PREFAZIONE A “IL VUOTO”
È difficile inquadrare questo libro in una delle categorie a cui siamo abituati.
È un’opera scientifica? Sì, forse, in parte.
È filosofica? Certamente, ma non solo.
È religiosa, o comunque riguarda il trascendente? Anche qui la risposta è la stessa.
Il vuoto non è argomento nuovo, è qualcosa difficile da indagare, anzi, ad essere precisi, non è neanche qualcosa, e l’indagine su un’entità non soggetta ai sensi, da sempre, è affascinante ma complicata, e spesso più che dare risposte, suscita dubbi e nuove domande in continuazione.
Volendo, si può considerare questo testo come un percorso diviso in due parti, la prima di carattere più squisitamente scientifico-filosofico, la seconda dedicata alla spiritualità: non a caso il capitolo finale, il più corposo di tutti, si intitola “Anime”, e complessivamente si può dire che tutto ciò serve a proporre una visione dell’universo basata sull’eterno ed infinito connubio inscindibile costituito dal “pieno” della materia-energia e dal “vuoto” dello spirito-anima, considerando fuorviante e sbagliato l’esame separato delle due componenti.
Ciò porta anche a una visione di Dio che, senza minimamente sminuirlo, lo considera eternamente presente, in ogni tempo e in ogni luogo, non altrove, lontano, in un empireo ultraterreno.
Il capitolo 6 si intitola così: “…e l’uomo creò Dio, e lo fece a sua immagine e somiglianza”.
Così a prima vista meriterebbe un anatema, un’accusa di blasfemìa, ma leggendo, e leggendo anche oltre, ci si accorge che sotto accusa e ridicolizzato non è certamente Dio, ma l’uomo, che tende a sottrarsi alle proprie responsabilità mettendosi al riparo con la creazione di un’immagine di Dio lontano, definito padre, ma descritto spesso come un padrone, mentre Dio, poiché certamente è Padre, non è mai né despota né padrone, né tanto meno inconoscibile e imperscrutabile, Dio è molto chiaro: Egli è il bene e vuole il bene.
Si sente lungo tutto il percorso di questo scritto, e particolarmente nella seconda parte, che si apre con un dialogo particolare con il Cammello, quello che è passato per la cruna dell’ago mentre il ricco tentava invano di entrare in Paradiso, un incessante richiamo a un principio fondamentale: il bene unisce, il male divide.
C’è un riferimento costante a Gesù, visto come fratello, e viene alla mente la splendida cantata di Bach “Jesus bleibet meine Freude”, cioè “Gesù rimane la mia gioia”, a significare che, anche se non c’è, fisicamente, Gesù è in ogni luogo e in ogni istante, e rimane, sempre, portatore di gioia, fratellanza, unione
È un testo che si legge senza troppa difficoltà, non è “per iniziati”, gli argomenti sono a volte complessi, ma esposti con semplicità.
Del resto, i personaggi o, meglio, i maestri a cui spesso si fa riferimento in queste pagine, sono semplici e limpidi: filosofi che parlavano nella Grecia di due o tremila anni fa, Gesù, il Budda, semplici e chiari.
Si può forse dire che la semplicità è divina e la complicazione è invece diabolica?
A un certo punto del percorso c’è un’affermazione tanto decisa e chiara quanto difficile da dimostrare: “l’universo è semplice”.
Si potrebbe dunque dire che Dio è semplice e che tutte le complicazioni che ci affliggono sono nostre creazioni, che nascono quando inciampiamo nel male, quando deviamo dalla via dell’unione e dell’amore per soccombere agli egoismi e alle divisioni che nascono dalla chiusura nel proprio io che porta a dimenticare di essere parte del tutto.
È un libro pieno di interrogativi, a volte con risposte semplici, a volte con risposte che aprono altri interrogativi, ma è bene così, gli interrogativi inducono alla ricerca, alla riflessione, non sono ostacoli, sono stimoli.
Una cosa tuttavia emerge con chiarezza: l’universo non è solo materia, né solo spirito, ma entrambe le realtà indissolubilmente unite.
L’ultima parte è quasi interamente dedicata al dualismo Bene-Male, considerato come l’unico dualismo del tutto inconciliabile, non suscettibile di compromessi. Gesù stesso dice: “chi non è con me è contro di me”.
In questa parte finale del libro, fino alle ultime pagine, gli elementi negativi, la presenza diabolica di Mammona, preso come simbolo infernale in quanto dèmone legato al possesso, al denaro, all’avidità, pesano come macigni, sembrano descrivere l’approssimarsi di un trionfo totale e definitivo del Male.
E purtroppo le realtà negative descritte sono ben visibili, perseguitano costantemente le anime volte al Bene, ma la conclusione apre a un esito positivo, al trionfo del Bene, del resto chiaramente espresso da Giovanni nell’Apocalisse.
Cardinale Francesco Coccopalmerio.
Il libro è reperibile presso https://www.gambinieditore.it/catalogo/33-il-vuoto-
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