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sabato 30 dicembre 2023

Istevini



A detta dei suoi amici e conoscenti il signor Stefano è un uomo calmo, tranquillo, sicuro di sè, ha una bella famiglia, dei figli meravigliosi, casa di proprietà, villetta al mare, automobile di lusso, la sua vita scorre serena senza intoppi fastidiosi, sempre a suo agio in qualunque occasione.
Non potrebbe essere altrimenti.

Possiede in abbondanza uno degli strumenti che gli forniscono rispetto e considerazione da parte di chi lo conosce.

Possiede risorse immense che per lo più sono state acquisite sfruttando al meglio il sistema globalizzato imperante.

Possiede molti, moltissimi soldi, che gestisce attraverso carte tipo bancomat e carte di credito.
Non si sporca mai le mani maneggiando contanti.

Anche se deve acquistare un pacchetto di sigarette usa una delle sue carte.

venerdì 27 ottobre 2023

Boicotta il film Shardana - NO HUB ENERGETICO IN SARDINYA!


RIFIUTIAMO DI ESSERE USATI

Aziende sponsor del film Shardana sono le stesse che intendono invadere la Sardegna con gigantesche pale eoliche a discapito di territori e acque patrimonio a cielo aperto di biodiversità e di storia. E non è per ironia della sorte, che gli attori di questa vergognosa speculazione, strumentalizzando la Nostra storia e suoi protagonisti, i nuragici e gli shardana, cercano con questo film di manipolare il sentire comune.

Aziende sponsor del film Shardana sono le stesse aziende che speculano sul nostro territorio con pale eoliche

Il progetto è quello di innalzare un muro di pale eoliche nel mare davanti alle nostre coste

Migliaia di ettari di terreni agricoli produttivi sottratti all’agricoltura e destinati all’installazione di pannelli dell’agrivoltaico

lunedì 13 marzo 2023

Finalmente e-commerce di Amazon entra in crisi - il modello dei negozi senza cassa AmazonGo traballa

Finalmente iniziano le buone note per le nostre orecchie e per tutta l'umanità, Amazon entra in crisi, riduce i profitti in Europa e inizia a chiudere i negozi senza personale AmazonGo, la politica dell'ipercapitalismo sfruttatore basato sull'intelligenza artificiale ai danni dei lavoratori e dell'umano inizia a sgretolarsi, si formano delle crepe nelle sue strutture tecniche mentre le agende con proiezioni decennali ai danni dell'umano vanno in crisi, intanto ci auguriamo che le crepe strutturali si allarghino sempre più sino al crollo di queste mega-multinazionali dello sfruttamento globale!
SaDefenza

Amazon va crisi il modello dei negozi senza cassa AmazonGo
di Alessia Conzonato
dal Corriere
Amazon fa un passo indietro sulla distribuzione fisica e negli Stati Uniti chiuderà otto punti vendita sui 29 totali di Amazon Go, i negozi senza cassa lanciati nel 2016 dove è possibile entrare facendo l’identificazione con il proprio account e uscire senza effettuare il pagamento fisico, perché la tecnologia “just walk out” con telecamere e sensori montati sulle pareti è in grado di riconoscere i prodotti presi dagli scaffali e addebitarli direttamente all’utente. Le chiusure riguardano due store a New York, altri due a Seattle e quattro a San Francisco e saranno ufficiali dal primo aprile.

giovedì 7 novembre 2019

Dell'ILVA se ne lavano tutti le mani

Dell'ILVA se ne lavano tutti le mani

La multinazionale ArcelorMittal minaccia di abbandonare Taranto rescindendo il contratto per l'acquisizione dell'ex Ilva. Prescrizioni, tutele ambientali e lacci legali si legano male alla proliferazione del capitale.

Andrea Angelini 
lintellettualedissidente 
Sa Defenza 





L’ex Ilva di Taranto è da tempo un ingombrante altoforno i cui gas non asfissiano solamente i lavoratori e la popolazione del capoluogo di provincia pugliese, bensì hanno la capacità di disperdersi nei gangli dei dicasteri governativi romani e di infiammare il dibattito politico come pochi altri temi sul lavoro. Al governo, che nel palio delle alleanze, delle rivalità e dei colori degli ultimi mesi ha conservato la sua componente gialla, non è evidentemente bastata la lezione di Whirlpool concernente l’unità produttiva di Napoli. Ha dovuto nuovamente sbattere la testa sul muro eretto dai padroni, sull’economia che detta le regole alla politica, sul capitale che giostra le regole del lavoro, perché non possiamo più nascondere l’ennesimo voltafaccia di un colosso industriale all’Italia dietro l’orpello dell’inesperienza di chi governa. Una minaccia non può essere frutto di una contingenza politica. Le mani che ora si passano la palla avvelenata dell’abrogazione dello scudo penale – il quale avrebbe fatto saltare il banco nelle stanze dei bottoni di ArcelorMittal– sono le stesse che firmavano accordi di riqualificazione e ambientalizzazione dello stabilimento tarantino, mani che gestivano le casse statali che erogavano ammortizzatori sociali per appagare i capricci industriali ed occupazionali dei padroni.

