sabato 1 dicembre 2018

"Storie di Prima Repubblica"

"Storie di Prima Repubblica"  

Sa Defenza 


Chris Barlati
Chris Barlati è un collaboratore attivo per Sa Defenza che ama scrivere su temi quali Servizi Segreti, interessi finanziari e, più in generale, politica internazionale. Il
multipolarismo è sempre stato il suo principale interesse, ma questa volta ha ben pensato di scrivere un libro inerente la Prima Repubblica.

In un periodo di rifacimenti, nostalgie e definizioni errate della politica, il nostro collaboratore ha tentato di ristabilire i vecchi significati degli schieramenti, nonché

terminologie quali "destra" ,"sinistra";"criminalità" e "sovranità". Incontrando personaggi un tempo detentori dei meccanismi decisionali del nostro Paese, Barlati
ha potuto conoscere, parlare, discutere degli eventi, le strategie ed i segreti che hanno cambiato per sempre le sorti d'Italia. "Storie di Prima Repubblica" è il risultato di un percorso di studi che parte da una semplice tesi di laurea, ma che approda alla rielaborazione dei principali misteri d'Italia, nonché degli omicidi di Falcone e Borsellino, per offrire una verità che ancora oggi deve essere metabolizzata dalla pubblica opinione e che svela l'esistenza di chi si è sempre celato dietro Cosa Nostra, Gladio, Uno Bianca e le privatizzazioni postume al crollo del muro di Berlino. Abbiamo così deciso di intervistare il nostro collaboratore e di porgli alcune domande.


Partiamo Subito con la prima domanda. Mani Pulite fu un'operazione d'oltre oceano?

«Mani Pulite fu una conseguenza del crollo del Muro di Berlino. Le inchieste della
magistratura rappresentano il naturale divenire delle indagini allora in corso che,
non essendo più ostacolate dalle manine atlantiche, manine abituate agli omicidi ed
alle destabilizzazioni, poterono scardinare l'intera struttura dirigente. Mani Pulite
deflagra anche in Giappone, Francia, non solo in Italia e in maniera del tutto simile.
Mani Pulite, in sintesi, è una delegittimazione dei vecchi sistemi politici, protrattasi
a livello internazionale.»

Per quale motivo ciò avviene?

«Perché non ha più senso difendere e sostenere un immenso e dispendioso esercito
anti comunista. Mi riferisco alla Dc, al Psi e all'immunità di cui godeva l'Italia, come
altri paesi, sia nei rapporti con la mafia che per i numerosi finanziamenti illeciti.
Dunque, il ragionamento fu allo stesso tempo economico e politico. Diciamo che la
presenza statunitense, in questo caso, si esplica attraverso il proprio non intervento.
Mi spiego meglio: mentre in passato l'alleato era pronto a coprire eventuali
compromissioni, sia con l'utilizzo di qualche agente spregiudicato, sia con qualche
finanziamento ad personam, da quel momento in poi nessuno più si attivò a difesa dei
vecchi alleati. Anzi, ben accetta fu la scoperta di tutte le tangenti afferenti il Psi o la
Dc. Per eliminare l'oramai inefficiente e corrotta macchina pentapartitica, si pensò di
lasciar fare alla magistratura il suo corso naturale. Socialisti e democristiani inoltre
avevano fin troppo infastidito con la loro politica filo araba inglese e statunitense. Lo
stesso Andreotti con la sua equidistanza si era messo in cattiva luce, irritando le 
intelligence anglosassoni e francesi.»

