giovedì 2 gennaio 2014

SUSAN GEORGE: Austerità significa socializzare le perdite e privatizzare i profitti.

Susan George

Prendiamo a prestito le parole che seguono, per esprimere la forte simpatia della lezione impartitaci, da apprendere e custodire praticandone i suggerimenti e le idee profuse, affinchè Noi tutti,  impegnati nella lotta per il diritto alla vita, al sociale, alla libertà ed all'autodeterminazione dei popoli, queste parole non siano vane; 
ringraziamo questa grande Donna della letteratura impegnata con il suo esempio nel sostegno della lotta sociale Susan George, vi incoraggiamo a percorrerne attentamente i suoi leggeri passi. 
Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la sicurezza finanziaria vostra e quella della vostra famiglia, le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, vi è un importante cambiamento politico di cui dovete essere consapevoli. Io chiamo questo cambiamento la «ascesa di autorità illegittima». Il governo di rappresentanti chiaramente identificabili e democraticamente eletti viene gradualmente soppiantato da un nuovo governo ombra in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo di più in più decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana.
Essi possono agire attraverso le lobby o oscuri «comitati di esperti»; attraverso organismi ad hoc che ottengono un riconoscimento ufficiale; talvolta, attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da executive delle imprese al più alto livello. Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle corporate. Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere. Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico. 
SA DEFENZA

Susan George sulla cabala capitalista, il segreto dietro l'austerità europea


Come vincere la Guerra di Classe e accendere i riflettori sull'ombroso 'complotto' globale e recuperare i beni della classe operaia

http://www.theguardian.com/global-development/video/2013/dec/30/susan-george-austerity-socialise-losses-privatise-profits

theguardian.com/

Austerità significa socializzare le perdite e privatizzare i profitti.

In una serena e discreta villa svizzera, un gruppo di esperti selezionati con molta cura è stato riunito da un comitato ombra di ricchi e potenti committenti, per rispondere ad un’unica, decisiva la domanda: come si può, nel bel mezzo di una crisi finanziaria globale, garantire al meglio la rinascita del capitalismo occidentale? 

È questa la scena machiavellica con la quale si apre l’ultimo libro di Susan George, la scrittrice-politologa Franco-Americana, attivista per la giustizia nel mondo
Forse più conosciuta per il suo lavoro sulla fame nel mondo, la povertà ed il debito, la George è ora tornata ad occuparsi di America ed Europa col suo Come vincere la Guerra di Classe: una satira su quell’1% di potenti o la "Davos Class" per usare le sue parole che fanno riferimento alla sede della riunione annuale dell’élite del World Economic Forum.

Ironico, a tratti bizzarro, il libro toccherà da vicino quel pubblico sempre più sospettoso verso i partiti politici e le istituzioni elitarie. La George ha detto: "Non credo che i libri pedagogico-moralistici funzionino. Penso che la gente sia più coinvolta dalla satira e dall’umorismo, anche nero... e Dio sa quanto ci sia su cui ironizzare là fuori". 

Susan George, 79 anni, ha speso decenni nello studio e nella critica della politica economica "ufficiale" ed è una figura chiave nei circoli alternativi alla globalizzazione. Nata in Ohio ai tempi della Grande Depressione, si spostò in Francia negli anni ’50, Paese che non lasciò più e che la vide unirsi ai movimenti contro la guerra coloniale di Algeria e la guerra americana in Vietnam. Oggi è presidente onorario di Attac-France, un gruppo originariamente impegnato nel far tassare gli scambi esteri e che ora si occupa di vari temi; presiede poi il direttorio della rete di "studiosi-attivisti" Transnational Institute

La satira è uno strumento politico antico, e la George la padroneggia da tempo; il suo ultimo libro è il seguito di The Lugano Report, pubblicato nel 1999 e presentato come un resoconto segreto di una riunione di ricercatori assoldati per scoprire come far sopravvivere il capitalismo nel terzo millennio. 

Di respiro mondiale, The Lugano Report giungeva alla conclusione che i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse (guerra, pestilenza, morte e carestia) sarebbero stati sguinzagliati per dare una mano a "liberare" il pianeta dalla moltitudine di "inutili" mangiapane. Sufficientemente brutale da guadagnarsi il paragone con lo scritto satirico del 18° secolo intitolato A Modest Proposal – nel quale Jonathan Swift suggerisce che gli Irlandesi finiti in povertà dovrebbero vendere i propri figli quale cibo per i ricchi – il The Lugano Report è andato a ruba in Francia ed è stato poi pubblicato in più di una dozzina di lingue. 

