Visualizzazione post con etichetta MES. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta MES. Mostra tutti i post

sabato 2 marzo 2024

L’USCITA DALL’INFERNO FINANZIARIO

Giotto: Lucifero negli inferi di Dante

DI GIANMARCO LANDI
Il 21 dicembre scorso, il Parlamento della Repubblica italiana ha bocciato il trattato del MES, cioè una camicia di forza cucita dai sarti della tecnocrazia UE ai governi europei, per il fine apparente di stabilizzare il Sistema finanziario. Prendendo per buone le narrazioni ufficiali, il Meccanismo Europeo di Stabilità sarebbe necessariamente dovuto passare in Parlamento, ancorché fosse evidente che servisse a socializzare le perdite e i debiti non restituibili delle multinazionali tutelate dal World Economic Forum di Davos. Tutti hanno capito che il consesso di stakeholder di Davos è incurante di una ingiustizia di per se stessa evidente: i profitti, negli anni della globalizzazione, sono stati generati unicamente grazie all’espansione di un credito garantito dai derivati, concentrando ricchezza finanziaria in capo a pochissimi soggetti e impoverendo al contempo i popoli. 

Oggi, l’attivo dello Stato Patrimoniale dei bilanci dei giganti eco-nomici del WEF non copre sostanzialmente il passivo costituito da colossali debiti bancari, e per proteggere questa posizione pervertita dalla possibilità che una crisi finanziaria li faccia fallire tutti in blocco per insostenibilità dei debiti, i globalisti hanno complottato per imporre dei piani politici di spietato dominio verticista ammantati dalle belle parole all’Agenda 2030. Il Great Reset di Davos sarebbe dovuto essere il culmine di questi piani, attraverso una moratoria dei debiti dei grandi soggetti globali a scapito delle moltitudine di posizioni di ricchezza “sudata” e risparmiata dei piccoli. 

mercoledì 13 dicembre 2023

MES: ITALICI COMPLICI E INETTI

Antonello Boassa
MES: il 14 dicembre alla Camera. Ennesima truffa contro lo Stato italiano. Che si aggiunge alla programmata svendita dell'ENI e delle POSTE. Nessun segno di vitalità e di decoro del governicchio dopo l'indecente inginocchiamento dinanzi al Padrone yankee sulla Via della Seta, approvata e firmata da Conte, che avrebbe assicurato una via di accesso a qualla parte del pianeta (Asia) non decadente, non in discesa libera come Usa/Europa...ripubblico grazie a Claudio C. una mia analisi di quattro anni orsono sul MES. Che fu facilmente profetica...
MES: ITALICI COMPLICI E INETTI

Il MES, approvato in prima come in seconda formulazione dai ceti politici di “sinistra” come di destra, a parte le pantomime elettorali parlamentari, in linea con la devastazione del Bel Paese, iniziata nel famoso “Britannia” e continuata con lo sciacallaggio sull’industria e sui lavoratori italiani con l’annientamento dell’IRI, volano della crescita (che evidentemente andava contrastata) e con il divorzio suicida del Tesoro dalla Banca d’Italia, ora privatizzata, che ha reso i governi ostaggio della speculazione internazionale e perciò della crescita del debito pubblico, può, con l’utilizzo di una moneta non sovrana creata con furbizia e malafede, disporre di un apparato occulto che tenterà una svolta “greca” a quella che non è ancora un’economia artritica, come la si vorrebbe far credere da parte delle agenzie di rating ai “mercati” e agli stessi italiani terrorizzati dai loro indecenti politici, in fondo tutti di color nerastro.

L’Italia ha un debito superiore al 130 % del PIL. Ciò che può apparire strano è il fatto che Paesi che hanno un PIL non sostenibile al di la del 100% come Francia, Spagna, Belgio, non si muovano assieme all’Italia contro questo “ordigno”. Il motivo è “semplice” per la squallida oligarchia europea. L’Italia ha il debito peggiore quindi farà da parafulmine, tanto più che è la terza economia dell’Unione. In teoria si teme che i conti non a posto del Bel Paese farebbero crollare Euro ed Unione. Questa preoccupazione non esiste per il Portogallo che ha un debito simile a quello italiano.

mercoledì 21 giugno 2023

I motivi per dire ancora NO al MES della UE

Da sinistra: Pierre Gramegna (direttore del Mes), Paolo Gentiloni (commissario europeo), Christian Lindner (ministro delle finanze tedesco) 

 Purtroppo questo percorso non è privo di insidie. Ricordiamo che Ursula Von der Leyen poco prima delle elezioni, di fronte all’ipotesi di una vittoria della Meloni e conseguenti importanti rivendicazioni verso la UE, disse che “…se le cose andranno in una direzione difficile, abbiamo degli strumenti…“. Ed è vero. Gli strumenti per costringerci a cambiare idea ci sono ma i bottoni per azionarli non sono nella stanza della Von der Leyen ma in quella di Christine Lagarde all’ultimo piano dell’Eurotower di Francoforte. È sufficiente lasciare scadere dei titoli italiani senza provvedere al loro riacquisto, anche solo per qualche giorno, per lanciare inequivocabili messaggi agli investitori. Sono metodi già utilizzati ed immediatamente efficaci e, soprattutto, non lasciano impronte.

