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lunedì 7 agosto 2023

Un mondo senza Russia: centinaia di migliaia di cittadini si sono convinti che il loro paese non esista veramente


fonte
Di Christina Sizova , giornalista moscovita che si occupa di politica, sociologia e relazioni internazionali
Un movimento politico bandito ha unito enormi quantità di persone che si rifiutano di credere nel crollo dell'Unione Sovietica. Il crollo dell'URSS nel 1991 è stato un evento traumatico e una dura prova per molti dei suoi cittadini. Più di 30 anni dopo, ci sono ancora persone che si rifiutano di credere che sia realmente accaduto. Il risentimento accumulato ha portato alla formazione dei "Cittadini dell'URSS", un'organizzazione radicale convinta che l'Unione Sovietica continui ad esistere legalmente, pur considerando illegittimo il governo della Federazione Russa.

Queste convinzioni portano a comportamenti illegali. Gli aderenti al movimento si rifiutano di pagare le tasse, non rispettano le leggi russe e non vogliono vivere secondo i principi di una società capitalista. Inoltre non pagano le bollette né onorano prestiti bancari ottenuti in precedenza. La struttura dell'organizzazione ricorda una setta i cui membri, con il pretesto di alti ideali, interrompono volontariamente i legami con la loro famiglia e consegnano i loro beni all'organizzazione.

Il movimento è riconosciuto come estremista ed è vietato nella Federazione Russa. Alcuni dei suoi membri sono già dietro le sbarre. Tuttavia, i Cittadini dell'URSS esistono ancora e il Servizio di sicurezza federale (FSB) continua a scoprire nuovi seguaci.

sabato 28 gennaio 2023

La direttiva segreta di Hitler cap 2 La guerra nazi-sovietica

Il comandante dell'OKH, il feldmaresciallo Walther von Brauchitsch e Hitler studiano
le mappe durante i primi giorni della campagna di Russia di Hitler (dominio pubblico)
di globalresearch
Dopo le fallite discussioni del novembre 1940 a Berlino, del ministro degli esteri dell'Unione Sovietica Vyacheslav Molotov , sia lui che il suo leader Joseph Stalin osservarono occasionalmente che la Germania nazista non era più così pronta ad adempiere ai suoi obblighi nei confronti di Mosca. Si trattava del Patto di non aggressione tedesco-sovietico, del 23 agosto 1939, un accordo che doveva durare 10 anni. Stalin e Molotov non attribuivano molta importanza al rallentamento della puntualità di Berlino, poiché la consegna di beni e tecnologia tedeschi alla Russia sovietica sempre più non appariva nei tempi previsti.

All'insaputa di Stalin e Molotov, proprio il giorno in cui il ministro degli Esteri sovietico era sbarcato a Berlino per colloqui, il 12 novembre 1940, Adolf Hitler emanò segretamente la Direttiva n. città come Kiev, Kharkov, Leningrado e Mosca. Il 18 dicembre 1940 fu completata la Direttiva Führer n. 21, che stabiliva che l'attacco della Wehrmacht all'Unione Sovietica avrebbe dovuto procedere a metà maggio 1941.

sabato 1 dicembre 2018

"Storie di Prima Repubblica"

"Storie di Prima Repubblica"  

Sa Defenza 


Chris Barlati
Chris Barlati è un collaboratore attivo per Sa Defenza che ama scrivere su temi quali Servizi Segreti, interessi finanziari e, più in generale, politica internazionale. Il
multipolarismo è sempre stato il suo principale interesse, ma questa volta ha ben pensato di scrivere un libro inerente la Prima Repubblica.

In un periodo di rifacimenti, nostalgie e definizioni errate della politica, il nostro collaboratore ha tentato di ristabilire i vecchi significati degli schieramenti, nonché

terminologie quali "destra" ,"sinistra";"criminalità" e "sovranità". Incontrando personaggi un tempo detentori dei meccanismi decisionali del nostro Paese, Barlati
ha potuto conoscere, parlare, discutere degli eventi, le strategie ed i segreti che hanno cambiato per sempre le sorti d'Italia. "Storie di Prima Repubblica" è il risultato di un percorso di studi che parte da una semplice tesi di laurea, ma che approda alla rielaborazione dei principali misteri d'Italia, nonché degli omicidi di Falcone e Borsellino, per offrire una verità che ancora oggi deve essere metabolizzata dalla pubblica opinione e che svela l'esistenza di chi si è sempre celato dietro Cosa Nostra, Gladio, Uno Bianca e le privatizzazioni postume al crollo del muro di Berlino. Abbiamo così deciso di intervistare il nostro collaboratore e di porgli alcune domande.