Quale fu il ruolo di Gladio nella prima Repubblica, nell'omicidio di Falcone e

Borsellino e nei confronti dell'Unione Sovietica?
«Gladio ufficialmente fu un apparato militare di intervento dedito alla prevenzione di
ogni possibile minaccia sovietica. Lo studio di Gladio era principalmente di natura
programmatica e strategica, e solo nel peggiore dei casi d'attuazione di guerra non
convenzionale. Alcuni critici collegano una partecipazione Gladio al rapimento e
omicidio di Aldo Moro, mentre dal mio punto di vista ciò non avrebbe avuto molto
senso nella seconda ipotesi. Vada pure, per assurdo, la validità del rapimento, ma
illogico si configurerebbe l'omicidio, per un aspetto di fondamentale importanza:
Moro era stimato ed amato dai Servizi italiani, da quegli stessi Servizi che
continuarono ad osservare fedelmente il patto con i palestinesi per il trasporto di armi in
territorio italiano in cambio dell'assenza di attentati (il cosiddetto Lodo Moro). Un
omicidio Moro avrebbe generato un guerra interna agli stessi Servizi, a meno che
quest'ultimi non fossero stati ingannati da altri servizi meglio preparati e con
maggiori dotazioni. Ricordiamo che il democristiano Galloni solo recentemente ha
parlato della presenza di truppe israeliane all'interno delle Brigate Rosse. Dunque,
quest'ipotesi si rende leggermente più credibile rispetto all'esclusiva partecipazione di
Gladio, o meglio nell'omicidio dello statista.
Nei riguardi di Falcone e Borsellino non abbiamo molte prove per dubitare di Gladio.
Basandoci su di un collegamento di fatti, e non di opinioni, dobbiamo escludere la
partecipazione diretta dell'organizzazione, poiché sciolta completamente e sotto i
riflettori della pubblica opinione già nel 1990. Potremmo invece ipotizzare arruolamento di alcuni suoi componenti fanatici di estrema destra, la cosiddetta Gladio Nera, nelle fila della Falange armata, poiché vicini per ideologia ad alcuni esponenti della criminalità organizzata e della P2.»

Una Gladio all'nterno di Gladio?

«Gladio, per quanto "Stay Behind", fu pur sempre un apparato militare italiano,
dunque suscettibile anch'essa di sviste e goffaggini all'italiana, nonché di
infiltrazioni e manipolazioni. Non sono rari casi di analogie tra esponenti della
criminalità, figure massoniche ultra atlantiche e militari di apparati segreti.
Ricordiamo che tutti i maggiori attentati di quel periodo vennero rivendicati dalla
Falange Armata, in una non casuale confusione di chiamate fatte da sedi dei servizi
segreti e da voci marcate dai più disparati dialetti ed accenti stranieri. Se poi
volessimo citare Elio Ciolini, terrorista nero che seppe predire le azioni falangiste, o il
pentito Messina Denaro, padre di Matteo Messina Denaro, che per primo parlò di una
commistione tra mafia e massoneria, entriamo in un circuito composto da terroristi
neri, criminalità organizzata e massoneria. Tutte entità che ebbero in comune il
medesimo interesse: divenire decisori della nuova politica italiana.»

Se non sbaglio fu questa l'ossatura della Falange Armata.

«Esatto.»

Quindi, se non direttamente ci fu sempre una partecipazione esterna?

«Assolutamente, sì. Gli esplosivi, le tecniche d'azione militari, il radiocomando nel
citofono della madre di Borsellino, l'elicottero che sorvolò le strade al momento degli
attentati, strane figure viste e riviste in più di un'occasione: se non mercenari,
sicuramente personaggi assoldati da interessi non prettamente nazionali.»

Come è stato possibile che personaggi quali Cossiga od Andreotti non si resero

conto di ciò che stava accadendo?
«Andreotti non venne mai seriamente indagato, al massimo i suoi Pomicino e
Vitalone pagarono le conseguenze della sua condotta. Cossiga, ex amministratore
politico della Gladio, poté parlare in futuro liberamente, e senza remore, dei più
oscuri segreti di Stato. Pensiamo ai premi carriera per gli ottimi impiegati che rifilano
dopo un quasi decoroso licenziamento...
Sicuramente i due democristiani compresero che piega stesse prendendo il divenire
nazionale, ma non poterono opporre significative resistenze, poiché impossibilitati.
Andreotti puntò su Berlusconi e sul tentativo di conservare una radice culturale
politica della Prima Repubblica, così da rallentare il processo di svuotamento e
finanziarizzazione. Cossiga, invece, si ritirò a vita privata, dedicandosi sì alla politica,
ma al racconto degli inconfessabili segreti. Spazi d'azione, concessi, come ho detto,
poiché in fondo i due avevano ubbidito bene ai loro padroni sino all'ultimo momento.
Di una loro partecipazione diretta negli omicidi dei Giudici e nella strategia della
tensione, è difficile dire. Ma di sicuro non si sono opposti al cambiamento. Hanno
cercato solo di mitizzarlo. Come sempre hanno fatto.»