Claudio Borghi: La posta in gioco: il “potere imperiale” UE di provocare un credit crunch nell’economia di uno Stato membro. Ma, perché no, una crisi finanziaria in piena regola

giovedì 10 dicembre 2020

GOVERNO VOTA IL MES E ROVINA IL POPOLO



AIUTO!!! GLI ITALIANI NON LO SANNO, MA STANNO ORGANIZZANDO UN MECCANISMO CAPACE DI ROVINARCI (COME HANNO FATTO CON LA GRECIA) ABBATTENDOSI SUI NOSTRI RISPARMI E SUL NOSTRO FUTURO. E LO VOTANO MERCOLEDI. GOVERNO VOTA IL MES E ROVINA IL POPOLO. “Quando le cose si fanno serie, è necessario mentire”, diceva tempo fa un presidente della Commissione europea. Di solito le “cose serie” nella Ue sono gli interessi di Germania e Francia.

Infatti, per capire la “riforma del Mes” su cui il Parlamento deve votare il 9 dicembre (da non confondersi col Mes sanitario), bisogna prima superare una giungla di balle.

Chiediamoci: per chi suona la campana? Risposta: per noi. Gli italiani non lo sanno, ma, camuffandosi dietro sigle inglesi e dietro la nebbia delle tecnicalità per addetti ai lavori, stanno perfezionando un marchingegno che potenzialmente può assestare una mazzata su di noi, sui nostri risparmi e sul futuro dei nostri figli.

Non è solo una delle solite fregature europee ai danni dell’Italia (cui siamo abituati) come sull’immigrazione. C’è di più. Claudio Borghi (Lega), infaticabile avversario di questa operazione anti-italiana, spiega:

“la riforma del Mes è una cosa infirmabile e invotabile. Il Trattato del Mes (che già è stato un gravissimo errore) sarebbe così riconfermato con l’aggiunta di cose pericolosissime e beffarde per l’Italia. Per esempio, se qualcuno volesse prelevare dei soldi dal Mes, soldi che ci mettiamo noi, per salvare le sue banche potrebbe farlo. Noi, invece, se avessimo bisogno di quei soldi dovremmo sottostare a una specie di memorandum tipo Grecia dove imporrebbero patrimoniali, tagli alle pensioni, licenziamento degli statali e azzeramento dei risparmi. L’azzeramento dei risparmi verrebbe consentito da un articolo preciso di questo nuovo Mes. Una specie di mega bail-in. Non solo. Dovremmo confermare cose incredibili. Per esempio: il capitale di 700 miliardi dovrebbe essere incondizionatamente versato a richiesta nell’arco di una settimana e la quota parte per l’Italia è di 110 miliardi!Dopodiché l’art. 32: i beni di proprietà del Mes godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizioneart. 35: il presidente e il personale godono di immunità totale di giurisdizione da qualsiasi tribunale; art. 36salari esenti dall’imposta sul reddito… Avremmo così delle persone esenti da qualsiasi tribunale che avrebbero l’autorità e la possibilità di decidere del fallimento del nostro Stato. Eh no, ogni riga deve essere valutata dal Parlamento e rifiutata.

Non è solo il centrodestra a demolire questa riforma. Sul sito della rivista “Micromega” (Gruppo Repubblica/Espresso), ben lontana dal centrodestra, è uscito “un appello di economisti e giuristi” intitolato: “Una riforma che persevera negli errori”. Inizia così: L’Italia non deve avallare un meccanismo che riproduce le logiche del passato, che si sono rivelate clamorosamente sbagliate”.

Si tratta di “una riforma, preparata prima dell’insorgere della pandemia e che risponde alla logica della ‘vecchia’ Europa, quella che ha drammaticamente fallito nella gestione della crisi greca e che ha sbagliato anche nell’affrontare le conseguenze della crisi del 2008, relegando una delle aree economiche più ricche del mondo ad una sostanziale stagnazione decennale”.