Partiamo Subito con la prima domanda. Mani Pulite fu un'operazione d'oltre oceano?

«Mani Pulite fu una conseguenza del crollo del Muro di Berlino. Le inchieste della
magistratura rappresentano il naturale divenire delle indagini allora in corso che,
non essendo più ostacolate dalle manine atlantiche, manine abituate agli omicidi ed
alle destabilizzazioni, poterono scardinare l'intera struttura dirigente. Mani Pulite
deflagra anche in Giappone, Francia, non solo in Italia e in maniera del tutto simile.
Mani Pulite, in sintesi, è una delegittimazione dei vecchi sistemi politici, protrattasi
a livello internazionale.»

Per quale motivo ciò avviene?

«Perché non ha più senso difendere e sostenere un immenso e dispendioso esercito
anti comunista. Mi riferisco alla Dc, al Psi e all'immunità di cui godeva l'Italia, come
altri paesi, sia nei rapporti con la mafia che per i numerosi finanziamenti illeciti.
Dunque, il ragionamento fu allo stesso tempo economico e politico. Diciamo che la
presenza statunitense, in questo caso, si esplica attraverso il proprio non intervento.
Mi spiego meglio: mentre in passato l'alleato era pronto a coprire eventuali
compromissioni, sia con l'utilizzo di qualche agente spregiudicato, sia con qualche
finanziamento ad personam, da quel momento in poi nessuno più si attivò a difesa dei
vecchi alleati. Anzi, ben accetta fu la scoperta di tutte le tangenti afferenti il Psi o la
Dc. Per eliminare l'oramai inefficiente e corrotta macchina pentapartitica, si pensò di
lasciar fare alla magistratura il suo corso naturale. Socialisti e democristiani inoltre
avevano fin troppo infastidito con la loro politica filo araba inglese e statunitense. Lo
stesso Andreotti con la sua equidistanza si era messo in cattiva luce, irritando le 
intelligence anglosassoni e francesi.»

Quale fu il ruolo di Gladio nella prima Repubblica, nell'omicidio di Falcone e

Borsellino e nei confronti dell'Unione Sovietica?
«Gladio ufficialmente fu un apparato militare di intervento dedito alla prevenzione di
ogni possibile minaccia sovietica. Lo studio di Gladio era principalmente di natura
programmatica e strategica, e solo nel peggiore dei casi d'attuazione di guerra non
convenzionale. Alcuni critici collegano una partecipazione Gladio al rapimento e
omicidio di Aldo Moro, mentre dal mio punto di vista ciò non avrebbe avuto molto
senso nella seconda ipotesi. Vada pure, per assurdo, la validità del rapimento, ma
illogico si configurerebbe l'omicidio, per un aspetto di fondamentale importanza:
Moro era stimato ed amato dai Servizi italiani, da quegli stessi Servizi che
continuarono ad osservare fedelmente il patto con i palestinesi per il trasporto di armi in
territorio italiano in cambio dell'assenza di attentati (il cosiddetto Lodo Moro). Un
omicidio Moro avrebbe generato un guerra interna agli stessi Servizi, a meno che
quest'ultimi non fossero stati ingannati da altri servizi meglio preparati e con
maggiori dotazioni. Ricordiamo che il democristiano Galloni solo recentemente ha
parlato della presenza di truppe israeliane all'interno delle Brigate Rosse. Dunque,
quest'ipotesi si rende leggermente più credibile rispetto all'esclusiva partecipazione di
Gladio, o meglio nell'omicidio dello statista.
Nei riguardi di Falcone e Borsellino non abbiamo molte prove per dubitare di Gladio.
Basandoci su di un collegamento di fatti, e non di opinioni, dobbiamo escludere la
partecipazione diretta dell'organizzazione, poiché sciolta completamente e sotto i
riflettori della pubblica opinione già nel 1990. Potremmo invece ipotizzare arruolamento di alcuni suoi componenti fanatici di estrema destra, la cosiddetta Gladio Nera, nelle fila della Falange armata, poiché vicini per ideologia ad alcuni esponenti della criminalità organizzata e della P2.»

Una Gladio all'nterno di Gladio?