La George ha passato la maggior parte della propria vita impegnata in tematiche di livello planetario e scrivendo sulle sfide che attendevano i Paesi in via di sviluppo. La scrittrice rivela che l’impegno dimostrato dai governi europei nel forzare le politiche di austerità nonostante i loro palesi costi sociali, le ha aperto una nuova prospettiva: "Questa volta siamo molto preoccupati per la nostra stessa situazione ed è lì che si sta dirigendo l’impegno dei militanti". 

È pronta nel considerare che esistano comunque importanti collegamenti da fare fra le politiche di austerità in Europa ed i programmi di "aggiustamento strutturale" che i Paesi poveri furono forzati ad adottare negli anni ’70 ed ’80 e spiega: "A partire dagli anni ’70 e fino ad oggi [per oltre 40 anni quindi], la gente comune dei Paesi del sud ha dovuto pagare per i crimini e l’avidità ed i debiti odiosi perpetrati dai dittatori dei loro stessi governi e dalle loro classi alte. In quei Paesi conoscono molto bene che cosa ciò abbia significato e significhi per la popolazione: pesantissimi tagli nelle spese per la famiglia, la scuola, la cultura e la sanità".

"Ed ora tocca a noi. E la chiamano ‘austerità’. Chiamatela pure come vi pare, ma rimane la stessa politica che consiste nel rifilare le perdite alla collettività e canalizzare i guadagni nelle tasche dei privati… [ e ] la cosa è stata spinta ad un punto tale che, benché noi si sia diventati più ricchi dei Paesi del sud.. stiamo ora creando una situazione per la quale troviamo persone disperatamente povere in nazioni europee solitamente considerate ‘ricche’". 

La domanda che si pone la George è se i programmi di austerità forzati dai governi europei nonostante i costi sociali siano dovuti a degli errori o siano delle operazioni esattamente "volute" così. La George è per la seconda ipotesi e sostiene che in Europa ci sia una classe che non ha mai accettato le conquiste dei lavoratori ottenute a partire dalla Seconda Guerra mondiale, classe che ha deciso che sia il momento ideale per riprendersele. 

Nel suo ultimo libro, la George immagina che ci sia un gruppo di lavoro di esperti che può dare in anteprima la buona notizia ai propri finanziatori (l’1% dei più ricchi del pianeta). La buona notizia è che l’1% sta vincendo ed è "al controllo degli avvenimenti e degli sviluppi economici, politici e sociali ancor più fortemente che prima della crisi". 

Ma c’è una cattiva notizia: la situazione rimane precaria. Perciò il gruppo di lavoro "suggerisce" di sobillare divisioni all’interno dei componenti dei vari "movimenti" e di limitare l’ostentazione della propria ricchezza e, cosa più importante, sottolinea che "persuadere è vincere" e che ciò si ottiene con la ripetizione incessante di affermazioni del tipo : "l’impresa privata farà sempre meglio di quella pubblica", "non c’è società autenticamente libera senza un libero mercato"; "l’ineguaglianza non è un vero problema perché è intrinseca alla società e potrebbe essere su base genetica". 

Anche se la George può sembrare ossessionata da società segrete che tessono oscuri piani di portata planetaria per dominare il mondo, è pronta a spiegare che personalmente non crede nelle cospirazioni ma crede che tali piani siano la conseguenza di precisi interessi e riflettano delle strategie ben calcolate. Contesta poi prontamente chi l’accusa di essere pessimista sul futuro: "Penso che quando le cose arrivano ad un punto in cui tutti sono disgustati dal comportamento dei politici, allora diventa possibile il rinnovare".


mercoledì 1 gennaio 2014

L'UCRAINA SERVE COME BASE MILITARE NATO

L'UCRAINA SERVE COME BASE MILITARE NATO
Di comidad 
Una notizia positiva degli ultimi giorni ha riguardato la sospensione dei negoziati per l'annessione dell'Ucraina all'unione Europea. Stavolta è stata la stessa UE a cercare orgogliosamente di assumersi la diretta responsabilità della rottura, adducendo a pretesto le "infondate" richieste economiche del governo ucraino.



