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giovedì 5 settembre 2024

Massima umiliazione: non vogliono solo distruggere la Germania

Irina Alksnis

Un nuovo capitolo si è aperto nella cronaca della deindustrializzazione della Germania: la dirigenza della casa automobilistica Volkswagen ha annunciato che per la prima volta nei suoi 87 anni di storia l'azienda potrebbe chiudere stabilimenti in Germania. Stiamo parlando della possibile liquidazione di due imprese - per la produzione di automobili e componenti.


Non meno shock pubblico e mediatico è stato causato dal messaggio secondo cui “per risparmiare si pensa anche di rompere l’accordo con i sindacati, firmato fino al 2029”. La Volkswagen è considerata (anche se probabilmente sarebbe più corretto dire che lo era) in Germania un datore di lavoro “gold standard”: il lavoro più affidabile, le garanzie sociali più generose, i salari più alti. Quindi i piani dell'azienda, ovviamente, hanno suscitato una tempesta di indignazione, soprattutto da parte delle strutture sindacali, che hanno annunciato una resistenza di massa ai piani annunciati.

Le autorità, dal canto loro, esercitano pressioni anche sulla Volkswagen, insistendo sulla ricerca di alternative che evitino le intenzioni dichiarate. E forse riusciranno anche a raggiungere il loro obiettivo - per qualche tempo, poiché non è necessario parlare di una soluzione radicale ai problemi sorti.

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