fa Biden ha pensato di risolverlo istituendo una sorta di “ministero della verità” chiamato Disinformation Governance Board (Dgb), dipendente dal loro ministero dell’Interno.

Ma una trovata tanto orwelliana, per braccare e reprimere la cosiddetta “disinformazione”, era controproducente. I repubblicani già protestavano per la possibile limitazione della libertà di espressione. Così tutto è stato sospeso.

Anche in Europa serpeggia l’idea che il potere politico – specialmente in nome di presunte emergenze nazionali – possa stabilire una “verità ufficiale” che delegittimi o addirittura censuri altre versioni dei fatti e opinioni dissenzienti in quanto sospette o pericolose. Ma è compatibile con la democrazia?

Nei sistemi democratici deve esserci il confronto delle idee, le più diverse. E si è sempre saputo che c’è un solo antidoto alla disinformazione (o alla cattiva informazione) ed è la buona informazione, ovvero un giornalismo che fa il suo mestiere. Il quale esiste solo dove c’è piena libertà. Quindi l’esatto contrario di uno Stato con il “ministero della verità”.

Solo che oggi questa idea liberale è in ribasso fra i liberali. Del resto la prima disinformazione da cui giornalisti e cittadini devono guardarsi è proprio quella dei vari poteri e dei governi (anche liberali).

Istruttivo è il libro di Marcello Foa “Gli stregoni della notizia. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi” (Guerini e Associati).

Basterebbe ricordare – proprio al governo americano – come fu “giustificata” la devastante guerra all’Iraq del 2003: Saddam Hussein fu accusato di avere armi di distruzioni di massa. Mai trovate. Né c’erano i legami con al-Qaeda.

VOCE DAL SEN FUGGITA

È un problema, perché la verità, per quanto la si reprima e si voglia distillare dall’alto una “verità ufficiale”, ha sempre la pessima abitudine di riemergere da qualche parte. Perfino dall’inconscio.

A volte pure ai potenti, non volendo, capita di favorire la scomoda fuga di notizie. Per esempio, l’ex presidente Usa George W. Bush nei giorni scorsi stava facendo un commosso discorso “liberale” e a un certo punto ha detto: “La decisione di una persona di lanciare l’invasione dell’Iraq è stata ingiustificata e brutale”. Poi, accortosi di aver involontariamente detto l’indicibile, è corso ai ripari: “intendevo l’invasione dell’Ucraina”. Eh già.

ANAGRAMMI

Il matematico ateo Piergiorno Odifreddi (La Stampa, 15/5) ha divertito Benedetto XVI, durante una conversazione, con alcuni anagrammi (che appassionano il papa emerito). Per esempio si è applicato all’espressione “la verità” che si può anagrammare in due modi opposti: può diventare “rivelata” (come professano i cristiani) oppure “relativa” (come professa Odifreddi). Poi il matematico ha sfornato altri due suggestivi anagrammi su “la verità”, cioè “vietarla” oppure “evitarla”.

Il più straordinario però è attribuito a S. Agostino e riguarda le scettiche parole che Pilato rivolge a Gesù che si era detto “la via, la verità e la vita”(Gv 14,6).

Nel testo latino del Vangelo, Pilato gli dice: “Quid est veritas?” (cos’è la verità?).

Anagrammando quella frase si trova: “Est vir qui adest” (è l’uomo qui presente). Pilato aveva di fronte a sé Gesù Cristo, il quale tacque: la sua risposta non era un discorso, ma la sua stessa presenza.

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