Tutti si presentano come rivoluzionari, ma nessuno ha il coraggio di parlare di ciò che realmente succede nel mondo. Figuriamoci se si tratta della connessione tra Servizi Segreti, massoneria euro-atlantica e criminalità organizzata.
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martedì 22 novembre 2022
mercoledì 22 maggio 2019
Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Davvero vuole finire così?''
Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Davvero vuole finire così?''
Chris Barlati
Sa defenza
No trattativa Stato-Mafia, ma Falange-Governo
Chris Barlati
*****
https://sadefenza.blogspot.com/2019/05/lettera-aperta-matteo-messina-denaro.html
Sa Defenza non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.
Chris Barlati
Sa defenza
Giusto fino ad un mese fa non si faceva altro che parlare di Matteo Messina Denaro. Per quale motivo?
Non è un caso che si smetta di parlare
del ''mafioso'' più ricercato d'Italia, se non d'Europa, prima delle
elezioni europee.
La storia di Messina Denaro è un
romanzo dell'incredibile. Miliziano di prim'ordine di Cosa Nostra,
Messina Denaro diventa il referente nazionale della Falange Armata,
l'organizzazione terrorista che mosse guerra allo stato Italiano,
uccidendo Falcone e Borsellino e che conquistò non solo il mercato
economico del nuovo mondo globalizzato, ma il mondo della
politica nazionale.
Il contesto storico
Ricordiamo tuttavia un evento di
fondamentale importanza: con il crollo della prima Repubblica e le
bombe che segnarono l'inizio della Seconda, una nuova struttura, del
tutto aliena alla vecchia comprensione di cui poteva disporre il
potere politico, iniziò ad insidiarsi nei meccanismi decisionali
dello Stato. Tra questi, massoneria, 'Ndrangheta, Cosa Nostra,
finanza vicino all'ala di De Benedetti, le strane politiche del post Pc in senso liberista, si
unirono in una commistioni all'allora indefinibile.
Gli unici che riuscono a scorgere la
fisionomia di tale chimera furono Falcone e Borsellino. Altri, come
il pool di Milano e, nella fattispecie di Di Pietro, vennero usati,
tanto che resosi conto della reale pericolosità della situazione,
decisero di allontanarsi per sempre dal mondo della magistratura
senza più nulla tentare per timore di una definitiva ''liquidazione''.
I ''sopravvissuti'' della politica, i
vari post comunisti successori del Pci, insieme ad una sparuta
minoranza di socialisti, divennero implicitamente parte del nuova sistema(vuoi per ignoranza, o per quieto vivere).
Resistenze non ve ne furono, a parte lo stupido tentativo dei socialisti craxiani e Dc andreottiani di ergere Berlusconi a Homo Novus e referente politico del nuovo divenire, con l'intento di ''assorbire'', nel modo meno traumatico possibile, lo shock dell'inevitabile trasformazione, impedendo così la diluizione della politica italiana in un mero agglomerato di interessi e proiezioni economiche e finanziarie.
Resistenze non ve ne furono, a parte lo stupido tentativo dei socialisti craxiani e Dc andreottiani di ergere Berlusconi a Homo Novus e referente politico del nuovo divenire, con l'intento di ''assorbire'', nel modo meno traumatico possibile, lo shock dell'inevitabile trasformazione, impedendo così la diluizione della politica italiana in un mero agglomerato di interessi e proiezioni economiche e finanziarie.
Chi è(era) il ''dritto''. Una nuova
trattativa all'orizzonte?
E' questo il contesto in cui Matteo
Messina Denaro assume il ruolo di referente dell'ala militare
della Falange Armata, ovvero di quella chimera composta da Mafia,
parte della 'Ndrangheta, sezioni filo atlantiche dei
Servizi Segreti e massoneria finanziaria.
Storia insegna che, ogni qual volta un
nuovo governo voglia praticare un po' di politica, senza la
''benedizione'' di questa invisibile ma presente entità, si corra matematicamente il
rischio di inaugurare una nuova stagione di bombe, attentati o di inchieste giudiziarie
riguardanti i reati più indicibili(i più comuni sono di
finanziamento illecito e sessuali).
