sabato 31 maggio 2014

E SE IL VERO SEGRETO DI STATO FOSSE PROPRIO RENZI?

E SE IL VERO SEGRETO DI STATO FOSSE PROPRIO RENZI?
Di comidad 

Tra le operazioni mediatiche del governo Renzi, vi è stata anche quella di togliere il segreto di Stato sulle stragi. Molti commentatori hanno rilevato il carattere meramente simbolico della decisione, dato che in questo momento non esistono ufficialmente documenti sulle stragi che non siano già venuti a conoscenza della magistratura; perciò, se un segreto rimane, riguarderebbe documenti di cui non si conosce neppure l'esistenza. 

D'altro canto, non risulta che Renzi abbia tolto invece il segreto di Stato sullavicenda del Monte dei Paschi di Siena. Il segreto fu invocato dal ministro dell'Economia del governo Letta, Fabrizio Saccomanni, e riguardava un documento della Commissione Europea che conteneva alcune intimazioni alla MPS. Nella circostanza non è neppure chiaro se il segreto di Stato sia stato apposto in via ufficiale, oppure ci si sia limitati a richiamarsi ad una generica riservatezza, ma il risultato non è cambiato. Si parla tanto di abolizione del segreto bancario, ma può arrivare in soccorso nientemeno che il segreto di Stato. 

La segretezza che circonda il caso MPS si spiega anche con le sue implicazioni internazionali, dato che vi sono coinvolte grandi multinazionali del credito, come JP Morgan, la giapponese Nomura e Deutsche Bank. Visto dall'estero, il coinvolgimento di Deutsche Bank nella vicenda MPS è apparso molto più rilevante e compromettente di quanto i media italiani abbiano lasciato percepire.
Nel decreto applicativo della Legge 124/2007 sul segreto di Stato, pubblicato dal governo Prodi sulla Gazzetta Ufficiale del 16 aprile del 2008, all'articolo 3, si fa esplicitamente riferimento alla motivazione della "integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali". 

Il termine generico "accordi" implica che non è necessario neppure il riferimento ad un Trattato formale per invocare il segreto; perciò tale genericità sembra voluta apposta per tutelare le multinazionali da inchieste giudiziarie. Del resto il testo della Legge 124/2007 ed il relativo decreto applicativo dell'anno seguente è stato redatto dall'allora ministro degli Interni, ed attuale giudice costituzionale, Giuliano Amato; il quale, come è noto, nel frattempo ha anche svolto la funzione di senior advisor a Deutsche Bank per circa tre anni. 

Non che le multinazionali abbiano molto da temere dalla magistratura. Nel marzo di quest'anno è arrivata infatti la sentenza d'Appello sulla truffa dei derivati al Comune di Milano, una sentenza che ha mandato tutte assolte le multinazionali coinvolte, tra cui Deutsche Bank. Secondo la Corte di Appello di Milano "il fatto non sussiste". Come a dire che, quando frodano, le banche fanno solo il loro mestiere. 

Una legge come la 124/2007 apre però degli scenari molto più complicati, che vanno a mettere in discussione persino la nozione di politica come è comunemente accettata. In base a quella legge è possibile infatti porre sotto segreto di Stato pressoché tutti gli aspetti della funzione istituzionale, ponendo in dubbio la stessa attendibilità di qualsiasi risultato elettorale. 

Già nella scadenza elettorale del 2006 si parlò di possibili brogli. Il primo a gridare ai brogli fu allora il Buffone di Arcore, a risultati ancora caldi; ma di lì a pochi giorni i sospetti andarono ad indirizzarsi proprio su di lui. La legge elettorale soprannominata "Porcellum" effettivamente favoriva i brogli, poiché, eliminando il voto ai singoli candidati, si toglieva qualsiasi interesse degli stessi candidati a controllare il voto con i propri galoppini. Spesso i galoppini dei candidati si facevano addirittura essi stessi promotori di micro-brogli. 

Ma comunque sino al 2006 l'esistenza di un'anagrafe elettorale poneva un grave ostacolo allo spostare impunemente milioni di voti nel calcolo finale. Oggi invece tale spostamento è possibile, grazie ad una legge come la 124/2007, varata dal centrosinistra. All'articolo 13 comma 2 della legge è prevista infatti la possibilità di accesso dei servizi segreti, sia militari che civili, a tutti i sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, o di organismi che abbiano in qualche modo a che fare con la pubblica utilità.

Renzi ha fatto quindi una gaffe ad evocare lo spettro del segreto di Stato, poiché tutta la sua improbabile vicenda umana e politica potrebbe essere spiegata proprio "alla luce" del segreto di Stato, ivi compresa la sua recente santificazione elettorale, sancita dalle ultime elezioni europee. A coronare il "trionfo" di Renzi è giunto il ridimensionamento del Movimento 5 Stelle, dipinto dai media come una formazione estremista, ma che di fatto convoglia un autentico desiderio di opposizione verso i labirinti dell'ambiguità (dentro o fuori dall'euro? eurobond? Sì, no, forse, chissà). 

I 5 Stelle erano risultati però utili a suo tempo per liquidare Bersani, al quale non è servito a nulla istruirsi sui bignami del Fondo Monetario Internazionale. Bersani appariva comunque colpevole agli occhi delle multinazionali di coltivare eccessivi legami col proprio territorio. Dall'anno prossimo andrà invece in vigore il TTIP (Transatlatic Trade and Investment Partnership), quella "NATO economica" in base alle cui norme potremo ritrovarci sulle tavole un Parmigiano Reggiano prodotto nel Wisconsin o nell'Idaho. 

Per una tale fase di delocalizzazione acuta, occorreva mettere al governo un fantoccio narcisista e sradicato come Renzi. Persino la presunta popolarità di Renzi potrebbe perciò dimostrarsi alla fine come qualcosa di meno di una costruzione mediatica, cioè rivelarsi una mera illusione gonfiata dai media e dalle agenzie di guerra psicologica; nel senso che si sta cercando di farci credere che egli abbia molti più fans di quanti effettivamente ne possa contare.

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