«Gladio, per quanto "Stay Behind", fu pur sempre un apparato militare italiano,
dunque suscettibile anch'essa di sviste e goffaggini all'italiana, nonché di
infiltrazioni e manipolazioni. Non sono rari casi di analogie tra esponenti della
criminalità, figure massoniche ultra atlantiche e militari di apparati segreti.
Ricordiamo che tutti i maggiori attentati di quel periodo vennero rivendicati dalla
Falange Armata, in una non casuale confusione di chiamate fatte da sedi dei servizi
segreti e da voci marcate dai più disparati dialetti ed accenti stranieri. Se poi
volessimo citare Elio Ciolini, terrorista nero che seppe predire le azioni falangiste, o il
pentito Messina Denaro, padre di Matteo Messina Denaro, che per primo parlò di una
commistione tra mafia e massoneria, entriamo in un circuito composto da terroristi
neri, criminalità organizzata e massoneria. Tutte entità che ebbero in comune il
medesimo interesse: divenire decisori della nuova politica italiana.»

Se non sbaglio fu questa l'ossatura della Falange Armata.

«Esatto.»

Quindi, se non direttamente ci fu sempre una partecipazione esterna?

«Assolutamente, sì. Gli esplosivi, le tecniche d'azione militari, il radiocomando nel
citofono della madre di Borsellino, l'elicottero che sorvolò le strade al momento degli
attentati, strane figure viste e riviste in più di un'occasione: se non mercenari,
sicuramente personaggi assoldati da interessi non prettamente nazionali.»

Come è stato possibile che personaggi quali Cossiga od Andreotti non si resero

conto di ciò che stava accadendo?
«Andreotti non venne mai seriamente indagato, al massimo i suoi Pomicino e
Vitalone pagarono le conseguenze della sua condotta. Cossiga, ex amministratore
politico della Gladio, poté parlare in futuro liberamente, e senza remore, dei più
oscuri segreti di Stato. Pensiamo ai premi carriera per gli ottimi impiegati che rifilano
dopo un quasi decoroso licenziamento...
Sicuramente i due democristiani compresero che piega stesse prendendo il divenire
nazionale, ma non poterono opporre significative resistenze, poiché impossibilitati.
Andreotti puntò su Berlusconi e sul tentativo di conservare una radice culturale
politica della Prima Repubblica, così da rallentare il processo di svuotamento e
finanziarizzazione. Cossiga, invece, si ritirò a vita privata, dedicandosi sì alla politica,
ma al racconto degli inconfessabili segreti. Spazi d'azione, concessi, come ho detto,
poiché in fondo i due avevano ubbidito bene ai loro padroni sino all'ultimo momento.
Di una loro partecipazione diretta negli omicidi dei Giudici e nella strategia della
tensione, è difficile dire. Ma di sicuro non si sono opposti al cambiamento. Hanno
cercato solo di mitizzarlo. Come sempre hanno fatto.»

Che ruolo ebbe Di Pietro? Si vocifera di tutto, dall'essere un agente della Cia ad

un agente di Andreotti.
«Vi è un ottimo articolo, scritto dal direttore Andrea Cinquegrani, uomo che stimo
moltissimo e che reputo un'eccellenza del giornalismo italiano, che mette in risalto
tutte le sfaccettature del caso Di Pietro. L'articolo è rintracciabile su internet al nome
di "Di Pietro chi?".
Ho avuto il piacere di guardare Di Pietro negli occhi, di riderci e scherzarci, ed anche
di parlare in dialetto. Di Pietro, posso affermare, è stato implicitamente aiutato da
quel sistema che poi ha deciso di farlo cadere. Il carisma di Di Pietro e la sua volontà
di dirigere una Mani Pulite Internazionale è stata, indirettamente, l'incarnazione delle
stesse forze che hanno poi benedetto il governo Berlusconi per poi successivamente
delegittimare Mani Pulite e l'operato del PM Di Pietro, in sintesi, è stato una pedina
poco consapevole, come tutti in quel momento, delle reali direzioni che stava
assumendo la politica italiana. Il futuro leader dell'Italia dei Valori venne invitato
anche negli U.S.A. e sarebbe interessante conoscere per filo e per segno i contenuti di
quelle conversazioni, ma noi curiosi sappiamo per certo che non furono altro che
tentativi di carpire le intenzioni del magistrato, nonché la profondità raggiunta dalle
inchieste di Mani Pulite. Una volta stabilizzatosi il sistema, iniziano gli attacchi della
magistratura al pool di Milano. Non solo nei confronti di Di Pietro, ma di Gherardo
Colombo e di tutti i suoi componenti.
Per le ipotesi di Cia, Fbi o agente di Andreotti, tutto è possibile. Specialmente nella
prima Repubblica. Ma su questo non posso affermare niente, poiché non ho studiato
nello specifico il caso. Tuttavia consiglio la lettura di "L'odore dei soldi" di Elio
Veltri, autore a cui ho dedicato in primis la tesi di laurea e poi questo libro.»

