mercoledì 30 marzo 2016

SARDINYA: SEMPRE PIÙ COLONIA CON LA SERVITÙ GASIERA

SEMPRE PIÙ COLONIA CON LA SERVITÙ GASIERA

Mario Carboni


Ho scritto altre volte su questo argomento ma la decisione da parte della Giunta Pigliaru e della sua maggioranza di puntare su due depositi di Gnl-gas naturale liquefatto in Sardegna, rinunciando al metanodotto Piombino Porto Torres previsto nel primo piano di metanizzazione del Mezzogiorno per la Sardegna negli anni '80 e interamente finanziato dal CIPE, non solo è un errore ma costituisce un delitto di autocolonizzazione pari alla industrializzazione petrolchimica di nefasta memoria.
La Sardegna forse avrà il metano liquefatto ma sarà scollegata ,con un atto di autoseparatismo politico prima che economico, dalla rete metaniera italiana ed europea, con riflessi molto negativi ed anche imprevedibili rispetto a vicende geopolitiche nei paesi produttori e per i costi più alti che assumeranno una dinamica diversa da quella della penisola.
Non verrà realizzata una rete distributiva sarda ma si avrà una circolazione non sostenibile di centinaia di autocisterne piene di gas liquefatto sulle strade della Sardegna con costi rilevanti ed aggiuntivi e col pericolo reale di gravissimi incidenti.

La logica è quella della costruzione di due grandi poli di stoccaggio e rigassificazione a nord e a sud dell'isola più altri piccoli impianti similari in Ogliastra, Oristanese e Sulcis, creando una ciambella lungo le coste , una cintura di impianti ad altissimo rischio, con intorno aree vaste di sicurezza e di rispetto dove non potranno esserci altre attività e con rilevantissime controindicazioni ecologiche che si ripercuoteranno dai porti alle zone prospicienti dovute alla necessità di rendere gassoso il Gnl liquefatto.

Si tratterà di rigassificare la grande quantità di metano liquido con enormi produzioni di frigorie, cioè di freddo che verrà assorbito dall'aria e dalle acque marine con cambiamenti climatici rilevantissimi e negativi.

Il progetto non è nuovo, circola dagli anni '80 come alternativo al metanodotto dal continente alla Sardegna e la lobby che lo sosteneva è in gran parte responsabile della mancata metanizzazione della Sardegna.

Infatti il progetto lungi da avere come fine la metanizzazione della Sardegna ne aveva e continua ad averne uno non dichiarato pubblicamente ma conosciuto negli ambienti politici ed economici ben informati e che consisteva nel costruire a Porto Torres un grandissimo impianto di stoccaggio e rigassificazione, rifiutato in Italia da tutti, il più grande del Mediterraneo, per poi inviare il gas con un metanodotto collegato con la rete metaniera italiana.

Bisogna sapere che quando si fanno grandi contratti di importazione di petrolio con paesi non collegabili con metanodotti , come la Nigeria ad esempio, dove bisogna acquistare una quota aggiuntiva di gas che è trasportabile solo comprimendolo e raffreddandolo sino a renderlo liquido e trasportabile con navi metaniere.

Non potendolo ricevere perché non ci sono rigassificatori e quindi non potendolo trasportare, viene bruciato in atmosfera .

Il progetto fatto proprio dalla Giunta Pigliaru avrà come epilogo anche una nuova servitù coloniale, la servitù gasiera.
I rigassificatori che non vogliono in Italia si faranno in Sardegna e magari per non farci mancare nulla anche il deposito di scorie nucleari.
Uscita dalla porta la servitù gasiera del GALSI, sta entrando dalla finestra la servitù gasiera dei depositi di gas naturale liquido e da rigassificare per interessi esterni ai danni della Sardegna.
Il gasdotto Sardegna Italia che non si vuol fare per portarci il metano al quale abbiamo diritto si potrà fare anche dopo in pochi mesi per servire l'Italia.
Prende corpo il disegno coloniale ed auto colonialistico della Sardegna 'piattaforma energetica' prevista in precedenti piani energetici ad uso e consumo di poteri ed interessi esterni favoriti da una borghesia compradora dei subappalti miserabili, dal sistema cooperativo biancorosso, che sperano di elemosinare dai grandi gruppi internazionali di impiantistica e commercializzazione che già stanno spartendosi la torta , progettando e dettando la linea ai politici, prevedendo anche le percentuali dovute per partiti e politici compiacenti e clientelari.