Tutti i precedenti governi hanno lanciato messaggi di distensione nei
riguardi di tale sovrastruttura.
Forniamo alcuni esempi:
- Berlusconi:
Il buon vecchio Silvio ha vissuto per
oltre un ventennio da giocatore di primo piano nella vita politica ed
economica del Paese. Tramite dell'Utri, suo vecchio amico di
Università, ha potuto avvicinarsi a Cosa Nostra e rendersi
''credibile'', di conseguenza, agli occhi della finanza falangista(di cui Cosa Nostra
era la componente maggioritaria). E' qui che il sogno del ponte
sullo stretto di Messina, chiaro segnale di distensione nei confronti
della criminalità, prende avvio. In quel periodo, qualsiasi
criminale poteva trarre sostegno ed impunità facendosi eleggere
come senatore o deputato di Forza Italia(vedi Cosentino). E
l'incessante ritorno al tema del Ponte costituiva ad ogni tornata
elettorale un messaggio di rinnovata amicizia nei riguardi della succitata organizzazione.
- Renzi:
Dopo il crollo della destra in Italia,
e prima dell'affermarsi del Movimento 5 stelle, il potere è passò alla ''sinistra'', l'ala atlantica del nazismo finanziario. Anche
Renzi, come Berlusconi, corteggiò infinite volte la Falange con
la sua intenzione di voler proseguire l'operato di Berlusconi: in primis, il Ponte e, a seguito, privatizzazioni, deregolamentazioni,
precariato e concessioni di territori nazionali(Mar di Sardegna).
- Governo giallo verde.
Sia Salvini che Luigi di Maio non hanno
sprecato una sola parola nei riguardi del super latitante Messina
Denaro. Basterebbe scrivere ''Salvini/Di Maio'' con ''Messina
Denaro'' su google per rendersi conto dell'inesistenza di qualunque
trattazione od argomentazione spesa dai due ''super
ministri''. Ritroviamo sorprendentemente ed unicamente le
affermazioni di Cafiero de Raho, uomo stimato dal defunto pentito
Carmine Schiavone, che si lascia andare a dichiarazioni sconcertanti,
quasi stupide, che ''non gli appartengono'' data la sua brillante e
professionale carriera nell'antimafia(nonché stando alla stima
nutrita nei suoi confronti dall'ex boss dei Casalesi).
Caro De Raho, le parole sono
importanti
''Arresteremo Messina Denaro'',
''Abbiamo tagliato le reti che lo supportavano'', ''La sua cattura è
questione di tempo''.
Tempo fa De Raho aveva
pubblicamente annunciato che la Direzione Nazionale Antimafia aveva sventato la formazione di una nuova cupola mafiosa a Palermo, sul punto di riformarsi a seguito della morte del ''capo dei capi''. Tale assurdità è stata il prologo di
una serie di scivoloni che non sono certo il prodotto dell'intelletto
di Cafiero de Raho, ma che trovano bensì spiegazione in una sua
ipotetica strumentalizzazione ad opera del governo in carica; governo
che sembra inviare al ''referente'' della Falange un inequivocabile
messaggio: ''Accordiamoci''.
5 Stelle e Lega. Una nuova
Trattativa
Quando si vuole
arrestare qualcuno, lo si fa e basta. Non lo si avvisa. Ciò lo
allarmerebbe e gli permetterebbe di fuggire. Quando nei passati anni
'90 si dichiarò in pubblico l'imminente arresto di Riina,
quest'ultimo comprese chi e come l'avesse 'venduto'. La storia è la
narrazione di un procedere universale chiamato 'tempo', che si ripete
in forme diverse ma con attuazioni analoghe.