Che ruolo ebbe Di Pietro? Si vocifera di tutto, dall'essere un agente della Cia ad

un agente di Andreotti.
«Vi è un ottimo articolo, scritto dal direttore Andrea Cinquegrani, uomo che stimo
moltissimo e che reputo un'eccellenza del giornalismo italiano, che mette in risalto
tutte le sfaccettature del caso Di Pietro. L'articolo è rintracciabile su internet al nome
di "Di Pietro chi?".
Ho avuto il piacere di guardare Di Pietro negli occhi, di riderci e scherzarci, ed anche
di parlare in dialetto. Di Pietro, posso affermare, è stato implicitamente aiutato da
quel sistema che poi ha deciso di farlo cadere. Il carisma di Di Pietro e la sua volontà
di dirigere una Mani Pulite Internazionale è stata, indirettamente, l'incarnazione delle
stesse forze che hanno poi benedetto il governo Berlusconi per poi successivamente
delegittimare Mani Pulite e l'operato del PM Di Pietro, in sintesi, è stato una pedina
poco consapevole, come tutti in quel momento, delle reali direzioni che stava
assumendo la politica italiana. Il futuro leader dell'Italia dei Valori venne invitato
anche negli U.S.A. e sarebbe interessante conoscere per filo e per segno i contenuti di
quelle conversazioni, ma noi curiosi sappiamo per certo che non furono altro che
tentativi di carpire le intenzioni del magistrato, nonché la profondità raggiunta dalle
inchieste di Mani Pulite. Una volta stabilizzatosi il sistema, iniziano gli attacchi della
magistratura al pool di Milano. Non solo nei confronti di Di Pietro, ma di Gherardo
Colombo e di tutti i suoi componenti.
Per le ipotesi di Cia, Fbi o agente di Andreotti, tutto è possibile. Specialmente nella
prima Repubblica. Ma su questo non posso affermare niente, poiché non ho studiato
nello specifico il caso. Tuttavia consiglio la lettura di "L'odore dei soldi" di Elio
Veltri, autore a cui ho dedicato in primis la tesi di laurea e poi questo libro.»

Nel tuo libro poni l'accento su di un'ipotetica trattativa tra mafia e quella che tu

definisci "corrente De Benedetti". Pensi sia tutt'ora valida?
«Autori come Travaglio lasciano intendere che i politici della sinistra democristiana
abbiano trattato con la mafia servendosi di esponenti dell'arma dei Carabinieri.
Dovremmo avere il coraggio di definire ciò che è empirico, ovvero che la sinistra Dc
aspirava da sempre alla guida del paese, anche in virtù di una sua posizione di
apertura a sinistra. E sembra inoltre strano che De Mita, capo corrente della sinistra
Dc, non avesse conoscenza delle azioni dei suoi sottoposti. Come ha potuto uno come
De Mita non conoscere i polli del suo recinto?
Non solo la sinistra Dc, ma anche la sinistra ebbe un ruolo non trascurabile. Vengono
fatti nomi quali quelli di Violante e De Gennaro, rispettivamente politico ed
esponente del mondo di polizia. Le accuse mosse verso quest'ultimi sono di
faciloneria, incompetenza ed omertà. Come verrà espresso nel libro,  l'isolamento di
Borsellino da parte della sinistra culminerà non con la sua morte, ma con le bombe di
San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano, secondo alcuni messaggi rivolti a
Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini. Cose strane, certo, non prove, ma
collegamenti di fatti, non complotti. Bisognerebbe guardare a sinistra e non solo alla
Dc per la trattativa Stato-Mafia, poiché se una delle due fazioni politiche avesse
avuto intenzione di salvare la vita dei giudici, l'avrebbe fatto. In passato sono stati
sventati colpi di stato grazie al Pci, alzando solo una cornetta telefonica. Figuriamoci
salvare la vita di un giudice quando questi già è stato oggetto di minacce.»

Ultima domanda. Perché le dediche a Veltri e Giannuli?

«Originariamente, Storie di prima Repubblica nasce come un lavoro di tesi di laurea.
L'idea me la diede Aldo Giannuli, che volli incontrare per ricevere consiglio.
Naturalmente io ho stravolto il progetto originario, mettendoci del mio. E devo dire
che il risultato finale non è stato affatto male. Non potevo non affrontare il tema
stragi di stato poiché tuttora ritengo sia strettamente connesso al passaggio Prima-
Seconda Repubblica. E spero che se un giorno il proff. Giannuli leggerà il mio libro,
non la prenderà a male.
Per quanto riguarda la dedica ad Elio Veltri, mi sono ispirato molto a lui. Il suo modo
di raccontare la storia è simile, per aspetti, a quello di Montanelli. Indro Montanelli,
nella sua storia d'Italia, critica, giudica ed analizza spietatamente personaggi, luoghi e
circostanze. Veltri le chiarifica e le spoglia delle sofisticazioni. Grazie a Veltri ho
scoperto un nuovo modo di leggere la storia e di definire la politica passata e
corrente. Non a caso mi definisco un "socialista Veltriano".
Per la "simpatia" delle interviste ho pensato che non bastasse riadattare i contenuti e
stilare le necessarie definizioni, già presenti in forme diverse, e con diverse
argomentazioni, negli innumerevoli libri degli autori della vecchia classe dirigente.
Storie di prima Repubblica è un libro per i ragazzi che vogliono conoscere il vero
significato dei concetti della politica. E'  un libro pensato per chiarire e per spiegare,
non per romanzare. Quello lo lasciamo fare ai politici della Seconda Repubblica. Per
quelli come me conta sì il politichese, ma la fede nei confronti della verità, del
proprio Paese e della memoria storica che andrebbe preservata ad ogni costo.»