Nel tuo libro poni l'accento su di un'ipotetica trattativa tra mafia e quella che tu

definisci "corrente De Benedetti". Pensi sia tutt'ora valida?
«Autori come Travaglio lasciano intendere che i politici della sinistra democristiana
abbiano trattato con la mafia servendosi di esponenti dell'arma dei Carabinieri.
Dovremmo avere il coraggio di definire ciò che è empirico, ovvero che la sinistra Dc
aspirava da sempre alla guida del paese, anche in virtù di una sua posizione di
apertura a sinistra. E sembra inoltre strano che De Mita, capo corrente della sinistra
Dc, non avesse conoscenza delle azioni dei suoi sottoposti. Come ha potuto uno come
De Mita non conoscere i polli del suo recinto?
Non solo la sinistra Dc, ma anche la sinistra ebbe un ruolo non trascurabile. Vengono
fatti nomi quali quelli di Violante e De Gennaro, rispettivamente politico ed
esponente del mondo di polizia. Le accuse mosse verso quest'ultimi sono di
faciloneria, incompetenza ed omertà. Come verrà espresso nel libro,  l'isolamento di
Borsellino da parte della sinistra culminerà non con la sua morte, ma con le bombe di
San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano, secondo alcuni messaggi rivolti a
Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini. Cose strane, certo, non prove, ma
collegamenti di fatti, non complotti. Bisognerebbe guardare a sinistra e non solo alla
Dc per la trattativa Stato-Mafia, poiché se una delle due fazioni politiche avesse
avuto intenzione di salvare la vita dei giudici, l'avrebbe fatto. In passato sono stati
sventati colpi di stato grazie al Pci, alzando solo una cornetta telefonica. Figuriamoci
salvare la vita di un giudice quando questi già è stato oggetto di minacce.»

Ultima domanda. Perché le dediche a Veltri e Giannuli?

«Originariamente, Storie di prima Repubblica nasce come un lavoro di tesi di laurea.
L'idea me la diede Aldo Giannuli, che volli incontrare per ricevere consiglio.
Naturalmente io ho stravolto il progetto originario, mettendoci del mio. E devo dire
che il risultato finale non è stato affatto male. Non potevo non affrontare il tema
stragi di stato poiché tuttora ritengo sia strettamente connesso al passaggio Prima-
Seconda Repubblica. E spero che se un giorno il proff. Giannuli leggerà il mio libro,
non la prenderà a male.
Per quanto riguarda la dedica ad Elio Veltri, mi sono ispirato molto a lui. Il suo modo
di raccontare la storia è simile, per aspetti, a quello di Montanelli. Indro Montanelli,
nella sua storia d'Italia, critica, giudica ed analizza spietatamente personaggi, luoghi e
circostanze. Veltri le chiarifica e le spoglia delle sofisticazioni. Grazie a Veltri ho
scoperto un nuovo modo di leggere la storia e di definire la politica passata e
corrente. Non a caso mi definisco un "socialista Veltriano".
Per la "simpatia" delle interviste ho pensato che non bastasse riadattare i contenuti e
stilare le necessarie definizioni, già presenti in forme diverse, e con diverse
argomentazioni, negli innumerevoli libri degli autori della vecchia classe dirigente.
Storie di prima Repubblica è un libro per i ragazzi che vogliono conoscere il vero
significato dei concetti della politica. E'  un libro pensato per chiarire e per spiegare,
non per romanzare. Quello lo lasciamo fare ai politici della Seconda Repubblica. Per
quelli come me conta sì il politichese, ma la fede nei confronti della verità, del
proprio Paese e della memoria storica che andrebbe preservata ad ogni costo.»

*****

https://sadefenza.blogspot.com/2018/12/storie-di-prima-repubblica.html


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mercoledì 19 settembre 2018

L'Ungheria è l'ultimo paese rimasto europeo?