Questi professori ricordano che

“la storia d’Italia degli ultimi trent’anni è caratterizzata da snodi critici in cui riforme apparentemente tecniche e di scarsa portata hanno pesantemente condizionato gli sviluppi futuri… Tali riforme sono state fatte passare senza che l’elettorato fosse sufficientemente informato e cosciente della posta di gioco, spesso con argomenti speciosi quali la necessità di non perdere ‘credibilità’ dinanzi ai partner europei. Siamo convinti che la riforma del Mes rappresenti uno di questi snodi cruciali e che sia necessario opporle il veto. Non solo perché nessuna delle richieste italiane è stata accettata – in particolare la contestuale attivazione della garanzia europea sui depositi bancari – ma soprattutto per affermare con forza che bisogna farla finita con la ‘vecchia’ politica.

Anche sul sito della rivista “Il Mulino” (pure essa lontana dal centrodestra) il costituzionalista Alessandro Mangia e l’economista Francesco Saracenohanno scritto contro questa riforma e pure contro l’utilizzo del Mes sanitario.

Naturalmente l’Ue, cioè la Germania, preme perché il governo italiano obbedisca alle sue pretese e firmiIl Pd, che non ha la fiducia degli italiani (i quali lo hanno bocciato e mandato al minimo storico), ma che è il “partito di fiducia” dei governi stranieri, spinge per l’approvazione.

Quando pure Berlusconi (con Lega e Fdi) si è convinto di votare contro, Repubblica” ha fatto sapere che i tedeschi ritengono “incomprensibile” che Berlusconi voglia difendere interessi italiani anziché tedeschi. Testualmente: “la posizione di Berlusconi  è ‘incomprensibile’ agli occhi di Berlino e dell’establishment europeo, specie quando si ammanta di una certa retorica nazionalista, del tipo ‘noi pensiamo agli italiani, non alle banche tedesche’”.

Per essere acclamati come “europeisti” bisogna difendere gli interessi di tedeschi e francesi. Non quelli italiani. Il livello del dibattito sui giornali “europeisti” è questo: che figura farà l’Italia se boccerà la riforma? Ogni Paese della Ue difende i suoi interessi. Se lo fa l’Italia dicono che si scredita come nazionalista.

Francesi e tedeschi possono mettere veti, noi no. Stefano Fassina, isolatissimo a sinistra, ha notato che in queste ore “sulla Brexit la Francia dell’europeista Macron minaccia il veto”, però “sulla revisione del Mes si può dire soltanto sì, altrimenti si è anti-europeisti e sovranisti”.

La posizione decisiva per le sorti di questa riforma è quella del M5S che è sempre stato ferocemente contrario al Mes, ma oggi quei parlamentari si preoccupano per i loro seggi in caso di crisi di governo (li impauriscono prospettando elezioni anticipate che in realtà non ci saranno mai).

Sono dunque spaccati. Barbara Lezzi cita Luigi Di Maio che ha dichiarato che questa riforma è peggiorativa di uno strumento già devastante di suo”. Eppure Di Maio non si oppone.

Invece la Lezzi prosegue: “Non possiamo smantellare il trattato del MES come avevamo promesso perché non siamo soli al Governo, ma non lo è neanche il PD. Il ministro Gualtieri ha ignorato con spocchia le richieste che gli sono pervenute dai colleghi del M5S durante un’audizione in Parlamento. Ma, di più, ha scientemente ignorato i due atti di indirizzo del Parlamento (votati con il Conte I e Conte II). Questo non è il metodo corretto per addivenire ad una sintesi… Basta anche con la sciocchezza che ‘lo votiamo ma non lo attiviamo’ ” (è dimostrato che gli effetti perversi, per noi, scattano anche se non viene attivato dall’Italia). Questa è l’ultima possibilità che il M5S ha per salvarsi l’anima.

Antonio Socci
Da “Libero”, 7 dicembre 2020


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.
Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

mercoledì 18 novembre 2020

DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO



di Antonio Socci

Sa Defenza


DOPO MESI DI POLEMICHE IL PD RIBALTA LE SUE POSIZIONI SU MES E DEBITO, DANDO RAGIONE A LEGA E FdI. NE AVETE SENTITO PARLARE?


In queste ore il Pd ha disinvoltamente rovesciato la sua posizione sul Mes e sulla cancellazione del debito, facendo sue le posizioni che da sempre sono sostenute dall’odiata Lega in Parlamento, sui media e nelle piazze.

La prova? Stava sulla prima pagina di “Repubblica” di ieri: Sassoli: ‘L’Ue cancelli i debiti per il Covid e riformi il Mes’”. Ed Enrico Letta, sempre ieri, ha dato un’intervista alla “Stampa” il cui titolo dice tutto: Gli Stati non si fidano, il Mes va superato, trasferiamo i fondi alla Commissione.

Sassoli e Letta non sono due passanti. Sono due dei principali “pontieri” fra Pd e burocrazia Ue. Infatti subito la viceministro degli Esteri Marina Sereni ha dichiarato: “E’ venuto forse il momento di modificare il meccanismo che regola il Fondo Salva Stati. Non a caso oggi sia David Sassoli che Enrico Letta suggeriscono di trasferirlo dagli Stati alla Commissione”.