*****

https://sadefenza.blogspot.com/2018/12/storie-di-prima-repubblica.html


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venerdì 30 novembre 2018

Riguardo Alla Tensione Tra Russia e Ucraina, L'ammiraglio Britannico Consiglia Missione Con Cacciatorpediniere ...

Riguardo Alla Tensione Tra Russia e Ucraina, L'ammiraglio Britannico Consiglia Missione Con Cacciatorpediniere ...

Sa Defenza 



LONDRA, Regno Unito - Emergono  commenti dell'ammiraglio britannico sul contesto delle crescenti tensioni tra Russia e Ucraina dopo che tre navi hanno attraversato illegalmente il confine russo.

Parlando con il Daily Star Online, l'Ammiraglio Lord Alan West ha detto che l'invio di una nave di sorveglianza della Royal Navy britannica in Ucraina come contrappeso alla Russia non sarebbe un'idea intelligente, suggerendo l'invio di un cacciatorpediniere Tipo 45.

"Se stiamo inviando una nave in un'area che potrebbe divenire un conflitto, sarebbe sensato inviare una nave che possa badare a se stessa e che possa combattere", ha detto l'Ammiraglio.

Ha anche avvertito che le azioni della NATO potrebbero alimentare le tensioni nella regione in seguito all'incidente nello stretto di Kerch.

"Bisogna meditare molto attentamente a schierare forze militari vicino alla Russia. Se inviamo un'enorme forza NATO in prossimità dei confini russi sarà vista come una misura aggressiva - ma potremmo avere un numero limitato di navi che si occupano di gestire la libertà di navigazione ", ha detto l'ammiraglio, senza rendersi conto dell'ironia che anche questo sarebbe visto allo stesso modo , aggressivo.

La realtà è che alla NATO manca la coesione e la volontà di unirsi attorno a questa missione, coinvolgendo allo stesso tempo elementi della flotta dei suoi Stati membri nel Mediterraneo orientale che circondano il conflitto siriano. La NATO non è ufficialmente coinvolta nel conflitto siriano, mentre diversi Stati membri come Inghilterra e Francia gli Stati Uniti e Israele stanno assistendo  .

La scorsa settimana, il segretario alla Difesa britannico Gavin Williamson ha annunciato che Londra avrebbe inviato più truppe e una nave della Royal Navy in Ucraina per difendere la "libertà di navigazione".

"Finché l'Ucraina affronterà le ostilità russe, troverà un partner risoluto nel Regno Unito", ha riferito alla sua controparte ucraina.

In risposta all'incidente, l'ufficio del primo ministro britannico Theresa May ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna l'atto di aggressione della Russia.

"Condanniamo l'aggressione della Russia nel sequestro di tre navi ucraine e del loro equipaggio. Questo incidente fornisce ulteriori prove del comportamento destabilizzante della Russia nella regione e della sua continua violazione dell'integrità territoriale ucraina ", si legge nella nota.

Il presidente russo Vladimir Putin ha definito l'incidente nello stretto di provocazione di Kerch, osservando che tra i membri degli equipaggi delle navi ucraine che hanno violato il confine russo c'erano due agenti dei servizi segreti ucraini che di fatto hanno guidato questa operazione speciale.

Domenica, tre navi della Marina ucraina, in violazione degli articoli 19 e 21 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, hanno attraversato il confine marittimo russo.

Le navi entrarono nella zona d'acqua che è stata  temporaneamente chiusa e hanno portato a termine manovre pericolose per diverse ore senza rispondere alle richieste delle navi russe che accompagnavano le navi ucraine.