L'Ungheria è l'ultimo paese rimasto europeo?


Ungheria disobbediente: i sovietici dell'Unione Europea vogliono  il  cambio di regime a Budapest? 

Diana Johnstone
paulcraigroberts
Sa Defenza 


La CNN ha recentemente scoperto un paradosso. Come è stato possibile, hanno chiesto, che nel 1989, Viktor Orban, all'epoca un leader dell'opposizione liberale acclamato dall'Occidente, chiedesse alle truppe sovietiche di lasciare l'Ungheria, e ora il Primo Ministro, sta Flirtando con Vladimir Putin ?

Per la stessa ragione, è una marionetta.

Orban voleva, allora, che il suo paese fosse indipendente, e oggi vuole la stessa cosa l'indipendenza.

Nel 1989, l'Ungheria era un satellite dell'Unione Sovietica. Qualunque cosa volessero gli ungheresi, dovevano seguire le direttive di Mosca e aderire all'ideologia comunista sovietica.

Oggi, l'Ungheria ha l'ordine di seguire le direttive di Bruxelles e aderire all'ideologia dell'UE, alias "i nostri valori comuni".

Ma quali sono esattamente questi "valori comuni"?

Non molto, molto molto tempo fa, "l'Occidente", cioè l'America e l'Europa, rivendicava la devozione ai "valori cristiani". Quei valori furono evocati nella condanna occidentale dell'Unione Sovietica.

Questo è sorpassato. In questi giorni, infatti, uno dei motivi per cui Viktor Orban è considerato una minaccia per i nostri valori europei è il suo riferimento a una concezione ungherese sul "carattere cristiano dell'Europa, il ruolo delle nazioni e delle culture". La rinascita del cristianesimo in Ungheria, come in Russia, è considerata profondamente sospetta in Occidente.

Quindi è chiaro, il cristianesimo non è più un "valore occidentale". Cosa ha preso il suo posto? Ciò dovrebbe essere ovvio: oggi "i nostri valori comuni" significano essenzialmente democrazia e elezioni libere.

Di nuovo fortunato. Orban è stato recentemente rieletto a suffragio. Il leader liberale dell'UE Guy Verhofstadt ha definito questo evento "un mandato elettorale  per allontanare l'Ungheria dalla democrazia".

Dal momento che le elezioni possono "respingere la democrazia", ​​non possono essere l'essenza dei "nostri valori comuni". Le persone possono votare male; questo si chiama "populismo" ed è una brutta cosa.

I veri valori comuni e funzionali dell'Unione Europea sono enunciati nei suoi trattati: le quattro libertà. No, non la libertà di parola, dal momento che molti Stati membri hanno leggi contro "incitamento all'odio", che possono coprire molte motivazioni poiché il suo significato è aperto a un'ampia interpretazione. No, le quattro libertà obbligatorie dell'UE sono la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali in tutta l'Unione. Confini aperti. Questa è l'essenza dell'Unione Europea, il dogma del libero mercato.

Il problema della dottrina Open Border è che non sa dove arriva e dove fermarsi. O non si ferma da nessuna parte. Quando Angela Merkel annunciò che centinaia di migliaia di rifugiati erano benvenuti in Germania, l'annuncio fu interpretato come un invito aperto agli immigranti di ogni genere, che hanno iniziato ad arrivare in Europa. Questa decisione unilaterale tedesca si applica automaticamente a tutta l'UE, per la mancanza di confini interni. Data l'influenza tedesca, Open Borders divenne l'essenziale "valore comune europeo" e accogliere gli immigrati l'essenza dei diritti umani.

Considerazioni ideologiche e pratiche molto contrastanti contribuiscono all'idealizzazione di Open Borders. Per dirne alcuni:
- I liberali economici sostengono che, poiché l'Europa sta invecchiando, è necessario che i giovani lavoratori immigrati paghino per le pensioni dei lavoratori pensionati. 
-Molti attivisti ebrei si sentono minacciati dalle maggioranze nazionali e si sentono più sicuri in una società composta da minoranze etniche. 
- Più discretamente, alcuni imprenditori favoriscono l'immigrazione di massa perché la crescente concorrenza nel mercato del lavoro riduce i salari. 
-Molte persone inclini all'arte considerano la diversità etnica più creativa e  interessante. 
-Certe sette anarchiche o trotskiste credono che gli immigrati sradicati siano "l'agente" della rivoluzione che il proletariato occidentale non è riuscito a produrre. 
-Molti europei accettano l'idea che gli stati nazione siano la causa della guerra, concludendo che ogni modo per distruggerli è il benvenuto. 
-Investitori finanziari internazionali vogliono naturalmente rimuovere tutti gli ostacoli ai loro investimenti e quindi promuovere l'Open Borders come il Futuro. 
-Ci sono anche alcuni potentati  che vedono nella "diversità" una base per la divisione e la regolamentazione, rompendo la solidarietà con archetipi etnici. 
-Ci sono brave persone che vogliono aiutare l'umanità in difficoltà.

