PAOLO CARTA
www.unionesarda.itIl docente dell'Università La Sapienza promuove la relazione del veterinari Asl
Il professor Cristaldi: stessi danni riscontrati a Garigliano
Mauro Cristaldi è impegnato nel comitato “Scienziati contro la guerra” e studia da anni i poligoni sardi e l'alta incidenza dei tumori.
Le guerre simulate possono aver creato nel tempo danni alla salute di chi abita e lavora a Quirra?
«Le cosiddette guerre simulate sono esercitazioni militari vere e proprie in cui vengono testate le armi da usare nelle missioni Nato».
Allora sono guerre dove mancano soltanto i morti?
«No, ci sono anche i morti. Arrivano dopo qualche anno, tumori e leucemie, per l'inquinamento causato dai test».
Mauro Cristaldi, docente di Anatomia comparata nell'Università La Sapienza di Roma, segue da anni il caso dei poligoni sardi, dell'alta incidenza dei tumori denunciata dai pacifisti e confermata di recente da due veterinari delle Asl. Per interesse professionale, certo, ma soprattutto perché da anni ha aderito al movimento internazionale “Scienziate e scienziati contro la guerra”.
Nei giorni scorsi Cristaldi ha potuto esaminare la relazione dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari che, dopo un controllo ovile per ovile, ha certificato la presenza di dieci allevatori malati di tumore sui 18 che lavorano entro un raggio di 2,7 chilometri dalla base e di agnelli nati con sei zampe, senza naso e bocca, sventrati. «Ottimo lavoro, con un solo neo: non è stato indicato il tipo di tumore». E arriva a fornire un parere inquietante: «Avevo riscontrato le stesse malformazioni genetiche negli animali attorno a Garigliano, nella zona della centrale nucleare poi dismessa, qualche tempo dopo alcuni guasti agli impianti».
Quale spiegazione scientifica si è dato?
«La stessa che convince la comunità scientifica internazionale da sempre. Cioè che queste malformazioni si verificano nelle zone contaminate dal punto di vista ambientale».
Da cosa?
«Da sostanze radioattive oppure dai mutageni chimici presenti per attività industriali, compresi i metalli polverizzati da esplosioni o combustioni».
Solo teorie?
«No, prove scientifiche. Dal 1979 il mio gruppo di studio dell'Università La Sapienza è in grado, attraverso l'analisi del midollo osseo degli animali, di vedere le mutazioni genetiche prodotte da radioattività o miscele di contaminanti ambientali e di indicare precocemente la probabilità dell'insorgenza di certe patologie comprese quelle tumorali».
Nell'uomo?
«Non abbiamo mai esteso questi test sull'uomo, ma riguardo a Quirra si sarebbe comunque in ritardo: certe analisi andavano fatte negli anni 2000 per prevenire i tumori che sono rimasti latenti e si manifestano solo adesso».
È possibile scoprire se in una località è stato utilizzato uranio impoverito?
«Sì, per esempio attraverso lo studio dei rapporti tra i diversi isotopi dell'uranio, quello presente in natura e quelli modificati da combustione nucleare o da arricchimento. Oppure studiando gli animali come le pecore destinate alla macellazione o piccoli mammiferi come di topi di campagna presenti in grandi quantità in quella zona e in possesso di organi recettori di quelle sostanze».
I Governi italiani hanno sempre negato l'utilizzo dell'uranio impoverito.
«Noi scienziati lo diamo invece per scontato o perlomeno molto probabile. Partendo dalle ammissioni degli Usa, che hanno detto di averlo utilizzato in Somalia e nel Kosovo: da qualche parte devono averlo testato di sicuro. Adesso vedremo cosa utilizzerà la Nato in Libia».
In Libia?
«Sì, certo, anche lì si arriverà alla guerra. Stanno già demonizzando Gheddafi come avevano fatto per Saddam. Vogliono giustificare l'intervento militare. L'Occidente dipende dal Medio Oriente per l'approvvigionamento energetico e il petrolio della Libia è il migliore al mondo».
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