E’ una giravolta clamorosa. Eppure nessuno la rinfaccerà al Pd. Ai ribaltoni della Sinistra (senza spiegazioni e senza mea culpa) siamo abituati e anche stavolta la cosa passerà in cavalleria. Anzi, diranno – come già ieri “Repubblica” – che sono “tutti d’accordo con Sassoli”. Come se fosse un’”ideona” sua.

Così quello che fino a ieri veniva condannato come fosse un attentato alla salute degli italiani o alla stabilità finanziaria (perché era sostenuto dai “cattivi” Salvini, Meloni, Bagnai e Borghi), diventa d’improvviso virtuoso, lungimirante e lodevole, in quanto targato Pd.

Eppure l’ossessivo ritornello sul Mes è andato in onda per mesi. In ogni talk show tutti concordavano con il Dem (o l’opinionista) che ripeteva la solfa sui 37 miliardi del Mes che erano tanto preziosi e addirittura ci potevano salvare dall’emergenza Covid. Puntualmente Lega e Fratelli d’Italia finivano sotto accusa perché rei di opporsi alla provvidenziale manna (che il governo peraltro poteva benissimo prendere).

Le ragioni di Lega e FdI erano queste: anzitutto il Mes è un prestito e non un regalo; inoltre ha delle clausole molto pericolose per il nostro Paese; infine i soldi che servono si possono oggi reperire con titoli del debito pubblico agli stessi interessi del Mes (non a caso tutti i paesi europei stavano ben alla larga dal Mes).

Il Pd faceva orecchie da mercante e accusava gli oppositori come irresponsabili e antieuropeisti. Ora, d’improvviso, la svolta a U.

Il Dipartimento Economia della Lega ha buon gioco nel cantar vittoria: Quattro giorni fa il Centro Delors, un think tank di Berlino, aveva suonato la campana a morto per il MES. Oggi il Pd, si accoda smentendo se stesso con una acrobatica piroetta e confermando quindi la validità della linea che la Lega sostiene fin da marzo: smantellare il MES e monetizzare il debito Covid.

Ma i parlamentari leghisti sottolineano un’altra cosa importante: “L’azione del Governo è stata ritardata dall’insistenza del Pd nel difendere un’istituzione datata come il MES, rifiutata da tutti gli altri Stati membri. I ritardi, che hanno inciso sulla carne viva di autonomi, imprenditori, professionisti, vanno messi in conto al provincialismo dei cosiddetti europeisti. Un minimo sindacale di competenza macroeconomica e di frequentazione delle istituzioni europee chiarisce che non c’è altra strada per evitare di stroncare la ripresa con una crisi da sovra indebitamento. Il nemico della pacifica convivenza fra popoli europei è chi, come il Pd, difende posizioni insensate e di retroguardia, non chi le critica in modo documentato e costruttivo”.

Lo stesso ribaltone viene fatto dal Pd sulla monetizzazione del debito per Covid che – quando veniva prospettato dalla Lega – suscitava scandalo.

Che oggi prevalga in tutti il buon senso è cosa ottima. Ma sarebbe leale e serio riconoscere i meriti politici di chi si è dimostrato più competente ed è stato ingiustamente attaccato per mesi.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 16 novembre 2020


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.

Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

mercoledì 30 settembre 2020

Il Mes anticamera per l’arrivo di Troika e misure correttive. Ma la sinistra mente

Giuseppe Liturri

La Verità


Paolo Gentiloni (Ansa)
Il Pd preme, eppure 17 Paesi hanno chiesto i soldi del Sure e nessuno quelli del Meccanismo di stabilità. Che non conviene.

L'avanzata del fronte favorevole al Mes è impetuosa e, se i soldati semplici, come Nicola Zingaretti o Stefano Bonaccini, fanno posto agli alti ufficiali con le stellette e la greca, in persona del Commissario Ue Paolo Gentiloni e del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, allora significa che la lettera di richiesta è ormai sul tavolo del ministro Roberto Gualtieri. Con l'essenziale differenza che Visco entra in una disputa che, per il prestigio e l'indipendenza dell'istituzione che guida, avrebbe fatto meglio ad evitare, come ha fatto il suo omologo olandese Klaas Knot.

Ieri Gentiloni ha sostenuto che «il lavoro fatto a Bruxelles sul Mes è stato togliere le condizionalità», ha rimarcato, come ci saremmo attesi avesse detto Visco, che «spetta ai singoli Governi decidere se ricorrere o meno alla linea di credito antipandemica del Mes» ed ha concluso che «certamente l'Italia è tra i Paesi che possono avere un vantaggio maggiore rispetto ad altri visti i nostri tassi di interesse».