Perché si decide,
in questo caso, di ''allarmare'' il mafioso più importante del mondo? Colui che, alla guida dell'esercito di ''Cosa
Nuova'', commistione tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta, gestisce e
permette l'entrata in Europa dell'intero mercato della droga
atlantica? Colui che, molto probabilmente, assieme alle sezioni
''deviate'' dei servizi segreti ha preso accordi per impedire
attentati in Italia in cambio di un ''ragionevole'' traffico di armi
e di rifiuti nucleari con i paesi del Medio Oriente, in perfetto stile
''Lodo Moro 2.0''?
Risponderemo qui
di seguito.
Si allarme un
personaggio di tale calibro perché:
- Si vuole dargli un avviso, ''attenzionarlo'', per rimetterlo in riga;
- Si vuole lanciare un messaggio, in modo che possa essere il solo ed unico a poterlo comprendere;
- Si vuole salvare il latitante da un omicidio interno, offrendogli un ''armistizio'' o ''protezione'', arrestandolo.
I contesti,
naturalmente, cambiano a seconda dell'opzione.
Per il punto 1,
storia criminale ci insegna che, qualora un Riina si avvicini alla
fine, sorga sempre un Provenzano pronto a consegnarlo alle forze
dell'ordine, non per tradirlo, ma per offrire un capro espiatorio
alla pubblica opinione e procedere ad una ''distensione'' tra i due
mondi: quello formale, pubblico, della politica, e quello oscuro, dei
sporchi meccanismi dello Stato e dell'interazione tra servizi e
criminalità. Ad ogni Provenzano succederà un Messina Denaro, e così
via...
E se davvero ne capissero qualcosa
di politica?
Lega e 5 Stelle
potrebbero aver ideato consapevolmente tutto ciò, consci del
lento ma inarrestabile divenire multipolare europeo, cambiamento che
richiede, come sempre, una riformulazione degli equilibri esistenti tra
strutture statali e sovrastrutture irregolari.
Proprio come
accadde in Europea quando crollò il muro di Berlino, la necessità di ''aggiornare'' la ''gestione'' della Cosa Pubblica in
senso finanziario ed ultraliberale(a suon di bombe ed omicidi di
''Stato'') divenne prioritaria: vitale. Allo stesso modo, 5 Stelle e
Lega, da ottimi prevenuti, potrebbero aver anticipato eventuali
offerte, lanciando per primi il loro
messaggio alla ''stanza dei bottoni'': ''Siamo qui, a vostra disposizione, ma abbiamo il coltello
dalla parte del manico. Caro Messina Denaro, o sei dei nostri o
faremo di tutto per delegittimarti e farti eliminare dalla stessa
organizzazione di cui fai (o facevi) parte''. Se così fosse, tanto di cappello
nei confronti degli strateghi della Lega e dei 5S. Ciò spiegherebbe
anche il perché del silenzio del ''capitano'' Salvini su argomenti
quali 'Ndrangheta, Servizi Segreti e massoneria deviata, assieme al
menefreghismo dei 5S che ha fatto, in passato, della trasparenza il suo cavallo di battaglia(l'esponente più rude, a tal proposito, era Alessandro Di Battista, silurato in fretta in furia, guarda caso in vista
delle elezioni europee).
Ora tutti europeisti
Per il punto 2,
M5s e Lega hanno, altra casualità, abbracciato un europeismo fatto di
santini, figurine della madonna e richiami a qualsiasi entità che
potesse loro fornire consensi. Chiesa, criminalità, mercati
finanziari ecc... Una politica priva di dignità, insomma, al limite
del ridicolo, di cui il nuovo Governo vuole farsi incarnazione. In
questo mese che ha preceduto, e precede, le votazioni, la questione
''Messina Denaro'' ha perso di significato. Potremmo interpretare
questa 'casualità' come un tentativo preparatorio in vista delle
europee, o come un obiettivo temporaneo raggiunto, in parte, nella
propria realizzazione. Nel senso: ''Caro Messina Denaro, se hai capito il messaggio vediamo chi vincerà queste elezioni e se ci saranno problemi. In base ai risultati, poi, ragioneremo.''