Questa combinazione di motivazioni contrastanti e persino opposte non raggiunge la maggioranza di ogni paese. Specialmente in Ungheria.

Va notato che l'Ungheria è un piccolo paese dell'Europa centrale con meno di dieci milioni di abitanti, che non ha mai avuto un impero coloniale e quindi non ha alcun rapporto storico con i popoli dell'Africa e dell'Asia come la Gran Bretagna, la Francia, i Paesi Bassi e il Belgio. Essendo uno dei perdenti della prima guerra mondiale, l'Ungheria perse una grande quantità di territorio verso i suoi vicini, in particolare con la Romania. La rara e difficile lingua ungherese sarebbe seriamente messa in discussione dall'immigrazione di massa. Probabilmente è sicuro dire che la maggior parte delle persone in Ungheria tendono ad essere attaccate alla propria identità nazionale e sentono che sarebbe minacciata da un'immigrazione massiccia da culture radicalmente diverse. Potrebbe non essere carino da parte loro, ma, tutti possono cambiare. E per ora, votano così.

In particolare, hanno recentemente votato in modo massiccio per rieleggere Victor Orban, ovviamente appoggiando il suo rifiuto a un'immigrazione incontrollata. Questo è ciò che ha stimolato il controllo della leadership di Orban come segni della incombente dittatura. Di conseguenza, l'UE sta prendendo provvedimenti per privare l'Ungheria dei suoi diritti politici. Il 14 settembre, Victor Orban ha chiarito la sua posizione in un discorso al Parlamento Europeo (in gran parte non approvato) a Strasburgo:

"Siamo sinceri. Volete condannare l'Ungheria e gli ungheresi perché abbiamo deciso che il nostro paese non sarà un paese aperto all'immigrazione. Con tutto il dovuto rispetto, ma con la massima fermezza possibile, rifiuto le minacce delle forze pro-immigrazione, il vostro ricatto sull'Ungheria e gli ungheresi, sono basati su menzogne. Vi informo rispettosamente che, in ogni caso, l'Ungheria fermerà l'immigrazione clandestina e, se necessario, difenderà i suoi confini, anche, contro la vostra volontà. "

Questo è discorso stato accolto con indignazione.

L'ex primo ministro belga Guy Verhofstadt, attualmente presidente del gruppo Alleanza dei Democratici per l'Europa al Parlamento europeo e ardente federalista europeo, ha risposto furiosamente che "non possiamo lasciare che i governi populisti di estrema destra trascinino gli stati europei democratici nell'orbita di Vladimir Putin !

In un tweet ai suoi colleghi del Parlamento europeo, Verhofstadt ha avvertito: "Siamo in una battaglia esistenziale per la sopravvivenza del progetto europeo. ... Per l'Europa, dobbiamo fermarlo! "

La CNN ha approvato un pezzo dell'opinione di Verhofstadt descrivendo l'Ungheria come una "minaccia per l'ordine internazionale".

"Nelle prossime settimane e mesi, la comunità internazionale - e in particolare gli Stati Uniti - deve prestare attenzione al nostro avvertimento e alla sua azione: il governo ungherese è una minaccia per l'ordine internazionale basato sul diritto", ha scritto.
"I governi europei e gli Stati Uniti hanno l'obbligo morale di intervenire", ha proseguito Verhofstadt. "Non possiamo stare da una parte e lasciare che i governi populisti e di estrema destra trascinino gli stati europei democratici nell'orbita di Vladimir Putin e minino le norme internazionali postbelliche".
Seguono le sanzioni: "I costi politici e finanziari devono essere collegati ai governi che perseguono un percorso autoritario e il sostegno fornito alle organizzazioni della società civile ...
Verhofstadt conclude dicendo: "Questo non è nell'interesse del popolo americano o dell'Europa. Dobbiamo fermarlo, adesso. "

L'appello di Verhofstadt all'America per "fermare" il primo ministro ungherese suona come il nulla e alla stessa maniera che fece Breznev con l'appello ai comunisti intransigenti per inviare i carri armati nella Cecoslovacchia riformista nel 1968.