Il giorno prima il governatore aveva dichiarato che «dal punto di vista economico il Mes dà solo vantaggi […] la Troika non c'è, non esiste».

Si può e si deve dissentire da queste approssimazioni e inesattezze su un tema di cui si discute stranamente solo in Italia.

1 Il Mes finanzia solo spese sanitarie direttamente ed indirettamente connesse al Covid. Quindi non c'è spazio per chi si illude di finanziarci qualsiasi altro capitolo, peraltro preponderante, della spesa sanitaria in Italia. La dotazione annua del Fondo sanitario nazionale (Fsn) è di circa 116 miliardi. Basta avere un minimo senso delle proporzioni tra tutte le altre patologie purtroppo esistenti ed il Covid, per rendersi conto che non potremmo mai giustificare spese per 36 miliardi connesse al Covid. Non a caso, il governo ha stanziato complessivamente 4,6 miliardi nei decreti Cura Italia e Rilancio. Solo quelli potremmo eventualmente rendicontare al Mes e chi lo invoca, colto da amore improvviso per la nostra sanità, deve avere ammettere che, per poter sfruttare quel prestito, serve una nuova legge di spesa. Purtroppo però sono gli stessi campioni dei piani di rientro che hanno danneggiato la nostra sanità in passato. Il fatto che il prestito del Sure sia stato molto richiesto è una conferma indiretta della tossicità del Mes: come mai sono accorsi ben 17 Paesi (l'Italia dovrebbe indebitarsi per 27 miliardi per spese già comprese nel deficit) e nessuno ha chiesto il Mes?

2 Il prestito del Mes sarà erogato in quote mensili non superiori al 15% del totale quindi, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno almeno 7 mesi per ricevere l'intera somma.

3 Il tema della convenienza economica, dato dalla presunta differenza tra tasso del Btp a 10 anni e il probabile tasso di interesse del Mes intorno allo 0/0,10%, è fondato su una sottrazione senza senso, perché paragona tassi di strumenti finanziari non omogenei per condizioni, durata e garanzie.

a. Non c'è omogeneità di condizioni. Il Mes prevede uno specifico vincolo di destinazione alle spese connesse al Covid-19. Inoltre prevede, cosa ancora più grave, l'obbligatorio assoggettamento a misure di sorveglianza rafforzata (fino alla completa erogazione) e sorveglianza post-programma (fino al rimborso almeno del 75% del prestito), così come spiegato in seguito.

b. Non c'è omogeneità di garanzie. Il Mes, per trattato istitutivo è creditore privilegiato, mentre tutti gli altri creditori dello Stato hanno pari trattamento. Sia Gentiloni che Gualtieri hanno glissato di fronte alla domanda volta a conoscere l'ipotetico tasso di un prestito assistito dallo status di creditore privilegiato. Sul mercato si fanno ipotesi di un tasso intorno allo 0,10%. Ecco volatilizzati i presunti miliardi di risparmio. In alternativa, Gualtieri avrebbe il coraggio di chiedere il prestito al Mes, specificando che non si applica lo status di creditore privilegiato? Davvero improbabile che gli applichino ancora un tasso intorno allo zero.

c. Non c'è omogeneità di durata. Il tasso del Mes è variabile e dipende dal costo di raccolta nel momento in cui si finanzieranno emettendo obbligazioni, quindi non è comparabile col tasso del Btp decennale. E allora perché farsi intermediare dalle scelte del Mes, quando abbiamo la possibilità di andare autonomamente sui mercati? Se il Tesoro italiano ritenesse più opportuno finanziarsi con un Bot a 12 mesi (oggi al -0,22%), correndo i relativi rischi di tasso e liquidità (peraltro oggi abbastanza trascurabili) rispetto ad un Btp? Fare una differenza oggi tra il tasso del Btp e il tasso del Mes e proiettarlo per 10 anni per calcolare il risparmio di interessi, è un esercizio senza senso che restituisce un risultato diverso ogni giorno. E se il tasso Btp 10A, come probabile dati gli ingenti acquisti della Bce, scendesse intorno allo 0%, dove finirebbero i fantastiliardi di risparmi?

