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giovedì 22 agosto 2019

ECCO COME CONTE STA PORTANDO IL M5S NELLE MANI DELL’ESTABLISMENT FRANCO-TEDESCO

ECCO COME CONTE STA PORTANDO IL M5S NELLE MANI DELL’ESTABLISMENT FRANCO-TEDESCO, PER FAR FUORI SALVINI ED EVITARE IL VOTO DEGLI ITALIANI. 


IL PARADOSSO DI MARTEDÌ 20 AGOSTO: È IL M5S A VOLERE LA CRISI

Antonio Socci



Il vero braccio di ferro in corso – in questo ferragosto rovente per il Governo – è fra il “partito straniero” e il partito della sovranità degli italiani.

E’ lo scontro di sempre che continua finché non sarà ridata la parola agli italiani e saranno loro a risolverlo. Ma è appunto per impedire che decidano gli italiani che il “partito straniero” si è mosso in forze (ricordo che, secondo quanto ha scritto Roberto D’Alimonte sul “Sole 24 ore”il 72 per cento degli italiani vorrebbe il voto anticipato).

Giulio Sapelli, uno dei più lucidi analisti, coltissimo e di vaste conoscenze internazionali, ha fornito in queste ore gli spunti più interessanti per capire cosa sta accadendo.

Sapelli sostiene che “la via maestra sono le urne”. Così sarebbe scongiurato un governo fra Pd e M5S, cioè fra chi ha perso le elezioni politiche  (il Pd, al minimo storico nel 2018) e chi ha perso le elezioni europee (il M5s, dimezzato nel 2019) i quali vogliono solo impedire di governare a chi rappresenta la grande maggioranza degli italiani.

Il papocchio Pd/M5S promette disastri perché sarebbe – spiega Sapelli – un governo ‘clintoniano’, sponsorizzato dai grandi big dell’industria finanziaria mondiale. Porterebbe avanti una politica di sottomissione piena dell’Italia all’austerity europea. Uno scenario che farebbe il gioco della Francia (…Sarebbe in un modo o nell’altro la vittoria di Attali. Se questo governo prende forma,l’Italia tra vent’anni non esisterà più come paese industriale.

Così vedremmo la fine dell’economia italiana già avviata, peraltro, dai cinque anni di governo del PD e dai precedenti anni di sottomissione all’eurocrazia tedesca. Presumibilmente l’Italia tornerebbe anche ad essere il campo profughi d’Europa.

Del resto che la UE franco-tedesca sia nella partita lo si evince pure dal fatto che chi teorizza l’alleanza rosso-gialla lo fa esplicitamente nel nome della nuova leadership della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen.

Basti, per tutti, Romano Prodi che – ovviamente – spinge per il papocchio dei perdenti perché gli consentirebbe di aspirare al Quirinale nel 2022: “Prodi propone un governo con ‘maggioranza Ursula’” (questo il titolo di “Repubblica”).

Infatti è proprio dall’elezione di Ursula che è emerso il partito trasversale che – con l’appoggio eurotedesco – intendeva isolare Salvini, impedendogli di ottenere, in elezioni politiche, l’enorme consenso avuto dagli italiani nelle elezioni europee.

E’ da quell’episodio che Salvini ha capito che nel M5S stava prevalendo Conte, il quale, con i suoi rapporti internazionali, stava portando i grillini dalla parte dell’establishment (e soprattutto dell’establishment anti-italiano): quando il M5S accusa Salvini di “tradimento” – dicono i leghisti – dovrebbe ricordare che il tradimento vero non è mai nei rapporti fra partiti, ma è sempre e solo nei confronti degli elettori, che sono i sovrani della democrazia.

I leghisti ritengono che sia stato il M5S a tradire il voto degli italiani appoggiando l’establishment eurotedesco: è stato tradito il mandato degli elettori che era quello di difendere gli interessi nazionali.

E’ proprio in questa prospettiva di trasformazione del M5S che – molto prima che Salvini manifestasse i mal di pancia per la paralisi del governo – Conte si era attivato per l’elezione della Van der Leyen.