Naturalmente, le mie sono supposizioni. Ma ricordiamo che il santino sta alla Chiesa come l'europeismo ai mercati finanziari ed il silenzio al consenso mafioso...
Il punto 3,
rifacendoci all'intricata cronologia della trattativa tra Stato e Mafia degli anni '90, ha del concreto ed è attinente con l'odierna
evoluzione degli eventi politici nazionali ed internazionali.
Sappiamo di per certo che senza quella ''sezione'' dei
''servizi'' segreti italiani, che oramai detiene il potere
nell'ambito decisionale politico ed economico, sarebbe impossibile
governare, a meno che non si vogliano rischiare bombe, scandali, intercettazioni e finanziamenti illeciti.
Definito il
contesto nel quale si è avallato ''l'avviso di arresto'', seguo con
le domande al signor Denaro, speranzoso che possa leggerle e che
possa rispondere magari con un ''papello'' scritto di suo pugno ed
inviato ai maggiori quotidiani nazionali(nel dubbio, a quotidiani
minori siciliani, o al giornale LA VOCE DELLE VOCI, di cui stimo l'operato ed i
collaboratori. Link http://www.lavocedellevoci.it/):
Lettera aperta a Matteo Messina Denaro. ''Voleva davvero finire così?''
Caro signor
Messina Denaro,
Non mi interessa
conoscere i come, i dove ed i perché. E' inutile domandarlo, e sono sicuro che solo gli stupidi pretenderebbero di avere certe risposte. Carmine Schiavone informò Cafiero de Raho degli
''inconfessabili segreti'' pervenuti da suo padre quando questi si trovava in
cella con il boss casalese. E sappiamo bene che De Raho si guarda bene
dal raccontarli. Molte delle dichiarazioni di Schiavone sono adesso nelle mani
dei servizi belgi. Quest'ultimi hanno la strana
predisposizione nell'accogliere, tra le loro braccia, uomini della
criminalità della provincia di Caserta e Salerno, che si sono distinti nel loro agire, cambiandogli
connotati ed identità. Ma non voglio domandarle questo. Le mie domande riguardano le sue intenzioni. Le passate, ovvio. Il suo lato ''umano'' ed ''intellettuale''. Mi
spiego meglio:
- Quando iniziò a mettere a fuoco i contorni del nuovo divenire, si rese conto che si sarebbe circondato di persone meschine, inutili e senza un minimo di anima? Gente che, condannata alla depravazione del denaro e della cocaina, in nulla e per nulla avrebbe potuto attuare i suoi ''ideali'' di crociato mafioso?
- Non si sente usato da quel mondo che ha contribuito a creare? Pensa davvero che la sua proiezione, in tale microcosmo, possa tuttavia influenzare la realtà circostante in maniera ''positiva''?
- Pensa davvero che ci siano persone incapaci di percepire quella verità che viene ridicolizzata e mistificata da esseri di infimo valore presenti nelle istituzioni e nelle megacorporazioni mediatiche?
- La storia si ripete, e si sta ripetendo anche per Lei. Di sicuro era preparato a tutto questo, poiché lei è, come direbbe Riina, uno ''dritto''. Pensa sia arrivato il momento di raccontarci un po' di Lei? Non dei suoi segreti, ma della sua persona. Un racconto, e non una confessione, di ciò che fu. La chiamano ''Svetonio'', ma preferire la chiamassero ''Petronio'' o ''Marziale'', poiché ''la nostra pagina sa di uomo'', e mi piacerebbe leggere una sua di pagina, anche una sola, che descriva la situazione di questi anni. Se la sentirebbe? Prima che l'arrestino o che la facciamo scomparire per sempre?