d. Gli acquisti della Bce in corso e programmati, fino a metà 2021 con il programma Pepp e fino al momento in cui saranno rialzati i tassi con il programma App, sono ingenti. Nel periodo marzo/luglio le emissioni nette del Mef sono state pari a 108 miliardi, mentre gli acquisti netti della Bce sono stati pari a 109 miliardi. Ciò significa che tutto il maggior fabbisogno del Tesoro è stato assorbito dalla Bce che continuerà a farlo al ritmo di 25 miliardi al mese. Almeno da maggio, sul mercato c'è un'offerta insufficiente di titoli italiani, con conseguente rialzo dei prezzi e discesa dei tassi. Il Tesoro francese l'ha capito e proprio ieri ha annunciato emissioni record anche per il 2021. Il punto decisivo è che il costo di quei 109 miliardi (sono 500 dal 2015) di titoli acquistati da Bce/Bankitalia è pari sostanzialmente a zero. Infatti quegli interessi torneranno da Banca d'Italia al Tesoro sotto forma di dividendi del bilancio 2020. In definitiva, il costo marginale del debito italiano acquistato da Bce è zero e lo sarà a lungo, finché continueranno i rinnovi. E continueranno, altrimenti si dissolverà l'eurozona. Queste cose Visco le sa, ma le dimentica.

4 Il Mes è l'anticamera della Troika e di misure macroeconomiche correttive. Infatti, la lettera di Gentiloni e Valdis Dombrovkis del 7 maggio ha natura di mero impegno politico e nessun valore giuridico. Gentiloni sa bene che con essa egli promette unilateralmente di disapplicare alcuni articoli del regolamento 472/2013 che disciplinano la sorveglianza rafforzata e post-programma. Tale missiva, non a caso, ha solo dato luogo alla modifica di un regolamento delegato (877/2013) e nessuna modifica è stata invece apportata al Regolamento 472/2013. Perché hanno ritenuto di modificare con un atto legislativo un aspetto tutto sommato residuale come una tabellina per il report delle spese e hanno lasciato immutato il 472/2013? Forse perché la Commissione intendeva lasciarlo esattamente così com'è? Con la minaccia di misure correttive ben in vista nell'articolo 14(4)?

Comprendiamo le motivazioni politiche connesse alla forte tentazione di maramaldeggiare su un M5s in difficoltà, ma Gentiloni ha delle responsabilità e dovrebbe sapere che gli italiani non sono dei creduloni. O almeno vorremmo sperarlo.


Sa Defenza non ha alcuna responsabilità rispetto alle citazioni, informazioni pubblicate, i dati, le singole opinioni contenute in questo articolo.
Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

lunedì 27 luglio 2020

INTERVENTO A DIFESA ORDINE COSTITUZIONALE

INTERVENTO A DIFESA ORDINE COSTITUZIONALE



Riceviamo questo importante protocollo degli Avvocati  del foro di Cagliari: Avv. Paola Musu, Avv. Debora Mura, Avv. Patrizia Francesca Orsini;  riteniamo di grande e rilevante importanza visto i tempi in cui viviamo e il prolisso vanto del governo sul Recovery Fund , lasciamo a voi tutti  amici il piacere di gustarVi la critica esposta dal team di avvocati sardi nell'intervento a difesa dell'ordine costituzionale. Sa Defenza



INTERVENTO A DIFESA ORDINE COSTITUZIONALE


Al Presidente della Repubblica Italiana 
protocollo.centrale@pec.quirinale.it 

Al Presidente del Senato 
segreteriagabinettopresidente@pec.senato.it 

Al Presidente della Camera 
camera_protcentrale@certcamera.it roberto.fico@camera.it 

Alla Corte Costituzionale in persona del Suo Presidente e dei suoi Giudici 
segreteria.generale@cortecostituzionale.mailcert.it 


Quousque tandem abutere”, Europa,” patientia nostra? Quamdiu etiam furori iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?” (Fino a quando dunque, Europa, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la (tua) sfrenata audacia?). 

Alla luce degli avvenimenti recentemente occorsi nel “tempio” della tecnocrazia europea, mentre è ancora in corso il dibattito su un’ improvvida, ingiustificata e fuori legge, proroga di uno “stato di emergenza”, sulla cui legittimità ab origine, specie quanto alla gestione, abbiamo già manifestato, come anche da più parti, dubbi più che fondati, ci permettiamo di usare le parole di Cicerone, aggrappandoci alle nostre più solide Radici. 

I toni trionfalistici che hanno accompagnato la chiusura della seduta straordinaria dell’ultimo Consiglio Europeo, ancor prima di entrare nel merito delle conclusioni rese, sembrano dimenticare un elemento fondamentale: in forza all’art.15 del TUE “Il Consiglio europeo dà all'Unione gli impulsi necessari al suo sviluppo e ne definisce gli orientamenti e le priorità politiche generali. Non esercita funzioni legislative.” In altri termini, il Consiglio europeo è solo un organo di indirizzo politico ed i suoi “atti”, stesi in forma di “conclusioni”, esempio cosiddetto di soft low, non hanno valore vincolante, né nei rapporti tra Stati, salva la spontanea applicazione tra essi del principio di leale cooperazione (della cui violazione al livello europeo si è troppo spesso stati inermi testimoni e vittime, soprattutto in quanto cittadini), né nei rapporti con i terzi, salva l’adesione volontaria. E nel susseguente prefigurato iter attuativo, molti sono gli “spazi in bianco” lasciati alla discrezionalità degli organi e istituzioni comunitarie chiamati ad intervenire, con rischi elevatissimi di trasformazione della celebrata vittoria in una rovinosa disfatta. 