Di conseguenza alla mancata risposta e continua provocazione, è stata presa la decisione di utilizzare le armi e arrestare le navi ucraine. Durante l'incidente, tre ufficiali militari ucraini sono stati leggermente feriti ma non corrono pericolo di vita. La Russia ha aperto una istruttoria penale contro i  militari ucraini per aver violato il confine.




https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/riguardo-alla-tensione-tra-russia-e.html


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giovedì 29 novembre 2018

Dove Cercare Asilo Nell'eventualità Di Una Terza Guerra Mondiale? Ecco Una Lista Dei Paesi Più Sicuri

Dove Cercare Asilo Nell'eventualità Di Una Terza Guerra Mondiale? Ecco Una Lista Dei Paesi Più Sicuri

 Sa Defenza 


Di recente un'organizzazione internazionale ha preparato un elenco di paesi, in cui le persone godrebbero di maggiore sicurezza e protezione. Ed è in questi luoghi che sarebbe meglio essere nel caso di un conflitto militare mondiale.

Esperti di International SOS e Control Risks -  leader mondiali nei servizi di sicurezza medica e internazionali - hanno pubblicato una mappa sui rischi di viaggio per l'anno 2019, che copre l'intero globo, e mostra anche i paesi più sicuri al mondo.




La mappa del mondo, che stabilisce vari livelli di rischio contrassegnati dal colore, ha diversi fattori, come la qualità delle cure mediche, il livello di criminalità, il grado di minaccia terroristica e gli standard di sicurezza del traffico.

Secondo il portale britannico Express, uno dei migliori paesi per chiedere asilo in caso di terza guerra mondiale è il piccolo stato del Liechtenstein, principalmente a causa della sua posizione tra l'Austria e la Svizzera, che sono anche considerati paesi sicuri.

In termini di sicurezza, il Liechtenstein è il paese con bassi livelli di criminalità e un alto numero di agenti di polizia, ha detto il portale.

Un'altra destinazione sicura è la Groenlandia, una delle isole più grandi del mondo, politicamente costituita come regione autonoma appartenente al Regno di Danimarca (anch'essa molto apprezzata come stato sicuro). Nel caso della Groenlandia, l'alto livello di sicurezza in questa regione risiede nella sua lontananza dai luoghi a rischio di conflitto.

Inoltre, l'elenco include l'Islanda, spesso considerata un paese neutrale, in cui il livello di criminalità è uno dei più bassi del mondo. Tuttavia, questo paese è tra i più costosi insieme al Lussemburgo.

Altri paesi menzionati in cui il rischio per la sicurezza è molto piccolo sono il Lussemburgo, la Norvegia e la Finlandia.

Nel frattempo, il Medio Oriente (in particolare la Siria, l'Iraq, lo Yemen e l'Afghanistan) e alcuni paesi africani (come Libia, Mali, Somalia, Sudan) sono considerati regioni molto pericolose.



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ELON MUSK: "E' MOLTO PROBABILE CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE DISTRUGGA L'UMANITA'..."


ELON MUSK: "E' MOLTO PROBABILE CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE DISTRUGGA L'UMANITA'..."


Ivan
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SA DEFENZA 

Nonostante il fatto che in molti accolgano l'intelligenza artificiale (IA) come il prossimo passo per la nostra civiltà, ci sono molti esperti in materia che hanno emesso un forte allarme sulla IA.

Elon Musk, fondatore delle due aziende  Tesla e SpaceX sostiene che l'Intelligenza Artificiale è molto probabile che sia una minaccia per le persone.

L'uomo che dirige le aziende SpaceX e Tesla volevano che una manciata di grandi aziende finissero per controllare i sistemi di IA con un livello di potenza "estremo".

Questo, secondo Musk, non è una buona idea e può risultare estremamente pericoloso per la nostra civiltà.

"Forse c'è una probabilità del 5-10% di successo [di rendere l'intelligenza artificiale sicura]", ha detto al personale di Neuralink dopo aver mostrato loro un documentario sull'intelligenza artificiale, riferisce la rivista Rolling Stone .

Mr. Musk avverte che dobbiamo procedere con attenzione quando si tratta di AI, e abbiamo chiesto alle compagnie che sviluppano sistemi di IA di rallentare al fine di garantire che non creino involontariamente qualcosa di estremamente pericoloso per gli umani.