Quando esponenti apicali del governo ci raccontano di rivoluzioni gentili e ci comunicano, attraverso smorfie, la loro sorpresa nel non veder rispettati accordi con una multinazionale che ha un utile operativo di 6 miliardi e mezzo di dollari l’anno, abbiamo la consapevolezza che nessuno di loro è rimasto in una fonderia oltre il tempo necessario per un comizio tra gli operai. Nessuno di loro, prima di pensare se armare o meno la parte datoriale di uno scudo penale, ha mai pensato alle reali condizioni di lavoro dopo l’abolizione dell’articolo 18 e la defenestrazione del contratto a tempo indeterminato. Così come nel quartier generale lussemburghese della ArcelorMittal riescono benissimo a fare gli indiani, fingendo di non capire quale bomba sociale ed ambientale rappresenti la dismissione incontrollata dello stabilimento di Taranto, a Palazzo Chigi reiterano lo stesso comportamento, derubricando l’emergenza in una penosa individuazione di responsabilità cronologica nei confronti di chi ha portato sui banchi del Parlamento la norma sull’immunità penale ai gestori dell’acciaieria.

D’altra parte nel circo mediatico che viene allestito quando ballano diecimila posti di lavoro è più vendibile e ricreativo sbranarsi sotto gli occhi del domatore che offrire spettacoli edificanti, in un’ottica di unità nazionale. Che la rimozione dello scudo penale e le prescrizioni del tribunale di Taranto siano per la ArcelorMittal solo il casus belli per abbandonare un impianto non remunerativo come da aspettative, non ne parla quasi nessuno. La crisi di acciaio in Europa è già realtà: i grandi colossi che divorano capitale finanziario e umano hanno un’oggettiva difficoltà nel trovare manovalanza a basso costo in un continente dalle grandi tradizioni industriali e sindacali. In aggiunta, l’economia stagnante del Vecchio Continente ha compresso la richiesta di acciaio e permesso alla Via della Seta – anche nel settore della siderurgia – di diventare un’arteria radiale per l’ingresso dei suoi prodotti in Europa.

Malgrado ciò e i loschi tentativi di promuovere nuove cordate di acquirenti che succedano ad ArcelorMittal, in cambio di appoggio politico, lo scenario dell’ex Ilva sarebbe la tempesta perfetta per rispolverare l’ombrello costituzionale, in riferimento alla disciplina dei rapporti economici. L’articolo 43 della Costituzione Italiana detta chiaramente che “la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazione di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. L’ex Ilva non fa forse parte di questa categoria di imprese? Siamo sicuri che i lavoratori non sappiano gestire e realizzare un piano industriale – nel rispetto delle prescrizioni ambientali – meglio di manager prezzolati i quali, se non vengono debitamente assecondati nei loro bluff, buttano le carte e si siedono tranquilli su un altro tavolo da gioco? Sino a quando nelle politiche e nelle relazioni industriali non tornerà centrale l’assioma che è il lavoro ad essere in vendita e non il lavoratore, lo Stato Italiano giammai potrà essere in grado di affrontare seriamente il tema della gestione privata delle grosse imprese. Se nazionalizzare è un’utopia – o una distopia per i fan delle liberalizzazioni – bonificare il sito e salvaguardare i piani occupazionali rilanciando una produzione ecosostenibile deve essere il centro di gravità permanente su sui fissare il futuro di Taranto. Chi ha paura di lottare continua a morire ogni giorno invece che una volta sola.


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mercoledì 16 gennaio 2019

Violente proteste in Cina per lo scandalo sui vaccini

Violente proteste in Cina per lo scandalo sui vaccini

Ty Bollinger
Sa Defenza 
"Funzionari locali della Cina orientale indagano sulle denunce ricevute dai genitori dei bimbi, secondo cui oltre 100 bambini hanno usato vaccini contro la polio scaduti; i genitori dei bimbi danneggiati hanno protestato violentemente lo scorso fine  settimana " #SaDefenza



Violente proteste sono scoppiate in Cina lo scorso venerdì dopo che quasi 150 bambini hanno ricevuto vaccini antipolio scaduti. I genitori dicono che questo è solo un esempio di uno scandalo dilagante sui vaccini che ruota intorno all'industria farmaceutica cinese. I funzionari dicono che stanno lanciando un'inchiesta e che questo ultimo episodio mostra "negligenza e fallimento della supervisione" dei funzionari locali. Reuters riporta che 17 funzionari sono stati finora disciplinati.