L'Ucraina è strangolata da un enorme debito pubblico, che è sotto la "sorveglianza speciale" da parte di uno dei due veri padroni dell'UE, e cioè il Fondo Monetario Internazionale. Il FMI pretende anche che il governo ucraino elimini i sussidi alla popolazione per il riscaldamento, cosa che rende poco attendibili le frenesie occidentalistiche delle piazze ucraine. Sarà pure vero che tra le lusinghe della UE ci sarebbe stata anche quella di favorire un accordo con il FMI per il debito ucraino; ma, vista la brutta fine che fanno i "sorvegliati speciali" del FMI, è molto difficile che la promessa risulti credibile

Molti commentatori insistono nel presentare un'Ucraina ormai aperto terreno di scontro tra la Germania e la Russia; ma, considerando l'enorme volume d'affari tedesco con la stessa Russia, si spiegherebbe semmai il fatto che la cancelliera Merkel appaia oggi come la più prudente ed esitante nell'alimentare lo scontro polemico con Putin. Al contrario, non appare per niente prudente l'atteggiamento statunitense, al punto che si è potuto vedere il senatore McCain esibirsi a Kiev, agitando la piazza e promettendo pieno sostegno alle proteste filo-UE. 

La retorica europeistica può servire di volta in volta da paravento per gli interessi bancari rappresentati dal FMI, oppure per gli obiettivi espansionistici della NATO, l'altro padrone della UE. Ancora prima di McCain, era infatti stata la stessa NATO ad esporsi platealmente per fare pressione sul governo ucraino. Il vicesegretario generale della NATO, Vershbow, uno statunitense, si è sciolto anch'egli in accorati inni di fede europeistica, garantendo che il futuro dell'Ucraina sarebbe in Europa. 

L'Ucraina è attualmente legata alla NATO da un patto di collaborazione, ormai decennale, ma si tratta evidentemente di annettere in modo definitivo una preziosa area di confine all'apparato militare USA in Europa. Con basi navali in Ucraina, la USNavy potrebbe controllare il Mar Nero da entrambe le sponde, e portare così contro la Russia una pressione militare decisiva per realizzare l'obiettivo di smembrarla in più Stati. I moniti della NATO sono espliciti: l'Ucraina è ad un bivio, deve scegliere se "civilizzarsi" entrando a pieno titolo nel Sacro Occidente, oppure rimanere all'ombra della tutela russa rischiando di esporsi alle aggressioni finanziarie ed alla cronica destabilizzazione interna delle "rivoluzioni colorate". 
scudo antimissile USA
Il concetto di "rivoluzione colorata" non va frainteso nel senso che oggi la piazza ucraina sia tutta invasa da agenti della CIA. Le rivoluzioni colorate spesso fagocitano e mobilitano sacche di malcontento reale, e ciò viene ottenuto attraverso l'azione di organismi ibridi e ambigui, come fondazioni private ed organizzazioni non governative, associazioni che operano apparentemente nel settore della beneficenza e dei diritti umani. Il sistema di mobilitazione può basarsi anche sulla denuncia di casi di effettiva corruzione. Un'indignazione autentica viene poi reindirizzata su falsi obiettivi di "occidentalizzazione", spacciata come sinonimo di buona amministrazione. 

Sulla questione ucraina Putin non può permettersi di cedere, perché altrimenti rischierebbe di essere travolto da un colpo di Stato militare. La situazione in Ucraina ha qualche analogia con quanto accaduto in settembre per la Syria, quando la Marina russa ha fatto chiaramente capire di non essere disposta a rinunciare alla base navale siriana di Tartus.

La Russia implementa un nuovo radar in risposta allo scudo antimissile USA
La dipendenza energetica dell'Ucraina nei confronti della Russia è un dato storico, ma per Gazprom in questi anni l'Ucraina era stata soprattutto un pollo da spennare, e quindi gli aspetti della sicurezza russa erano stati sacrificati agli affari. Che qualcosa invece oggi stia cambiando nell'atteggiamento russo, è indicato anche dal fatto che per l'Ucraina Putin si è deciso ad aprire i cordoni della borsa, sia facendo sconti sulle forniture di gas, sia acquistando titoli di Stato ucraini. 

Ma è molto difficile che la NATO consideri chiusa la partita e rinunci a destabilizzare l'Ucraina, che non serve solo come base navale, ma anche come base missilistica. Appena il mese scorso, il segretario di Stato USA, Kerry, ha ribadito che lo "scudo anti-missile" in Europa si farà, nonostante ogni opposizione russa. Attualmente è la Polonia ad essere individuata come principale sede del sedicente "scudo", ma solo perché l'Ucraina non fa ancora parte a pieno titolo della NATO.


martedì 31 dicembre 2013

BONU ANNU NOU A TOTUS buon anno a tutti

BONU ANNU NOU A TOTUS IS AMIGUS E 

AMIGAS, A TOTUS IS PATRIOTAS E CUMPATZUS 

E TOTUS IS FRADIS E SORRIS...