"Tra Facebook, Google e Amazon - e probabilmente Apple- , sembrano preoccuparsi della privacy , ma hanno più informazioni su di te di quanto tu stesso possa ricordare", ha detto a Rolling Stone.
"C'è  rischio molto alto nella concentrazione del potere. Quindi, se l'AGI [intelligenza artificiale in generale] rappresenta un livello estremo di potere, non dovrebbe essere controllato da poche persone su Google senza essere sorvegliata, non vi pare? "

E probabilmente Musk ha ragione, sai, non possiamo lasciare una tecnologia potenzialmente pericolosa per la civiltà nelle mani di poche aziende, giusto? Questo è il motivo per cui Mr. Musk crede che dovremmo regolare proattivamente lo sviluppo dell'IA.

 L'ultima volta che Mr. Musk ha parlato delle minacce che rappresenta l'intelligenza Artificiale ha detto:   "Ho un'esposizione all'IA più all'avanguardia e penso che le persone dovrebbero essere veramente preoccupate. Continuo a suonare il campanello d'allarme ma fino a quando la gente non vedrà i robot andare in strada a uccidere la gente, non sapranno come reagire perché ora sembra etereo ".

Il presidente della Russia, Vladimir Putin condivide, in parte, la sua opinione, ma allo stesso tempo la vede come una "opportunità colossale".

In una dichiarazione agli studenti, il leader russo ha affermato che qualsiasi paese che conduce la ricerca sull'intelligenza artificiale dominerà il pianeta.

L'IA è un grande potenziale sia nel bene che nel male

Putin non può renderlo più chiaro e assicura che "l'intelligenza artificiale è il futuro, non solo per la Russia ma per tutta l'umanità".

Voleva anche avvertire dei possibili pericoli che, come sappiamo, sono difficili da prevedere:

L'intelligenza artificiale offre opportunità colossali, ma anche minacce difficili da prevedere.

Questa tecnologia aiuterà a progredire nella ricerca medica e in tutti i tipi di industria, ma il vero timore è che possa essere anche la chiave, in termini, di una possibile futura guerra, ha avvertito Putin.

Subito dopo le dichiarazioni di Putin, Elon Musk ha usato il suo account Twitter per chiarire che è molto preoccupato, assicura che la forte competizione per la superiorità di IA porterà verso la terza guerra mondiale.



China, Russia, soon all countries w strong computer science. Competition for AI superiority at national level most likely cause of WW3 imo.

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May be initiated not by the country leaders, but one of the AI's, if it decides that a prepemptive strike is most probable path to victory

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mercoledì 28 novembre 2018

PUTIN ACCUSA DIRETTAMENTE POROSHENKO DI AVER ORGANIZZATO LA PROVOCAZIONE NEL CANALE DELLO STRETTO DI KERCH

PUTIN ACCUSA  DIRETTAMENTE  POROSHENKO DI AVER ORGANIZZATO LA PROVOCAZIONE NEL CANALE DELLO STRETTO DI KERCH 

Joaquin Flores





MOSCA, Federazione Russa - Con un'audace mossa diplomatica, che senza dubbio porterà conseguenze, il presidente russo Vladimir Putin accusa il leader ucraino Petro Poroshenko di aver organizzato una provocazione nello Stretto di Kerch.
"Ci sono chiari segni di una provocazione preparata in anticipo, progettata per usare questo come pretesto per imporre la legge marziale nel paese. Non ha nulla a che fare con i tentativi di regolare le relazioni tra Russia e Ucraina. Questo è un gioco dell'esasperazione ", ha detto il presidente, parlando al forum VTB Capital" La Russia chiama! ”.

Ha ricordato che le navi ucraine sono entrate nelle acque territoriali russe, che erano tali anche prima dell'annessione della Crimea.

"Senza rispondere alle richieste delle nostre guardie di frontiera, sono andati  direttamente verso il ponte. Non hanno reagito alle richieste di aspettare nell'area di attesa, gli è stato ordinato di tornare nell'area di attesa - anche dopo aver violato il nostro confine di stato, ma, sono rimasti in silenzio, e non hanno risposto ", ha aggiunto il presidente.

Le guardie di frontiera russe, come ha osservato dal capo dello stato, stavano facendo il loro dovere. "E come dovrebbero agire le guardie di frontiera? Quando navi militari invadono le acque territoriali della Federazione Russa e non rispondono, non è chiaro che cosa vogliono fare. Come dovrebbero agire? Se avessero agito in modo diverso, [le guardie di frontiera] sarebbero stati consegnati tutti alla giustizia ", ha detto Putin.

