Così di primo acchito ci si chiede che razza di meriti possono avere un ex sindacalista, un giornalista , due donne di partito ex parlamentari, per meritarsi la più alta onorificenza per il servizio d’onore alla patria conferita dallo Stato francese? Personaggi che a ben guardare hanno contribuito con le loro azioni allo smantellamento dello stato sociale e dello stato italico , svendendo con l’appoggio del loro partito e uomini di fiducia di tutte le industrie statali IRI (Prodi) , e ogni bene comune del popolo italiota compresa l’acqua data alle multinazionali francesi, un intero partito al servizio di un’altro stato, dei veri e propri traditori della patria italica, a favore della Francia; ecco dunque qual’è il loro merito, scritto sulla medaglia della onorificenza: HONNEUR ET PATRIE, PER LA FRANCIA ovviamente, dunque, per un italiota significa ALTO TRADIMENTO!
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Amano le patria della Légion d’honneur il PD de le président. Corrado Augias rende l’onorificenza transalpina a Emmanuel Macron, reo d’aver insignito Al Sisi. Lo seguono altri tre «rossi» decorati. Ma ne restano ancora 15: ex premier (Romano Prodi e Enrico Letta), ex ministri e gli ultimi due sindaci di Milano
Ieri il giornalista, scrittore, conduttore e autore televisivo, drammaturgo ed ex europarlamentare del Partito democratico, Corrado Augias, ha restituito la sua Legione d’onore al presidente francese, Emmanuel Macron. A disgustare Augias, e a spingerlo al beau geste, è stata la recente concessione di un’altra Légion d’honneur ad Abdel Fattah Al Sisi, il presidente egiziano cui Augias imputa la vergognosa copertura degli 007 criminali che al Cairo, nel febbraio 2016, hanno torturato a morte il ricercatore italiano Giulio Regeni.
È per questo che il patriottico giornalista, scrittore, conduttore (eccetera) ha deciso di restituire l’onorificenza, di cui era stato insignito nel 2007. «Il mio», ha spiegato, «è un gesto al tempo stesso grave e puramente simbolico, ma potrei dire sentimentale: il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d’onore a un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali». Augias, che è uomo di coltura raffinata, di certo non può aver visto un filmetto come il Tempo delle mele: quindi forse non sa che la sua protesta insegue quella della protagonista di quel film, Sophie Marceau, che nel 2016 restituì la sua Legion d’onore per protestare contro la consegna del riconoscimento al principe saudita Mohammed Ben Nayef, che aveva appena ordinato 70 esecuzioni capitali.
Il problema è che ieri anche Augias ha fatto scuola, e hanno deciso di restituire la loro Legion d’onore altri tre «grandi indignati» di sinistra, e cioè l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, l’ex parlamentare comunista nonché presidente onoraria dell’Arci, Luciana Castellina, e l’ex ministro dem dei Beni culturali, Giovanna Melandri.
È così emersa l’esistenza di un singolare traffico di onorificenze tra Francia e Italia. Scavando negli annali dell’Ordre national de la Légion d’honneur, l’ordine istituito nel 1802 da Napoleone Bonaparte, il giornale La Verità ha scoperto però un esercito di almeno altri 15 «legionari» italiani, tutti di sinistra, in molti casi scelti con motivazioni sorprendenti. Si parte dal fondatore della Repubblica, Eugenio Scalfari, che ha ricevuto la sua bella medaglia nel maggio 1999 perché «umanista, giornalista eccezionale, scrittore moralista e amico della Francia»: l’ambasciatore dell’epoca, Jacques Blot, aveva aggiunto però che Scalfari era stato «un attore fondamentale dell’evoluzione del Partito comunista» e «coscienza critica della sinistra». Subito dopo è toccato a Walter Veltroni, al cui petto la Légion d’honnneur è stata appuntata nel maggio 2000, quando ancora era segretario e deputato dei Democratici di sinistra, il partito erede del Pci, e l’ha meritata (così si legge nella pergamena d’accompagnamento) «per l’attività svolta a salvaguardia dei beni culturali»: forse quella esercitata come ministro della Cultura nel governo dell’Ulivo, una carica che però nel 2000 il legionario Veltroni aveva abbandonato da due anni.