Questo quanto agli effetti giuridici impropriamente attribuiti, ad esito della riunione dell’organo in questione, dalla ridondante campagna mediatica. 



Detto ciò, supposto che a tali “conclusioni” segua una calorosa cooperazione degli Stati europei ed una supina, presunta “volontaria”(si conceda il beneficio del dubbio, visto il triste precedente greco), adesione, è palese, nell’architettura d’impianto che ne viene disegnata, l’ideazione di un costrutto che rappresenta una chiara rivisitazione del MES, ritratteggiato nella forma e nel nome, ma non nella sostanza: le condizionalità prefigurate sono talmente pervasive, da tradursi in una intrusività tale nella gestione del denaro, che si ipotizzerebbe a disposizione, da devastare profondamente ogni residuo di sovranità e di residuo impianto ordinamentale costituzionale. Il tutto attraverso un machiavellico e perverso paradigma che consolida ulteriormente, ed aggrava, il modello del debito come chiave delle relazioni tra gli Stati membri, rafforzando maggiormente la posizione di alcuni tra essi nel controllo della disciplina della gestione monetaria e di bilancio (i cosiddetti “frugali”), con aggravio della condizione di inferiorità di altri (tra cui l’Italia), che diventa cronica ed irreversibile: tutto ciò è macroscopicamente comprovato da quanto prefigurato al punto “A19” delle conclusioni e rimarcato nei poteri assicurati a quella che è stata definita in gergo “minoranza di blocco”. 


Il sistema finanziario sia pubblico che privato non reggerà a lungo agli effetti di questa ennesima, provvida, crisi che, complice l’impianto economico-monetario comunitario, sta infossando i paesi debitori dentro la spirale del debito, inducendoli a consegnarsi alla trappola dell’assistenza finanziaria condizionata. 

Il tutto, peraltro, con un escamotage intessuto attraverso un improprio, artificioso, utilizzo dei meccanismi ordinari comunitari, piuttosto che con una necessaria, e dovuta, modifica dei trattati. Ciò vale anche laddove si vorrebbe attribuire alla Commissione il potere di indebitamento sui mercati finanziari (punti “A3” – “A5”), nonché un indebito autonomo potere di imposizione fiscale (punto “A29”) (destinato a finanziare il novellato potere di indebitamento sui mercati), che andrebbe, oltretutto, a sommarsi alla già insostenibile pressione fiscale, e con conseguente indebita ed arbitraria assunzione, in capo all’Unione Europea, delle prime caratteristiche di statualità, in totale spregio e violazione della legalità costituzionale, pesante compromissione dell’autonomia di organi costituzionali e con indebita usurpazione di poteri di competenza esclusiva degli Stati. 

Ci si augura, sul punto, non si voglia continuare a perseverare nell’indebita invocazione del tanto bistrattato art.11 della Costituzione. In esso non si parla di “cessioni”, bensì di “limitazioni”. La “limitazione” è di per sé un vincolo, che pur lasciando inalterata la titolarità di un diritto in capo al soggetto, ne limita l’esercizio secondo le condizioni o gli ambiti stabiliti dalla limitazione stessa, ma non, e mai, in modo così privativo da svuotare di contenuto il diritto stesso od il suo esercizio, specie nel suo contenuto essenziale: il livello di passività ed inerzia con cui negli anni si è consentito uno svuotamento tale dell’integrità statuale, da provocare una progressiva pesante compromissione dei cardini di funzionamento della democrazia nella forma repubblicana ex art.139 della Costituzione, esige ora che a tutto questo venga posto un pesante argine. 

In difetto, dignità e onore richiederebbero che si dichiarasse apertamente cosa è rimasto, se qualcosa ne è rimasto, della Repubblica e dell’Italia, quantomeno per risparmiare l’ulteriore consunzione delle pareti dei sepolcri a coloro che per esse hanno versato il loro sangue. 

Cagliari, 27 luglio 2020 

Avv. Paola Musu 
Avv. Debora Mura 
Avv. Patrizia Francesca Orsini








*****
Sa Defenza non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali



Seguiteci sul Canale Telegram https://telegram.org/#/im?p=@sadefenza
Seguiteci sul Social VK https://vk.com/sadefenza



martedì 3 dicembre 2019

MA “BELLA CIAO” E’ UNA CANZONE PATRIOTTICA E “SOVRANISTA”, NON CERTO COMUNISTA

MA “BELLA CIAO” E’ UNA CANZONE PATRIOTTICA E “SOVRANISTA”, NON CERTO COMUNISTA

Antonio Socci
Sa Defenza 


Ma l’hanno mai ascoltata “Bella ciao” quelli che oggi la cantano dovunque, sardine, preti migrazionisti, compagni e militanti vari? È vero che la foga ideologica, la faziosità e il fanatismo – tipici della Sinistra – spesso accecano, ma – a quanto pare – possono anche rendere sordi.