Oggi appaiono anche molto significativi i suoi contatti con la Merkel (c’è un video che dice tutto) in funzione anti Salvini.

Il progetto era quello di mettere alle strette la Lega, in autunno, su una Finanziaria dettata dalla Commissione europea, per far capitolare Salvini davanti alle condizioni tedesche oppure indicarlo al pubblico ludibrio come estremista sfasciaconti, per poterlo estromettere.

A quel punto – con l’emergenza cronologica della legge di bilancio – potevano varare un “governo di responsabilità nazionale” che – come al solito – frugasse nelle tasche degli italiani e varasse il nuovo “governo Ursula”.

L’imprevista mossa estiva di Salvini li ha presi in contropiede, ma grazie alla sponda offerta pubblicamente da Matteo Renzi, che è il vero campione dell’establishment macroniano e clintoniano, subito Conte e M5S hanno pensato di cavalcare loro, proprio loro, l’idea della crisi di questo governo. Dandone la responsabilità a Salvini.

Così ritengono di avere la botte piena e la moglie ubriaca: cioè possono accusare Salvini di irresponsabilità, tradimento, e realizzare in anticipo quella crisi che avevano programmato loro per novembre.

Di fatto Salvini, anticipandoli, ha scoperto i loro giochi. Ecco spiegato il paradosso di martedì quando sarà proprio Conte (con il M5s) a spingere per avere la crisi di governo e invece Salvini a frenare cercando di scongiurarla per impedire che si realizzi il “governo Ursula”.

Conte da tempo punta a trasformare il M5S da partito populista anti-sistema in braccio operativo dell’establishment nazionale e internazionale: se Grillo e Casaleggio accettano definitivamente (come pare) questa sottomissione, archiviando l’era Di Maio e tradendo l’anima originaria del movimento, avremo la scelta di campo finale dei grillini come appendice del PD di Renzi, nelle cui mani, di fatto sarebbe quell’esecutivo.

Ma Sapelli ha lanciato anche un altro spunto di riflessione: le “forti ingerenze” vaticane di queste ore nella politica italiana.

E’ noto che Conte è vicino, da tanti anni, al card. Parolin, Segretario di stato di Bergoglio. Il quale Bergoglio ha energicamente inviato Parolin a fare tutte le pressioni possibili per far saltare l’alleanza con la Lega ed estromettere Salvini dal governo.

Bergoglio – che ai tempi delle leggi sulle materie etiche, che vedevano i cattolici all’opposizione col Family day – si chiamò fuori dicendo che non si occupava di politica, oggi non fa altro che occuparsi della politica italiana.

Bergoglio, peraltro di carattere astioso e vendicativo, non perdona a Salvini di aver rifiutato di sottomettersi alla sua forsennata campagna migrazionista e di averlo battuto nelle urne, dove il partito bergogliano ha subito un’umiliante disfatta, anche nel voto dei cattolici.

Con le “forti ingerenze” di Bergoglio (a favore di un papocchio rosso-giallo) nella vicende interne dell’Italia abbiamo uno Stato straniero, una teocrazia gestita con pugno comunista-sudamericano, che pretende di determinare il governo dell’Italia al posto degli italiani.

Una cosa è evidente: tutti gli Stati e i governi che vogliono un’Italia sottomessa vedono, come loro “bestia nera”, Matteo Salvini. Questo fa capire tutto e spiega perché così tanti italiani invece puntano proprio su di lui.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 19 agosto 2019

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https://sadefenza.blogspot.com/2019/08/ecco-come-conte-sta-portando-il-m5s.html

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mercoledì 22 maggio 2019

Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Davvero vuole finire così?''

Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Davvero vuole finire così?''

Chris Barlati
Sa defenza 




Giusto fino ad un mese fa non si faceva altro che parlare di Matteo Messina Denaro. Per quale motivo?
Non è un caso che si smetta di parlare del ''mafioso'' più ricercato d'Italia, se non d'Europa, prima delle elezioni europee.