Chris Barlati
*****
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martedì 21 agosto 2018
AMBROSE EVANS-PRITCHARD: L'Italia sfiderà l'adesione all'UE con un blitz da 80 miliardi di euro per le infrastrutture
AMBROSE EVANS-PRITCHARD: L'Italia sfiderà l'adesione all'UE con un blitz da 80 miliardi di euro per le infrastrutture
Ambrose Evans-Pritchard
Sa Defenza
Il Il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini indirizza un vasto sforzo di investimenti pubblici in seguito al crollo del Ponte Morandi a Genova della scorsa settimana
Il governo populista d'Italia sta elaborando un 'Piano Marshall' fino a € 80 miliardi per ricostruire le infrastrutture fatiscenti del paese dopo il ponte crollo Genova, coglie politicamente l'occasione del disastro per rompere le regole di bilancio dell'Unione europea.
I funzionari mirano a invocare la "Regola d'oro" sostenuta dal britannico Gordon Brown per rimuovere gli investimenti pubblici dal deficit di bilancio, uno stratagemma che renderebbe più facile alla coalizione radicale 5Stelle-Lega aprire le porte allo stimolo fiscale e ridimensionare l'economia stagnante dell'Italia.
Sarebbe una scommessa ad alto rischio nel momento in cui le agenzie di rating hanno le dita sul grilletto della recessione e la Banca centrale europea sta riducendo gli acquisti di debito italiano. Lo spread sulle obbligazioni biennali italiane sono già balzati a 200 punti base, una mossa drammatica a marzo quando lo spread era sotto i 30 punti e i vigilanti dei bond sembravano inconsapevoli del rischio politico che si stava sviluppandosi a Roma.
Matteo Salvini, ministro degli interni e uomo forte della Lega nazionalista, ha detto che il crollo del Ponte Morandi con 43 morti ha messo in luce la follia delle dottrine di austerità dell'UE. "Lo stato italiano deve investire tutto il denaro necessario per garantire la sicurezza delle nostre strade, ferrovie, scuole e ospedali, indipendentemente dai limiti e dalle pazze regole europee imposte a noi", ha affermato.
L'austerità sbagliata ha causato il collasso degli investimenti pubblici in tutta Europa, ma l'Italia è stata colpita molto duramente.
Il ministro delle finanze Giovanni Tria ha fino ad ora avuto una linea cauta sulle norme di spesa dell'UE, cercando di sminuire i timori a Bruxelles che l'alleanza 5Stelle-Lega avanzeranno le promesse elettorali che valgono fino al 6% del PIL.
Ma ha cambiato atteggiamento dopo la tragedia, chiedendo un piano globale per ricostruire l'infrastruttura degradata dell'Italia sulla base della Regola d'oro e "senza vincoli di bilancio".
Il Il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini indirizza un vasto sforzo di investimenti pubblici in seguito al crollo del Ponte Morandi a Genova della scorsa settimana
Il governo populista d'Italia sta elaborando un 'Piano Marshall' fino a € 80 miliardi per ricostruire le infrastrutture fatiscenti del paese dopo il ponte crollo Genova, coglie politicamente l'occasione del disastro per rompere le regole di bilancio dell'Unione europea.
I funzionari mirano a invocare la "Regola d'oro" sostenuta dal britannico Gordon Brown per rimuovere gli investimenti pubblici dal deficit di bilancio, uno stratagemma che renderebbe più facile alla coalizione radicale 5Stelle-Lega aprire le porte allo stimolo fiscale e ridimensionare l'economia stagnante dell'Italia.
Sarebbe una scommessa ad alto rischio nel momento in cui le agenzie di rating hanno le dita sul grilletto della recessione e la Banca centrale europea sta riducendo gli acquisti di debito italiano. Lo spread sulle obbligazioni biennali italiane sono già balzati a 200 punti base, una mossa drammatica a marzo quando lo spread era sotto i 30 punti e i vigilanti dei bond sembravano inconsapevoli del rischio politico che si stava sviluppandosi a Roma.
Matteo Salvini, ministro degli interni e uomo forte della Lega nazionalista, ha detto che il crollo del Ponte Morandi con 43 morti ha messo in luce la follia delle dottrine di austerità dell'UE. "Lo stato italiano deve investire tutto il denaro necessario per garantire la sicurezza delle nostre strade, ferrovie, scuole e ospedali, indipendentemente dai limiti e dalle pazze regole europee imposte a noi", ha affermato.