In totale continuità, comunque, nel 2001 anche il successore di Veltroni alla segreteria dei Ds è divenuto addirittura grand’ufficiale della Legion d’onore: Massimo D’Alema ha ottenuto l’ambita onorificenza per la «volontà di costruire un’Europa comune». Poi è toccato a Franco Bassanini, che ha incassato la sua Legion d’onore nel 2002 per i «forti legami intrattenuti con la Francia durante il suo incarico da ministro della Funzione pubblica» nei governi della sinistra. Viene da domandarsi che cosa abbia a che fare la nostra burocrazia statale con Parigi, ma si sa: più sono alte le onorificenze, più sono imperscrutabili i sentieri che seguono.
Nel settembre 2003 la medaglia è andata all’ex ministro d’alemian-prodiano della Cultura e dello Sport, Giovanna Melandri, e poi nel 2009 a Emma Bonino, oggi a capo di +Europa. Se l’ex leader radicale è stata premiata in quanto «militante europea», qualche dubbio può insorgere per la Melandri, la cui motivazione è «il contributo alla diffusione dell’arte contemporanea». Chissà, forse l’Eliseo avrà pensato al mitico Maxxi, il controverso (e costoso) museo romano per la cui realizzazione l’esponente dem si è tanto spesa.
Ci sono altri legionari italiani più recenti, ma tutti indefettibilmente di sinistra. Piero Fassino, ex segretario del Pd, è stato insignito della Legion d’onore nel 2013 per il «forte impulso dato alle relazioni con la Francia». Anche l’ex sottosegretario renziano Sandro Gozi ha la Legione, dal 2014, in quanto «sincero europeista», ma almeno per un po’ ha fatto da consulente al governo di Edouard Philippe. La lista continua: nel 2014 ha avuto la Légion d’honneur il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi «europeo convinto, economista brillante e politico al servizio dello Stato». Nei due anni seguenti è toccato a due sindaci di Milano: nel 2015 a Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione comunista, per la sua «francofilia»; nel 2016 a Beppe Sala, in «riconoscimento per il successo mondiale di Expo». Dal 2015 è commendatore della Légion d’honneur anche Carlo De Benedetti, sedicente tesserato numero 1 del Pd, per aver «favorito l’avvicinamento tra Italia e Francia». E nel 2016 è toccato a Enrico Letta, ex presidente dem del Consiglio, la cui mesta motivazione è che si tratta di «personalità straniera che vive in Francia»: praticamente un esiliato. Dario Franceschini ha ottenuto la Legione d’onore nel 2017 «per l’amicizia dimostrata alla Francia», lo stesso anno è toccato al ministro pd Roberta Pinotti, per «l’impegno per una sempre più stretta collaborazione con la Francia nel campo della Difesa». Se tutti i «legionari» di sinistra decidessero di restituire la medaglia, insomma, l’ambasciata di Francia dovrà svuotare qualche armadio
Nota
L’Ordine nazionale della Legion d’onore (in francese Ordre national de la Légion d’honneur è la più alta onorificenza conferita dallo Stato francese. Si tratta di un ordine cavalleresco istituito il 19 maggio 1802 da Napoleone Bonaparte per rimpiazzare e integrare vecchi ordini reali preesistenti, e passò in seguito alla Repubblica.
L’ordine è conferito a donne e uomini, sia cittadini francesi sia stranieri, per meriti straordinari nella vita militare e civile. In pratica, nell’uso corrente, l’ordine è conferito, oltre che a militari, anche a imprenditori di alto livello, impiegati di alto livello della pubblica amministrazione francese, campioni sportivi, come pure a persone che hanno collegamenti con la parte più alta del potere esecutivo
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