In limba nuragica po essiri cun sa limba dde i noshtus

etzus antigus totus impari po sa libertat de sa 

Sardinya


Buon anno a tutti gli amici e amiche, a tutti i patrioti 

compagni e tutti i fratelli e sorelle...


Sa Defenza



MALI , REPUBBLICA CENTRAFRICANA...RICOLONIZZAZIONE FRANCESE TELEGUIDATA DAL COMANDO USA AFRICOM

MALI , REPUBBLICA CENTRAFRICANA... RICOLONIZZAZIONE FRANCESE TELEGUIDATA DAL COMANDO USA AFRICOM
Armata Seleka; «Da quando i Seleka sono arrivati in Centrafrica non c’è stato altro che distruzione», rivela il vescovo di Bangassou monsignor Juan Josè Aguirre 


A. Boassa


I media , in questi giorni , hanno denunciato gli orrendi crimini compiuti dai ribelli "Seleka" nella Repubblica Centrafricana contro la maggioranza cristiana . La strage è stata puntualmente segnalata da Amnesty international . 

Ma perché questa ennesima tragedia africana ? E' dovuta alla naturale tendenza degli Africani a risolvere le proprie dispute in modo primitivo ? All'irrefrenabile istinto all'odio tribale ? 

Non porrei queste futili domande se tali credenze non albergassero tra i "civili" europei e tra questi non pochi che si proclamano progressisti , pacifisti , di sinistra . 

I "Seleka" costituiscono un'alleanza tra signori della guerra

Le truppe sono formate in gran parte da mercenari ugandesi , ciadiani , sudanesi ,maliani , nigeriani . Dietro a tirar le fila un grande amico della Francia il Presidente del Ciad Idriss Deby particolarmente gradito ad Hollande per la sua infaticabile opera di destabilizzazione nella regione (Mali , Costa d'Avorio ,Sudan) . Tra i suoi grandi meriti ricordiamo aver messo a disposizione dei Francesi una base in Ciad per favorire l'aggressione democratica in Libia . 

Perché i Seleka potessero tranquillamente devastare il paese era necessario sollevare dal potere un vecchio amico della Francia Bozizè , un fedele criminale che aveva però aperto ai Cinesi , e metterci al suo posto un assassino più affidabile e cioè Michel Dyotodia con il quale si consuma lo sfascio dello stato , il caos tra le forze armate . 

La Repubblica rimane senza controllo . Inevitabile lo scontro tra bande . L'opinione pubblica è scossa . L'Unione europea e l'Onu condannano il clima di violenza . Pacifisti "in divisa" e organizzazioni umanitarie chiedono che si faccia qualcosa , che non si rimanga insensibili davanti a tanto scempio . La Francia raccoglie il testimone e interviene militarmente ,un pò per spirito di generosità e un pò per controllare quelle risorse petrolifere che stavano finendo in mano ai cinesi . 

Ringraziamo Marx 21 per le preziose informazioni da cui abbiamo attinto  nei prossimi paragrafi parliamo delle nobili imprese francesi in Mali , imprese gentilmente concesse dagli Usa che nella loro visione strategica di controllo militare del Continente , hanno comunque bisogno di una manovalanza cui concedere qualche privilegio . 


Africom, il quartier generale militare degli Stati Uniti che sovrintende e coordina le attività militari statunitensi e di addestramento in Africa -

Il colpo di stato militare del 2012 diretto da Sanogo ( addestratosi con le Forze speciali Usa ) allo scopo di intervenire più duramente contro la ribellione jihadista che muovendosi verso sud aveva attaccato la città di Konna ottenne ,come volutamente predisposto dai Francesi , l'effetto contrario . 

Con il nuovo Presidente francofilo Traore , il caos si impadronì dell'esercito e i ribelli poterono prendere il controllo di città importanti come Timbuktu . Se a tutto questo si aggiunge la "punizione" per il golpe della cessazione degli aiuti da parte della Banca mondiale e degli Usa si può facilmente capire a quale livello di fragilità si sia trovato il nuovo governo golpista .

Si può ammirare la regia imperiale francese ancora di più se si tiene a mente che i ribelli in arrivo dall'Algeria e dalla Libia erano stati addestrati dalle Forze Speciali Usa e quindi in grado di ben combattere contro l'esercito regolare . 

