Giuseppe Meloni
unionesarda.it
Province, l'ultimo anno
Il Presidente della regione Sarda Cappellacci firma i decreti che ufficializzano l'esito del referendum Enti in vita sino a febbraio. L'Ups verso la segnalazione al Governo
Quella di giovedì notte è solo una soluzione provvisoria. Come il ruotino messo su dopo una foratura: ha un chilometraggio limitato. Poiché i referendum hanno travolto le Province, serviva una legge per governare la transizione. E il Consiglio regionale l'ha approvata appunto due notti fa.
LA NUOVA NORMA
Tiene in vita gli attuali organi provinciali, fino al 28 febbraio 2013; preannuncia però la soppressione di tutti gli otto enti. E avvia un riordino delle autonomie locali basato su Regione, Comuni e unioni di Comuni, che dovrà essere varato entro il 31 ottobre. Entro il 2012, invece, si consulteranno le popolazioni di tutti centri dell'Isola, per collocarli nelle nuove realtà sovracomunali.
Perciò, fatta la norma transitoria, i partiti guardano alla riforma che verrà. La commissione Autonomia è già al lavoro: a giorni il relatore Roberto Capelli (Api) consegnerà un testo.
LA REAZIONE
Pensano di certo già al futuro i referendari: Pierpaolo Vargiu, pur non avendo votato la leggina, parla di «vittoria, un risultato straordinario». Ma le Province reagiranno ancora: meditano, tra l'altro, di segnalare possibili incostituzionalità del testo al Governo (che può fare ricorso entro due mesi).
Contestano lo scioglimento di organi eletti dal popolo (gli otto Consigli provinciali) prima della scadenza naturale del 2015. E se la norma dice che «le otto Province saranno soppresse», può confliggere con la previsione delle Province nella Costituzione e nello Statuto sardo. I presidenti dell'Ups si vedranno martedì, e in seguito si terrà un'assemblea di tutti i Consigli provinciali. Forse ci sarà anche Giuseppe Castiglione, presidente dell'Unione Province italiane, che girerà una sua segnalazione al Governo.
I REFERENDARI
Nel frattempo pende sempre il ricorso dell'Ups al tribunale civile di Cagliari, l'udienza dovrebbe tenersi a ottobre. «Continuano a portarci dai giudici con soldi pubblici, per difendere le loro poltrone», ha protestato ieri Efisio Arbau nell'incontro del Movimento referendario. Dal leader della Base anche una stilettata a Ugo Cappellacci: «Doveva essere garante del voto, anche con la sua maggioranza, ma è stato assente».
In generale i promotori hanno voluto sottolineare gli aspetti positivi: «Festeggiamo una vittoria», ha detto Pierpaolo Vargiu, «non solo si aboliranno le nuove Province ma tutte. Abbiamo votato no alla legge perché volevamo una transizione rapida, una riforma entro agosto. E sarebbe stato più in linea con l'esito delle urne affidare le Province a commissari non politici».
Ora però, dice Vargiu affiancato dai cosiddetti garanti del voto, restano da vincere altre tappe: anche per ottenere il rispetto di tutti i dieci referendum. «Ormai in Sardegna - aggiunge - la divisione è tra chi vuole il cambiamento e chi non ci crede». Come «i frenatori che evocavano il caos post-referendario: è bastata una leggina di dieci righe fatta in poche ore, per evitare qualsiasi catastrofe».
COMMENTI
«È ora di smetterla con le bugie», ribatte il presidente Ups Roberto Deriu: «La legge dimostra appunto che senza un provvedimento sarebbe stato il caos. Il Consiglio è stato costretto a farlo, sotto dettatura dei giuristi, perché atterrito dalle conseguenze da noi previste». Chicco Porcu (Pd) ribadisce «l'ipocrisia dei referendum» e segnala i rischi di nuovo accentramento regionale, dopo che nella scorsa legislatura erano state trasferite alle Province molte funzioni («qualche autorevole esponente anche del Pd sembra dimenticarlo», osserva, forse pensando a Renato Soru).
Per il vicesegretario Idv Salvatore Lai «la soppressione delle Province non può essere rinviata al febbraio 2013», e attacca i Riformatori: il cui leader Michele Cossa ribatte che «noi abbiamo votato contro la legge, che è comunque un passo avanti, l'Idv a favore». Renato Lai (Pdl) auspica una riforma che difenda «l'autonomia amministrativa della Gallura», senza rispolverare «subalternità ad altri territori ormai superate».