L'austerità sbagliata ha causato il collasso degli investimenti pubblici in tutta Europa, ma l'Italia è stata colpita molto duramente.
Il ministro delle finanze Giovanni Tria ha fino ad ora avuto una linea cauta sulle norme di spesa dell'UE, cercando di sminuire i timori a Bruxelles che l'alleanza 5Stelle-Lega avanzeranno le promesse elettorali che valgono fino al 6% del PIL.
Ma ha cambiato atteggiamento dopo la tragedia, chiedendo un piano globale per ricostruire l'infrastruttura degradata dell'Italia sulla base della Regola d'oro e "senza vincoli di bilancio".
I funzionari pensano di avere un po di libertà, per portare avanti e attivare un piano di 82 miliardi di euro, dal precedente governo Gentiloni per investimenti a lungo termine. "Come può essere finanziato? È ancora un mistero ", ha dichiarato Lorenzo Codogno di LC Macro Advisors.
Il professor Tria subisce un'enorme pressione per ridurre l'austerità e ignorare le richieste dell'UE di un ulteriore consolidamento fiscale dell'1% del PIL nel prossimo bilancio, che sarà presentato entro ottobre. Il professor Tria è stato imposto all'alleanza 5Stelle-Lega dal Presidente italiano pro-UE come scelta di compromesso benché non abbia alcun potere elettorale.
La realtà politica è che se Matteo Salvini è ostacolato troppo apertamente dal budget, può in qualsiasi momento scegliere di capitalizzare la sua crescente popolarità per forzare e andare a una nuova tornata elettorale. Ciò probabilmente causerebbe una sconfitta finale schiacciante per il vecchio establishment italiano e porterebbe ad un governo ancora più euroscettico.
Una sezione del Ponte Morandi crollato, a Genova.
Il Prof Tria è in ogni caso amico dell'austerità. Fu un critico silenzioso delle politiche della zona euro durante l'autoinflitta depressione. Sosteneva "helicopter money" e un cospicuo finanziamento monetario in deficit da accademico economista.
Bruxelles ha negato che le regole del bilancio dell'UE abbiano avuto un ruolo nella tragedia di Genova, insistendo sul fatto che essa abbia dato il margine fiscale nazionale e abbia incoraggiato la spesa per le infrastrutture. La Commissione ha citato il finanziamento UE di 2,5 miliardi di euro per gli investimenti pubblici italiani dal 2014 al 2020, nonché i finanziamenti del progetto del piano Juncker.
Salvini lo ha liquidato come una "carità", un riciclaggio di denaro delle imposte italiane inviato in Europa, ma restituito su base razionata con allegate stringhe.
La risposta legale della Commissione non affronta il problema più profondo se l'ideologia fiscale bruciata della zona euro e l'austerità eccessiva a partire dal 2010 abbiano portato a un collasso generalizzato degli investimenti pubblici, spingendo una serie di paesi verso una spirale discendente.
I premi Nobel keynesiani Paul Krugman e Joe Stiglitz dicono che è stato un errore fondamentale tagliare la spesa in una trappola di liquidità globale, una ripetizione delle disastrose politiche procicliche di Hoover negli anni '30. La risposta adeguata avrebbe dovuto essere l'aumento degli investimenti pubblici e la ricostruzione dell'infrastruttura in un momento in cui il capitale era abbondante e il moltiplicatore fiscale era potente.
La causa principale di questo grande errore è stato il trattamento della crisi europea delle banche, dei bilanci privati e dei flussi di capitale, come se si trattasse di una crisi del debito pubblico. La mancanza di un prestatore di ultima istanza dietro gli Stati dell'Eurozona ha aggravato il problema per l'Italia, che è stata costretta a effettuare tagli draconiani.
Quando il premier Silvio Berlusconi ha rifiutato di obbedire agli ordini nel 2011, è stato rovesciato e sostituito da un ex commissario UE in quella che era chiaramente una mossa orchestrata dall'UE.