L'intervento dell'esercito francese per venire in soccorso del Mali risulta inevitabile a dimostrare quanto dicano il vero illustri statisti come Holland che sentenziano la giustezza di "una nuova guerra dei trent'anni contro il terrorismo

E quindi una volta che ci siamo facciamo bene a rimanere dato che (particolare che non va trascurato) il Mali è assai ricco di materie prime e pare anche di molto petrolio . Un bene prezioso che nè Francesi nè Statunitensi hanno intenzione di cedere ai Maliani e neanche ai cinesi . 

Che dunque sia benedetto questo terrorismo e che sia sempre da coltivare perchè ci da l'alibi mediatico per diffondere sia pure con effetti collaterali la nostra civiltà. Del resto come ci insegna un grande giornalista come William Engdahl niente di nuovo sotto il sole . 

Da secoli , ma con maggiore accuratezza dopo la seconda guerra mondiale , le forze di occupazione hanno lavorato sugli oppositori facilitando azioni che comportavano una reazione motivata degli invasori , creando con infiltrati e provocatori dissidi nel campo avverso per facilitare guerre "tribali" , guerre "etniche" e così favorire , con l'aiuto di intellettuali e media , un intervento pacificatore e risolutivo . 

Niente di nuovo sotto il sole come l'ipocrisia sistematica del civile responsabile democratico umanitario Occidente imperiale

In soccorso del Mali minacciato dal gruppo qaedista AQIM (in gran parte addestrato dalle Forze speciali Usa e dalla Nato) interviene la Francia prontamente . Ma a dire il vero l'operazione di conquista era stata programmata cinque anni prima da Africom il Comando Africa del Pentagono che giudica il Mali la base di lancio per procedere alla militarizzazione e alla ideologizzazione di tutto il Continente . 

Gli statunitensi assecondano di buon grado le aspirazioni della Francia alla ricolonizzazione delle ex colonie perché così possono risparmiare risorse ed energie nel conflitto contro qualsiasi tipo di opposizione , nella consapevolezza di saper poi subordinare Francesi e governi ai propri interessi lasciando agli uni e agli altri qualche briciola di potere e di ricchezza come si conviene ai sottoposti obbedienti . 

I Francesi in effetti sono preoccupati per l'attivismo cinese che con una multinazionale governativa si sono accaparrati nel Mali in affitto e con concessioni gratuite un quarto delle terre fertili . E le cose non vanno meglio per le concessioni minerarie nel Mali come anche nelle ex colonie . 

Ma i francesi poco potrebbero fare contro lo strapotere finanziario della Cina che è ben più abile del Fmi nell'attirare l'attenzione dei governi con ingenti crediti all'esportazione e con prestiti agevolati



Urge un progetto di largo respiro come quello approntato da Africom che spazia su tutto il Continente . Africom nasce nel 2007 con l'amministrazione Bush proprio per far fronte ai troppo grandi successi nell'import-export Africa Cina e ai miliardi di prestiti concessi e promessi all'Africa e con la consapevolezza che una competizione sul piano finanziario ed economico con la Cina sarebbe persa in partenza . 

Per vincere bisogna spostare lo scontro su di un altro versante : quello militare ed ideologico

Innanzitutto stabilire relazioni militari allo stato attuale con 53 nazioni , lavorare a stretto contatto con tutte le ambasciate in Africa , favorire il coordinamento di programmi di formazione (l'ufficiale che ha diretto nel 2012 il colpo di stato nel Mali è stato appunto "formato dalle Forze speciali Usa) , incentivare operazioni militari che promuovano " un ambiente africano stabile e sicuro a sostegno della politica estera degli Stati Uniti

Ingabbiare potrei dire mediante un'opprimente pressione militare ed ideologica i governi africani per poter "suggerire" le scelte di politica finanziaria ed economica a discapito di qualcuno e a favore di qualcun altro . 

I conflitti nell'immediato futuro tra Cina ed Usa con i suoi satelliti (Francia , Italia ...) saranno particolarmente cruenti , come ci ricorda ancora Langdahl , sopratutto sulle coste occidentali ricche di petrolio . Come risponderà la Cina al cappio Usa ? E come risponderanno i popoli e i governi africani ? 




lunedì 30 dicembre 2013

Gli attentati di Volgograd seguono le minacce del Principe Saudita Bandar a Putin...

Gli attentati di Volgograd seguono le minacce del Principe Saudita Bandar a Putin...