La storia di Messina Denaro è un romanzo dell'incredibile. Miliziano di prim'ordine di Cosa Nostra, Messina Denaro diventa il referente nazionale della Falange Armata, l'organizzazione terrorista che mosse guerra allo stato Italiano, uccidendo Falcone e Borsellino e che conquistò non solo il mercato economico del nuovo mondo globalizzato, ma il mondo della politica nazionale.

Il contesto storico
Ricordiamo tuttavia un evento di fondamentale importanza: con il crollo della prima Repubblica e le bombe che segnarono l'inizio della Seconda, una nuova struttura, del tutto aliena alla vecchia comprensione di cui poteva disporre il potere politico, iniziò ad insidiarsi nei meccanismi decisionali dello Stato. Tra questi, massoneria, 'Ndrangheta, Cosa Nostra, finanza vicino all'ala di De Benedetti, le strane politiche del post Pc in senso liberista, si unirono in una commistioni all'allora indefinibile.
Gli unici che riuscono a scorgere la fisionomia di tale chimera furono Falcone e Borsellino. Altri, come il pool di Milano e, nella fattispecie di Di Pietro, vennero usati, tanto che resosi conto della reale pericolosità della situazione, decisero di allontanarsi per sempre dal mondo della magistratura senza più nulla tentare per timore di una definitiva ''liquidazione''.
I ''sopravvissuti'' della politica, i vari post comunisti successori del Pci, insieme ad una sparuta minoranza di socialisti, divennero implicitamente parte del nuova sistema(vuoi per ignoranza, o per quieto vivere).
Resistenze non ve ne furono, a parte lo stupido tentativo dei socialisti craxiani e Dc andreottiani di ergere Berlusconi a Homo Novus e referente politico del nuovo divenire, con l'intento di ''assorbire'', nel modo meno traumatico possibile, lo shock dell'inevitabile trasformazione, impedendo così la diluizione della politica italiana in un mero agglomerato di interessi e proiezioni economiche e finanziarie.

Chi è(era) il ''dritto''. Una nuova trattativa all'orizzonte?
E' questo il contesto in cui Matteo Messina Denaro assume il ruolo di referente dell'ala militare della Falange Armata, ovvero di quella chimera composta da Mafia, parte della 'Ndrangheta, sezioni filo atlantiche dei Servizi Segreti e massoneria finanziaria.

Storia insegna che, ogni qual volta un nuovo governo voglia praticare un po' di politica, senza la ''benedizione'' di questa invisibile ma presente entità, si corra matematicamente il rischio di inaugurare una nuova stagione di bombe, attentati o di inchieste giudiziarie riguardanti i reati più indicibili(i più comuni sono di finanziamento illecito e sessuali). Tutti i precedenti governi hanno lanciato messaggi di distensione nei riguardi di tale sovrastruttura.

Forniamo alcuni esempi:
  • Berlusconi:
Il buon vecchio Silvio ha vissuto per oltre un ventennio da giocatore di primo piano nella vita politica ed economica del Paese. Tramite dell'Utri, suo vecchio amico di Università, ha potuto avvicinarsi a Cosa Nostra e rendersi ''credibile'', di conseguenza, agli occhi della finanza falangista(di cui Cosa Nostra era la componente maggioritaria). E' qui che il sogno del ponte sullo stretto di Messina, chiaro segnale di distensione nei confronti della criminalità, prende avvio. In quel periodo, qualsiasi criminale poteva trarre sostegno ed impunità facendosi eleggere come senatore o deputato di Forza Italia(vedi Cosentino). E l'incessante ritorno al tema del Ponte costituiva ad ogni tornata elettorale un messaggio di rinnovata amicizia nei riguardi della succitata organizzazione.