Gli esperti concordano ampiamente sul fatto che la provocazione di Poroshenko avesse lo scopo di provocare proprio la reazione russa che gli avrebbe dato il capitale politico per chiedere lo stato di legge marziale. È stato in grado di ottenere questo risultato dopo un combattimento con la Rada, arrivando a una condizione di compromesso la legge marziale per 30 giorni, e limitata a determinate regioni.

l'immagine riguarda la provocazione messa in atto dalla Marina Militare ucraina nello stretto di Kerch vicino al nuovo ponte che collega la Russia alla penisola della Crimea


Medvedev: "È Ovvio" - Poroshenko Non Ha alcuna Possibilità Di vincere le Elezioni

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MOSCA, Russia - Il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha detto oggi che il presidente ucraino Petro Poroshenko non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni in Ucraina il prossimo anno. E accade che quando il presidente ucraino ha imposto alla Rada la condizione di legge marziale "limitata" di 30 giorni, che sia gli analisti che i critici sono d'accordo nel dire che serva per migliorare le probabilità di restare al potere, tramite qualsiasi  meccanismo utile da giocare.

"È ovvio che l'attuale presidente Poroshenko non ha possibilità di vincere le elezioni da come stanno le cose al momento, e potrebbe non avere la possibilità di passare al secondo turno", ha detto Medvedev ai giornalisti.

Medvedev ritiene che le provocazioni dell'incidente nello stretto di Kerch siano state motivate per avere quei vantaggi politici che servono a Poroshenko per vincere.

Il primo ministro russo ha anche detto che l'incidente potrebbe portare a problemi economici per l'Ucraina.

"Ovviamente, questo incidente è un'ulteriore complicazione dei procedimenti in corso in Ucraina", ha affermato. "Ciò creerà seri problemi per l'economia ucraina", aggiunge, ed è ovvio che sia dannoso per le relazioni tra Russia e Ucraina.

Domenica, tre navi ucraine - Berdyansk, Nikopol e Yany Kapu - sono entrate illegalmente nel confine marittimo della Russia e sono state arrestate dalla marina russa.

In seguito, il servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha dichiarato che le navi, che hanno tentato di utilizzare lo stretto di Kerch come ingresso al Mar d'Azov, dove le navi sono state messe in stato di detenzione dalla Russia, perché non hanno risposto ai requisiti legali di Stop.

Per il ministero degli Esteri russo, le azioni delle navi ucraine erano una provocazione e una violazione del diritto internazionale.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato durante un'intervista che potrebbe annullare il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, programmato per la riunione del G20 in Argentina a causa dell'incidente navale che ha coinvolto Russia e Ucraina nello stretto di Kerch.

Trump ha anche detto di aver richiesto un rapporto completo dalla sua squadra di sicurezza nazionale che dettagli le azioni di domenica della Russia nel Mar Nero.

Il martedì precedente, la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha detto in una conferenza stampa che Trump prevede di tenere diversi incontri bilaterali durante il vertice del G20. Nel suo discorso ha citato, tra gli altri, l'incontro con il presidente Putin.

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L’ENORME RAZZIA DI OPERE D’ARTE FATTA IN ITALIA DA FRANCIA NAPOLEONICA E GERMANIA NAZISTA.

L’ENORME RAZZIA DI OPERE D’ARTE FATTA IN ITALIA DA FRANCIA NAPOLEONICA E GERMANIA NAZISTA. PRIMA DI DAR LEZIONI DI EUROPEISMO RESTITUISCANO QUELLE MERAVIGLIE CHE RACCHIUDONO LA NOSTRA IDENTITA’

Antonio Socci  

“E credo che per ristabilire l’amicizia europea, sarebbe bene che – prima di tutto – i ladri restituissero la refurtiva”

Così tuonò Piero Calamandrei, nel suo storico discorso del 1951, a Londra, parlando delle “Opere d’arte in Italia e la guerra”.


Chi sono stati coloro che hanno “spogliato” l’Italia trafugando i suoi tesori? 


Anzitutto Germania e Francia, proprio quei paesi che oggi pretendono di insegnare l’europeismo e di condannare gli italiani come “nazionalisti” perché cercano di difendere i loro interessi.


Due volte hanno provato con le armi e il sangue a “unire l’Europa” sotto il loro dominio: prima con Napoleone e poi con Hitler. In entrambi i casi sono venuti in Italia a massacrare e derubare i nostri immensi tesori d’arte (che poi sono la nostra anima e la nostra identità).


Chi oggi vuole davvero “fare l’Europa” dovrebbe cominciare a chiedere – con Calamandrei – la restituzione della “refurtiva”. Ma non facciamoci illusioni. In questa Europa all’Italia si riservano solo attacchi. A noi nessuno restituisce alcunché.