La soluzione migliore sarebbe sempre il tubo Italia-Sardegna, come realizzato dalla Spagna per le Baleari e che permetterebbe anche di portare il gas metano pure in Corsica che col rigassificatore ne rimarrebbe esclusa.
Secondo la Giunta Pigliaru per fare avere il metano ai sardi, che sono sempre un milione e mezzo bisogna costruire impianti di liquefazione dove viene estratto, varare navi gasiere che percorreranno migliaia di miglia marine per trasportarlo, costruire in Sardegna depositi e impianti di rigassificazione, attrezzare i porti, far costruire fuori dalla Sardegna per poi comprare ed importare nell'isola centinaia di autobotti refrigerate e assumere autisti, operai, tecnici, pompieri ed impiegati.
Ma non è sorto il sospetto che il metano liquefatto e non invece trasportato da un tubo già pronto per l'uso per la colonia sarda costerebbe troppo e sarebbe fuori mercato?
Comunque non è difficile prevedere che col basso corso attuale dei prezzi del gas e con le nubi all'orizzonte di guerra, malgrado tutto questo complottare colonialistico, anche questa volta la Sardegna non avrà il metano.

Metano che tutti hanno mentre da noi si vuole anche una supercentrale a carbone che potremmo, se servisse veramente, invece alimentare a metano solo se ci fosse un tubo che ci colleghi alla rete europea.
Probabilmente solo un governo sardo indipendentista o almeno nazionalista potrà far realizzare con denari europei, il collegamento Sardegna-Corsica Continente per fare avere anche a noi il metano esattamente come è stato fatto anche con le nostre tasse per il resto dei cittadini europei.
Ma noi non lo siamo, siamo indigeni coloniali, con la sveglia al collo, espropriati delle nostre banche, senza ferrovia elettrificata, senza autostrada, senza continuità territoriale, con fanghi rossi alti come colline, con laghetti di cianuro per la bufala dell'estrazione dell'oro colloidale, raffinando i velenosissimi fumi d'acciaieria di mezzo mondo, con il 90 per cento delle servitù militari italiane, con i poligoni dove si spara ed esplode di tutto, con l'emigrazione alle stelle, dove ci scaricano mandandoli in Sardegna centinaia di immigrati che qui non ci vogliono stare, col più alto tasso di abbandono scolastico, senza la nostra lingua e identità , e ancora senza metano e soprattutto senza dignità di nazione e senza libertà perché disuniti e sgovernati da un ceto politico che mai se ne è visto di tanto scarso e servile ai poteri romani.


NOTE di SD:


  • Qual è l’impatto ambientale del rigassificatore? Oltre alla relazione dell’OGS – Dipartimento Oceanografia Biologica sugli effetti diretti del cloro, altre pubblicazioni dell’allora Laboratorio di Biologia Marina mettono in luce la delicatezza degli equilibri ambientali (marini)...vedi articolo http://bora.la/2009/11/13/intervista-partecipata-sul-rigassificatore-le-risposte-alle-domande-ambientali/   


  • I rigassificatori: il “circuito aperto” ed altre tecnologie L'impiego di acqua di mare negli impianti di rigassificazione - solitamente proposti nella configurazione “a circuito aperto” - ne comporta una sterilizzazione quasi totale. Si preleva acqua di mare per sottrarle il calore che serve a riportare allo stato gassoso il GNL (arrivato via nave in forma liquida, a -162°C), restituendola poi al mare più fredda e clorata. Si tratta di volumi notevoli, dell'ordine dei 636.000 m3 al giorno per singolo impianto (della capacità di 8 Mld m3 /anno), sottoposti a shock meccanico e termico [a questi sono da imputare la formazione di schiume] e che vengono trattati con cloro attivo e conseguente rilascio di sostanze tossiche, i cloro-derivati organici.
  • La mistificazione, che tutti gli Studi d'Impatto Ambientale vanno proponendo sulla partita dei rigas sificatori in Italia, è quella di considerare come po tenziale danno ambientale i soli effetti del cloro attivo residuo presente allo scarico, limitato per legge a non più di 0,2 mg/litro. E' una concentrazione non pericolosa [comunque capace di sviluppare effetti biologici], uguale a quella dell'acqua di acquedotto potabile a norma di legge. Quindi lo scarico del rigassificatore è in apparenza innocuo “come bere un bicchier d'acqua”. Però si omette di considerare la perdita di larve, la formazione di schiume, ecc.   Invece il cloro è utilizzato in quantità massiccia all'interno dell'impianto, sino a concentrazioni di 2 mg/litro, e reagisce con la sostanza organica formando alo-derivati organici. Prima di venir restituito all'ambiente, si provvede ad abbatterlo per via chimica al fine di rientrare nei parametri di legge. La differenza tra le 2 acque – pur con lo stesso tenore di cloro attivo – è che l'acqua in uscita dall'impianto è carica di sostanza organica degradata combinata chimicamente al cloro. Questo perché già in ingresso è ricca di per sé di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente all'acqua di acquedotto, prelevata da sorgente, che possiamo bere a volontà ed in cui il cloro è aggiunto a basso dosaggio solo per un'azione preventiva antibatterica. E' risaputo da ormai più di 30 anni che “...the toxicity of chlorinated seawater effluent is due primarily to various oxidant residuals produced by chlorination, rather than to residual chlorine itself” (Sung et al. 1978, in Shaw e Baggett 2006) http://wwftrieste.altervista.org/rigassificatore/rigassificatori.pdf
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