  • Renzi:
Dopo il crollo della destra in Italia, e prima dell'affermarsi del Movimento 5 stelle, il potere è passò alla ''sinistra'', l'ala atlantica del nazismo finanziario. Anche Renzi, come Berlusconi, corteggiò infinite volte la Falange con la sua intenzione di voler proseguire l'operato di Berlusconi: in primis, il Ponte e, a seguito, privatizzazioni, deregolamentazioni, precariato e concessioni di territori nazionali(Mar di Sardegna).

  • Governo giallo verde.
Sia Salvini che Luigi di Maio non hanno sprecato una sola parola nei riguardi del super latitante Messina Denaro. Basterebbe scrivere ''Salvini/Di Maio'' con ''Messina Denaro'' su google per rendersi conto dell'inesistenza di qualunque trattazione od argomentazione spesa dai due ''super ministri''. Ritroviamo sorprendentemente ed unicamente le affermazioni di Cafiero de Raho, uomo stimato dal defunto pentito Carmine Schiavone, che si lascia andare a dichiarazioni sconcertanti, quasi stupide, che ''non gli appartengono'' data la sua brillante e professionale carriera nell'antimafia(nonché stando alla stima nutrita nei suoi confronti dall'ex boss dei Casalesi).

Caro De Raho, le parole sono importanti
''Arresteremo Messina Denaro'', ''Abbiamo tagliato le reti che lo supportavano'', ''La sua cattura è questione di tempo''.
Tempo fa De Raho aveva pubblicamente annunciato che la Direzione Nazionale Antimafia aveva sventato la formazione di una nuova cupola mafiosa a Palermo, sul punto di riformarsi a seguito della morte del ''capo dei capi''. Tale assurdità è stata il prologo di una serie di scivoloni che non sono certo il prodotto dell'intelletto di Cafiero de Raho, ma che trovano bensì spiegazione in una sua ipotetica strumentalizzazione ad opera del governo in carica; governo che sembra inviare al ''referente'' della Falange un inequivocabile messaggio: ''Accordiamoci''.

5 Stelle e Lega. Una nuova Trattativa
Quando si vuole arrestare qualcuno, lo si fa e basta. Non lo si avvisa. Ciò lo allarmerebbe e gli permetterebbe di fuggire. Quando nei passati anni '90 si dichiarò in pubblico l'imminente arresto di Riina, quest'ultimo comprese chi e come l'avesse 'venduto'. La storia è la narrazione di un procedere universale chiamato 'tempo', che si ripete in forme diverse ma con attuazioni analoghe.

Perché si decide, in questo caso, di ''allarmare'' il mafioso più importante del mondo? Colui che, alla guida dell'esercito di ''Cosa Nuova'', commistione tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta, gestisce e permette l'entrata in Europa dell'intero mercato della droga atlantica? Colui che, molto probabilmente, assieme alle sezioni ''deviate'' dei servizi segreti ha preso accordi per impedire attentati in Italia in cambio di un ''ragionevole'' traffico di armi e di rifiuti nucleari con i paesi del Medio Oriente, in perfetto stile ''Lodo Moro 2.0''?

Risponderemo qui di seguito.
Si allarme un personaggio di tale calibro perché:
  1. Si vuole dargli un avviso, ''attenzionarlo'', per rimetterlo in riga;
  2. Si vuole lanciare un messaggio, in modo che possa essere il solo ed unico a poterlo comprendere;
  3. Si vuole salvare il latitante da un omicidio interno, offrendogli un ''armistizio'' o ''protezione'', arrestandolo.

I contesti, naturalmente, cambiano a seconda dell'opzione.
Per il punto 1, storia criminale ci insegna che, qualora un Riina si avvicini alla fine, sorga sempre un Provenzano pronto a consegnarlo alle forze dell'ordine, non per tradirlo, ma per offrire un capro espiatorio alla pubblica opinione e procedere ad una ''distensione'' tra i due mondi: quello formale, pubblico, della politica, e quello oscuro, dei sporchi meccanismi dello Stato e dell'interazione tra servizi e criminalità. Ad ogni Provenzano succederà un Messina Denaro, e così via...