In teoria, gli stati avrebbero potuto tagliare i trasferimenti al ceto medio piuttosto che erodere il futuro dinamismo economico tagliando gli investimenti all'osso. In realtà, le spese sociali e le pensioni sono molto difficili da tagliare. Il percorso di minor resistenza per i politici è quello di tagliare i progetti di investimento (e la difesa), anche se questo è analfabetatismo macroeconomico.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma sostengono sul sito di Scenari Economici che l'austerità dell'UE e il quadro giuridico dell'UE sono al centro della tragedia genovese, indipendentemente dalle precise problematiche ingegneristiche coinvolte nel Ponte Morandi.
Questo per sottolineare che è dovuta alla pressione dell'UE sull'Italia la privatizzazione dei beni dello Stato nel 1990 prima dell'entrata nell'euro questo spiega il motivo per cui il Ponte Morandi è finito nelle mani di Atlantia e della famiglia Benetton.
Grandi porzioni del nucleo industriale e delle infrastrutture dell'Italia dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) degli anni '30 sono stati privatizzati a prezzi sospettosamente bassi, a vantaggio di una piccola élite interconnessa. I pubblici ministeri e gli investigatori che hanno sondato queste vendite si sono scontrati vigorosamente in gravi problemi personali.
Non è chiaro come il popolo italiano reagirà alle dure discussioni che vengono scambiate sul disastro di Genova, ma è chiaro che molti accetterebbero un blitz sugli investimenti pubblici, anche se ciò significa un'aperta sfida a Bruxelles.
L'Italia dovrebbe ridurre il suo disavanzo allo 0,8% del PIL nel 2019 secondo le astruse regole del patto di stabilità. È probabile che la cifra attuale esploda dal 3% quando l'alleanza 5Stelle-Lega cancellerà l'aumento pianificato dell'IVA e inizieranno a spingere i loro impegni per un reddito di base universale, una tassa fissa e un'inversione dei tagli pensionistici.
Un piano Marshall sulle scuole, sulle strade e sui 60.000 ponti italiani offre la copertura politica perfetta per un rilancio monetario davvero aggressivo e una riaffermazione dell'autogoverno economico italiano, e al diavolo i siluri. Se i mercati del debito finanzieranno una tale avventura è una questione tutta aperta.
Il professor Tria subisce un'enorme pressione per ridurre l'austerità e ignorare le richieste dell'UE di un ulteriore consolidamento fiscale dell'1% del PIL nel prossimo bilancio, che sarà presentato entro ottobre. Il professor Tria è stato imposto all'alleanza 5Stelle-Lega dal Presidente italiano pro-UE come scelta di compromesso benché non abbia alcun potere elettorale.
La realtà politica è che se Matteo Salvini è ostacolato troppo apertamente dal budget, può in qualsiasi momento scegliere di capitalizzare la sua crescente popolarità per forzare e andare a una nuova tornata elettorale. Ciò probabilmente causerebbe una sconfitta finale schiacciante per il vecchio establishment italiano e porterebbe ad un governo ancora più euroscettico.
Una sezione del Ponte Morandi crollato, a Genova.
Il Prof Tria è in ogni caso amico dell'austerità. Fu un critico silenzioso delle politiche della zona euro durante l'autoinflitta depressione. Sosteneva "helicopter money" e un cospicuo finanziamento monetario in deficit da accademico economista.
Bruxelles ha negato che le regole del bilancio dell'UE abbiano avuto un ruolo nella tragedia di Genova, insistendo sul fatto che essa abbia dato il margine fiscale nazionale e abbia incoraggiato la spesa per le infrastrutture. La Commissione ha citato il finanziamento UE di 2,5 miliardi di euro per gli investimenti pubblici italiani dal 2014 al 2020, nonché i finanziamenti del progetto del piano Juncker.
Salvini lo ha liquidato come una "carità", un riciclaggio di denaro delle imposte italiane inviato in Europa, ma restituito su base razionata con allegate stringhe.