Tuttavia, questo appello all'intervento non fu rivolto al presidente Trump, che è nella stessa stirpe della canaglia Orban tra gli atlantisti, ma piuttosto alle forze dello stato profondo (Deep State) che il fanatico belga presume siano ancora al potere a Washington.

All'inizio dell'articolo della CNN, Verhofstadt ha reso omaggio al "defunto, il grande, John McCain, che una volta descrisse Orban come 'un fascista a letto con Putin' ..." Questo è il McCain che fece il giro del mondo come capo del partito repubblicano nella filiale del National Endowment for Democracy (NED) che incoraggia e finanzia i gruppi dissidenti a ribellarsi ai rispettivi governi, in preparazione dell'intervento americano. Oh Senatore McCain, dove sei ora che abbiamo bisogno di te per un piccolo cambio di regime a Budapest?

La reputazione di Orban in Occidente come dittatore è senza dubbio legata al suo forte conflitto con il finanziere ungherese George Soros, la cui fondazione Open Society finanzia ogni tipo di iniziativa per promuovere il suo sogno di una società senza confini, in particolare nell'Europa orientale. Le operazioni di Soros potrebbero essere considerate private dalla politica estera degli Stati Uniti, sulla falsariga di McCain, e innocentemente "non governative". L'iniziativa One Soros è la Central European University privata con sede a Budapest il cui rettore Michael Ignatieff , è avvocato di Open Society. L'Ungheria ha recentemente imposto una tassa del 25% sui soldi spesi dalle organizzazioni non governative su programmi che "mirano direttamente o indirettamente a promuovere l'immigrazione", e questo riguarda la CEU. Questo fa parte di un pacchetto di misure anti-immigrazione recentemente adottato, noto come "Stop Soros".

Le misure ungheresi contro l'ingerenza di Soros sono ovviamente denunciate in Occidente come una grave violazione dei diritti umani, mentre al contrario negli Stati Uniti i pubblici ministeri cercano freneticamente la minima indicazione di interferenze russe o agenti russi negli affari interni.

Un altro colpo all'ordine internazionale basato sul diritto, che ha recentemente annunciato l'ufficio del primo ministro ungherese è che il governo cesserà di finanziare corsi universitari sugli studi di genere, sulla base del fatto che "non possono essere giustificati scientificamente" e dunque attirare gli studenti per la sua inutilità . Sebbene finanziato privatamente e quindi in grado di continuare il proprio programma di studi sul genere, il CEU si è detto "stupito" e ha definito la misura "senza alcuna giustificazione o precedenti".

Come l'Unione Sovietica, l'Unione europea non è semplicemente un quadro istituzionale antidemocratico che promuove uno specifico sistema economico; ma, è anche il veicolo di un'ideologia e di un progetto planetario. Entrambi si basano su un dogma su ciò che è buono per il mondo: il comunismo per il primo, "apertura" per il secondo. Entrambi in modi diversi richiedono alle persone virtù che non possono condividere: un'uguaglianza forzata, una generosità forzata. Tutto ciò può suonare bene, ma tali ideali diventano metodi di manipolazione. Costringere le persone a degli ideali,  finisce per farli resistere con una resistenza ostinata.

Ci sono diversi motivi per essere contrari all'immigrazione. L'idea della democrazia era di selezionare e scegliere tra ideali e interessi pratici attraverso una discussione libera e alla fine una dimostrazione con le mani: un voto informato. Il Centro autoritario liberale rappresentato da Verhofstadt cerca di imporre i suoi valori, le sue aspirazioni, persino la sua versione dei fatti sui cittadini che vengono denunciati come "populisti" se non sono d'accordo. Sotto il comunismo, i dissidenti venivano chiamati "nemici del popolo". Per i globalisti liberali, tali persone sono "populisti". Se alla gente viene detto costantemente che la scelta è tra una sinistra che sostiene l'immigrazione di massa e un diritto che la respinge, lo scivolare a destra diviene inarrestabile.




http://sadefenza.blogspot.com/2018/09/lungheria-e-lultimo-paese-rimasto.html


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