E se davvero ne capissero qualcosa di politica?
Lega e 5 Stelle potrebbero aver ideato consapevolmente tutto ciò, consci del lento ma inarrestabile divenire multipolare europeo, cambiamento che richiede, come sempre, una riformulazione degli equilibri esistenti tra strutture statali e sovrastrutture irregolari.

Proprio come accadde in Europea quando crollò il muro di Berlino, la necessità di ''aggiornare'' la ''gestione'' della Cosa Pubblica in senso finanziario ed ultraliberale(a suon di bombe ed omicidi di ''Stato'') divenne prioritaria: vitale. Allo stesso modo, 5 Stelle e Lega, da ottimi prevenuti, potrebbero aver anticipato eventuali offerte, lanciando per primi il loro messaggio alla ''stanza dei bottoni'': ''Siamo qui, a vostra disposizione, ma abbiamo il coltello dalla parte del manico. Caro Messina Denaro, o sei dei nostri o faremo di tutto per delegittimarti e farti eliminare dalla stessa organizzazione di cui fai (o facevi) parte''. Se così fosse, tanto di cappello nei confronti degli strateghi della Lega e dei 5S. Ciò spiegherebbe anche il perché del silenzio del ''capitano'' Salvini su argomenti quali 'Ndrangheta, Servizi Segreti e massoneria deviata, assieme al menefreghismo dei 5S che ha fatto, in passato, della trasparenza il suo cavallo di battaglia(l'esponente più rude, a tal proposito, era Alessandro Di Battista, silurato in fretta in furia, guarda caso in vista delle elezioni europee).

Ora tutti europeisti
Per il punto 2, M5s e Lega hanno, altra casualità, abbracciato un europeismo fatto di santini, figurine della madonna e richiami a qualsiasi entità che potesse loro fornire consensi. Chiesa, criminalità, mercati finanziari ecc... Una politica priva di dignità, insomma, al limite del ridicolo, di cui il nuovo Governo vuole farsi incarnazione. In questo mese che ha preceduto, e precede, le votazioni, la questione ''Messina Denaro'' ha perso di significato. Potremmo interpretare questa 'casualità' come un tentativo preparatorio in vista delle europee, o come un obiettivo temporaneo raggiunto, in parte, nella propria realizzazione. Nel senso: ''Caro Messina Denaro, se hai capito il messaggio vediamo chi vincerà queste elezioni e se ci saranno problemi. In base ai risultati, poi, ragioneremo.''
Naturalmente, le mie sono supposizioni. Ma ricordiamo che il santino sta alla Chiesa come l'europeismo ai mercati finanziari ed il silenzio al consenso mafioso...

No trattativa Stato-Mafia, ma Falange-Governo
Il punto 3, rifacendoci all'intricata cronologia della trattativa tra Stato e Mafia degli anni '90, ha del concreto ed è attinente con l'odierna evoluzione degli eventi politici nazionali ed internazionali. Sappiamo di per certo che senza quella ''sezione'' dei ''servizi'' segreti italiani, che oramai detiene il potere nell'ambito decisionale politico ed economico, sarebbe impossibile governare, a meno che non si vogliano rischiare bombe, scandali, intercettazioni e finanziamenti illeciti.

Definito il contesto nel quale si è avallato ''l'avviso di arresto'', seguo con le domande al signor Denaro, speranzoso che possa leggerle e che possa rispondere magari con un ''papello'' scritto di suo pugno ed inviato ai maggiori quotidiani nazionali(nel dubbio, a quotidiani minori siciliani, o al giornale LA VOCE DELLE VOCI, di cui stimo l'operato ed i collaboratori. Link http://www.lavocedellevoci.it/):

Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Voleva davvero finire così?''
Caro signor Messina Denaro,
Non mi interessa conoscere i come, i dove ed i perché. E' inutile domandarlo, e sono sicuro che solo gli stupidi pretenderebbero di avere certe risposte. Carmine Schiavone informò Cafiero de Raho degli ''inconfessabili segreti'' pervenuti da suo padre quando questi si trovava in cella con il boss casalese. E sappiamo bene che De Raho si guarda bene dal raccontarli. Molte delle dichiarazioni di Schiavone sono adesso nelle mani dei servizi belgi. Quest'ultimi hanno la strana predisposizione nell'accogliere, tra le loro braccia, uomini della criminalità della provincia di Caserta e Salerno, che si sono distinti nel loro agire, cambiandogli connotati ed identità. Ma non voglio domandarle questo. Le mie domande riguardano le sue intenzioni. Le passate, ovvio. Il suo lato ''umano'' ed ''intellettuale''. Mi spiego meglio:
  1. Quando iniziò a mettere a fuoco i contorni del nuovo divenire, si rese conto che si sarebbe circondato di persone meschine, inutili e senza un minimo di anima? Gente che, condannata alla depravazione del denaro e della cocaina, in nulla e per nulla avrebbe potuto attuare i suoi ''ideali'' di crociato mafioso?
  2. Non si sente usato da quel mondo che ha contribuito a creare? Pensa davvero che la sua proiezione, in tale microcosmo, possa tuttavia influenzare la realtà circostante in maniera ''positiva''?
  3. Pensa davvero che ci siano persone incapaci di percepire quella verità che viene ridicolizzata e mistificata da esseri di infimo valore presenti nelle istituzioni e nelle megacorporazioni mediatiche?
  4. La storia si ripete, e si sta ripetendo anche per Lei. Di sicuro era preparato a tutto questo, poiché lei è, come direbbe Riina, uno ''dritto''. Pensa sia arrivato il momento di raccontarci un po' di Lei? Non dei suoi segreti, ma della sua persona. Un racconto, e non una confessione, di ciò che fu. La chiamano ''Svetonio'', ma preferire la chiamassero ''Petronio'' o ''Marziale'', poiché ''la nostra pagina sa di uomo'', e mi piacerebbe leggere una sua di pagina, anche una sola, che descriva la situazione di questi anni. Se la sentirebbe? Prima che l'arrestino o che la facciamo scomparire per sempre?
Con affetto
Chris Barlati

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https://sadefenza.blogspot.com/2019/05/lettera-aperta-matteo-messina-denaro.html

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lunedì 23 luglio 2018

GOVERNI PD CONTRO IL POPOLO DEGLI OVER SESSANTENNI: Col prestito vitalizio IPOTECARIO si rischia la casa: se lo conosci, lo eviti


GOVERNI PD CONTRO IL POPOLO DEGLI OVER SESSANTENNI: Col prestito vitalizio IPOTECARIO si rischia la casa: se lo conosci, lo eviti

Permette agli over 60 di ricevere un finanziamento. Ma per pochi soldi il pericolo è elevato

PATRIZIA DE RUBERTIS
Fatto Quotidiano




Aiutare gli anziani a vivere un’esistenza serena. Che nobile scopo si è prefissa la politica italiana quando nel 2005 ha deciso di introdurre in Italia il prestito vitalizio ipotecario ( scopiazzandolo da l'istituto americano del reverse mortgage)– vale a dire la possibilità per gli over 60 di ipotecare la casa per avere un finanziamento – scoprendo però ben presto che si trattava solo di un’ingombrante eredità per le future generazioni. Tant'è che per oltre un decennio questo prodotto è rimasto nei cassetti a prendere polvere, fino a quando nel marzo 2016 – complice la stretta del credito – è stato ritirato fuori dal governo Renzi per fare cassa sfruttando la ricchezza degli italiani per eccellenza: il mattone. Con un po’ di modifiche e qualche aggiustamento rispetto alla versione iniziale, da due anni gli ultrasessantenni che hanno bisogno di liquidità possono così richiedere a banche o intermediari finanziari un prestito garantito da un’ipoteca di primo grado a garanzia della restituzione del prestito, degli interessi e delle spese.