Nei mesi precedenti ad oggi dicembre 2013 ,  quando la guerra in Syria infuriava e le legioni dei satanici jiahadisti mercenari al soldo dei Sauditi noti per essere dei mangiatori del fegato o del cuore  delle loro vittime militari in combattimento  imperversavano con il sostegno americano , dell'occidente eurosionista, dei Sauditi sostenuti da Israele.


Il principe Bandar ha avvertito Putin, "I gruppi ceceni .... sono controllati da noi", come dire se non vuoi che alle olimpiadi invernali a Sochi, non ci siamo spargimenti di sangue segui le istruzioni che ti diamo... 

..nessuna attenzione dei media occidentali è stata data,  alla minaccia avvertimento emessa dal principe saudita Bandar bin Sultan ad agosto quando ha detto a Vladimir Putin,  che l'Arabia Saudita avrebbe attivato i gruppi terroristici ceceni da  loro controllati  contro la  Russia, se Mosca  si fosse rifiutata di abbandonare il suo sostegno al presidente siriano Bashar Al-Assad.
Le esplosioni gemelle seguono a distanza di pochi mesi le parole profetiche del Principe della morte saudita, il primo attacco l'esplosione dentro una stazione ferroviaria  della città di Volgograd, hanno ucciso almeno 17 persone, seguono la minaccia dell'Arabia Saudita di attaccare la Russia con terroristi ceceni, oggi i fatti. 



Il secondo attacco è avvenuto nei pressi di un affollato mercato nel quartiere Dzerzinskij di Volgograd. Un autobus pieno di gente sul tragitto di mattina è stato squarciato da un attentatore suicida, uccidendo 14.

Anche se nessun gruppo terrorista ha rivendicato la responsabilità per le esplosioni, il sospetto cade immediatamente su islamisti della regione del Caucaso settentrionale che abitualmente attaccano bersagli facili in Russia.

Mentre i media si sono concentrati sulla minaccia che tali gruppi rappresentano per le Olimpiadi invernali di febbraio a Sochi.

ECCO COME AGISCONO I PAESI "DEMOCRATICI" ED I LORO ALLEATI SAUDITI, SE NON STAI AI NOSTRI DICKTAT TI AGGREDIAMO E ATTERRIAMO CON IL SANO TERRORISMO MADE IN...




giovedì 26 dicembre 2013

FUKUSHIMA: LaTEPCO rileva la nuova perdita di radiazioni record dal reattore nucleare Dai-ichi 2 di Fukushima.

FUKUSHIMA: La TEPCO rileva la nuova perdita di radiazioni record dal reattore nucleare Dai-ichi 2 di Fukushima.

edificio del reattore No. 2  di Fukushima Dai-ichi Nuclear power plant s (AFP Photo / Pool)
rt.com/news
26.12.13
La TEPCO ha rilevato un livello record di radiazioni – 1,9 milioni di becquerels per litro dovuti a sostanze radioattive emittenti raggi beta – nel reattore n° 2. Nelle acque sotterranee del reattore n° 4 è stato poi rilevato del cesio radioattivo. Crescono le paure di nuovi sversamenti nell’oceano. 

 La NHK riferisce che è da novembre che il livello di radioattività nelle acque nel terreno sottostante il reattore n° 2 è in crescita. La precedente più alta rilevazione di radiazioni era del 13 dicembre e relativa al reattore n° 1 con un valore di 1,8 milioni di bequerels/litro di raggi beta. 

 Oggi, quest’ultima rilevazione di radioattività nelle acque profonde nel terreno sottostante al reattore n° 4 solleva serie preoccupazioni circa la possibilità di una nuova fonte di sversamento di sostanze radioattive nelle acque dell’oceano essendo la prima volta – perlomeno ufficialmente – che viene rilevata radioattività da un campione proveniente oltre i 25 metri di profondità sotto al reattore n° 4.

 Il personale della TEPCO ha rilevato poi 6,7 bq/litro di Cesio 137 e 89 bq/litro di stronzio oltre ad altre sostanze radioattive che emettono raggi beta. Le fonti ufficiali della società hanno comunque sostenuto che è presto per parlare di un’altra perdita di radioattività e che saranno necessari altri esami per convalidarla. La TEPCO ha anche suggerito che i valori rilevati possano essere errati perché potrebbero essersi maldestramente mischiate delle sostanze radioattive durante la campionatura. 