Perché se avessero ascoltato bene le parole di quella canzone, anche loro avrebbero facilmente compreso che è un meraviglioso inno “sovranista, tanto che si potrebbe consigliare a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni di adottarlo nelle loro manifestazioni pubbliche. Nessuno più di loro può riconoscersi in quelle parole.

Invece paradossalmente oggi quel canto popolare è diventato una specie di simbolo polemico della Sinistra. Lo cantano le sardine, lo canta il prete migrazionista in chiesa, lo cantano tutti in polemica con Salvini e Meloni, mentre, a destra, non pochi lo ritengono – erroneamente – un inno “comunista”.

In realtà nel testo di quella canzone non c’è nulla di comunista e non c’è una sola parola che possa rimandare alla militanza di Sinistra. Anzi, questa canzone d’amore è squisitamente patriottica (riecheggia, peraltro, i canti alpini della Grande guerra e la letteratura risorgimentale).

L’unico riferimento politico infatti è all’“invasore” e alla lotta partigiana per cacciarlo via e riconquistare “la libertà” per la nostra Patria.

Pare che sia un canto nato dopo la guerra, quindi non fu intonato dai partigiani durante la lotta di liberazione. Ma esprime effettivamente il sentimento della stragrande maggioranza di coloro che andarono in montagna e fecero la Resistenza.

Se infatti, in seguito, vi fu una politicizzazione delle formazioni partigiane e un certo numero di loro divenne comunista, così non fu all’inizio: la motivazione originaria della maggior parte – spesso soldati dell’esercito italiano – fu quella di sfuggire all’arruolamento forzato dell’occupante tedesco (infatti molti furono internati nei campi di concentramento nazista per questo e anche loro furono “resistenti”).

Per esempio il comandante Bisagno, “primo partigiano d’Italia, era sottotenente dell’esercito e, con le sue formazioni, si concepì sempre come un soldato italiano.

Il movente dei partigiani fu combattere l’esercito straniero che aveva invaso la penisola, perciò “Bella ciao esprime perfettamente il senso della Resistenza. Quante volte nelle lettere dei partigiani condannati a morte si trova, come riferimento ideale, proprio l’amor di Patria.

Per esempio, nella sua ultima lettera prima dell’esecuzione, il partigiano cattolico Giancarlo Puecher Passavalli scriveva:
Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. […] Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l’Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse per i vent’anni della mia vita. L’amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l’uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia. […] A te papà l’imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti. […] Gino e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita. I martiri convalidano la fede in una Idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la Sua volontà”.

Dalla lettera di Puecher emergono i tre pilastri della sua vita: l’amore di Patria, la fede in Dio e la famiglia. Inoltre notevolissimo è il suo appello accorato a una nuova “unità nazionale da ricostruire dopo la guerra civile. Un’idea che sulle labbra di un giovane di vent’anni, che si prepara a essere fucilato, è davvero toccante (commovente la totale mancanza di odio e di volontà di vendetta: Giancarlo perdona coloro che lo fucilano chiamandoli “fratelli).

Le parole di Puecher sono la migliore spiegazione di quello che poi ha fatto per l’Italia, nel dopoguerra, un capo dei partigiani cattolici, quel gigante che fu Enrico Mattei, che in fondo è il vero simbolo del “sovranismo per come – creando l’Eni – difese l’interesse nazionale italiano e la nostra indipendenza economica.

Oggi l’indipendenza e la libertà dell’Italia sono di nuovo minacciati e fortemente condizionati, proprio per via economica e politica, da tanti fattori, in particolare dalla desovranizzazione della UE dominata da Germania e Francia. Il caso Mes è solo l’ultimo episodio.

Ma c’è anche il recente documento con cui Francia e Germania vogliono ridisegnare una UE a loro totale arbitrio, nella più assoluta marginalità dell’Italia che appare drammaticamente inconsapevole o addirittura eterodiretta dall’estero. Bisognerebbe davvero cantare “Bella ciaocontrol’invasor”.


Antonio Socci

Da “Libero”, 1 dicembre 2019

(nella foto: Enrico Mattei)


*****
https://sadefenza.blogspot.com/2019/12/ma-bella-ciao-e-una-canzone-patriottica.html

Sa Defenza non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo sito è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali

Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE TELEGRAM

► Potrebbe interessare anche: