Antonello Boassa
L'Algeria era riuscita, con una incredibile lotta di popolo, a liberarsi dal domino francese, pagato a caro prezzo con due milioni di morti e non credo che permetterà che ai confini con il Niger vengano perpetrati da Francia ed Occidente altri crimini.
Lo stato della Libia è stato distrutto e con esso un modello sociale che disturbava i jihadisti amici foraggiati dall'Occidente che non poteva tollerare che la Libia-secondo la Banca mondiale (2010)- "mantenesse alti livelli di crescita economica con un aumento medio del PIL del 7,5% annuo, facendo registrare alti indicatori di sviluppo umano di cui va ricordato l'accesso universale all'istruzione primaria e secondaria e il sistema sanitario gratuito"
Tutti numeri di crescita e di sviluppo impensabili nell'Occidente in via di decadenza, Un "non stato" come lo definiva Napolitano. la Libia doveva essere bombardata e il suo capo assassinato dagli amici dell'Occidente, i terroristi Jihadisti. E venne infatti distrutta, come richiesto da vili democratici, da pacifisti con l'elmetto, da Ong che narravano di cimiteri con 10.000 morti trucidati da Gheddafi (ovvio che di questi cimiteri non se ne è trovato uno) Nessuna strage di civili - paventata dal parlamento italiano - come asserito dalla CIA
Sarà diverso per il Niger. Certo, tutto è possibile. Ma la giunta golpista capitanata da Tiani non è isolata, come lo è stata la Libia nel 2011. L’egemonia euro-atlantica sembrava non incontrare ostacoli nelle sue aggressioni, nelle sue stragi, motivate dall’esportazione dei diritti civili e della democrazia. Ma sono arrivate sonore batoste che hanno macchiato il carisma occidentale. Il furto dei capitali libici, l’arresto proditorio di un grande del giornalismo a tutto campo, Julian Assange, la sconfitta umiliante in Afghanistan, la mancata presa del potere in Siria, data la presenza, che non poteva esserci in Libia, della Russia, il crollo militare in Ucraina, la collusione criminale della coppia Biden, il furto dei beni e del denaro russi, il sorpasso della Cina nel PIL a parità d’acquisto sugli States, come dell’India sul Giappone, della Russia sulla Germania…
L’egemone non più tale con i suoi valletti anglosassoni ed europei non fanno più tanta paura, soprattutto dopo la nascita dei Brics e la richiesta d’ingresso di decine di Paesi, con il preciso scopo non solo di aiutarsi tra di loro senza ricorrere alle banche americane chiamate FMI e Banca Mondiale e procedere alla dedollarizzazione e alla formazione di una moneta che possa diventare di riserva internazionale affidabile agganciata all’oro o a un paniere di risorse economiche reali.
La Francia è furente. Dopo aver tradito i suoi ideali rivoluzionari, con il massacro degli schiavi rivoluzionari haitiani, ha saputo in tutto l’ottocento maramaldeggiare in tutto il pianeta. Anche nel novecento. Ma ora i soprusi stano per finire. Il Niger ha suonato la campana a morte, qualunque sia l’esito militare e politico della sua ribellione. La giunta golpista guidata da Tiani ha già formato un governo composto da 21 ministri con a capo un economista, Ali Zeile.
La Francia certamente vorrà cercare il conflitto. Fare affidamento sui 1.500 militari presenti nel territorio, sollecitare i soldati americani, tedeschi, italiani anch’essi presenti con le loro basi, spingere dietro ricatti finanziari i Paesi confinanti all’aggressione, chiedere supporto all’Ecowas (Comunità economica degli stati africani), effettuare, dietro richiesta all’ONU, bombardamenti…
Penso che il signor Macron non potrà fare niente di tutto questo. Il Niger non è solo. Il Mali e il Burkina Faso hanno cacciati i soldati transalpini e hanno dichiarato ufficialmente che un atto di guerra da chiunque promosso sarà considerato un atto di guerra contro il Mali e il Burkina Faso che in questi ultimi tempi si sono forniti di importanti armi occidentali, mentre l’Algeria si porrà contro qualsiasi provocazione militare ai suoi confini (migliaia di chilometri tra Algeria e Niger), nonostante non abbia approvato il colpo di stato.
La Nigeria ha fatto proclami bellicosi. Ma farebbe bene a pensare ai suoi problemi interni. Innanzitutto i Boko Haram e il Biafra. In secondo luogo va ricordato che gli stati nigeriani confinanti con il Niger non ne vogliono sentire Innanzitutto perché considerano fratelli i Nigerini oltre confine per affinità etniche, culturali, religiose, in secondo luogo perché in caso di conflitto sarebbero i primi ad esserne coinvolti. L’Ecowas, un’organizzazione troppo dipendente dall’Occidente, emanerà delle sanzioni ma non credo che si arrischi ad una guerra che potrebbe incendiare il Sahel e non solo il Sahel, ma l’Africa tutta, il che spaventa l’Occidente per i suoi piani di saccheggio e di sfruttamento perché non potrebbero durare molto più a lungo. Occidente che in queste ore sta proponendo negoziati e allo stesso tempo sanzioni, come appunto è nelle sue costumanza e politiche e morali. Gli stessi Stati Uniti sembrano assai prudenti. Hanno paura ovviamente che l’incendio della prateria contro l’Occidente possa attrarre nella bagarre autori che sono già presenti e che potrebbero trovare occasione per ampliare la propria influenza,
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