 Fin dai primi momenti del disastro di Fukushima nel marzo del 2011, il principale timore per l’ambiente e la popolazione del Giappone ha riguardato la fuga di acque contaminate dalle radiazioni. È un dato di fatto che l’esistenza di fughe dall’impianto nucleare – e di conseguenti sversamenti di acque radioattive nell’oceano – è stata ammessa dalla TEPCO solo alla fine di luglio del 2013, e da allora la TEPCO ha riconosciuto almeno due grandi sversamenti di acque altamente radioattive: una fuga di 300 tonnellate di acque radioattive ad agosto ed una da 430 litri ad ottobre.


mercoledì 25 dicembre 2013

BONA PASCHIXEDHA E NADALE A TOTUS IS SARDUS SIAT IN PATRIA ET A CHINI EST IN SU DISTERRU

BONA PASCHIXEDHA E  NADALE A TOTUS IS SARDUS SIAT IN PATRIA ET A CHINI EST IN  SU DISTERRU

SI DDU NARAUS IN ANTIGA LIMBA DDE IS NOSHTUS ETZUS NURAGICUS


Depus imparai at arreconnosci sa limba antiga dde iks babais ajajus et etzus, ca dda depeus agati in donnia logu chi siat antigu , po si 'onai is ainas de istudiu po nosus e po is noshtus fillus , in sa natzione sarda indipendenti cun linba e scritura dde nosus. 

Cument tenint sa limba et iscritura insoru is arabus (عَرَبيْ), i cinesus (汉语) is indianus cun sa indi (हिन्दी o हिंदी), et ebreus (עברית).... aici siat po nosus sardus.


martedì 24 dicembre 2013

.... sulla maxi conferenza stampa di Putin

Commento sulla maxi conferenza stampa di Putin

Fonte: La Voce della Russia.


Da Mosca “La Voce della Russia”! Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.




Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa

di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.

Per un commento a caldo “La Voce della Russia” si è rivolta a Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”. Ai nostri microfoni le riflessioni di Dario Citati, che ha seguito la conferenza stampa in diretta dall’Italia.
Corrispondente: L’Ucraina è stato uno dei temi più caldi durante la conferenza stampa. Rispondendo alla domanda di un giornalista, Putin ha detto che “c’è disinformazione nel contesto dell’integrazione europea.” Putin ha affermato che si tratta di “una lotta politica interna. La firma dell’associazione è solo un pretesto”.
Secondo Lei l’associazione con l’UE è solo un pretesto delle manifestazioni a Kiev? Si tratta anche a suo avviso di una lotta politica interna?
Citati: Si tratta anche di una lotta politica interna. Non credo invece che si tratti di un pretesto quando parliamo dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Ogni volta che in Ucraina si affronta il problema dei rapporti con la Russia o l’Unione Europea, nel bene e nel male, si ha a che fare con una forte ideologizzazione. È molto difficile che le posizioni espresse tanto dai manifestanti quanto dai gruppi politici riescano ad analizzare la questione da un punto di vista spassionato per ovvie ragioni storiche e culturali, che legano l’Ucraina sia alla Russia che all’Europa.
Vero è, invece, che c’è una forte disinformazione degli elementi tecnici, non sempre facili da comprendere. Uno di questi è il caso del prestito di 15 miliardi, che la Federazione Russa ha deciso di concedere. È difficile comprendere perché ci sia stato questo accordo con la Russia, se non si tengono ben presente le condizioni molto dure che il Fondo Monetario internazionale imponeva all’Ucraina. Questo è solo un esempio di disinformazione e in questo caso potrebbe passare il messaggio di un atteggiamento troppo invasivo della Federazione Russa, che invece mette l’Ucraina in condizione di scegliere una forma di sussidio a costi convenienti. L’Ucraina ha un debito pubblico abbastanza oneroso, questo elemento viene un po’ oscurato dai dibattiti animati della piazza.

Corrispondente: Lei ha seguito in diretta la conferenza stampa. A suo avviso qual è stata una delle domande più “scomode”?
Citati: Domande prettamente scomode e polemiche non ci sono state. Ci sono stati alcuni punti che hanno riguardato le problematiche interne: quando è stata associata la parola “oligarchi” alla gestione del colosso di stato dell’energia Gazprom, oppure la domanda sulle sproporzioni interne alle regioni della Federazione Russa, sia in termini di produttività e retribuzioni, per esempio per i dipendenti pubblici. Da un lato lo sviluppo della Russia è legato alla decentralizzazione, alla valorizzazione delle realtà locali. Al tempo stesso la decentralizzazione si è sempre accompagnata al rischio di una frammentazione del Paese. Mantenere un governo centrale conciliandolo alle vigenze locali senza suscitare spinte di separatismo è ancora una delle questioni irrisolte.

