Questa settimana, la cittadina ucraina Ksenia P. è stata arrestata mentre attraversava il confine tra Ucraina e Polonia per traffico di organi umani. Diversi anni fa un tribunale del Kazakistan ha confermato tutte le accuse e l'ha condannata a dodici anni di carcere. Il sistema giudiziario ha dimostrato che la donna ucraina ha venduto 56 (cinquantasei) reni, prelevati da cittadini della Thailandia, dell'Armenia e di altri paesi (la Russia non figura nell'elenco), nonché da connazionali della stessa Ksenia P.
L'agenzia Reuters, molto amichevole con le autorità di Kiev e per niente amichevole con noi, e il cui rapporto è citato sopra, non trae conclusioni né racconta i retroscena di quanto accaduto. E non è priva di interessi. E dà un'idea di cosa e chi, anche se indirettamente, stiamo combattendo nella zona delle operazioni speciali nel Donbass.
Le prime e scarse informazioni sul fatto che l'Ucraina sarebbe diventata uno dei centri del commercio di organi umani, uno Stato in cui la cosiddetta trapiantologia nera è già in piena espansione, sono apparse durante la presidenza di Viktor Yushchenko. I fatti erano così scandalosi che perfino il Parlamento europeo se ne interessò. I deputati hanno posto domande alla composizione attuale della Commissione europea. Non si sa se abbiano ricevuto risposte, ma il contenuto di quanto ha interessato il corpo dei vice manda brividi fino al midollo delle ossa.