IN PRATICA, viene concesso un finanziamento a fronte dell’iscrizione di un’ipoteca sulla casa, che il proprietario non sarà costretto a vendere potendo continuare a viverci, mentre la restituzione del capitale e degli interessi va a carico, in tutto o in parte, agli eredi dopo il decesso di chi ha sottoscritto il contratto. Questo il maggiore vantaggio, visto che nonostante i 13,5 milioni di over 60 (che rappresentano il 22,3% della popolazione italiana) detengano circa 3 miliardi di euro del patrimonio immobiliare e siano liquidi, grazie alla pensione, quando poi si rivolgono alle banche gli vengano negati prestiti o mutui non potendo comprovare, per ovvie ragioni anagrafiche, la propria sostenibilità nel tempo. E poco importa se proprio gli ultra- sessantenni negli ultimi anni abbiano rappresentato il pilastro del welfare familiare, in mancanza di quello statale.


Alla prova dei fatti, però, il meccanismo con cui si articola il prestito vitalizio ipotecario "lo rende troppo oneroso per chi lo stipula. Prima di sottoscriverlo, bisogna valutare bene tutte le condizioni", spiega Pierluisa Cabiddu, consigliere nazionale del Notariato che ha coordinato un vademecum sullo strumento di prossima pubblicazione. "Anche se non si pagano le rate periodiche – prosegue Cabiddu -, il limite più grande è che gli interessi maturano non solo sul capitale, ma anche sugli interessi scaduti, facendo scattare il cosiddetto anatocismo. Un’insidia da non sottovalutare". Il calcolo è presto fatto: ipotizzando un tasso fisso del 4%, il primo anno con un capitale da 50mila euro si pagheranno 2mila euro; il secondo anno con un capitale di 52mila euro, gli interessi arriveranno a 2.080 euro: il terzo anno il capitale di 54.080 porterà a sborsare 2.163,20 euro e così a seguire. Quindi, se una persona di 70 anni ottiene un prestito vitalizio ipotecario di 50.000 euro, al compimento di 85 anni maturerà un debito di 86.500 euro.


TANTO che secondo un recente monitoraggio effettuato da Il Salvagente, confrontando i fogli informativi di un paio di offerte di prestito vitalizio ipotecario proposte da alcune banche, emerge che a fronte di un’erogazione di 100mila euro, il capitale da restituire dopo 15 anni andrà da 180.000 euro a oltre 215.000 euro. Insomma, non proprio un affare per il cliente e per i suoi eredi. Gli accorgimenti non finiscono qui. Massima attenzione va prestata anche al rimborso integrale del prestito che può avvenire senza capitalizzazione (si rimborsano gradualmente gli interessi e le spese prima della morte) lasciando agli eredi l’incombenza del rimborso del solo capitale) o con capitalizzazione ( gli eredi dovranno rimborsare il prestito integralmente entro 12 mesi dalla morte del caro sia il capitale che gli interessi e le spese capitalizzati annualmente ).


Si può anche decidere di vendere la casa per ripagare la banca.
Ma se gli eredi non hanno i soldi, gli istituti di credito possono provvedere in proprio alla vendita dell’immobile restituendo agli eredi soltanto la parte del guadagno eventualmente dovuto senza dover ricorrere a un’ordinaria procedura esecutiva giudiziaria. Dopo l’anatocismo, insomma, un altro regalo alle banche che hanno anche una posizione dominante sui contraenti. Senza sottovalutare che un figlio potrebbe scoprire solo alla lettura del testamento di non aver più in eredità la casa dei genitori.


“Il prestito vitalizio ipotecario sarebbe anche un utile strumento patrimoniale alternativo alla nuda proprietà o alla cessione del quinto, ma a oggi non ha ancora soddisfatto i requisiti di efficacia e di garanzia. Per non renderlo un’occasione mancata, la politica dovrà fare alcuni interventi correttivi. Intanto noi notai siamo chiamati a spiegarne bene i meccanismi per far comprendere i vantaggi e i rischi”.

Il trucco

In caso di morte, i parenti devono pagare interessi salati o perdono tutto


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