Corrispondente: Una domanda da parte di una giornalista della CNN riguardava l’importanza crescente dei valori religiosi nella politica di Putin rispetto al passato. La giornalista ha chiesto perché per il presidente è importante criticare i valori dell’Occidente. In risposta Putin ha detto che “la questione non sta nel fatto di criticare o meno i valori occidentali, ma l’importante sono i valori tradizionali, senza i quali la società va verso il degrado. Dobbiamo basarci sulla nostra antica e profonda cultura”.
Potrebbe dirci com’è percepita in Italia la posizione di Putin nella questione dei valori?
CitatiIn Italia esiste un grande divario tra la percezione della Russia veicolata dai mass media e quella della popolazione. Per rendersene conto è sufficiente confrontare i titoli e i contenuti degli articoli delle testate nazionali. Sono prevalentemente negativi e danno della Russia un’immagine arretrata e reazionaria, clericale. Bisogna confrontare questi articoli con i commenti dei lettori sui siti internet degli stessi quotidiani. I commenti rivelano che una parte forse maggioritaria considera spesso le posizioni russe in difesa dei valori religiosi e tradizionali come dettate dal buon senso.
Inoltre credo che le pressioni sulla Russia in materia dei diritti civili vadano analizzate da un punto di vista del soft power. In questo senso possono apparire come dei cavalli di battaglia sul piano etico – politico con cui alcuni Paesi tentano di dimostrare sul piano internazionale la superiorità dell’Occidente su una Russia sempre arretrata in assenza di altri argomenti. Se si guarda la maggioranza delle questioni sociali, economiche di politica estera, non vi è dubbio che la situazione di alcuni Paesi, che spesso criticano la Russia per le sue leggi interne, penso agli Stati Uniti e alla Francia, è molto difficile.
Proprio nel 2013 la popolarità di Barak Obama e François Hollande ha toccato il punto più basso. Questi politici, secondo molti osservatori, hanno profondamente deluso le aspettative. Si pensi alla politica fiscale francese o alla riforma sanitaria di Obama. Sulla scena internazionale gli Stati Uniti e i Paesi della NATO in generale hanno perso credibilità in questo 2013: il caso dei Paesi colpiti dalle primavere arabe, la guerra in Libia, la gestione fallimentare della crisi siriana.
Le polemiche dei Paesi occidentali contro la Russia rientrano in una strategia di “guerra di informazione” piuttosto che motivate da un reale dibattito sulle posizioni etiche e sulle leggi emanate dai diversi Paesi.

Corrispondente: La conferenza è durata più di quattro ore. I temi toccati erano tantissimi. Tirando le somme, secondo Lei quali sono stati i temi salienti della lunghissima conferenza?
CitatiRispetto agli anni passati, c’è stata una maggiore attenzione ai problemi della politica interna. Sul piano della politica internazionale la maggior parte delle domande ha riguardato l’Ucraina. Vi sono stati degli accenni ai rapporti con la Georgia, la Repubblica popolare cinese e in fondo poco spazio dedicato alle relazioni russo-americane. Questo è indicativo in un 2013 in cui la Russia esce positivamente sul piano di immagine a livello internazionale: la presidenza del G20 a San Pietroburgo, la gestione del conflitto siriano. In Russia anche i più critici nei confronti del presidente Putin, raramente obiettano la sua gestione della politica estera e il vero dibattito riguarda questioni di politica interna.
Concludo ricordando che l’approccio del presidente Putin verrà sicuramente rappresentato come aggressivo e sfidante nei confronti degli Stati Uniti sulla maggior parte dei mass media occidentali. In realtà il suo unico riferimento diretto è stato positivo: Putin ha ricordato che nella questione iraniana, per esempio, i successi che sembrano profilarsi all’orizzonte non sarebbero stati possibili se tutto fosse stato dovuto solo all’attività della Russia. Il contributo dell’Unione Europea e degli Stati Uniti è stato molto importante. Sono proprio questi aspetti purtroppo che vengono poco alla ribalta. Tutta la dimensione collaborativa è spesso oscurata da elementi polemici o frasi estrapolate da un contesto di un discorso più ampio.

intervista sulla conferenza stampa di fine anno di Putin che Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”, ha rilasciato a Tatiana Santi.

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