La risposta legale della Commissione non affronta il problema più profondo se l'ideologia fiscale bruciata della zona euro e l'austerità eccessiva a partire dal 2010 abbiano portato a un collasso generalizzato degli investimenti pubblici, spingendo una serie di paesi verso una spirale discendente.
I premi Nobel keynesiani Paul Krugman e Joe Stiglitz dicono che è stato un errore fondamentale tagliare la spesa in una trappola di liquidità globale, una ripetizione delle disastrose politiche procicliche di Hoover negli anni '30. La risposta adeguata avrebbe dovuto essere l'aumento degli investimenti pubblici e la ricostruzione dell'infrastruttura in un momento in cui il capitale era abbondante e il moltiplicatore fiscale era potente.
La causa principale di questo grande errore è stato il trattamento della crisi europea delle banche, dei bilanci privati e dei flussi di capitale, come se si trattasse di una crisi del debito pubblico. La mancanza di un prestatore di ultima istanza dietro gli Stati dell'Eurozona ha aggravato il problema per l'Italia, che è stata costretta a effettuare tagli draconiani.
Quando il premier Silvio Berlusconi ha rifiutato di obbedire agli ordini nel 2011, è stato rovesciato e sostituito da un ex commissario UE in quella che era chiaramente una mossa orchestrata dall'UE.
In teoria, gli stati avrebbero potuto tagliare i trasferimenti al ceto medio piuttosto che erodere il futuro dinamismo economico tagliando gli investimenti all'osso. In realtà, le spese sociali e le pensioni sono molto difficili da tagliare. Il percorso di minor resistenza per i politici è quello di tagliare i progetti di investimento (e la difesa), anche se questo è analfabetatismo macroeconomico.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma sostengono sul sito di Scenari Economici che l'austerità dell'UE e il quadro giuridico dell'UE sono al centro della tragedia genovese, indipendentemente dalle precise problematiche ingegneristiche coinvolte nel Ponte Morandi.
"Da quando siamo entrati nell’Ue e nell’euro non siamo più in grado di garantire né i diritti fondamentali dei cittadini, ad esempio la sanità, né la sicurezza sulle strade o nelle scuole. E da quando abbiamo ratificato il Fiscal Compact e inserito in Costituzione il pareggio di bilancio, lo Stato si è castrato della possibilità di qualsiasi tipo di intervento".
Questo per sottolineare che è dovuta alla pressione dell'UE sull'Italia la privatizzazione dei beni dello Stato nel 1990 prima dell'entrata nell'euro questo spiega il motivo per cui il Ponte Morandi è finito nelle mani di Atlantia e della famiglia Benetton.
Grandi porzioni del nucleo industriale e delle infrastrutture dell'Italia dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) degli anni '30 sono stati privatizzati a prezzi sospettosamente bassi, a vantaggio di una piccola élite interconnessa. I pubblici ministeri e gli investigatori che hanno sondato queste vendite si sono scontrati vigorosamente in gravi problemi personali.
Non è chiaro come il popolo italiano reagirà alle dure discussioni che vengono scambiate sul disastro di Genova, ma è chiaro che molti accetterebbero un blitz sugli investimenti pubblici, anche se ciò significa un'aperta sfida a Bruxelles.
L'Italia dovrebbe ridurre il suo disavanzo allo 0,8% del PIL nel 2019 secondo le astruse regole del patto di stabilità. È probabile che la cifra attuale esploda dal 3% quando l'alleanza 5Stelle-Lega cancellerà l'aumento pianificato dell'IVA e inizieranno a spingere i loro impegni per un reddito di base universale, una tassa fissa e un'inversione dei tagli pensionistici.
Un piano Marshall sulle scuole, sulle strade e sui 60.000 ponti italiani offre la copertura politica perfetta per un rilancio monetario davvero aggressivo e una riaffermazione dell'autogoverno economico italiano, e al diavolo i siluri. Se i mercati del debito finanzieranno una tale avventura è una questione tutta aperta.
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