Questo è solo l'ultimo evento in cui i vaccini cinesi difettosi o scaduti sono stati somministrati a bambini di 3 mesi di età, che hanno subito lesioni tra cui febbre, vomito, gravi eruzioni cutanee e persino la morte. A causa di scarsi test di sicurezza , i funzionari dicono che non possono determinare se i vaccini siano responsabili di queste reazioni.


Lo scandalo dei vaccini in Cina
Gran parte dello scandalo si è incentrato su Changsheng Bio-tech, uno dei maggiori produttori di vaccini in Cina. La compagnia fu multata dopo che i controllori scoprirono che Changsheng aveva prodotto   252.600 vaccini DPT (difterite, tetano e pertosse) che non soddisfacevano gli standard di produzione.

Secondo un rapporto del 2018 della CNBC, le autorità di regolamentazione cinesi hanno scoperto che la società farmaceutica aveva "arbitrariamente inventato e modificato i record di produzione e di ispezione" relativi al vaccino, che è stato somministrato a centinaia di migliaia di bambini. Hanno anche costruito rapporti di ispezione per oltre 100.000 vaccini antirabbici.

Sono stati costretti a pagare più di $ 1 miliardo di sanzioni e la  licenza di fabbricazione gli è stata revocata.

Il New York Times ha riferito che il Wuhan Institute of Biological Products, un produttore farmaceutico statale, avrebbe prodotto oltre 400.000 vaccini non conformi agli standard. A Wuhan è stata inflitta  una multa.

Le proteste di venerdì non sono state la prima dimostrazione pubblica contro i produttori di vaccini e i funzionari della sanità pubblica. Lo scandalo DPT ha già provocato proteste a Pechino lo scorso luglio. E mentre le proteste e le dimostrazioni pubbliche sono diventate comuni in America, sono uno scenario insolito in Cina , dove il Partito Comunista Cinese (PCC) al potere censura attivamente la copertura mediatica e i social media per quanto riguarda la sicurezza dei vaccini e altri problemi dello stato.

Durante la protesta di venerdì, una donna è stata avvisata dalla polizia locale di non accettare richieste di interviste, "specialmente dai media stranieri", secondo il Times . Nel frattempo, sono stati effettuati pochi arresti.

Dopo aver pagato piccole multe, molte delle aziende responsabili dei vaccini difettosi continuano a funzionare normalmente. C'è preoccupazione che anche i funzionari governativi siano coinvolti nello scandalo dei vaccini e che il loro fallimento nel monitorare e etichettare accuratamente i vaccini sia stato influenzato dai produttori.

Molti genitori dicono che i loro bambini hanno sofferto di effetti collaterali simili (febbre, eruzioni cutanee e vomito) ai bambini che hanno ricevuto i vaccini scaduti e ritengono che i vaccini difettosi siano stati somministrati per oltre un decennio. Il sistema statale per fornire informazioni sui vaccini non ha fornito informazioni ai genitori preoccupati che i loro bambini possano aver ricevuto vaccini pericolosi o inefficaci .


Una storia fatta di inganni

La questione delle aziende ingannevoli e dei funzionari governativi corrotti è ampia e lo scandalo del vaccino non è un'anomalia. Nel 2008, oltre 300.000 bambini si sono ammalati e 6 sono morti dopo aver bevuto latte in polvere contaminato con melamina, una sostanza chimica tossica. Un anno prima era stato scoperto che la Cina stava esportando diversi prodotti contaminati. Pesce, dentifricio e giocattoli contenevano rispettivamente farmaci illegali, sciroppo per la tosse e vernici al piombo.

Un bambino riceve una vaccinazione a Jiujiang, in Cina. Il clamore per i vaccini difettosi ha minato il voto del presidente Xi Jinping per eliminare la corruzione e gli abusi nelle industrie alimentari e farmaceutiche della nazione. CreditCredit


L'avidità non è un male esclusivamente americano. Le multinazionali in tutto il mondo antepongono il denaro al bene dei consumatori ogni volta che possono. Funzionari della sicurezza e politici sono facilmente influenzati dai lobbisti e gruppi di interesse. La politica pubblica non è dettata dalla volontà della gente, ma dalle aziende che sborsano più denaro .

È estremamente importante dare un attento sguardo a tutto ciò che mettiamo nel nostro corpo. Se non sappiamo cosa c'è nel cibo, le medicine, i cosmetici o i prodotti per la pulizia, diventa impossibile prendere una decisione informata per voi e la vostra famiglia. Dobbiamo ritenere responsabili di questo le aziende e i funzionari governativi. Ciò che sta accadendo alle industrie alimentari e farmaceutiche cinesi potrebbe benissimo accadere qui - in realtà potrebbe esserci già lo stesso problema , ma non ne siamo a conoscenza.

Produzione di vaccini contro la poliomielite in Cina nel 2015. Funzionari locali della Cina orientale hanno dichiarato, la scorsa settimana, che almeno 145 bambini avevano ricevuto vaccini antipolio  scaduti. Credito dicreditoLin Yiguang / Xinhua, via Getty Images


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