LA POLEMICA
Il più severo, contro la norma votata dal Consiglio, è il sardista Paolo Maninchedda, presidente della commissione Autonomia: «È una gravissima espropriazione del referendum. Tipico gattopardismo italiano, come quando chiamarono Politiche agricole il ministero dell'Agricoltura abolito dagli elettori. Ora è ragionevole pensare che i Consigli provinciali resteranno fino al 2015. E la Provincia di Cagliari, che doveva scadere il 31 maggio, è già prorogata per un anno».
unionesarda.it
Province, l'ultimo anno
Il Presidente della regione Sarda Cappellacci firma i decreti che ufficializzano l'esito del referendum Enti in vita sino a febbraio. L'Ups verso la segnalazione al Governo
Quella di giovedì notte è solo una soluzione provvisoria. Come il ruotino messo su dopo una foratura: ha un chilometraggio limitato. Poiché i referendum hanno travolto le Province, serviva una legge per governare la transizione. E il Consiglio regionale l'ha approvata appunto due notti fa.
LA NUOVA NORMA
Tiene in vita gli attuali organi provinciali, fino al 28 febbraio 2013; preannuncia però la soppressione di tutti gli otto enti. E avvia un riordino delle autonomie locali basato su Regione, Comuni e unioni di Comuni, che dovrà essere varato entro il 31 ottobre. Entro il 2012, invece, si consulteranno le popolazioni di tutti centri dell'Isola, per collocarli nelle nuove realtà sovracomunali.
Perciò, fatta la norma transitoria, i partiti guardano alla riforma che verrà. La commissione Autonomia è già al lavoro: a giorni il relatore Roberto Capelli (Api) consegnerà un testo.
LA REAZIONE
Pensano di certo già al futuro i referendari: Pierpaolo Vargiu, pur non avendo votato la leggina, parla di «vittoria, un risultato straordinario». Ma le Province reagiranno ancora: meditano, tra l'altro, di segnalare possibili incostituzionalità del testo al Governo (che può fare ricorso entro due mesi).
Contestano lo scioglimento di organi eletti dal popolo (gli otto Consigli provinciali) prima della scadenza naturale del 2015. E se la norma dice che «le otto Province saranno soppresse», può confliggere con la previsione delle Province nella Costituzione e nello Statuto sardo. I presidenti dell'Ups si vedranno martedì, e in seguito si terrà un'assemblea di tutti i Consigli provinciali. Forse ci sarà anche Giuseppe Castiglione, presidente dell'Unione Province italiane, che girerà una sua segnalazione al Governo.
I REFERENDARI
Nel frattempo pende sempre il ricorso dell'Ups al tribunale civile di Cagliari, l'udienza dovrebbe tenersi a ottobre. «Continuano a portarci dai giudici con soldi pubblici, per difendere le loro poltrone», ha protestato ieri Efisio Arbau nell'incontro del Movimento referendario. Dal leader della Base anche una stilettata a Ugo Cappellacci: «Doveva essere garante del voto, anche con la sua maggioranza, ma è stato assente».
In generale i promotori hanno voluto sottolineare gli aspetti positivi: «Festeggiamo una vittoria», ha detto Pierpaolo Vargiu, «non solo si aboliranno le nuove Province ma tutte. Abbiamo votato no alla legge perché volevamo una transizione rapida, una riforma entro agosto. E sarebbe stato più in linea con l'esito delle urne affidare le Province a commissari non politici».
Ora però, dice Vargiu affiancato dai cosiddetti garanti del voto, restano da vincere altre tappe: anche per ottenere il rispetto di tutti i dieci referendum. «Ormai in Sardegna - aggiunge - la divisione è tra chi vuole il cambiamento e chi non ci crede». Come «i frenatori che evocavano il caos post-referendario: è bastata una leggina di dieci righe fatta in poche ore, per evitare qualsiasi catastrofe».
COMMENTI
«È ora di smetterla con le bugie», ribatte il presidente Ups Roberto Deriu: «La legge dimostra appunto che senza un provvedimento sarebbe stato il caos. Il Consiglio è stato costretto a farlo, sotto dettatura dei giuristi, perché atterrito dalle conseguenze da noi previste». Chicco Porcu (Pd) ribadisce «l'ipocrisia dei referendum» e segnala i rischi di nuovo accentramento regionale, dopo che nella scorsa legislatura erano state trasferite alle Province molte funzioni («qualche autorevole esponente anche del Pd sembra dimenticarlo», osserva, forse pensando a Renato Soru).
Per il vicesegretario Idv Salvatore Lai «la soppressione delle Province non può essere rinviata al febbraio 2013», e attacca i Riformatori: il cui leader Michele Cossa ribatte che «noi abbiamo votato contro la legge, che è comunque un passo avanti, l'Idv a favore». Renato Lai (Pdl) auspica una riforma che difenda «l'autonomia amministrativa della Gallura», senza rispolverare «subalternità ad altri territori ormai superate».
LA POLEMICA
Il più severo, contro la norma votata dal Consiglio, è il sardista Paolo Maninchedda, presidente della commissione Autonomia: «È una gravissima espropriazione del referendum. Tipico gattopardismo italiano, come quando chiamarono Politiche agricole il ministero dell'Agricoltura abolito dagli elettori. Ora è ragionevole pensare che i Consigli provinciali resteranno fino al 2015. E la Provincia di Cagliari, che doveva scadere il 31 maggio, è già prorogata per un anno».
Nessun commento:
Posta un commento