lunedì 17 marzo 2025

Belpietro: L’Europa rinnega il comandamento del 3%

Ursula von der Leyen e Angela Merkel (Getty Images)
di Maurizio Belpietro

In nome del vincolo del rapporto deficit-Pil, scolpito sulle tavole di Maastricht, sono state imposte misure draconiane (pensioni, sanità e istruzione). E sono stati fatti cadere dei governi. Ma ora, magicamente, il principio cardine di tutta l’Ue si può calpestare.


Per anni è stato il dogma di una religione laica che nessuno ha mai provato a mettere in discussione. Scolpito nelle tavole di Maastricht, l’assioma del 3 per cento ha messo in crisi diversi governi italiani e imposto misure draconiane che sono state pagate con il blocco delle pensioni e i tagli alla sanità e all’istruzione.

Ricordate i tempi di Mario Monti, quando l’ex rettore della Bocconi prese il posto di Silvio Berlusconi? L’Europa guidata da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy ci chiese di fare i compiti a casa, ovvero di rispettare il primo comandamento di Bruxelles, cioè un deficit pubblico inferiore al 3 per cento del Prodotto interno lordo, con il risultato che l’equilibrio di bilancio è stato scritto nella Costituzione. Più tardi, con il governo gialloverde, addirittura ci venne imposto il 2 e per settimane la discussione ruotò intorno all’impossibilità di salire al 2,4, con la tagliola dello spread sempre in agguato e il fiato sul collo delle agenzie di rating pronte a declassare i titoli del nostro debito pubblico. Lo scorso anno la Commissione minacciò la procedura d’infrazione, chiedendo un aggiustamento di bilancio nell’ordine dei 10-12 miliardi a causa dello sforamento del 3 per cento. Insomma, negli ultimi 30 anni il deficit oltre una certa soglia è stato l’obiettivo a cui si sono votati tutti i governi, i quali venivano giudicati non dagli italiani, ma dai funzionari europei, sulla base dello zero virgola. Mezzo punto in più appariva una catastrofe, un peccato mortale di impossibile remissione, i cui effetti rischiavano di mettere a repentaglio la tenuta finanziaria del Paese.

Beh, dimenticate tutto. O meglio: se ne sono dimenticati a Bruxelles. Dopo aver minacciato procedure d’infrazione nei confronti di chiunque sgarrasse e uscisse dai binari di Maastricht, ora l’Europa dice che il pareggio di bilancio, ovvero il deficit, non è un problema. Se prima la regola del 3 era un principio fondamentale e indiscutibile sul quale poggiava l’intera architettura della Ue, da ieri tutto è cambiato. Violare il parametro su cui è fondata l’Europa non è più una colpa grave. Non crolla la finanza e neppure il mondo se ci si indebita e gli Stati che hanno una differenza tra entrate e uscite superiore non rischiano il fallimento. L’importante è che i soldi vengano spesi per armarci. Sì, per riempire gli arsenali (che sono stati svuotati negli ultimi tre anni regalando missili, blindati e cannoni all’Ucraina) ci si può indebitare e ce ne si può anche fottere della regola del 3.

Premesso che per quanto ci riguarda siamo favorevoli ai tagli agli sprechi e alla riduzione dell’indebitamento, da tempo però ci chiedevamo da dove arrivasse quel parametro fissato nelle tavole della legge di Maastricht. La scelta di porre un limite al deficit pubblico al 3 per cento, infatti, ci era sempre sembrata arbitraria e priva di una giustificazione economica. L’idea di una soglia di debito per regolare il funzionamento dell’Unione europea i sottoscrittori del trattato l’hanno presa in prestito da un ex ministro francese dell’epoca di Francois Mitterrand. Ma nessuno sa dire se davvero ci fosse qualche cosa di scientifico alla base del limite preso come unità di misura di una buona gestione finanziaria.

Sta di fatto che per anni la regola del 3 per cento è stata imposta con rigore, condannando Paesi a stringere la cinghia e altri a tirare le cuoia (vedasi Grecia). Ma ora, senza alcun preavviso, la Ue ha deciso di cambiare. Se prima il 2,4 era il male assoluto, ora spendere il doppio per armarsi fino ai denti è un bene. Qualcuno potrebbe obiettare che si fa di necessità virtù e che tra il rischio di essere ammazzati dalle bombe russe e quello di venire strozzati dalla speculazione dei caimani della finanza è meglio la seconda ipotesi. Il problema è che né la prima minaccia né la seconda sono reali. Mosca non ha nessuna intenzione di invadere l’Europa, così come far fallire l’euro e il Vecchio continente è praticamente impossibile, perché provocherebbe effetti incontrollati a livello planetario.

Dunque, con la storia del 3 per cento per 30 anni ci siamo fatti del male da soli, impiccandoci a un parametro che adesso con assoluta nonchalance ci viene detto che si può violare. Per curare i malati non si poteva spendere, per armarsi sì. È questa la Ue per cui la sinistra sabato scende in piazza? Beh, dal nostro punto di vista è un’Europa governata da guerrafondai e burocrati dove, come spiegavamo ieri, la libertà di parola è in libertà vigilata. Ma dato che per 30 anni il 3 per cento è stato un tabù inviolabile, forse lo è anche la libertà di pensiero.

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