Il British Museum di Londra ha appena deciso di far tornare in Nigeria (non definitivamente peraltro) i Bronzi del Benin, un’enorme quantità di oggetti artistici che gli inglesi si presero nel 1897.


Analoghe rivendicazioni arrivano da altre parti del mondo. Per esempio la Grecia chiede la restituzione dei marmi del Partenone portati via dall’Acropoli, verso Londra, nell’Ottocento. E l’Egitto vuole la restituzione della preziosa Stele di Rosetta che fu “presa” dall’esercito napoleonico e poi ceduta alla Gran Bretagna


Proprio la Francia napoleonica è, storicamente, fra i peggiori trafugatori di tesori artistici altrui. Ora a Parigi, una commissione insediata da Macron, ha raccomandato la restituzione delle opere portate in Francia nel periodo coloniale. Ma si tratta, appunto, delle razzie fatte in Africa (circa 46 mila pezzi).


Ciò che muove queste “restituzioni” è l’ideologia “politically correct” che alimenta i sensi di colpa delle potenze occidentali per il loro passato colonialista in Africa.

Ma all’Italia nessuno pensa di restituire nulla. L’Italia, che è lo scrigno più prezioso del mondo, dove la Francia napoleonica e la Germania nazista sono venute a fare razzia, non è nemmeno presa in considerazione.

Ogni tanto c’è da parte nostra qualche isolato sussulto. 


Proprio nei giorni scorsi il tribunale di Bologna ha disposto la confisca di otto opere di Tiziano, Tintoretto, Carpaccio e Veneziano – oggi esposte al museo nazionale di Belgrado – perché durante l’occupazione tedesca furono sottratte a una famiglia fiorentina dal gerarca nazista Hermann Göring e finirono, dopo la guerra, in Serbia. Ma quante speranze ci sono di riaverle?


D’altronde questa è solo la punta dell’iceberg. Salvatore Giannella, nel libro “Operazione salvataggio” (Chiarelettere), c’informa che “restando solo ai beni trafugati in Italia durante il fascismo e la Seconda guerra mondiale, l’elenco è lunghissimo. Non sono mai tornati almeno 1653 pezzi: 800 dipinti, decine di sculture, arazzi, tappeti, mobili, strumenti musicali, tra cui violini Stradivari, e centinaia di manoscritti”.


E stiamo parlando di “capolavori di Michelangelo, del Perugino, di Marco Ricci, oltre a sculture greche e romane e a tavole di primitivi di ottima fattura”.

Molte opere furono recuperate dopo la guerra e si tratta di autori come Leonardo, Michelangelo, Masaccio, Botticelli, Tiziano, Raffaello e Pollaiolo.

Ma oggi sembra che nessuno si occupi più di quei “prigionieri di guerra”. Anzi, probabilmente è proprio per un malinteso “spirito europeista” che negli anni scorsi si è voluto evitare di riaprire il problema (non sia mai che l’Italia difenda i suoi diritti), così restano da recuperare – come si è detto – quasi duemila pezzi di cui, talora, si sono completamente perse le tracce.


C’è poi il capitolo francese. Dopo le immani distruzioni di chiese monasteri e opere d’arte perpetrate dalla Rivoluzione francese, Napoleone – con il suo progetto di conquista dell’Europa – varò anche uno dei più colossali piani di rapina di oggetti artistici che si ricordi. L’Italia fu, ovviamente, la vittima principale della razzia.


Paul Wescher nel suo prezioso libro I furti d’arte. Napoleone e la nascita del Louvre” (Einaudi) descrive questo colossale ladrocinio che produsse “il più grande spostamento di opere d’arte della storia”, e che provocò anche immensi danni: “è difficile stabilire con esattezza quante opere d’arte di valore unico andarono distrutte o disperse in quei giorni”, scrive Wescher.


Impressionanti le pagine in cui racconta “il sistematico saccheggio di Roma”, oltre a quello di Torino, Napoli, Venezia e Firenze.


Dopo la sconfitta di Napoleone anche gli stati italiani cercarono di tornare in possesso delle opere “sequestrate”. Ma, a quanto pare, “su 506 dipinti di provenienza italiana, ben 248, ossia circa la metà, rimasero in Francia, e buona parte di questi provenivano dagli Stati della Chiesa”.


Fanno bella mostra di sé al Louvre e non solo. L’Italia da anni tace e acconsente. Questo è l’europeismo che piace a francesi e tedeschi.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 25 novembre 2018


https://sadefenza.blogspot.com/2018/11/lenorme-razzia-di-opere-darte-fatta-in.html


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