lunedì 16 febbraio 2015

SARDINYA: Terna ci riprova. Tirrenia si prepara. I monopòli di Stato giocano a Monòpoli

SARDINYA: Terna ci riprova. Tirrenia si prepara. 

I monopòli di Stato giocano a Monòpoli

Paolo Maninchedda
sardegnaeliberta


Ieri la Rai ha intonato il coretto al laboratorio tecnologico di Terna a Codrongianos, sinfonia vocale appena attenuata dall’intelligenza di Paolo Mastino che almeno ha detto ai telespettatori che le batterie di Codrongianos non sono rose senza spine.

Riepiloghiamo alcuni temi.

Non è vero che il sistema elettrico della Sardegna sarebbe in equilibrio col solo santuario elettrico di Codrongianos attivo. 

Ossia non è vero che il sistema si reggerebbe se le centrali di Porto Torres, Ottana e Portovesme chiudessero.

Terna punta a negare l’essenzialità alle centrali sarde. L’essenzialità si traduce in soldi, cioè in produzione incentivata. 

Perché è nata l’essenzialità? Per due motivi, uno tecnico e uno sociale. Il primo è legato all’equilibrio della rete, il secondo è legato al sostegno in aree svantaggiate (per esempio non raggiunte dal gas) del sistema industriale.

Da chi viene pagata l’essenzialità? Dai cittadini, che la pagano in bolletta. Non da Terna, dunque, ma dai cittadini italiani.


La bolletta ha una composizione abbastanza semplice: per l’80% di oneri di sistema e il 20 di prezzo dell’energia

Nell’80% in cui ci sono tasse, accise e corbellerie varie, c’è anche l’essenzialità. Ma la parte da leone la fanno le quote destinate a remunerare chi, al tempo dei diversi conti energia, ha fatto impianti fotovoltaici ecc. L’incidenza dell’essenzialità sulla bolletta degli italiani è niente rispetto allo svantaggio dell’unica regione d’Europa senza gas

Ma che fa Terna? Per bocca del suo AD dice che la fine dell’essenzialità sarda vale 200 milioni di euro, che sembrano (e sono) tanti, ma rapportati all’intera anagrafe dei cittadini italiani si traduce in incrementi minimi. 

Viceversa, togliere 200 milioni di euro dall’economia della Sardegna è una mazzata mortale. Ma vi è di più: i cittadini italiani vedrebbero diminuire di qualche euro la loro bolletta per il risparmio sull’essenzialità sarda, ma i sardi non vedrebbero diminuire di niente la loro bolletta rispetto al ristoro del solare fatto in Italia e in Sardegna dai grandi gruppi padroni del sole di cui non mancano esempi, a suo tempo da alcuni celebrati, anche in Sardegna.

Qual è la posizione della Regione? La Regione dice che il tema dell’energia è legata da un lato alle famiglie e dall’altro alle industrie.  È chiaro che se si spengono le centrali prima che si sia avviato un processo di riconversione industriale verso produzioni innovative, è molto più difficile avviare il processo.



Non è un segreto che la Regione sta cercando di far decollare una nuova chimica. È noto che la Regione sta cercando di indurre Eni e Novamont a completare gli investimenti a Porto Torres sulla chimica verde; sta cercando di capire quali condizioni di contesto possano garantire nuovi investimenti a Ottana per far ripartire una chimica diversa, più redditizia e meno impattante; sta cercando di favorire il rapporto tra energia e industria nel Sulcis per riaprire le fabbriche o aprirne di nuove e di più stabili. 


Nel mezzo di questo sforzo titanico, che non si fa per decreto ma dialetticamente e per persuasione, Terna fa la splendida e dice: «Io ho le batterie, ho il monopolio delle reti e di voi non me ne importa nulla». Terna è il nuovo Marchese del Grillo, solo un po’ più educato.

È chiaro che il tema dell’energia è un tema strategico per noi sardi, più che per altri, perché siamo un isola. È chiaro che se avessimo un atteggiamento diverso, più riformista e meno attaccato a ‘su connotu’ noi dovremmo capire che dobbiamo rapidamente riorganizzarci, come presenza pubblica, nel settore dell’acqua, dell’energia e dei rifiuti

Dovremmo diventare più grandi, meglio organizzati, capaci di non farci divorare da grandi gruppi che si stanno aggregando proprio per essere irresistibili. 
Ma è altrettanto chiaro che per realizzare grandi disegni occorre un consenso che è superiore a quello politico e che oggi non c’è in Sardegna, per tanti motivi che non è il caso di analizzare ora. Ma la direzione, almeno per quelli che hanno il senso dello Stato (Sardo), deve essere chiara e in questa direzione Terna è chiaramente un avversario.



Un altro avversario è Tirrenia-Moby. Il quadro che sta emergendo dalla fusione Moby-Tirrenia è stato oggetto di una lunga conversazione fra me e l’assessore dei trasporti. 

Il quadro è terrificante e reso terrificante dal perimetro normativo tipicamente italiano. 
In sintesi, le rotte più propriamente turistiche, quelle del nord-Sardegna, oggi nei mesi estivi sono contributate dallo Stato, grazie alla convezione con la Tirrenia, ma non regolate rispetto alle tariffe. In poche parole, lo Stato dà 76 milioni di euro alla Tirrenia, ma la Tirrenia nei mesi estivi non ha obblighi rispetto alle tariffe. 
Perché? Perché, si diceva all’epoca, la tariffa sarebbe stata comunque calmierata dal mercato. 
Oggi il mercato non c’è più, di fatto, perché si è di fronte a un monopolista che non ha obblighi sulle tariffe. Questo è il quadro terribile sui trasporti che abbiamo ereditato. E adesso bisogna aprire un confronto che è certamente politico, ma è soprattutto legale, cioè non rapido.


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